Home
  By Author [ A  B  C  D  E  F  G  H  I  J  K  L  M  N  O  P  Q  R  S  T  U  V  W  X  Y  Z |  Other Symbols ]
  By Title [ A  B  C  D  E  F  G  H  I  J  K  L  M  N  O  P  Q  R  S  T  U  V  W  X  Y  Z |  Other Symbols ]
  By Language
all Classics books content using ISYS

Download this book: [ ASCII ]

Look for this book on Amazon


We have new books nearly every day.
If you would like a news letter once a week or once a month
fill out this form and we will give you a summary of the books for that week or month by email.

Title: Importanza e risultati degli incrociamenti in avicoltura
Author: Pascal, Teodoro
Language: Italian
As this book started as an ASCII text book there are no pictures available.


*** Start of this LibraryBlog Digital Book "Importanza e risultati degli incrociamenti in avicoltura" ***


(original images from Biblioteca Scolastica - Istituto
Tecnico Agrario "G. Garibaldi", Roma)



                             TEODORO PASCAL


                         IMPORTANZA E RISULTATI
                                 DEGLI
                      INCROCIAMENTI IN AVICOLTURA



                                CATANIA
                      FRANCESCO BATTIATO — EDITORE
                            Via Androne, 28
                                 1910.



                          PROPRIETÀ LETTERARIA



1. Generalità


a) _Importanza scientifica e pratica dell'incrociamento._ L'argomento
che maggiormente interessa l'avicultore è l'incrociamento; diffatti
dal suo studio si deriva la _teoria dell'allevamento_ che comprende le
leggi della ereditabilità, della variabilità e della elezione, e perciò
l'interesse che offre la conoscenza dell'incrociamento è eminentemente
scientifico, ma in pari tempo anche eminentemente pratico.

Egli è evidente che dotti osservatori e celebri allevatori vi abbiano,
per conseguenza, dedicata tutta la loro attenzione; ma purtroppo,
nonostante le feconde osservazioni di tanti uomini insigni, resta
molto da investigare nel campo del- l'incrociamento. Ciò dipende, in
gran parte, dalla noncuranza della generalità degli allevatori che non
sogliono intraprendere determinate esperienze coi loro volatili, onde
contribuire poi, col frutto delle loro informazioni, a far conoscere
fatti che la scienza dovrebbe decifrare.

È provato dalla pratica che senza la perfetta conoscenza delle leggi
che governano la trasmissione dei caratteri, nessun allevatore potrà
conseguire risultati perfetti: una lunga esperienza mi ha talmente
persuaso di questa massima, che non ho potuto fare a meno di occuparmi
dell'argomento.

È questo uno studio che l'allevatore illuminato non può assolutamente
trascurare: chi vuol perpetrare nei suoi allievi caratteri voluti
dal codice di pollicoltura dovrà, oltrechè osservare un allevamento
razionale, anche tener presente in modo essenziale tutto il bagaglio
di cognizioni che è racchiuso nella teorica dell'allevamento. Le leggi
che ivi si contengono bene applicate, condurranno gli allevatori agli
sperati trionfi.

Gli Inglesi, maestri nell'_Arte dell'allevamento_, non trascurano la
_scienza dell'allevamento_, e connettendo questa a quella, ottengono
quanto di meglio si possa desiderare.

b) _Definizione del termine «Incrociamento» e obbiettivi dell'incrocio
nell'allevamento._ Al solito, in avicoltura, il termine incrociamento
si riferisce all'accoppiamento fra individui appartenenti a razze o
specie diverse, mentre che in zootecnia l'accoppiamento fra membri
di una medesima razza costituisce anche un incrociamento: così ad
una gallina alla quale si è dato un gallo di eguale razza, ma di
altra provenienza, si dirà che si è incrociata la gallina a scopo di
rinsanguamento, mentre che se il gallo fosse di razza diversa della
gallina si direbbe d'avere incrociata la razza per migliorarla o
per trasformarla in una nuova, e finalmente si direbbe, nel caso che
si unissero in matrimonio due individui di diversa specie, di aver
provocato l'incrociamento per ottenere degli ibridi.

c) _Rinsanguamento per mezzo del gallo o della gallina e rinsanguamento
alternato._ Avete un branco di galline col rispettivo gallo;
quest'ultimo, sultano nel suo harem, unico e solo padrone delle carezze
delle sue compagne, attira appunto perciò la vostra attenzione. È vero
che il gallo è più bello delle galline e per mantello e per imponenza,
ma è anche vero che le sue proprietà fisiche risaltano maggiormente
perchè l'osservatore riposa su di lui, unico campione, lo sguardo
piuttosto che sulle galline che non formano unità.

Questo fascino, dirò così, che esercita il gallo su di noi,
contribuisce a dargli maggiore importanza di quella che merita nella
riproduzione, e disfatti nel rinnovamento del sangue che gli allevatori
sogliono praticare di tanto in tanto, si cerca sempre un gallo di alta
provenienza, mentre che si potrebbe rinsanguare di tanto in tanto anche
con galline acquistate altrove; insomma nel rinsanguamento, si potrebbe
far entrare in giuoco una volta il gallo ed un'altra volta la gallina:
di tal modo si metterebbero a profitto alternativamente le prerogative
sia del gallo che della gallina, si praticherebbe cioè il rinnovamento
del sangue che potremmo chiamare _rinsanguamento alternato_. Che un tal
sistema sarebbe di efficacia superiore a quello del rinsanguamento col
solo gallo, non è da mettersi in dubbio, poichè le proprietà trasmesse
dal gallo ai suoi discendenti sono diametralmente opposte a quelle che
si verificano da parte delle galline; epperò non si può sconfessare
che il rinsanguamento col solo gallo è d'altra parte preferibile al
rinsanguamento alternato, in quantochè se ne avvantaggia l'economia, un
solo maschio potendo bastare a molte femmine.

d) _Trasmissione delle qualità dei singoli genitori sulla prole._
Da quanto ho sovr'accennato, tre sono gli obbiettivi dell'incrocio
nell'arte dell'allevamento, e l'incrocio a scopo di rinsanguamento
è assolutamente il più importante, poichè lo stesso, come andrò
a dimostrare, è quello che combatte i funesti effetti delle nozze
consanguinee.

Per ben comprendere l'importanza del rinsanguamento nelle specie
dell'avicoltura, occorre innanzitutto accennare all'influenza delle
trasmissioni dei singoli genitori sulla loro prole: la pratica,
che è la maestra delle genti, ci addita quanto segue su questo
soggetto: rispetto alla pennatura, al colore degli occhi, del becco
e delle zampe, predominano negli allievi di tutte le specie avicole,
evidentemente i caratteri del maschio — il colore delle guance,
dogli orecchioni, della cresta e dei bargigli negli allievi del pollo
del fagiano e del tacchino derivano a preferenza anche dal maschio;
pare invece assodato che in merito al volume ed alle forme, la madre
eserciti maggiore influenza del padre sugli allievi.

Non posseggo un numeroso corredo di esempi per illustrare questa
asserzione, però sono al caso di citare un solo fatto che mi
sembra abbastanza convincente: anni or sono mi feci venire da Autun
(Francia) una splendida coppia di romani neri — il maschio, con mio
rincrescimento, era però notevolmente più piccolo della femmina e meno
intensamente colorato, aveva pure delle penne bianche alle coscie: la
femmina era sviluppata eccessivamente e d'un nero lucente. Da questa
coppia ebbi un numero infinito d'allievi tutti più grossi del padre e
molti col bianco alle coscie, mentre che pochi riuscirono di mantello
nero lucente come la madre.

La Perre de Roo cita anche esempi dal complesso dei quali, egli
crede di poter dedurre che la gallina eserciti una influenza molto
più marcata che quella del gallo sulla statura della sua progenie;
similmente la pensa il celebre allevatore De Foucault, che così si
esprime su questo argomento: «_Senza alcuna esitazione, noi affermiamo
che il gallo fornisce il colore e la somiglianza più spiccata col tipo
cui si vuole arrivare._»

Per anni allevai sempre con passione soggetti Langshan e per chi è
famigliare con questa splendida razza ben sa con quanta frequenza
si manifestino riflessi metallici violetti invece che verdi negli
allievi. Dato siffatto inconveniente, occorre riformare assolutamente
i galli riproduttori che hanno, sia pure minimamente, questo difetto.
Certamente e non di rado, si resta un po' perplessi nell'adottare
questa draconiana decisione, giacchè quasi sempre si sacrificano i più
grossi, i più splendidi galli. D'altronde se non si ha questo coraggio,
gli allievi a riflessi violetti saranno in soprannumero.

e) _Incrocio a scopo di miglioramento di razze: incrocio delle specie._
L'incrocio a scopo di miglioramento di una determinata razza mediante
l'intervento di una razza migliorante è anche molto applicato in
avicoltura e lo stesso offre il vantaggio di eliminare improvvisamente
i difetti della razza da migliorare, rimpiazzandoli colle buone
prerogative della razza migliorante, e come ciò sia possibile, lo
dimostrerò in appresso.

Se poi coll'incrocio di razze diverse, non si vuol semplicemente
conseguire il miglioramento d'una determinata razza, ma si vuole bensì
fabbricarne una nuova, allora il compito dell'allevatore è forse più
facile, ma non perciò non irto di grandi, immense difficoltà.

Il soggetto che meno interessa l'avicoltore è l'incrociamento delle
specie, poichè gli ibridi, come è noto, sono per lo più sterili, ma
anche questo argomento merita tutta la nostra speciale attenzione.

Cercherò di trattare i tre fini che si conseguono negli incrociamenti
in avicoltura con alquanta diffusione, poichè la loro conoscenza è
assolutamente indispensabile all'allevatore.



2. Incrocio a scopo di rinsanguamento


f) _Funesti effetti delle nozze consanguinee e vantaggi delle nozze
miste nelle specie avine._

Eccoci alle nozze consanguinee, soggetto molto scabroso, inquantochè
le opinioni degli allevatori sono in proposito diametralmente opposte:
gli uni sostengono che le nozze consanguinee, prolungate per molto
tempo riescono dannose, mentre che gli altri sono totalmente di avviso
contrario.

Cercherò per quanto mi sarà possibile, di fare la causa dei primi e di
combattere i secondi.

Gli accoppiamenti continuati fra parenti molto prossimi provocano
un accumulamento delle tendenze morbose che sono ereditarie nelle
famiglie mentre che le nozze fra individui di diversa provenienza,
riescono facilmente con tendenze morbose meno accumulate. Il Janson[1]
invece così si esprime: «Che le nozze consanguinee siano causa di
affezioni morbose, non è da mettersi in dubbio; però non vi è dubbio
che le nozze miste non si trovino nello stesso caso, e vi sono
grandi probabilità che simili risultati abbiano la loro causa nelle
condizioni comuni, cioè fuori della consaguineità, nell'eredità.»
Questo modo di vedere, per ciò che concerne le affezioni morbose
derivanti dalle nozze consanguinee, concorda colle deduzioni del
Darwin, ma per le nozze miste, il grande apostolo del principio
dell'evoluzione così si esprime: «_Molti hanno negato che dall'unione
in qualche grado consanguinea scaturiscano degli effetti perniciosi;
ma nessun allevatore pratico, ch'io sappia, favorisce questa opinione,
e sopratutto nessuno di quelli che hanno allevato animali che si
propagano rapidamente._»


«La consanguineità per se stessa non ha alcuna azione, ma opera
solamente perchè gli organismi consanguinei hanno in generale una
simile costituzione, e furono quasi sempre esposti a simili condizioni
di vita.»

«Le dannose conseguenze causate dalla riproduzione consanguinea
troppo ripetuta, appalesandosi assai gradatamente, non possono essere
dimostrate con quella facilità come gli effetti utili che seguono
l'incrociamento.

«Nullameno la opinione generale di tutti i più provetti su tale
soggetto si è che ne risultino degli inconvenienti, più presto o
più tardi, a seconda degli animali, e sopratutto in quelli che si
moltiplicano con rapidità. Un'idea falsa può bensì prevalere per
superstizione, ma è però difficile il ritenere che tanti osservatori
abili e sagaci, abbiano potuto ingannarsi in tal guisa a spese del loro
danaro e della loro fatica.»

«Finalmente, se consideriamo che nel mondo organizzato, tutto sembra
concorrere a rendere possibile l'unione accidentale d'individui
distinti; ne risulta, se non dimostrata, almeno assai probabile,
la esistenza d'una vasta legge naturale: che cioè l'incrociamento
d'animali e di piante che non sono tra loro strettamente consanguinee,
è assai vantaggioso ed anche necessario, e che la riproduzione
consanguinea ripetuta per una troppo lunga serie di generazioni, può
all'opposto avere conseguenze le più nocive.»

Il cambiamento del suolo e del clima, e per conseguenza anche delle
abitudini, sono tutte cause di rinvigorimento della costituzione e
perciò da considerarsi come causa di rinsanguamento.

Molti grandi allevatori, dice il Darwin, sono talmente convinti di
questo fatto che sogliono tenere i loro branchi di pecore, di maiali,
di cavalli, ecc., divisi per gruppi in diverse località. Con siffatto
procedimento essi praticano l'infusione di nuovo sangue dando spesso un
maschio d'una località alle femmine di un'altra, alle femmine esposte
dunque a condizioni di vita alquanto diverse da quelle in cui trovavasi
il maschio. I risultati, come lo dimostrano i numerosi esempi citati
da Darwin, ci insegnano che questa pratica rifugge dalle funeste
conseguenze delle nozze consanguinee.

Il primo gruppo di Langshan che mi feci venire dal De Foucault, lo
specialista distintissimo di questa razza, si componeva d'un magnifico
gallo e di due voluminose galline. I primi e numerosi allievi che
propagai nel mio allevamento da quel gruppo furono tutti, senza
distinzione, di più forte taglia dei genitori, anzi nel secondo
anno ebbi un gallo che raggiunse la statura fenomenale di 87 (dico
ottantasette) centimetri.

L'avvocato L. Alliori di Casalmonferrato a cui cedetti il gallo ebbe
a dire che mai in vita sua aveva visto un gallo Langshan così alto, e
difatti nemmeno io. Il considerevole aumento di taglia che si verificò
negli allievi ottenuti dal gruppo De Foucault lo si deve dedurre
dal fatto che gli animali, col cambiamento radicale cui ebbero a
sottostare nel regime di vita, nell'ambiente, nelle abitudini, ecc., si
rinvigorirono al punto come se avessero subìto un totale rinsanguamento
e perciò diedero soggetti robustissimi e molto sviluppati.

Il De Foucault, come del resto tutti i seguaci della scuola francese,
non ci tiene tanto al rinnovamento poichè ad una lettera che gli
diressi sull'argomento, chiedendogli il suo parere, così mi rispondeva:

«Je vous avoue que je ne tiens pas au renouvellement du sang, quand les
volailles sont de bon sang, bien portantes et qu'il y en a une assez
grande quantité pour que les mêmes pères et mères ne fournissent pas
les mêmes enfants, le tronc est sans doute le même comme Adam est la
souche de tous les hommes, mais comme les humains qui se divisent en
un nombre incalculable, 700 têtes[2] de volailles chaque année font un
grande nombre de fêmelles.»

Questo celebre allevatore non crede dunque agli effetti funesti della
consaguineità, ma d'altra parte li fa anche entrare in considerazione,
poichè sente la necessità di un gran numero di volatili nei suoi
allevamenti onde potere poi produrre allievi non tutti derivati dalla
stessa madre. Certamente il De Foucault parla per esperienza personale
ed il suo modo di vedere viene giustificato dai suoi splendidi
risultati d'allevamento, ma forse a lungo andare, gli effetti funesti
delle unioni consanguinee potrebbero manifestarsi egualmente nei
suoi prodotti; e dico a lungo andare, perchè il numero rilevante dei
genitori negli allevamenti del De Foucault merita tutta l'attenzione
degli allevatori, ma non bisogna sopratutto dimenticare che ben pochi
si trovano nella possibilità di potere allevare 700 capi di pollame.

Quindi il fortunato De Foucault dovrà riconoscere che i piccoli
allevatori devono ricorrere per forza al rinnovamento del sangue, se
non vorrà essere in contraddizione col suo asserto.

In generale i Francesi, al contrario degl'Inglesi, danno poco peso alle
nozze consanguinee, e difatti uomini illuminati come il Quatrefages, il
Sanson, il La Perre de Roo ed altri non lo condannano affatto. Egli è
però certo che nell'incrociamento fra i membri d'una stessa razza e di
provenienza diversa, e specialmente fra razze diverse, si nota sempre
un accrescimento di statura nei prodotti derivati, e non si può negare
che ciò non sia effetto immediato delle nozze miste.

La mia esperienza personale mi ha talmente convinto dell'utilità delle
nozze miste che non posso fare a meno di citare i seguenti esempi:

Per molti anni allevai sempre soggetti hors-ligne dell'anitra muschiata
e che divennero tali perchè continuamente cambiavo riproduttori. Una
volta il mio amico Mazzon, a cui mandai un maschio di questa specie,
ebbe a dire che per la prima volta in vita sua gli era capitato fra le
mani un soggetto così voluminoso.

Un proprietario di Marcianise (Terra di lavoro) mi fece vedere un suo
allevamento di Brahma-Pootra, tutti soggetti di rara perfezione ma di
statura molto ridotta. Sorpreso di tale diminuzione visibile di taglia,
mi fu detto che da molti anni non si era mai ricorso all'introduzione
di riproduttori d'altra provenienza.

Così continuando, potrei sciorinare una strabocchevole raccolta
di esempi presentatisi nel corso del mio allevamento, che tutti
concorrerebbero a dimostrare la somma utilità delle nozze miste.

Il Baldamus[3] propende pel rinnovamento del sangue dei nostri volatili
e nel frattempo asserisce che gl'inglesi hanno sempre esagerata
la questione delle nozze consanguinee e che oggi si sono alquanto
ricreduti dalle loro esagerazioni.

Non dobbiamo dunque esagerare questo argomento, ma non volergli poi
dare nessuna importanza, è tutt'altra cosa: prendiamo dunque la via di
mezzo e cerchiamo di rinnovare, dopo qualche generazione, il sangue dei
nostri volatili. Certamente sarebbe più conveniente per l'allevatore di
non introdurre nuovo sangue nei suoi pennuti, e particolarmente quando
questi sono di razza pura: introducendo nuovi riproduttori nel suo
pollaio, egli rischia di guastare la sua buona razza, ma d'altronde il
Darwin si spiega molto chiaramente su questo soggetto.

«Uno stesso amatore, come è già noto, mantiene di rado per lungo tempo
la superiorità dei suoi uccelli; ciò che è incontestabilmente dovuto al
fatto che il suo tipo è dello stesso sangue: è

dunque indispensabile d'intromettere occasionalmente un uccello d'altra
discendenza.»

Per diversi anni allevai senza successo, nei pressi di Caserta,
soggetti olandesi neri a ciuffo bianco. Stante la difficoltà di
procurarmi un buon riproduttore rinsanguatore, diedi sempre soggetti
troppo consanguinei alle galline e finii per avere allievi totalmente
rachitici, tanto che mi morivano tutti nell'adolescenza.

I colombi sopportano, meglio dei polli, le unioni consanguinee
prolungate, ma non si potrà disconoscere che non sempre si accoppiano
uccelli pel medesimo nido, poichè provvidenzialmente, non sempre
nascono allievi appaiati nello stesso nido e spesso nasce un solo
individuo. Anche nei colombi domestici abbiamo razze più delicate
di altre, e ciò devesi alle strette unioni consanguinee: così molte
razze di fantasia sono estremamente indebolite per la mancanza di
rinnovamento del sangue — gli allevatori, in vista di conservare i
disegni originali di talune varietà, non poterono introdurre nuovo
sangue, altrimenti sarebbero anche scomparsi i detti disegni. Non
è così dei colombi da carne in generale: questi sono estremamente
robusti e prolifici, e non c'è barba d'uomo che non vorrà vedere in
queste razze gli utili effetti dell'incrociamento con tipi di altra
provenienza di altre razze.

Le razze migliorate dei colombi risentono, in seguito a quanto ho ora
sovraccennato, immensamente degli effetti nocivi inerenti alle unioni
consanguinee e così è anche delle razze le più pregiate di galline
che divennero tali mediante unioni continuate fra parenti prossimi,
epperò Darwin non crede che le costituzioni gracili di tali razze
debbano interamente addebitarsi alle unioni consanguinee. Lo stesso
Darwin si avvale del parere di Lord Sebright, il creatore della famosa
razza Bantam che porta il suo nome, per ciò che riflette le fatali
conseguenze delle nozze consanguinee.

«F. Sebright asserisce positivamente di aver fatto molte esperienze in
proposito e di aver ottenuto dei polli con gambe lunghe, corpi piccoli
e cattivi riproduttori. Egli produsse i famosi Bantams che portano
il suo nome con incrociamenti complessi ed unioni consanguinee molto
ristrette avvennero ampiamente in quegli animali, che sono oggi noti
quali cattivi riproduttori.

«Io vidi dei Bantams argentati provenienti direttamente dalla sua razza
che s'erano fatti sterili come ibridi, poichè dalle numerose uova di
due nidi non sbucciò un solo pulcino.[4]»

«Hewitt osservò che nei Bantams la sterilità del maschio, meno rare
eccezioni, è strettamente legata alla perdita di certi caratteri
maschili secondari ed aggiunge: «io constatai, quale regola generale,
che la menoma deviazione del carattere femminile, nel Bantam Sebright
maschio — ad esempio l'allungamento d'un mezzopollice di due rettrici
primarie, determina una maggiore probabilità di aumento nella sua
fecondità.»

A chiunque abbia allevato dei Bantams Sebright, le prove raccolte
dal Darwin sulla sterilità di questa bellissima razza non riusciranno
certamente nuove. Per breve tempo allevai soggetti idealmente perfetti
di questa razza che ebbi dal Lagrange di Autun: i primi allievi erano
abbastanza fecondi, poichè provenivano dal gruppo importato che stante
il cambiamento di clima si era rinvigorito, ma in seguito gli allievi
nati dai discendenti di questi si mostrarono spesso totalmente sterili.
Regalai una coppia di questi soggetti ad un mio amico, il colonnello
Malevasi di Caserta, che non ebbe mai il piacere di poterli propagare,
anzi egli mi asseriva di non aver mai visto saltare il gallo sulla
gallina.

Darwin narra pure di una discendenza di polli da combattimento allevati
da un noto allevatore, il Clark: — «questi vennero riprodotti tra loro
a segno che erano giunti a perdere le loro disposizioni bellicose, e
si lasciavano uccidere sul sito senza opporre resistenza; nello stesso
tempo erano diminuiti di taglia.»

g) _Elezione naturale ed artificiale._ — Dal complesso di quanto ho
sin'ora enunciato, risulta che l'allevatore ha il compito di dover
scegliere i migliori animali per la riproduzione; e finchè si tratta
di accoppiare animali della stessa provenienza, le difficoltà non sono
tanto pronunziate; diverranno tali, quando, nell'accoppiamento, gli
animali saranno di origine diversa. In tutti i modi, in ambedue i casi
occorre applicare una elezione opportuna sui riproduttori.

Il termine _elezione_, adottato dal Darwin, corrisponde alla
_selezione_ degli allevatori e cioè alla cosidetta _sopravvivenza del
più adatto_. La elezione si scinde in elezione naturale ed elezione
artificiale o umana: quest'ultima è una deduzione della prima e viene
così denominata perchè praticata dall'uomo. Certo non è dato a costui
di alterare le leggi naturali, ma gli è dato bensì di sottoporre gli
animali a condizioni speciali che la natura non offre. Così in natura,
gli animali dovranno lottare per la propria esistenza, sia difendendosi
contro gli attacchi nemici, sia riparandosi dal freddo, sia
procurandosi il cibo, ecc,; essi dovranno dunque sottostare alle leggi
della elezione naturale, in altri termini, nella lotta per l'esistenza,
la natura aiuterà gli individui da essa eletti, e cioè quelli che,
per condizioni speciali del loro organismo, della struttura, delle
prerogative, non soccombono nella lotta per l'esistenza.

L'uomo circonda i suoi animali domestici di tutte le sue cure, fornendo
loro il cibo, l'alloggio, ecc. ma contemporaneamente egli sceglierà
per la riproduzione sempre gli individui i più adatti al suo uso, e con
questa pratica seguirà il grande principio della elezione anche sul suo
simile; così nella società umana incivilita gli eserciti sono composti
di elementi provenienti da una elezione ragionata, poichè si scelgono
i soli individui robusti e proporzionati, e lo stesso è in generale
delle alte cariche dello Stato che vengono coperte da uomini scelti dal
popolo per le loro doti di mente, d'iniziativa, ecc.

La sopravvivenza del più adatto sta certamente in intima relazione
colla ereditabilità e dalla variabilità negli individui, per cui, al
grande principio della elezione si connettono anche i principii ovvero
le leggi della ereditabilità e della variabilità; accennerò alle
stesse, benchè molto fugacemente, quando saremo giunti all'incrocio a
scopo di miglioramento o di trasformazione delle razze, ove le dette
leggi risultano con maggiore apparenza che non lo fanno nell'incrocio
fra le stesse razze: nell'incrocio fra razze diverse i caratteri
ereditari, benchè incostanti, offrono maggiori particolarità allo
sguardo dell'osservatore.

Darwin insiste sul fatto che «l'importanza del grande principio della
elezione riposa principalmente nel potere di prescegliere le differenze
appena suscettibili che nondimeno si mostrano capaci ad essere
trasmesse e che si lasciano accumulare, finchè il risultato si renda
manifesto all'occhio di ogni osservatore.»

L'influenza immediata della elezione naturale nelle specie
dell'avicoltura non si fa sentire che parzialmente, così talune razze,
e sono ben poche non si possono adattare in un ambiente diverso del
loro: le razze classiche francesi a ciuffo hanno prerogative veramente
apprezzabili por l'economia domestica, ma trasportate fuori del loro
ambiente diventano razze di lusso e degenerano. Che dire poi della
famosa Campine e della sua varietà conosciuta sotto il nome di Braekel.
A sentire i belgi, il sig. Wander Snickt alla testa la migliore
fetatrice del mondo è la Campine. Veramente, se non esistesse la nostra
italiana, alla Campine spetterebbe il primo posto nella produzione
delle uova, ma dato e concesso che quanto dice il sig. Wander Snickt
fosse vero egualmente, la Campine, si troverebbe rispetto alla
Italiana sempre in grado d'inferiorità rilevante per la sua impossibile
propagazione in altre contrade: la Campine, per esempio, trasportata
in Italia diventa mediocre fetatrice, non così la nostra Italiana, che
trasportata in qualsiasi parte del globo, resta sempre la inarrivabile
fetatrice italiana, anzi, quasi sempre, diventa maggiormente prolifica.

Il compito della elezione umana è alquanto ostacolato colle specie
avicole che s'incrociano liberamente, così i polli, le anitre, le oche,
i tacchini, ecc., vanno divisi a norma delle razze, ma non è così dei
colombi che, salvo le solite eccezioni alla regola, si accoppiano
fedelmente per tutta la vita: è questa certamente la più potente
ragione del perchè le razze dei colombi sono numerosissime.

h) _Nozioni d'indole generale sulla fecondazione dei volatili:
preponderanza di uno dei due sessi nell'accoppiamento fra polli,
colombi, ecc.; correlazione di sviluppo._ Qui cade certamente a
proposito d'intrattenerci brevemente sulla fecondazione. Wright
sostiene che spesso le traccie della prima fecondazione in una gallina
possono riscontrarsi in tutta la sua vita, particolarmente se il gallo
ebbe caratteri preponderanti di trasmissione. Se ciò non è sufficiente
provato pure è da tenersi in considerazione, perciò l'allevatore
farà bene di non unire mai le diverse razze che possiede nemmeno
nella stagione invernale, epoca nella quale non si vuole propagare le
razze. Non sono rari i casi nell'uomo di figli del secondo letto che
somigliano al primo marito della madre.

Darwin racconta il caso d'una cavalla inglese puro sangue che
accoppiata con una zebra diede un allievo zebrato; in seguito il salto
sulla stessa cavalla venne compiuto da uno stallone della stessa razza,
dunque un cavallo che non era zebrato, malgrado ciò nacque un allievo
parzialmente zebrato; questo esempio è sufficiente per farci sospettare
che un siffatto fenomeno è in relazione anche coll'osservazione ora
sovra citata che spesso le traccie della prima fecondazione in una
gallina possono riscontrarsi nei successivi accoppiamenti con galli
differenti dal primo gallo fecondatore.

La durata della fecondazione della tacchina è nota: basta mettere a
contatto colla tacchina una sola volta il maschio che tutte le uova
della nidiata saranno perfettamente feconde. Diffatti, nei paesi ove
questo volatile è molto coltivato, nessun contadino possiede il maschio
riproduttore, tutti allevano soltanto le femmine che vengono portate
alla monta una sola volta prima della deposizione delle uova d'una
nidiata; all'uopo vi sono castalde che posseggono i tacchini stalloni
e precisamente in quel di Castelmorrone presso Caserta vige questo
sistema.

Non si sa bene invece quante uova vengono fecondate in un solo
accoppiamento del gallo colla gallina e lo stesso ne è dei fagiani e
delle anatre, pare però che il gallo possa fecondare 5 uova in una sola
volta, secondo altri anche 7 e financo 12?

Nei colombi, secondo il Prütz,[5] le due uova vengono, in generale,
fecondate contemporaneamente poichè se si tiene separata la femmina
dal maschio poco prima della deposizione del primo uovo e sino alla
deposizione del secondo, dopo la regolare incubazione di 19 giorni,
nascono egualmente i piccioncini; però se si ha cura di separare la
femmina dal suo maschio poco prima della deposizione del primo uovo
e darle poi un altro maschio subito dopo la deposizione di questo
primo uovo, si verifica talvolta che nascono i due piccioni di cui
uno somiglia al primo e l'altro al secondo colombo. Quest'ultima
circostanza non andrebbe dunque a favore della costante fecondazione
contemporanea delle due uova e perciò l'affermazione del Prütz sarebbe
in contraddittorio con quest'ultimo fatto.

Nell'accoppiamento dei nostri volatili bisogna tener d'occhio
a molteplici circostanze; innanzitutto fa d'uopo accoppiare,
possibilmente, sempre animali della stessa età, poichè a parità di
età si hanno ordinariamente individui di eguale sviluppo, e se dico
ordinariamente si è che talvolta, nelle razze asiatiche specialmente,
il maschio si sviluppa molto più lentamente della femmina — un siffatto
progetto potrà allorquando avrà raggiunto il suo pieno sviluppo,
accoppiarsi con galline più giovani di lui e che contemporaneamente
avranno raggiunto lo stesso sviluppo.

In generale, sembra che gli allievi, una volta grandi, non sorpassino
lo sviluppo che avevano i loro genitori nell'atto dell'accoppiamento;
perciò i riproduttori vanno scelti fra gl'individui che hanno raggiunto
il loro massimo sviluppo: per i polli, i tacchini, le anatre, le oche,
le faraone ecc. vale in generale l'età di due anni, i colombi sono
invece ottimi riproduttori ad un anno di età ed in proposito ecco la
durata del potere riproduttivo dei nostri volatili:

  Gallo      4-6  anni  (le razze asiatiche appena
                        sino a 3 anni almeno nei
                        più tardi casi).
  Tacchino  8-10   »
  Colombo   8-12   »
  Anatra    8-10   »
  Oca      12-15   »

Queste cifre sono approssimative poichè, s'intende a priori, che non
sarebbe possibile di fissare regole assolute. Mio fratello Luigi ebbe
un gallo lanato che a 10 anni d'età era ancora un ottimo riproduttore.

Nelle razze nane si constata spesso una sensibile tendenza all'aumento
di statura degli allievi: a mio modo di vedere, sarebbe consigliabile,
una volta ogni tanto, di adottare per la riproduzione soggetti molto
giovani appunto per reprimere negli allievi la tendenza all'aumento
di volume. Certamente non converrà di mettere troppo spesso in
pratica questo sistema, altrimenti si andrebbe incontro ad una vera
degenerazione.

Un altro fattore di non dubbia importanza per ottenere allievi
di forte sviluppo lo abbiamo nelle stagioni; così allievi schiusi
nel febbraio e nel marzo verranno quasi sempre più grossi di altri
schiusi nella stagione autunnale: facendo tesoro di questo fatto
si può nell'allevamento dei Bantams, ricorrere alle schiuse tardive
dell'autunno per conservare la piccola statura negli allievi.

Non potendo disporre di riproduttori aventi la medesima età, allora
mi pare che converrebbe unire il maschio giovane colla femmina
vecchia poichè come già dissi l'influenza della madre sugli allievi
si manifesta piuttosto nel volume; per le razze nane, (Bantams) ove il
còmpito dell'allevatore si limita a ridurre la statura degli allievi,
ad una gallina giovane e quanto più possibilmente piccola si darà
un galletto più vecchio e che anche difettasse nella statura troppo
sviluppata per la piccolezza della razza.

Baldamus, seguendo i dettami del celebre gallinologo inglese Wright,
cita quattro norme generali per stabilire la preponderanza che hanno i
sessi risultanti dall'accoppiamento dei polli di età diversa;

1. Se si accoppia un gallo robusto con più di tre galline
predomineranno, per lo meno nelle prime schiuse, le galline; per le
seguenti schiuse il risultato non è sicuro.

2. Se si accoppia un gallo vecchio con più di tre galline giovani
predominerà uno dei due sessi, raramente sorgeranno tutti e due in
egual numero.

3. Se si accoppia un gallo vecchio con cinque o più galline giovani
predomineranno le galline; i galletti nasceranno dalle prime uova
deposte.

4. L'accoppiamento fra individui giovani e vecchi dà risultati incerti,
ma quanto più robusto è il gruppo e quanto meno sono le galline,
tanti più galletti si hanno da aspettare; questi nascono sempre più
abbondantemente dalle uova deposte nel principio della stagione.

Il Baldamus, e certo difficilmente si può citare autore degno di
maggior fede, dice di aver ben studiato il sovracitato argomento e di
essersi formato la convinzione, specialmente coi colombi, i quali, in
generale, producono sempre i due sessi, che anche nelle altre specie
dell'avicoltura i due sessi nascono, più o meno, in numero eguale.
Il Prütz ammette come regola quasi generale, che nella schiusa dei
piccioni si hanno i due sessi quando l'uovo deposto pel primo contiene
la femmina, se però quest'ultimo conterrà il maschio, allora il secondo
uovo darà anche un maschio e si avranno due femmine quando il secondo
uovo conterrà una femmina.

Riandando a quanto ho detto sinora, risultano ad evidenza le difficoltà
che si presentano nella scelta degli individui destinati alla
riproduzione poichè la sorte dei futuri allievi dipende essenzialmente
da questi; i riproduttori vanno scelti tra quelli che maggiormente si
mostreranno conformi ai caratteri fisici e morali richiesti dalla loro
razza, ma in particolar modo si avrà cura di badare alle principali
qualità della razza: così, nelle galline italiane si eviteranno
essenzialmente, per la riproduzione, le mediocri fetatrici, nei malesi,
caratteristici per le loro gambe lunghe, si eviteranno i riproduttori
che non mostreranno questo carattere.

Ho dovuto convincermi che talvolta basta guardare a pochi, magari ad un
solo principale requisito dei riproduttori per avere allievi perfetti:
così nei polli padovani a ciuffo si cerca essenzialmente l'ampiezza del
ciuffo, ma in quanti padovani ho posseduto ho sempre potuto osservare
che quelli a ciuffo ampio e sferico erano ordinariamente perfetti nel
resto del corpo, mentre spesso vidi allievi a ciuffo difettoso essere
imperfetti anche nel manto: nelle grandi razze asiatiche ho sempre
osservato che i migliori, i più voluminosi soggetti sono quelli a
tarsi ben calzati. Siffatta analogia va spiegata colla «correlazione di
sviluppo,» argomento importantissimo studiato ampiamente dal Darwin.

Posso citare un fatto che non si scosta dalle argomentazioni ora
sovr'accennate: nelle reali tenute di Caserta, or sono diversi anni
si allevava una splendida razza inglese di mucche bianche pezzate di
rosso, per riproduttori si ritenevano soltanto i soggetti aventi una
macchia bianca sulla fronte, la così detta stella, quelli che non
erano stellati sulla fronte venivano inesorabilmente scartati. Nei più
celebri allevamenti è d'altronde sempre invalsa l'abitudine di badare
a una o poche speciali caratteristiche e dall'osservanza di queste
si sono mantenuto all'altezza della loro fama mondiale molte razze
equine e bovine: gli esempi dei polli padovani e delle galline di razze
asiatiche che ho citati ci insegnano che anche nei nostri volatili
basta tener conto di una o poche parti del corpo per raggiungere,
grazie alla «correlazione di sviluppo» i migliori risultati.



3. — Incrocio a scopo di miglioramento o di trasformazione delle razze.


i) _La smania di produrre nuove razze è da biasimare, ma sono da
incoraggiare gli incroci laddove necessitano._ Eccoci all'incrocio
delle razze della avicoltura, altro argomento pure importantissimo,
ma che spesso viene travisato da qualche allevatore principiante e
dagli ingenui: costoro, senza possedere la più che minima idea di
allevamento, veggono, nell'incrocio delle razze, l'araba Fenice, la
realizzazione dei loro sogni.

Gli Americani emergono particolarmente in questo ramo d'avicoltura
e nè si può negare che non ci abbiano dato, quasi improvvisamente,
delle splendide nuove razze; epperò la smania, l'avidità del lucro,
va sempre tanto oltre da darci sedicenti razze più o meno impossibili
e che naturalmente spariscono al loro nascere: ne informino i diversi
giornali d'avicoltura.

Veramente non si comprende quale sia lo scopo che si raggiunge dotando
l'avicoltura continuamente di nuove razze, dal momento che ne abbiamo
già un numero esorbitante: così fra i polli abbiamo razze utilissime
all'economia domestica e che potranno nell'avvenire riuscire di
maggiore reddito; la nostra attenzione dovrà dunque concentrarsi su
queste utilissime razze, in vista di conservare non soltanto le loro
ottime prerogative, ma anche di migliorarle.

Molti ingenui si sono affaticati inutilmente per conseguire la
formazione d'un pollo Noè, che alla prerogativa d'una abbondante
deposizione d'uova accoppiasse quella d'una abbondante produzione di
carne. Un tale pollo, nello stretto senso della parola, non esiste:
nella nostra gallina italiana abbiamo la migliore fetatrice che si
conosca, però non la migliore produttrice di carne, poichè molte razze
la superano di gran lunga in questa prerogativa.

Emerge chiaro che un pollo avente ambedue le sovracitate proprietà
portate al grado di perfezione non esiste[6].

L'incrocio delle razze, praticato laddove necessita, può essere anche
fecondo di buoni risultati; vi sono infatti talune razze talmente
degenerate che per migliorarle si dovrebbero rinsanguare con altre
razze più robuste, così ad esempio ne è della già citata razza Bantam
Sebright; la stessa è talmente fiaccata dalle unioni consanguinee che
il rinnovamento del sangue fra i membri della stessa razza, benchè di
diversa provenienza, è spesso coronata da insuccesso; per rimediare a
tanta jattura bisognerebbe allora provocare l'unione con altra razza
e cercare poi con elezione ben compresa, di non fare assorbire le
caratteristiche delle razze incrocianti.

j) _Leggi della creditabilità e della variabilità dei caratteri._
Già dissi che le leggi dell'_ereditabilità_ e della _variabilità_ dei
caratteri risultano con maggiore evidenza all'occhio dell'osservatore
nei prodotti d'incrocio derivanti da due o più razze, ed eccoci ora a
sfiorare questo argomento:

1. Tutti i caratteri sono ereditarii negli animali: detti caratteri
si appalesano con costante forza di trasmissione quando si accoppiano
individui della stessa razza, e con incostante forza di trasmissione,
quando gli individui sono di razza diversa.

2. Il simile produce il suo simile: è questa una legge fondamentale
dell'ereditabilità dei caratteri, ma la stessa non si effettua sempre.
Effettuandosi costantemente questa legge, l'arte dell'allevamento
non sarebbe irta di difficoltà, gli allevatori non avrebbero infine
a lambiccarsi il cervello per pronunziarsi pro o contro le unioni
consanguinee ed il principio della selezione non avrebbe pratica
esecuzione in avicultura. La superiorità od inferiorità di un dato
animale, dice Darwin è precisamente una prova che esso ha leggermente
deviato dal proprio tipo; tuttavia, come a ragione fa notare H.
Holland, la cosa più sorprendente non è che i caratteri siano
ereditari, ma l'averne di quelli che non lo siano[7].

La genealogia degli animali bovini ed equini trae la sua origine
dalla legge dell'ereditabilità che il simile produce il suo simile
e si formarono, come dice Darwin, perfino genealogie di galli da
combattimento appartenenti a stirpi rinomate dell'Inghilterra;
d'altronde una specie di genealogia la formano, senza volerlo, tutti
gli allevatori quando offrono i loro prodotti per mezzo dei giornali
speciali d'Avicoltura; in simili circostanze l'allevatore dichiara
sempre la provenienza dei suoi volatili, specialmente se questi
traggono la loro origine da stirpi rinomate.

3. Diverse cause concorrono a far sì che un animale spesso non
produce il proprio tipo: talvolta sorgono, nonostante l'uniformità
dei genitori, nuovi caratteri nella discendenza che possono
essere accidentali, ma più frequentemente ereditari ed in tal caso
derivanti dagli avoli, bisavoli, trisavoli ecc., ed allora abbiamo
_l'ereditabilità indiretta, atavistica_ o _atavismo_ propriamente
detto, in altri termini la _revisione dei caratteri_.

Le razze pure hanno poca tendenza alla revisione, ma non ne è così
delle razze incrociate. Un mirabile caso di riversione di caratteri mi
venne raccontato dal Mazzon che dai suoi padovani giganti neri ottenne
un magnifico gallo fulvo. I padovani Giganti traggono la loro origine
da un gallo cocincinese nero e da galline polverara, ma è opportuno
ricordare che il cocincinese nero venne appunto formato dalla varietà
tipica a manto fulvo.

Ad un mio amico di Chieri regalai due bellissimi galli Wyandotte quasi
neri che mi provenivano da una coppia extra di argentati che avevano
sempre dati allievi pure argentati e di tutta perfezione.

Quando s'incrociano due razze, i caratteri degli allievi si fondono
assieme, però possono anche avere preponderanza quelli di uno dei
due genitori e magari quelli dei due genitori: così un gallo nero,
accoppiato ad una gallina bianca, potrà dare degli allievi brizzolati
ed anche grigi (fusione di caratteri), neri (preponderanza dei
caratteri del maschio), bianchi (preponderanza dei caratteri della
femmina). Ho visto molti prodotti d'incrocio derivanti dalle razze
Langshan e tutti sono perfettamente neri, ciò spiega la preponderanza
dei caratteri della razza Langshan.

Il numero di generazioni occorrenti acciocchè una razza incrociata
una sola volta con un'altra possa considerarsi fissata, è sempre
un'incognita: quello che è assodato si è che i pericoli della
riversione dipendono essenzialmente della preponderanza di
trasmissione dei due genitori, dalla somma delle due differenze
reali e dalle condizioni esterne a cui vennero assoggettati i
prodotti dell'incrociamento. Talvolta può succedere però che con un
solo incrocio si hanno allievi che non presentano mai i pericoli di
riversione, questo almeno secondo Boitard e Corbiè che, come dice
Darwin, assicurano questo strano fatto; dico strano perchè quanto
i suddetti asseriscono su questo soggetto non può avere la sanzione
ufficiale degli allevatori; io per lo meno trovo che sia esagerato
quanto segue:

«Boitard e Corbiè assicurano che incrociando un colombo gozzuto,
ed un runt si ottiene un cavalier, che noi abbiamo classificato fra
i piccioni di razza pura, perchè trasmette tutte le sue qualità ai
discendenti.» Invece è più moderata la seguente citazione del Darwin:
«l'editore del _Poultry Chronicle_ ottenne dall'incrociamento del gallo
spagnuolo nero con una gallina malese, alcuni uccelli azzurrognoli, che
rimasero fedeli nel colore di generazione in generazione.»

I casi di riversione provenienti da incrociamenti fra eguali o
differenti razze, differiscono però da quelli provenienti dalle specie
pure; ivi, come nei colombi che tendono tutti a prendere i caratteri
del torraiuolo, i detti caratteri di riversione possono presentarsi
dopo un numero infinito di generazioni.

Molte razze della pollicoltura, e probabilmente anche tutte, derivano
da ripetuti incroci, e similmente ne è dei colombi.

Nell'incrocio delle razze si hanno allievi vigorosi e per lo più di
statura superiore ai genitori: i galli più grossi che vidi erano sempre
prodotti d'incrocio e tutti sanno che i colombi da carne, spesso di
razza indistinta, e perciò da considerarsi come prodotto d'incrocio,
sono per lo appunto i più grossi della loro specie.

Le leggi della _variabilità dei caratteri_ sono certo ancora più oscure
di quelle riflettenti la ereditabilità: tutti gli animali allevati
dall'uomo per molte generazioni, e perciò sottoposti continuamente a
condizioni di vita diversa dallo stato naturale, tendono a variare:
allo stato naturale variano bensì anche tutti gli animali, ma gli
individui della stessa specie, trovandosi nella quasi uniformità
d'ambiente e d'abitudini, variano molto meno degli animali domestici.
Vi sono animali selvatici che si addomesticano con tutta facilità, ed
allora gli allievi che ne risultano, spesso in 3 o 4 generazioni, sono
totalmente diversi dai genitori, così ne è p. e. dell'anatra selvatica,
del tacchino d'America, delle faraone, ecc.

Nei polli domestici varia molto la statura, la forma ed il portamento
del corpo, la livrea, il colorito della pelle, la lunghezza e la forma
del becco, le remiganti e le timoniere: varia altresì la voce e variano
finalmente i caratteri morali. Si riscontrano differenze spiccate anche
nelle uova, sia nella forma che nel colore e sono molto caratteristiche
le differenze osteologiche; queste ultime non interessano l'avicoltore
poichè nella selezione egli fa entrare in considerazione solamente le
parti esterne dei suoi volatili, ma per _correlazione_ variano anche le
parti interne degli animali e specialmente le ossa.

L'esempio di variazione delle ossa per correlazione di sviluppo
esterno che maggiormente risalta agli occhi di tutti, lo abbiamo nella
razza padovana che è caratteristica per l'immenso ciuffo che porta
sul capo: il ciuffo nasce sopra una protuberanza ossea del cranio
che è contemporaneamente perforato in molte parti. Darwin spiega la
conformazione anormale del cranio della razza padovana come conseguenza
della selezione umana rivolta all'ingrandimento continuo del ciuffo:
«il ciuffo di penne era dapprima probabilmente piccolo, ed aumentò per
effetto d'una elezione continua, e riposava allora sopra una massa
carnosa o fibrosa; finalmente aumentando di continuo, il cranio è
divenuto sempre più sporgente fino ad acquistare la sua straordinaria
conformazione attuale. In correlazione con questa protuberanza del
cranio, si modificano le forme e le connessioni reciproche delle ossa
intermascellari e nasali, la forma delle narici, la larghezza dei
frontali, la configurazione interna, il cranio e l'intera forma del
cervello.»

La sportomania, della razza padovana a gran ciuffo, ne ha fatto una
vittima, poichè a furia di selezionare sempre in un senso, cioè
nell'aumento del ciuffo, ha ridotto questa razza molto delicata.
L'ampiezza del ciuffo, la massima ampiezza di questo ornamento richiede
il codice, quindi gli allevatori selezionano in questo senso i loro
prodotti e portano alle mostre dei generali addirittura. Non sembrerà
vero, eppure l'ampiezza del ciuffo ha influito a rendere questa razza
molto delicata: le aperture delle cavità nasali nella padovana a
ciuffo, sono quasi il doppio di grandezza di quelle razze senza ciuffo
e contemporaneamente manca la pellicola cornea che nelle razze senza
ciuffo copre le narici. È noto che la respirazione si compie attraverso
le narici, ma nei polli affetti da catarro nasale l'efflusso del naso,
indurendosi nelle pareti dei fori nasali, finisce per ostruirli, ed
allora l'animale respirerà male ed aprirà il becco per facilitare la
respirazione: l'allevatore avrà così il modo di capire che l'animale
può essere affetto da pipita, corizza contagiosa, catarro bronchiale,
ecc., e potrà evitare l'aggravarsi del male; ma nella padovana
l'ostruzione delle cavità nasali non si verifica molto facilmente,
stante l'ampiezza delle narici, e ne consegue che il pollo, anche
ammalato, non ne darà contezza.

Negli organi respiratori dei polli ciuffati, stante l'anormalità delle
aperture nasali, le sostanze sospese nell'aria vengono mal trattenute e
perciò introdotte in eccesso ai polmoni. Per correlazione di sviluppo,
la protuberanza ossea ove risiede il ciuffo, quanto più grande sarà,
tanto più ampie narici richiederà, quindi emerge per conseguenza
che il ciuffo straordinariamente sviluppato per continua elezione
artificiale, ha finito per darci animali soggetti a mille malanni. A
misura che l'elezione svilupperà l'ampiezza del ciuffo, le vie nasali
diventeranno sempre più anormali, ma coll'ampiezza del ciuffo si altera
anche l'organo della vista: talvolta si vedono soggetti il cui ciuffo
è tanto enorme che le penne anteriori toccano ed offendono l'occhio; in
tal caso è umano di tagliarle, tanto più che l'animale non può affatto
vedere intorno a sè.

Queste giuste osservazioni, che a suo tempo pubblicai nell'_Allevatore_
di Milano, suscitavano il malcontento di qualche allevatore padovano
troppo padovano; così l'amico Mazzon credette d'infliggermi la censura
per leso _padovanismo_, ma d'altronde l'eloquenza dei fatti è lì a
dimostrare che la padovana a ciuffo ha appunto tutte le pecche che
le si attribuiscono: indubbiamente è una splendida e superba razza
ornamentale, ma non perciò immune dai gravi difetti che le ho, a
ragione, attribuiti.

La _correlazione di sviluppo_, tanto chiaramente illustrata dal Darwin,
ha positivamente reso anormale il capo di questo pollo ciuffato, dal
momento che si è voluto ottenere sempre più grande il ciuffo.

Mi sono un po' dilungato sulla conformazione particolare del cranio
dei padovani per dimostrare che la selezione applicata continuamente
ad una caratteristica d'un volatile ci porta a risultati meravigliosi:
il ciuffo, l'attrattiva principale della razza padovana, venne
continuamente selezionato e perciò il suo volume aumentò tutti gli
anni, e continuerà sempre a svilupparsi, finchè sopraggiungeranno
tali anormalità per correlazione di sviluppo che la selezione dovrà
manifestarsi nel senso opposto, cioè nella diminuzione del ciuffo,
senza di che la razza finirebbe per scomparire.

Ecco dunque un altro caso che milita a favore dell'utilità
dell'incrociamento delle razze avicole: nel caso che c'intrattiene,
la diminuzione del ciuffo, e per conseguenza l'arresto dello sviluppo
mostruoso delle aperture nasali e del cranio, non si potrebbero meglio
ottenere immediatamente, che incrociando la razza con altra meno
ciuffata.

Come variano i polli variano anche i colombi, anzi le differenze
osteologiche si manifestano più abbondantemente che nei primi: non mi
fermo su questo soggetto che è troppo vasto e non confacente ai limiti
di questo lavoro, esclusivamente compilato per illuminare il pratico
allevatore.

Le altre specie dell'avicoltura variano molto meno dei polli e dei
colombi, anzi ve ne sono di quelle, l'oca p. es. che non hanno variato
affatto.

Le cause che determinano la variabilità dei nostri volatili domestici
devonsi ricercare essenzialmente nella nutrizione abbondante forse
anche nel clima più favorevole di quello naturale alla specie: anche
l'incrociamento causa la variabilità degli esseri organizzati, anzi
molti autori attribuiscono solamente ad esso tutte le cause della
variabilità, ma non vi sarà forse nessun allevatore pratico che potrà
accettare siffatta credenza.

Finalmente dirò che la selezione è forse una delle più potenti cause
che concorrono alla variabilità dei nostri volatili e credo di averlo
sufficientemente esposto cogli esempi ora citati sulla razza padovana.

L'uso aumentato ed il non-uso continuato causano la variabilità delle
parti: così, p. es. nei nostri polli le ali furono poco adoperate
a cominciare della prima epoca dell'addomesticamento, e perciò
attualmente sono alquanto ridotte.

Nella Cocincinese p. es. le ali sono talmente ridotte che i soggetti
di questa razza non sanno appollaiarsi negli angoli più elevati
del pollaio: per questi aristocratici del pollaio bisogna mettere i
posatoi a pochi centimetri dalla terra, se si vuole che questi polli
non abbiano a dormire per terra. La nostra gallina italiana invece si
appollaia quanto più in alto può, e ciò devesi all'uso più frequente
che fa delle sue ali, giacchè, dato il suo carattere vagabondo, niente
affatto sedentario come la Cocincinese, essa svolazza per ogni dove
per andare in cerca del suo nutrimento, così va sul fienile, al disopra
delle siepi e salta i più larghi fossati.

Lo stesso si può dire del piccione messaggero di fronte a quello da
carne detto altrimenti mondano.

Vi sono dei colombi mondani talmente pesanti che non volano affatto ed
allora i loro nidi occorre che siano per terra. Una varietà di mondani,
ora assolutamente o quasi irreperibile, il piccione d'Ascoli, era
allevato in quel di Nola specialmente, in quasi tutte le famiglie nelle
cucine, e non c'era caso che uno di questi colombi si sollevasse una
sola volta dal suolo.

La razza del pollo combattente, allevata per lo passato a scopo
esclusivo di combattimento, possiede, stante l'uso continuato che ne
ebbe a fare, becco acuminato molto più robusto che in qualsiasi altra
razza e tarsi fortemente speronati di straordinaria robustezza; un
gallo combattente preso in mano oppone una resistenza e colle ali e
coi tarsi a svincolarsi, che non la riscontriamo in nessun altro pollo
anche di razza più voluminosa.



4. — Incrociamento delle specie.


k) _Vantaggi e svantaggi in questo genere d'incrociamento._
Nell'incrociamento delle razze avine si guadagna, come ebbi già a dire,
molto nella taglia, nella robustezza e nella fecondità e similmente ne
è dell'incrociamento fra due specie diverse in merito alla taglia ed
alla robustezza, ma non però nella fecondità: di due specie diverse,
gli ibridi, riescono sempre sterili. Forse l'aumento di statura sta
in relazione coll'inazione del sistema riproduttivo: il vigore che ivi
manca si riversa a favore dello sviluppo, ma Darwin dice inaccettabile
questo principio poichè certe piante ibride vengono stimolate alla
fertilità, incrociandole con specie distinte.[8]

Comunque sia, l'incrociamento fra due specie diverse in taluni
allevamenti, nell'equino specialmente, ha importanza capitale, mentre
che in avicoltura è poco o nulla praticato e se quì si hanno talfiata
degli ibridi ciò devesi unicamente al mero caso. Io sono convinto
che pur tuttavia un allevamento speciale, rivolto esclusivamente
alla produzione di ibridi, farebbe in taluni casi il tornaconto degli
allevatori. Vi sono alcune specie dell'avicoltura che s'incrociano con
tutta facilità fra di loro dando ibridi molto commerciabili dalle carni
estremamente squisite: perchè dunque non rivolgere la nostra attenzione
su questi prodotti che facilmente si potrebbero sfruttare sui mercati
dei grandi centri ove, per le grandi mense, per gli alberghi di lusso,
i fagiani, le pernici, le faraone vengono profumatamente pagati?

Incroci razionali aventi uno scopo pratico non fanno difetto in
avicoltura, così non sono degni di menzione l'incrocio dell'anatra
muschiata colla comune, del pollo col fagiano, del pollo colla gallina
di Faraone del pollo col tacchino: l'incrocio della tortora col colombo
ha solo interesse scientifico.

l) _Incrocio dell'anatra muschiata colla comune._ L'anatra muschiata
detta comunemente muta, perchè quasi priva di voce, è caratterizzata
dalle caruncole rosse, che ricoprendole la testa, si estendono anche
sul becco: queste, molto sviluppate nel maschio, sono rudimentali
nella femmina. Nelle parti caruncolate, e sul porta-coda specialmente,
risiedono delle glandule che secretano una sostanza dall'odore di
muschio, sostanza che comunica alle carni un sapore che non si confà
al palato d'ognuno; ma vuolsi considerare che negli animali giovani,
che si vogliono macellare appena hanno fatto la croce[9] questo sapore
non si avverte affatto. In questo stadio di sviluppo le sedi dell'odore
muschioso, non essendo ancora perfettamente formate, le glandule
odorose non sono nemmeno spuntate. Del resto basta recidere il collo ed
il porta-coda appena si è macellato l'animale o, come taluni praticano,
ghigliottinare l'animale vivo per eliminare quasi completamente il
sapore del muschio.

Comunque sia, l'allevamento di questo splendido prodotto è molto
esteso: in talune regioni d'Italia, come ad esempio nei pressi di
Capua, non vi è cortile rustico ove non comparisca l'anatra muschiata
in numero preponderante sull'anatra comune, ciò prova che le carni del
nostro volatile trovano facile smercio sui mercati e che dunque non
sono poi da disprezzare come taluni vorrebbero affermare.

Egli è bensì vero che questa preferenza nasce da due cause essenziali
e cioè nella maggiore grossezza dell'anatra muschiata sulla comune,
essendo la prima quasi di doppio volume della seconda e di più nelle
facilitazioni dell'allevamento: l'anatra muschiata cresce benissimo,
come l'oca, anche senza la grande vasca d'immersione, non così l'anatra
comune. Nei cortili rustici, ove difetta totalmente l'acqua corrente,
l'anatra muschiata purchè abbia a sua disposizione un recipiente
qualsiasi d'acqua grande abbastanza per tuffarvi il collo, non domanda
altro.

Il maschio della specie muschiata si accoppia con tutta facilità colla
femmina della specie comune dando ibridi di carne squisitissima: nei
pressi di Capua questi prodotti sono molto apprezzati e si pagano a
prezzi più elevati. Anche il maschio della specie comune si accoppia
facilmente colla femmina della muschiata, ma gli allievi sono inferiori
ai primi.

Dal surriferito emerge che veramente varrebbe la pena di coltivare
questa produzione ibrida pel mercato ove si porterebbero dei
prodotti assolutamente superiori per la bontà delle carni alle specie
madri. Non ho parole sufficienti per richiamare l'attenzione degli
allevatori su questo fatto, che messo razionalmente in pratica,
sarebbe indubbiamente fonte di lucroso cespite. Siffatti prodotti
s'incontrano alquanto spesso, ma sono dovuti quasi sempre al caso e
non alla fermata intenzione d'un allevamento specializzato allo scopo.
Io andrei più oltre ed incrocerei le grosse razze della comune, la
Rouen, l'Alysburey, la Pechino, la Padovana ed allora il risultato
sarebbe sbalorditivo. I prodotti che vidi sinora derivano tutti
indistintamente dalla piccolissima anatra comune, e se erano splendidi
questi, figuriamoci come dovrebbero essere quelli derivati dalle razze
classiche.

I meticci, accoppiati fra di loro non si producono, ma sono
suscettibili di propagarsi se si uniscono con una delle specie madri.
D'altronde questo fatto non interessa l'industriale che deve produrre i
meticci pel consumo.

m) _Incrocio del pollo col fagiano._ È degno di menzione
l'incrociamento del pollo col fagiano; si hanno soggetti assolutamente
rustici e di carne squisita. Questi ibridi, retro incrociati colle
specie madri, possono talvolta riuscire fecondi.

Non conosco per esperienza personale siffatti prodotti, ma
certamente saranno convenientissimi per le loro qualità economiche:
a quanto ne dice il sig. Rinchy, questa produzione di polli-fagiani
dovrebbe richiamare l'attenzione di tutti gli allevatori, giacchè
si porterebbero sul mercato soggetti squisiti quanto un fagiano,
che all'allevatore non costerebbero più dei polli comuni, mentre
che verrebbero venduti a prezzo di fagiano. Qualche allevatore in
Inghilterra ha tentato con successo quest'industria.

Io credo che il fagiano argentato sarebbe più di qualsiasi altra specie
indicato per l'incrocio colla nostra gallina comune. Mio fratello Luigi
per diversi anni, tenne in un popoloso pollaio un fagiano argentato che
continuamente montava le galline, senza temere l'ira dei galli.

n) _Incrocio del pollo colla gallina di Faraone._ Il capostazione
signor Cecchi, mio buon amico, mi racconta che a Paderno d'Adda in
provincia di Como, un tedesco suo amico, da molti anni alleva alla
rinfusa in un vasto pollaio polli e faraone; ebbene tutti gli anni
nascono dalle schiuse molti ibridi che si allevavano con tutta facilità
come i pulcini del pollo rustico. Il sig. Cecchi che talvolta ha
provato quelle carni, le trova deliziose, delicate e profumate. Se
consideriamo che in generale la faraona è sempre allevata in mezzo ai
polli, il fatto consultato dal sig. Cecchi non è comune, anzi direi
unico: bisogna dire che condizioni speciali, dovute all'ambiente,
contribuiscono alla facile produzione di quegli ibridi.

Dato l'amore per la pollicoltura che nutre il sig. Cecchi, e data
pure la sua intelligenza, io gli consiglierei di bene occuparsi
dell'argomento, il compito gli sarebbe facilitato, egli che è sul
posto, dal materiale abbondante che ha a sua disposizione. Il sig.
Cecchi dovrebbe far tentare siffatta produzione in altri pollai di
Paderno d'Adda, dovrebbe pure indagare se a preferenza sono i galli
che montano le faraone o se i maschi delle faraone le galline, quindi
secondo i risultati formare dei gruppi ad hoc per la produzione.

Il soggetto merita tutta la nostra attenzione e possa questo mio
fervorino in pro di siffatta produzione invogliare il sig. Cecchi a
mettersi al lavoro che mi son permesso di additargli.

Sinora nessun allevatore che mi sappia mai ha parlato di simili ibridi,
ed io stesso, che spesso allevai faraone alla rinfusa con polli, non
ebbi mai a constatare sfoghi d'amore fra le due specie.

Ho dichiarato unici gli esempi d'ibridismo asseritimi dal sig. Cecchi,
però, prima di lui, nel 1889, l'illustre prof. A. Zanelli della Scuola
Zootecnica di Reggio Emilia, così narrava un caso probabile d'ibridismo
venuto a sua conoscenza.

In un cortile mezzadrile della Nobile casa Levi di quì in villa
Massenzatico si allevano promiscuamente, come spesso succede, delle
galline comuni (_gallus domesticus_) originariamente _gallus bankiva_ e
delle galline faraone (_numida meleagris_).

Le massaie misero quest'anno al covo delle ova di galline da cui
nacquero pulcini che presentano evidentemente alcuni dei caratteri
esteriori delle faraone: hanno cioè taluni la penna col colorito e
la screziatura dei faraoni, colle zampe nero-plumbeo alcune hanno il
becco nero, largo alla base come i faraoni, altri piccole caruncole e
chiocciano in modo alquanto diverso dai polli comuni, hanno quattro
dita, le mediane riunite da una membrana quasi rudimentale come le
faraone.

La massaia asserisce d'aver visto più volte il gallo faraone calcare le
galline comuni.

Il caso è abbastanza strano epperò degno d'essere osservato e notato.

L'on. commendatore Ulderico Levi ha voluto donare alla scuola
zootecnica di Reggio tre di questi _supposti ibridi_, affinchè si
facciano intorno ai medesimi le opportune osservazioni e se ne tenti la
produzione.

Il chiaro prof. Alessandro Ghigi dell'Università bolognese nel 1903
descrisse nell'Archivio Zoologico Italiano due ibridi di gallo
domestico e galline di Faraone, uno dei quali ottenuto dal sig.
Federico Guidi della società Colombofila Felsinea.

o) _Incrocio del pollo col tacchino._ Eccoci a una vera novità del
genere: nessuno di chi mi legge avrà scorto un siffatto meticcio e,
posso aggiungere di rimando, nemmeno io. Pur tuttavia le conseguenze di
questa unione mostruosa le abbiamo fissate in una strana razza di polli
che è ben fissata; alludo alla razza _Collo nudo di Transilvania_.

Questa brutta razza si distingue, come indica il suo nome, dal collo
sprovvisto di piume o ricoperto invece di una pelle aggrinzita o
rossa come il sedere della bertuccia. La testa è anche nuda, salvo sul
vertice da dove ricadono indietro delle piume molto fini, di modo che
l'animale appare ciuffato; ma l'assenza totale di qualsiasi accenno ad
una protuberanza emisferica nella parte anteriore del cranio ove spunta
lo pseudo ciuffo è lì a dimostrarci che non abbiamo a fare con una
razza ciuffata.

Da quanto ho detto emerge chiaro che le piume che rivestono il vertice
della «Collo nudo» e che ricadono indietro a guisa di capelli danno
l'idea d'un ciuffo perchè sono isolate dalla nudità completa della
testa o del collo, ma che in realtà non rappresentano affatto un
ciuffo.

La prima volta che comparve al pubblico questa razza fu alla mostra
internazionale di Vienna del 1875 espostavi dalla signora Szeremley
di Elisabethstadt in Transilvania: i campioni esposti erano di
provenienza turca e vennero chiamati «türkische Hühner» (polli turchi),
«Szeremleyhühner» (polli Szeremley), «Siebenbürger Sperber» (cuculi di
Transilvania).

Un noto scrittore in materia avina, il sig. Marquardt, racconta che
la giuria della mostra viennese del 1875 era molto imbarazzata nel
dover giudicare la nuova e sconosciuta razza: gli uni pensavano che
i campioni esposti dalla signora Szeremley rappresentavano delle
mostruosità gli altri ricorrevano colla loro immaginazione ad una
mistificazione provocata dallo strappamento delle penne del collo, ma
grazie, all'intervento di qualche ungherese, a cui la razza era già
nota nel proprio paese, vennero tolti dall'imbarazzo i poveri giurati.

Pur tuttavia è accertato che prima del 1875 epoca nella quale la
signora Szeremley fece conoscere questa strana gallina, la razza
a collo nudo era già nota in alcune contrade della Transilvania e
dell'Ungheria, ove venne sempre designata sotto la strana denominazione
di «Puka Truk» (gallo tacchino), appunto perchè la si vuole
derivata dall'unione mostruosa del tacchino colla gallina comune di
Transilvania. La voluta origine di questo pollo dal tacchino è basata
sulla conformazione del collo molto analoga a quella del tacchino.
Questa azzardata opinione venne a suo tempo sostenuta con molto calore
dal dr. Klusch di Schäszburg in Transilvania in un suo lavoro sulla
polleria di Transilvania pubblicato nella gazzetta avicola di Dresda
«Blätter für Geflügelzucht, 1879.»

Nei cortili di campagna, dove si tengono diverse specie di volatili
alla rinfusa, non si bada troppo alla proporzione fra i rappresentanti
dei due sessi, così si hanno sopra 15 e 20 tacchine soltanto uno o
massimo due maschi, mentre che per lo contrario per galline si tengono
molti galli. In questi cortili vennero talvolta osservati dei polli
pelati più o meno alla testa ed al collo, ma nessuno vi fece mai
caso: si pensava che il volatile o era così mal ridotto in seguito o
a effetto senile ed allora lo si vendeva al mercato: ma se invece era
giovane si andava all'idea che trovavasi in piena muta ed in tal caso
si pensava che nell'inverno avrebbe rimesse le penne perdute.

Gli israeliti della Transilvania e dell'Ungheria sono forti incettatori
di pollame vecchio ed ingrassato, così è naturale che quasi tutti
quei polli pelati capitavano nelle loro mani. Costoro impararono ad
apprezzare le preziose qualità economiche di questi polli tanto brutti
in apparenza, ma tanto più belli nel tegame: da veri sfruttatori di
tutto ciò che sa di utile, quegli ebrei non vennero meno al precetto
fondamentale della loro razza che suona: «utilizzare ciò che rende» e
perciò adibirono per la riproduzione qualche campione spennato, brutto,
ributtante, ma utile. Per qualche tempo essi continuarono a godere
quei prodotti, finchè sopraggiunse un ukase verso il 1876 che vietò
loro il consumo di quelle carni. I polli pelati, tenuti sino allora in
onore dagli israeli, passarono nelle mani del popolo che potè poi più
facilmente, per tradizione trasmessa dai primi, apprezzarne le preziose
qualità economiche.

Le investigazioni praticate sin qui dal citato dr. Klusch gli fecero
conchiudere che in diverse località della Transilvania si trovano
polli i quali derivano con tutta probabilità dagli antenati dei
moderni _Collo nudo_; ma in principio gli stessi non dovevano però
avere il collo tanto stranamente e regolarmente nudo come i tipi
attuali, ma bensì vestito soltanto del fusto delle penne e nudo
interamente soltanto alla gola ed al principio del petto. Ciò venne
sempre confermato da persone dimoranti in quelle contrade e che ebbero
continuamente a meravigliarsi di osservare con alquanta frequenza
siffatti polli spennati e abbastanza diversi nelle forme dagli altri
confratelli del pollaio. È naturale che la pelle del collo, essendo
scoperta, doveva risentire dell'influenza dell'aria e perciò indurirsi,
e stante la maggiore affluenza del sangue, colorossi di rosso come nel
tacchino. Così si formarono indubbiamente gli attuali tipi della razza
_Collo nudo di Transilvania_.

Per maggiormente confortare la sua elaborata ipotesi, il dottor Klusch
esamina la razza come è attualmente nel suo aspetto generale e viene
alla seguente conclusione pratica:

«Il gallo adulto della razza _Collo nudo_ ha la grandezza d'una piccola
tacchina comune, le gambe alte, robuste, liscie e leggermente impiumate
ed il corpo allungato. Se ci figuriamo tolta la cresta dal capo allora
ci si presenta un animale che nell'assieme, ordinariamente nella metà
anteriore del corpo, assomiglia fedelmente ad una tacchina. Il corpo
allungato viene raramente portato ad angolo retto col collo, ma forma
piuttosto una superficie obliqua della quale ne differiscono di molto
il petto, il collo e la coda. Il movimento del corpo, specialmente
del collo e delle gambe, assomiglia anche a quello della tacchina e
particolarmente negli animali non ancora perfettamente adulti.

Molti autori descrivono sommariamente questa razza e la trattano
con disprezzo, dichiarandola inutile. Veramente non stanno così
le cose: la _Collo nudo_ produce ottima e squisita carne, la
gallina è distinta ovaiola, gli allievi sono di rapido sviluppo e
straordinariamente rustici. Questa meravigliosa razza è meno brutta
di quanto si vuole da taluni, anzi la particolarità delle sue forme
impressiona favorevolmente e non è da mettersi in dubbio che finirà per
affermarsi completamente. Attualmente essa non è molto diffusa fuori
dall'Austria-Ungheria, ma vuolsi anche considerare che è ancora una
razza nuova il tipo moderno perfezionato dagli Ungheresi. In Italia la
_Collo nudo_ è ancora una vera rarità: uno splendido gruppo figurò alla
mostra di Torino del 1891 nel mentre che non apparve nessun campione
alla mostra internazionale di Roma del 1903.

Mazzon mi ricorda d'aver avuto dei polli col pennello setoloso al
petto precisamente come i tacchini; anche qui vi sarebbe il sospetto di
incrocio col tacchino, anzi direi la sicurezza assoluta. Peccato che un
fatto così saliente sia rimasto confinato soltanto nell'allevamento del
Mazzon[10].

p) _Incrocio del colombo colla tortora_. — Il compianto prof. Bonizzi
nel suo aureo libro sui colombi tratta per propria scienza questo
soggetto. Egli ottenne più volte ibridi dall'accoppiamento del colombo
maschio colla femmina della tortora, ma non gli riuscì l'incrocio in
senso contrario (tortora maschio-colombo femmina).

Il Bonizzi ne deduce che il troppo piccolo volume del maschio in
confronto della femmina era uno ostacolo al compimento del coito,
malgrado che il maschio saltava sulla colomba con tutta la buona
intenzione.

q) _Incrocio della Faraona col Pavone_. — Un caso strabiliante
d'incrocio lo dobbiamo all'unire della Faraona col pavone e qui è il
prof. Ghigi sullodato che l'ha ottenuto: egli ebbe un uovo di Gallina
di Faraone fecondato dal pavone e secondo lui, crediamo bene, il caso è
rarissimo, e per quanto gli consta esiste solo un altro esemplare nella
collezione del Museo Britannico di Londra.



NOTE:


[1] La Perre de Roo. Le guide illustré de l'éleveur.

[2] Il De Foucault alleva appunto circa 700 capi di razza Langshan ogni
anno.

[3] E. BALDAMUS: _die Federviehzucht_.

[4] La mancata fertilità, così il Darwin, mostra che gli effetti
nocivi della consanguineità sono indipendenti dall'accumulamento delle
tendenze morbose comuni ai due progenitori, benchè questo accumulamento
sia senza dubbio spesso assai nocivo.

[5] Prütz. Illustrirtes Mustertaubenbuch.

[6] La Perre de Roo, nostro venerato maestro in avicoltura, condanna la
manìa dei fabbricanti di razze:

«Conosco degli allevatori che sono invasi dalla manìa di erigersi a
riformatori di tutte le razze d'animali domestici conosciuti mediante
l'incrociamento.»

«Che gli amatori ricchi si divertino a creare delle nuove razze di
colombi o tentino di fissarle, ciò che mi sombra più difficile, senza
incoraggiarli in questa impresa, in cui gli insuccessi formano la
regola ed i successi formano l'eccezione, io non posso fare altro che
approvare questo genere di piacere e d'innocente distrazione. Ma non
saprei egualmente approvare la manìa d'incrociare le nostre diverse
razze di polli; poichè il pollaio è, per molto persone, una fonte
di guadagni, che esige d'essere diretta con intelligenza da pratici
provetti e non da maniaci.»

[7] In quale modo i caratteri di ogni qualità si trasmettono di
generazione in generazione non è ancora decifrato, senonchè il Darwin
tenta di spiegare i fenomeni dell'eredità dei caratteri colla sua
ipotesi della pangenesi e Häckel colla sua teoria della perigenesi.

Uscirei dai limiti di questo lavoro se volessi accennare alle due
sullodate ipotesi, perciò l'allevatore che volesse interessarsene non
ha che ricorrere all'opera del Darwin: _Variazione degli animali e
delle piante allo stato domestico_ e anche alla _Teoria dell'evoluzione
di G. Canestrini_.

[8] DARWIN — _Variazioni._

1. La sterilità delle specie distinte, allorchè s'incrociano per la
prima volta, come quella dei loro prodotti ibridi, offre quasi tutti
i passaggi graduati dallo zero, dove l'ovulo non è mai fecondato,
fino alla sterilità completa. Alla conclusione, che alcune specie
sono feconde nell'incrociamento, noi possiamo sfuggire solamente
coll'ammettere che tutte le forme, che sono perfettamente feconde,
debbonsi considerare come varietà.

2. Il grado di sterilità in un primo incrociamento fra due specie, non
è sempre strettamente parallelo a quello dei loro prodotti ibridi:
si conoscono molti casi di specie che s'incrociano facilmente, ma
danno ibridi affatto sterili ed al contrario, delle specie che non
s'incrociano che con grande difficoltà, e producono nondimeno degli
ibridi molto fecondi. Seguendo l'idea che le specie sono state dotate
di una sterilità reciproca, specialmente destinata a mantenerle
distinte, questo fatto è inesplicabile.

3. Il grado di sterilità differisce spesso assai in due specie
reciprocamente incrociate; la prima potendo facilmente fecondare la
seconda, mentre che questa resterà incapace, malgrado dei tentativi
ripetuti, di fecondare la prima. Anche gli ibridi provenienti
dall'incrociamento reciproco fra due stesse specie possono talvolta
differire molto per la loro fertilità; fatti egualmente incomprensibili
nel supposto che la sterilità sia una dote speciale.

4. Il grado di sterilità dei primi incrociamenti e degli ibridi è
fino ad un certo punto legato all'attività generale o sistematica
delle forme che si cerca di unire, poichè specie appartenenti a generi
diversi non possono che raramente incrociarsi, e mai quelle di famiglie
differenti. Però questo parallelismo è lontano dall'essere completo;
poichè molte specie molto vicine non possono appaiarsi oppure con
grande difficoltà; mentre altre molto più differenti fra loro possono
essere molto facilmente incrociate.

5. Gli ibridi ed i meticci, ad eccezione della fecondità, presentano la
più grande analogia tra di loro sotto tutti gli altri rapporti, per la
loro somiglianza ai genitori, per la loro tendenza alla riversione, per
la loro variabilità ed in ciò che per ripetuti incrociamenti vengono
assorbiti dall'una o dall'altra delle forme genitrici.

[9] Fare la croce, termine tecnico adoperato dagli allevatori che
indica uno stadio di sviluppo delle anatre in generale e propriamente
quando le ali piegate sul dorso si toccano colle estremità.

[10] Il prof. Ghigi in un notevole articolo sul giornale degli
allevatori esclude recisamente la possibilità d'un siffatto incrocio a
tenore di quanto segue:

Per quanto io abbia scartabellato nelle più accreditate e diffuse
bibliografie ornitologiche, non sono riuscito a trovare alcuna
indicazione sicura di incrociamenti fra pollo e tacchino. Perciò è
riuscita tanto più sbalorditiva per me l'opinione riportata da Teodoro
Pascal in una «Teorica dell'allevamento degli animali da cortile»
che la razza di polli conosciuta per Collo nudo della Transilvania,
discenda da prodotti che avevano sangue di tacchino.

Tale ipotesi non regge alla più superficiale critica.

I caratteri del pollo di Transilvania denoterebbero che del tacchino
pochissimo vi sia rimasto: un avicultore direbbe per esempio che vi
sono 9/10 di pollo e 1/10 di tacchino.

Or bene è noto che nei fenomeni intimi della fecondazione, pronucleo
maschile e pronucleo femminile recano in ciascuno la metà del numero di
cromosomi normale alle cellule germinali di ciascun genitore ond'è che
il nucleo di segmentazione risulta composto di elementi paterni e di
elementi materni in eguale misura, ed il prodotto dovrà avere tanto del
padre quanto della madre.

Se l'ibrido è fecondo, come nel caso del fagiano dorato e del Lady
Amherst, incrociandolo con uno dei genitori si potrà aumentare il
numero degli elementi dell'una specie di fronte a quelli dell'altra.

Indicando con _n_ il numero dei cromosomi del fagiano Dorato e con
_m_ il numero di quelli del fagiano di Lady Amherst è evidente che il
numero dei cromosomi del nucleo di segmentazione appartenente all'uovo
fecondato che produrrà l'incrocio è di

  (n + m)/2

Il nucleo di segmentazione dell'uovo dell'incrocio fecondato ancora dal
padre, sarà poi rappresentato dalla formula

  (n + m)/2 + m
  -------------- = (n + m)/4 + m/2
         2

d'onde si vede come il numero degli elementi dell'una specie possa
crescere a spese del numero degli elementi dell'altra.

Ma nel caso del tacchino e del pollo saremmo certamente di fronte ad
ibridi infecondi, ond'è che la possibilità della eliminazione parziale
dei caratteri di una specie, come sopra abbiamo esposto, scompare.

Si obbietterà che non avendo mai veduto ibridi di tacchino e di
pollo, i quali debbono pur tuttavia ritenersi possibili essendo
perfino registrato un ibrido di pollo e di erace, la mia asserzione
di infecondità è discutibile. Esso però ha solido fondamento nelle
analogie.

Ma ciò che riuscirà forse più strano per il lettore è l'apprendere che
un ibrido di pollo e tacchino avrebbe certamente il collo vestito di
penne e non nudo. L'esperienza ha dimostrato che negli ibridismi tra
forme notevolmente diverse, sui caratteri paterni e materni predominano
i caratteri atavici vale a dire quelli degli antenati comuni alle due
specie, ond'è che nei gallinacei i primi caratteri a sparire sono le
appendici carnose, le quali sono di acquisto recente come ci vien
dimostrato anche dallo sviluppo. E siccome il collo del tacchino è
morfologicamente nudo, ma provvisto di penne brevissime con barbe
in gran parte atrofizzate, nell'ibrido queste penne combinandosi con
quelle eccessivamente allungate del pollo, ritorneranno normali; tali
cioè da ricoprire l'intero collo dell'animale.



Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
senza annotazione minimi errori tipografici.





*** End of this LibraryBlog Digital Book "Importanza e risultati degli incrociamenti in avicoltura" ***

Copyright 2023 LibraryBlog. All rights reserved.



Home