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Title: Dell'antico stato del lago di Pusiano nell'alto Milanese
Author: Redaelli, Carlo
Language: Italian
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*** Start of this LibraryBlog Digital Book "Dell'antico stato del lago di Pusiano nell'alto Milanese" ***


                           DELL'ANTICO STATO
                                DEL LAGO
                               DI PUSIANO
                          NELL'ALTO MILANESE.


                                MEMORIA

                                  DI
                            CARLO REDAELLI.



                                 MILANO
                   Coi TIPI di GIO. GIUS. DESTEFANIS.
                                 1824.



_Non crederò già che queste sollecitudini piacciano a que' solamente
cui... sembra l'erudizione profittevole, ma sì ancora a que' molti
che professano di cercar l'utilità, e con questo vocabolo null'altro
intendono che il guadagno._

                                          PALCANI — _Prose Italiane._



                           DELL'ANTICO STATO
                                DEL LAGO
                               DI PUSIANO
                          NELL'ALTO MILANESE.


Pochi fra gli scrittori, che s'occuparono della storia antica del
milanese ebbero cura d'investigarne la corografia parlando anzi
di questa bene spesso solo per incidenza o con brevi parole, se
eccettuiamo il Giulini ed il P. Ferrari; e quanto pur dissero alcuni,
devesi forse prendere in nuovo esame. Altri neppur sospettarono, che
l'antico stato del suolo milanese offrir dovesse argomento alle loro
indagini, e che per ovviare errori od oscurità andar unite dovessero
alle istoriche ricerche le topografiche e corografiche. Par dunque
che molto rimanga a farsi in tale argomento, e nella lusinga noi
d'apportarvi qualche debol lume, abbiam preso ad esaminare per la
disparità delle opinioni, se il lago di _Pusiano_ nell'alto milanese
sia propriamente il lago _Eupili_ rammentato da Plinio fra quelli della
decima regione d'Italia, secondo la divisione fattane da Augusto[1],
o se un avanzo dell'_Eupili_ sieno e quello stesso di _Pusiano_ e
gli altri tre limitrofi chiamati comunemente d'_Alserio_, d'_Isella_
e d'_Annone_. Nè vogliasi dire troppo tenue argomento il cercar
d'illustrare poche linee del naturalista romano che alle cose patrie
si riferiscono, rese oscure ed intricate dal corso de' secoli per mezzo
dei quali il di lui libro passò glorioso.

I laghetti di _Pusiano_, d'_Annone_, d'_Isella_, e d'_Alserio_ sono
alla distanza di 24 miglia circa al settentrione di Milano lungo le
falde dei monti della Valassina, che sono emanazioni delle alpi Rezie.
Per l'amenità de' loro dintorni e per la salubrità dell'aria, che vi
si gode, non che per essere nati sulle loro sponde il Parini e
l'Appiani son dessi conosciuti e giustamente celebrati. Quello di
_Pusiano_ è il più considerevole, di forma pressochè ovale, si estende
per circa quattro miglia da _Pusiano_ a _Ponte Nuovo_. I conjugi
Federico e Carolina _Lose_ hanno recentemente offerto al pubblico due
belle _vedute_ di questo lago[2]. L'altro detto _Serio_ o d'_Alserio_
ed anche di _Conservio_ dal piccolo luogo di questo nome, che è sulle
sponde, si estende circa due miglia e mezzo. Questi due sono ad uno
stesso livello, e potrebbe dirsi, che entrambi hanno l'emissario nel
fiume Lambro, che scorre lì presso. Un altro emissario ha pure il lago
di _Pusiano_ in quello d'_Isella_ denominato il _Pescone_. Il lago
d'_Annone_, che dicesi anche di _Oggionno_ e di _Sala_, di forma ovale
allungata, ha l'estensione di miglia tre circa milanesi dal ponte
di _S. Nazaro_ al luogo di Bagnuolo. Amenissime sono in particolare
le _sponde_ di lui, e di questo pure i conjugi _Lose_ ci hanno data
una _veduta_[3]. D'assai minore ampiezza è quello d'_Isella_ o di
_Civate_. Di figura quasi circolare, conta nella maggiore larghezza
un miglio e mezzo, cioè da _Civate_ al fiume _Pescone_. Una lingua di
terra partendo dal lembo di quel paese va allargandosi fra le acque,
e presenta una penisola ricca di vigneti, di gelsi e di seminati, la
quale è abitata da contadini e da pescatori. Le acque così divise
formano due laghi da piccolo stretto congiunti, e questi alquanto
più basso degli altri hanno l'emissario quasi a ritroso per la valle
di _Malgrate_ nel lago di _Lecco_. Vi sono metri 2300 tra il lago di
_Pusiano_ e quello d'_Isella_.

La carta, che abbiamo unita soccorrerà meglio il lettore, che non ha
peculiare cognizione di que' laghetti, e che vuol seguirci nell'esame
di questo punto di corografia milanese.

Non cade già dubbio che l'_Eupili_ ricordato da Plinio non fosse
posto nella regione in cui si trova il lago di _Pusiano_, ma nasce
questione intorno all'estensione dell'_Eupili_, da che in modo oscuro e
contraddicente ne hanno parlato gli scrittori de' secoli a noi vicini.

Alcuni credono, che il _Lario_ non avesse già emissario presso il
borgo di Lecco, od almeno che l'avesse così in alto, che altro pur
vi fosse verso Como, supponendosi presso Lecco unite tra loro le
montagne laterali al lago, e che le acque del _Lario_ comunicassero
con quelle dell'_Eupili_. Si pretese pur anche di determinare
il luogo, ove i monti fossero tra loro congiunti[4]. Che se per
avventura si credesse prezzo dell'opera l'entrar di proposito in
questa disamina; e risultasse fondata quell'opinione, sarebbe tolto
ogni dubbio sull'antica unione de' nostri laghetti. Doveva allora
l'_Eupili_ occupare una grande estensione, ed il verso di Virgilio:
_Anne lacus tantos? te lari maxime..._[5] non avrebbe più bisogno
di alcun comento, potendo essere il _Lario_ più esteso d'ogni altro
lago d'Italia. Le disparità degli antichi scrittori sull'estensione
di questo lago potrebbonsi forse allora conciliare, e si potrebbe dar
forse una sufficiente spiegazione di alcune vetuste asserzioni intorno
ad esso, ed ai pesci che vi si trovavano, che tengono del favoloso.
Una spiegazione pur avressimo del trovarsi presso Villa Albese nel
Piano d'Erba una selva sotterranea, che dir vorrebbesi _Lignite_[6].
A cagione dell'oscurità, in cui è involta una ricerca sopra di un
avvenimento, che può aver preceduto i tempi storici, il gran libro
della natura può solo per avventura esserci guida. Sarebbe quindi da
bramarsi, che taluno con ampio corredo di mezzi l'intraprendesse, come
atta a fornire utili risultamenti. Sembra, che il chiarissimo geologo
_Breislak_ abbia voluto farci sentire le difficoltà di questa disamina
nell'istante in cui vi ha pur messo qualche lume[7]. La scienza, che
egli coltiva con tanto ardore, domanda da lui nuove fatiche su di
ciò, le quali certamente saranno utilissime, e serviranno a diradare
alcun poco quel velo che nissuno forse saprebbe intieramente levare.
Ma che che ne fosse un tempo di questa maggiore estensione ed altezza
del _Lario_ noi esaminiam solo, che fosse l'_Eupili_ nel primo secolo
dell'era volgare, in cui Plinio lo dinotò come un lago distinto da
quello di Como colle seguenti parole. «Anche in questa decima regione,
ritrovansi ragguardevolissimi laghi e fiumi, che sono come loro parti
od alunni; se pure non li ricevono d'altronde per restituirli di nuovo
al loro corso, siccome fa il lago di Como del fiume Adda, il lago
maggiore del Ticino, del Mincio quello di Garda, dell'Oglio quello
d'Iseo e del Lambro il lago _Eupili_; i quali fiumi tutti recano delle
acque loro tributo al Pò[8].»

Lo storico Tristano Calchi parlando de' nostri laghetti sentì forse
prima d'ogni altro il dubbio, che forma l'oggetto di questo scritto,
non trovando che le parole di Plinio corrispondessero allo stato
fisico del luogo. «Al piede di questi monti (della _Vallassina_)
giaciono, dice, varj laghetti abbondevoli di pesci, chiamati dal nome
delle prossime castella di _Montorfano_, di _Erba_, di _Monguzzo_, di
_Pusiano_, e d'_Annone_. Plinio riputolli un lago solo, che denominò
_Eupili_, da cui il Lambro riceve le acque. Allorchè le pioggie li
rialzano, il che spesso accade, si riuniscono insieme, e vengono come
a formare un solo lago; e così mescolati fra loro sembra che diano
origine al fiume, il quale però nasce nei soprastanti monti[9].»

Dopo del Calchi Paolo Giovio nella vita di Ottone Visconti rammentò
una tradizione, che vuol essere esposta. «Asseriscono alcuni, che
l'_Eupili_ per un violento terremoto si sprofondasse, e che nei siti
più bassi del suo letto ineguale lasciasse cinque piccoli laghi dei
quali escono le acque del fiume Lambro[10].» Questo scrittore mostra
poi di non averci senza disamina tramandata una tale tradizione, da che
quasi lo stesso replicò in altre due opere scritte in tempi diversi, ed
in una delle quali come vedremo, cerca anche di assegnare altra cagione
della diminuzione delle acque[11].

Convennero nel dire del Giovio vari scrittori, tra quali il
Cluverio[12]; ma in progresso alcuni nominando l'_Eupili_ lasciarono
inforse se per esso intendessero il solo lago di Pusiano, oppure
tutti quattro que' laghetti[13]; altri parlarono in modo, che non
sembrò il loro dire degno per avventura di alcuna riflessione per
le incongruenze, come accenneremo, che sembravano venirne; da quasi
tutti però fu creduto, che l'_Eupili_ rammentato da Plinio fosse il
lago di _Pusiano_[14]. Si riputò altresì, che il nome di _Pusiano_
fosse una derivazione da _Eupili_, quasi dir si volesse _Pusilliano_,
_Eupisiliano_, e questa voce che si ritenne d'origine greca, venne
spiegata per passaggio alle alpi[15]. Così contrarj divisamenti
vorrebbero se non altro farci sospettare una catastrofe fisica in
quella regione. Soltanto sul fluire dello scorso secolo se non vennero
alcuni a stabilire, che debbasi propriamente intendere pel lago
_Eupili_, si praticarono ciò nulla di meno indagini utili a questa
disamina. Vediamo se colla scorta ben anche di tali osservazioni
si potesse credere, che al tempo di Plinio tanta quantità di acque
vi fosse nei luoghi de' quali parliamo da stimare che quei quattro
laghetti fossero un vasto ed unico lago.

Primieramente ci pare, che Plinio non avrebbe fatta menzione del lago
_Eupili_ parlando degli esistenti nella decima regione d'Italia,
secondo la divisione di Cesare Augusto, se stato questo non fosse
fra i più ragguardevoli, poichè questi soltanto egli annoverò. Se
al tempo di Plinio questi laghetti fossero stati tra loro disgiunti
e separati (ritenendosi accennato col nome di _Eupili_ quello solo
di _Pusiano_) poteva per avventura pur far parola degli altri tre
attigui, non dovendosi credere, che in questo caso abbia tralasciato
di accennarli per la loro picciolezza, poichè quello di _Pusiano_ ha
un'estensione ben di poco maggiore del lago d'_Annone_. Quanti poi non
ne avrebbe ricordati se avesse voluti annoverare tutti i laghetti della
circonferenza ad un dipresso del lago di _Pusiano_ posti nel paese
formante la decima regione, che comprendeva il milanese, il bergamasco,
il mantovano ed altre minori provincie?

Questo scrittore disse poi provenire il fiume Lambro dal lago _Eupili_;
il che repugnerebbe al fatto, qualora per l'_Eupili_ s'intendesse il
solo lago di _Pusiano_, giacchè quel fiume vi passava solo da vicino
ed in questo da pochi anni venne introdotto con idrauliche operazioni.
Ha quest'origine nella _Valassina_, e ricevendo entro i soli confini
di quella valle, che divide per mezzo, ed ove è utilissimo alle
manifatture, molti rivi, fiumane e torrenti, s'ingrossa d'assai nelle
grandi e lunghe pioggie. Bagnato _Asso_ irrompe nel _Piano d'Erba_
arrecandovi bene spesso colle sue inondazioni gravissimi danni.
Determinando i confini all'occidente della Brianza propriamente detta,
come i laghetti, di cui parliamo ne lo determinano al settentrione,
questo fiume bagna Monza, inaffia vaste campagne, e sbocca in Pò
presso il luogo detto _Botterone_ nel distretto di Belgiojoso provincia
pavese. Perchè non dovremmo noi credere, che effettivamente fosse di
esso all'epoca di Plinio, quanto dice essere dell'Adda, e degli altri
fiumi accennati nel passo da noi riferito, cioè che _entravano_ ed indi
_uscivano_ dai loro rispettivi laghi, come avviene ancora a nostri
giorni, e solo il Lambro dovevasi eccettuare prima delle accennate
operazioni idrauliche. E come altrimenti ciò esser potrebbe senza una
rivoluzione fisica? È probabile di altra parte, che Plinio conoscesse
minutamente i luoghi dell'alto milanese, di cui ragioniamo; e quindi
sembra doversi ammettere colà un ampio lago, da cui ne usciva il fiume
Lambro che già v'aveva portate le sue acque. E non doversi pertanto
trovare in errore, o meno esatto il naturalista romano, nè dovrebbesi
così dare una ricercata interpretazione alle sue parole per avere il
lago di _Pusiano_ un emissario nel Lambro, od asserir gratuitamente,
come fece il Calchi, che Plinio giudicò que' laghetti un solo, nel
mentre che quest'ultimo scrittore nelle parole «_allorchè si alzano
per le pioggie, il che spesso accade, si riuniscono insieme, e vengono
come a formare un solo lago_» esponeva un fatto, il quale fornisce
un'argomento ad appoggio del nostro assunto. Pare, che queste sole
osservazioni rendano pur meno tenebroso quel passo di Plinio del lib.
II.º che viene comunemente letto «_Ut in Fucino lacu invectus amnis, in
Lario Addua, etc._», e che debbasi al contrario leggere con il conte
Della Torre di Rezzonico dietro diligenti osservazioni filologiche,
«_Ut in Eupilio lacu invectus Lamber, in Lario Addua, etc._» E così
non una sol volta ma due Plinio ci avrebbe detto, che il Lambro usciva
dall'_Eupili_[16].

Forse per la considerevole diversità di livello tra il lago di
_Pusiano_ e quello d'_Isella_ e d'_Annone_, e da questi al lago
di Lecco, ove ha fine l'emissario dei due ultimi, alcuni moderni
scrittori[17] sembran credere, che l'_Eupili_ fosse formato dalle
acque dei soli laghetti di _Pusiano_ e d'_Alserio_ in cui _entrasse_ ed
indi n'_uscisse_ il Lambro. Il lago di _Pusiano_, come risulta dalle
livellazioni praticate è più alto di metri 55,60 del lago di Lecco
presso Malgrate, ed è superiore di metri 35,60 a quello d'_Isella_;
onde quest'ultimo è più alto circa metri 20 del pelo del detto lago di
Lecco ambi in istato ordinario.

L'unione dei laghi di _Pusiano_ e d'_Alserio_ che hanno, come abbiamo
detto, uno stesso livello, od almeno non è più alto il secondo
che di 500 millimetri[18], accadde più volte a nostri giorni, e
ne fummo testimonj di vista; lo stesso deve essere avvenuto e per
lunghi intervalli nel corso de' secoli, in modo da farli credere un
solo, attesa anche la poca distanza che vi ha fra l'uno e l'altro.
L'Alciati disse: _Il Lambro esce dal lago, che Plinio chiama Eupili,
non traendo seco una notabile quantità di acque, se non si aumenti,
come suole di frequente accadere, per lo sciogliersi delle nevi_[19].
Se noi riferiamo questa asserzione ai soli laghi di _Pusiano_ e
d'_Alserio_ ne esce un concetto distinto, altrimenti non sappiamo
che abbia voluto dirci questo grave autore, e che abbia egli voluto
intendere pel lago _Eupili_. Bisogna adunque dire, che al tempo,
in cui scriveva fossero tra loro uniti que' due laghi, e che abbia
propriamente creduto, che da que' soli constasse l'_Eupili_. Ma questo
non avrebbe avuta un'estensione bastevole per essere posto da Plinio
fra quelli ragguardevoli della decima regione d'Italia. L'accennata
differenza di livello è certo un'obice riflessibile all'opinione, che
cerchiamo d'illustrare, ma se oltre tutto quanto fu detto sopra in
prova dell'esistenza un tempo d'una maggiore quantità di acque in que'
dintorni noi con plausibili congetture ed osservazioni, con alcuni
fatti pur anche mostreremo assolutamente, che maggior quantità di acque
eravi all'intorno di tutti quattro que' laghetti, converrà pur dire che
son d'essi gli avanzi dell'_Eupili_, e che a ragione Plinio lo pose per
la sua estensione tra i laghi più ragguardevoli. Non oseremo asserire
però, che fossero nel primo secolo dell'era volgare intieramente uniti
questi vasti serbatoj d'acque, come possono esserlo stato un tempo,
mentre con facilità si saranno abbassate nel corso de' secoli a poco a
poco le acque. Vogliamo però tener per certo, che a tutte venisse dato
il nome di _Eupili_, e che si considerassero un lago solo, trovandosi
se non altro fra le altre comunicazioni più ampia d'assai quella dei
due di _Pusiano_ e d'_Isella_ col mezzo del fiume _Pescone_.

E come una maggiore quantità di acque potesse pur esservi in que' siti,
malgrado l'emissario per la Valle Madrera nel lago di Lecco, lo vedemmo
nell'ottobre dell'anno 1801 in cui v'ebbero grandissime inondazioni.
Non solo allora si riunirono i due di _Pusiano_ e d'_Alserio_, ma poco
mancò, che quelli pure d'_Isella_ e d'_Annone_ non venissero a formarne
un solo con quello di _Pusiano_. Pressochè del tutto coperta era quella
lingua di terra, che divide i laghi d'_Isella_ e d'_Annone_ ed un vero
lago presentavano le brughiere denominate i _pascoli_ di Bosisio,
di Molteno, ec. Un'immagine allora si ebbe dell'antico _Eupili_; ed
è ovvio il riflesso, che di tanto per le lunghe e dirotte pioggie,
che v'ebbero in quell'autunno, si era alzato il lago di Lecco da
rendere difficile lo scarico delle acque di quello d'_Annone_. Ma una
straordinaria inondazione non è certo bastevole argomento per l'assunto
nostro. Comprovata l'esistenza un tempo di questa maggiore quantità di
acque, esporremo da poi, nell'investigare la causa della diminuzione
delle medesime, alcune ipotesi che sembran dar ragione come ciò fosse
malgrado questa notabile differenza di livello.

Osservando i dintorni di tutti questi laghetti nulla si presenta,
che mostri fisicamente impossibile, poter già i medesimi formar parte
del fondo di un esteso lago. Scorrendo questo suolo incontriamo bene
spesso degli avvallamenti che ci manifestano la dimora delle acque in
età anche non di molto rimote: riguardandolo poi dalle circonvicine
alture, pare a non dubitarne di vedere il letto di un esteso lago,
a cui essendo mancata l'acqua, solo tanto ne rimase da riempirne i
luoghi più profondi del letto stesso. Nè noi intendiamo qui di parlare
di quella estensione di acque, che unite al Lario tutta per avventura
coprisse quella parte dell'alta Brianza, che trovasi circoscritta dai
monti della Valassina e da una catena di colline, che si stendono
dal lato opposto quasi in giro, e che vanno ad attaccarsi ai monti
verso Como a ponente e verso Lecco a mattino, ma bensì intendiam solo
di parlare di que' bassi fondi, che non molto distano dai laghi,
ed ove ha fine il declivio di quegli amenissimi poggi e di quelle
ridenti colline. Non vi sono tra questi laghi nè valli, che essendo
necessariamente emissarj renderebbero improbabile l'esistenza di un
solo, nè colline, che li dividano. Avvi un'eminenza di mezzo tra quello
di _Pusiano_ e d'_Isella_, ma è ad osservarsi, che per un buon tratto
di terreno potevan essi tra loro comunicare; essendovi in questo, non
meno che altrove dei luoghi bassi, ed in cui bene spesso vi stagnano
delle acque, ed in ispecie per le pioggie autunnali. E non vorremo poi
dare all'_Eupili_ delle ineguaglianze nel suolo, de' scoglj, delle
sinuosità? Giova l'osservare che alcune volte meno lontana si rende
la comunicazione dei due laghi poco lungi dall'accennata eminenza,
alzandosi le acque per modo, che volendo andar da Lecco a Como fa
d'uopo prendere più alto cammino.

Al mezzodì specialmente del lago di _Pusiano_ s'incontrano estese
brughiere, le quali trovandosi al livello del lago vengono innondate,
od almeno si rendono paludose, tostochè il medesimo si alza, e l'acqua
in molti luoghi vi si ferma per qualche tempo nelle grandi pioggie,
e viene a formare una specie di lacuna. Nel 1747 è stata pronunciata
una sentenza dal Senato di Milano a favore dei signori Carpani contro
coloro, che nelle escrescenze delle acque avevano pescato ne' prati
confinanti al lago di _Pusiano_, riputandosi leso il diritto della
proprietà della pesca[20]. Noi vedemmo più di una volta formarsi come
una specie di lago anche nei così detti _Pascoli_ d'_Annone_, che sono
parte delle accennate brughiere. Il sig. Don Giuseppe Barretta primo
tra coloro, che sul finire dello scorso secolo vennero ad apprestare
utili osservazioni e notizie per questa disamina, quantunque sembri,
che abbia ignorato quanto avevano detto Plinio, il Calchi e Paolo
Giovio intorno a questi laghi, in una Memoria, che ha per titolo
_Storia e Coltivazione della brughiera paludosa di Sirone_, piccola
terra nelle vicinanze del lago di _Pusiano_, accenna il ricordarsi i
vecchi abitatori del paese, che in tempo di loro fanciullezza que'
_Pascoli_ erano soventi volte inondati dalle acque[21]. Ciò viene
pur comprovato dall'esistere nei medesimi della torba, come osservò
anche lo stesso Baretta. Circa il 1780 scoprissi una _torbiera_,
che poco dopo fu riconosciuta dal cavaliere Ermenegildo Pino per la
estensione di 950 pertiche[22], e da pochi anni altre se ne rinvennero
nei dintorni di tutti quei laghi di una estensione considerevole, e
propriamente nei limitrofi territori di _Monguzzo_, _Alserio_, ec.[23].
E come la torba si va formando ove concorrano, e vi stagnano le acque
per difetto di scolo, possiamo congetturare, che in molti altri siti
all'intorno di quei laghetti trovar se ne debba, poichè ben molti
altri luoghi di quelle vicinanze, come abbiam veduto, vengono pressochè
annualmente innondati. Persuasi, che il lago _Eupili_ fosse di maggior
estensione, si potrebbe qua e là ricercarla con fiducia, dovendosi
credere, che da secoli siasi già formato quel misto _turfivo_ che va
sempre poi aumentandosi. E qualunque esser possa l'utilità, e l'uso
tra noi della torba, non è egli sempre lodevole cosa il riconoscere sin
dove si estendono le produzioni del nostro suolo?

L'Abbate Amoretti disse esservi molti indizj, senza però accennarli,
della esistenza in quel terreno di un ampio lago; e sembra
doversi credere, che li abbia desunti da osservazioni geologiche e
geognostiche[24]. Il sig. Breislak pria credette probabile questa
estensione dell'_Eupili_, ed indi ne ha forse tali prove riscontrate,
che non dubitò di asserire, parlando de' luoghi del Milanese ove esiste
della torba «_e nel catino dell'antico EUPILI di Plinio, i residui del
quale sono i laghi di Pusiano, e d'Annone_»[25]. Non è a tacersi, come
sembra di riconoscersi delle _scogliere_ lungi non molto dalle sponde
di taluno di questi laghetti. L'esistere in tutti e quattro le stesse
specie di pesci, non sarebbe ad addursi, come un indizio dell'origine
comune.

In appoggio dell'opinione, di cui facciam discorso, si potrebbe anche
riportare quanto ne scrisse Bonaventura Castiglioni. Quest'autore
s'induce a credere col di lui fratello Giovanni Antonio, che il lago di
_Pusiano_ fosse già una lacuna[26]. Ma come si approfondì di tanto?...
Non venne egli in sostanza a dire, se non che ritiratesi le acque,
le quali all'intorno di quel lago venivano a formare quasi un'estesa
palude, rimasero determinati i confini del medesimo? Egli di certo,
scrivendo verso la metà del XVI secolo, non ha fatto se non registrare
un'oscura tradizione, che serve in certo modo al nostro scopo, e di cui
si può dare una spiegazione plausibile dietro le cose sin qui esposte.
Il bibliotecario dell'Ambrosiana Sormanni in un'operetta stampata
l'anno 1728[27], non avuto riguardo allo stato del lago a' suoi tempi,
ma appoggiato solo, bisogna credere, a tradizioni o cronache, che non
ci fu dato di poter consultare, paragonò i seni del lago di Lugano a
quelli del lago di _Pusiano_ dicendo «_empie lo spazio di venticinque
miglia oltre molti seni, che diffonde uguali al piccol lago di Pusiano
pur da geografi latini notato col nome d'Eupili_». Par dunque che vi
sia stato un tempo, in cui i laghetti attigui a quello di _Pusiano_
per maggiore quantità di acque tra loro si considerassero seni di
esso. Così altri credettero, che il laguccio di _Montorfano_, che sta
lungi poche miglia dal _piano d'Erba_, fosse l'_Eupili_ rammentato da
Plinio[28], e non mancò chi _Eupili_ disse quello di _Monguzzo_ ossia
d'_Alserio_. Con ciò se non altro manifestarono un'antica opinione,
che le acque di que' piccoli laghi fossero parte dell'_Eupili_, non
curandosi dell'estensione, che in epoche diverse può quest'ultimo
aver avuto. Vedemmo (pag. 10) che pure il Calchi enumera il lago di
_Montorfano_ in un con quello di _Pusiano_, e gli altri vicini. Noi
siamo talora ingrati verso de' nostri predecessori! Essi ci narrarono
soventi volte colla massima buona fede quanto viddero, quanto seppero,
quanto congetturarono, quanto credettero vero, e noi ignari per
avventura de' costumi, del vero valore de' segni, con cui esprimevano
le loro idee, ignari dello stato della loro coltura, dello stadio delle
scienze e delle arti, ben lungi dal trar profitto dei loro scritti
collocandosi per dir così possibilmente nella situazione, in cui eglino
si trovavano, osiamo invece bene spesso non curarli, se pur non li
tacciamo di creduli, di favolosi, d'innetti. Possiam lusingarci, che
non saranno vendicati!....

Vi sono quattro terre alle prime falde dei monti della _Valassina_
col nome di _Civate_, di _Suello_, di _Scisana_ e di _Borima_ per tal
modo ubicate, che se non poteva a queste e specialmente alle tre prime
accostarsi l'_Eupili_, doveva però essere d'assai meno lontano, e così
scorgiamo una ragione perchè siano state fondate in situazione, che
dir ben si può incomoda, lungi dalla strada che passa in vicinanza dei
laghetti e lungi dai medesimi. Pare che i primi abitatori del suolo ove
sorgono quelle terre (non atto d'altra parte per natura ad una valida
e comoda difesa) dovessero essere invitati a porre i loro casolari,
presso alle acque. Nè si direbbe, che ciò abbian fatto per evitare le
inondazioni, poichè di troppo sono elevate quelle terre dalla sponda
dei laghi. Se le acque dei due laghetti d'_Annone_ e d'_Isella_ si
alzano talora per modo, come abbiamo detto, che volendo andare da
Lecco a Como fa d'uopo prendere più alto cammino, questo innalzamento
non è già cosa riflessibile per rapporto all'altezza delle quattro
terre, che abbiamo nominate. È qui d'altronde a dirsi, che ancora
a giorni nostri scorgonsi avanzi non ignobili di un'antica strada
che attraversava per quelle terre, e che prolungandosi questi avanzi
dall'uno all'altro lato oltre il confin dei laghi, mostran ad evidenza,
come già si trascorresse più in alto lungo di essi. L'esistenza di
quel cammino rimonta di certo ad un'epoca lontana, e per avventura
serviva ad un transito ragguardevole. Nè infatti noi sapremmo con qual
fondamento si potesse rivocare in dubbio, che quegli non siano gli
avanzi della strada da Bergamo a Como, che vediamo segnata nelle tavole
_Peutingeriane_, e da Como poi a Chiavenna, e di là al passo delle alpi
retiche[29]. Molte osservazioni potrebbero ciò confermare non ancora
per quanto noi sappiamo da alcuno avvertite, se ciò troppo lungi non ci
traesse dal nostro argomento. Non meno di questa strada servir doveva
per recarsi alle alpi il lago _Eupili_, e la interpretazione di questo
nome per _passaggio alle alpi_, che alcuni, come abbiamo accennato,
ci hanno data ritenendola un greco vocabolo, potrebbe aver solo in
questo senso qualche fondamento, poichè le greche voci Εὖ Πύλη, non
possono altro significare se non _agevole porta, ingresso_, o cosa
simile. Fra gli abitati, che sorsero lungo di questo lago, uno può aver
avuto per eccellenza il nome del lago, o del transito, a cui quella
strada serviva, ed aver così dato origine a quello della terra di
_Pusiano_, che esser può facilmente una corruzione da _Eupili_ la voce
_Eupisiliano_. In alcune pergamene relative a quella terra scritte al
principio del XIV secolo si legge _de loco Puxiliano_[30]. Forse perchè
nativo di quell'abitato vediamo uno dei primi vescovi di Como col nome
di _Eupilio_[31]; e così pure dal nome di questo lago, che forse sino
da primi secoli dell'era cristiana non dicevasi soltanto _Eupili_ ha
tratto il nome quel _Pussienus_, di cui si legge nella terra di Alzate,
che è poche miglia lungi, la seguente iscrizione:

                                MINERVAE
                         L INVENTIVS PVSSIENVS
                                V S L M

E di questo stesso abitato intese forse di parlare il Corio od era
accennato nelle cronache, da cui egli trasse le confuse notizie, che ci
dà parlando de' secoli remoti, allorchè disse «_Ed in questo circuito_
(degli Insubri) _glie uno loco non ignobile da Plinio appellato
EUPOLIS: cioè civita bona la quale manda il Lambro_[32].» Ed il nome di
_Eupili_, presso gli scrittori, e quello di _Pusiano_ nell'uso comune,
sarebbe rimasto dopo la diminuzione delle acque a quello solo de'
nostri laghetti che è più esteso.

Se lungo le sponde o nel terreno frapposto fra l'uno e l'altro lago
v'esistesse abitato, che o per se stesso o per memorie si dovesse
incontrastabilmente credere eretto innanzi l'età di Plinio, le nostre
ricerche per avventura mal si sosterrebbero. Ma tutte le terre, tutti
i villagi, tutti i casolari, e le amene ville, che sorgono tanto
alla sponda che nel terreno frapposto, e che doveva essere innondato
se l'_Eupili_ era lago ragguardevole, sono di recente fondazione
rapporto all'epoca, di cui parliamo, ed anzi non potrebbonsi que' tanti
abitati in conto alcuno riputare antichi. Il suolo alquanto elevato
ov'è _Bosisio_, patria di _Parini_ e di _Appiani_, all'età di Plinio
esser poteva al più un'isoletta. Le più lontane notizie di questa
terra rimontan solo col principio del secolo XIV, e dicevasi allora
_Boxixio_[33]. È noto come nell'anno 1450 il capitano Iacopo Picinino
fece quivi impiccare con nera perfidia Luchino Palmieri che rivestiva
il sacro carattere d'inviato, amico suo e del Duca Francesco I.
Sforza[34].

È pur noto con quali bellissimi versi abbia il Parini celebrata la
patria sua.

    Oh beato terreno
      Del vago _Eupili_ mio
      Ecco alfin nel tuo seno
      M'accogli; e del natìo
      Aere mi circondi;
      E il petto avido inondi!
    Già nel polmon capace
      Urta sè stesso e scende
      Quest'etere vivace
      Che gli egri spirti accende,
      E le forze rintegra,
      E l'animo rallegra
    Però ch'austro scortese
      Quì suoi vapor non mena:
      E guarda il bel paese
      Alta di monti schiena
      Cui sormontar non vale
      Borea con rigid'ale.
      . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . .[35]

      . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . .
    Colli beati e placidi
      Che il vago _Eupili_ mio
      Cingete con dolcissimo
      Insensibil pendìo,
      Dal bel rapirmi sento,
      Che natura vi diè;
      Ed esule contento
      A voi rivolgo il piè.
    Già la quiete a gli uomini
      Sì sconosciuta, in seno
      De le vostr'ombre apprestami
      Caro albergo sereno:
      E le cure, e gli affanni
      Quindi lunge velar
      Scorgo, e gire i tiranni
      Superbi ad agitar.
      . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . .[36]

Cantò poi il cavalier Monti nel V canto inedito della _Mascheroniana_.

    I placidi cercai poggi felici
      Che con dolce pendìo cingon le liete
      Dell'_Eupili_ lagune irrigatrici
      E nel vederle mi sclamai salvete
      Piaggie dilette al ciel, che al mio Parini
      Foste cortesi di vostr'ombre quete
    E l'Appiani che ben a ragion si disse:
      L'onor secondo che all'_Eupili_ in riva
      .. nacque, e a paro col premier sen giva[37];

lasciò pure a suoi compaesani un monumento dell'arte, che lo rese
immortale dipingendo l'anno 1790 lo Sposalizio della Vergine nella
chiesa prepositurale d'Oggionno. Ma non debbono questi celeberrimi
concittadini farci ancor più deviare dall'argomento.

Alcuni credono, che ove trovansi le terre d'_Incino_ e _Villincino_
otto miglia circa da Lecco verso Como, vi fosse la città degli _Orobj_
rammentata da Plinio col nome di _Liciniforo_[38]. L'essere ivi stata
questa città escluderebbe una maggiore altezza di quelle acque, poichè
_Incino_, nel cui suolo in particolare si dice propriamente sorgesse
quelle città, è posto non molto lungi dal margine dei laghetti di
_Pusiano_ e d'_Alserio_. Nè noi osiam dire, che da quanto sino ad ora
abbiamo esposto ne emerga un argomento valevole a mostrar priva di
fondamento questa asserzione, nè per avventura basterebbe l'aggiungere,
che altri opinarono, che la città di _Liciniforo_ sorgesse altrove[39].
L'esistenza un tempo di questa città non potrebbe di certo rivocarsi
in dubbio. Ci dice Plinio, che _gli abitanti di Bergamo, di Como, di
Liciniforo, di Barra ed altri popoli all'intorno_, erano della stirpe
degli _Orobj_[40], popolo della più remota antichità, e su del quale le
ricerche dei dotti hanno solo sino ad ora stabilito che fu anteriore
agli etruschi, una de' primitivi d'Italia: ma noi ci lusinghiamo
d'avere di non poco avvalorata in altro scritto col titolo _degli Orobj
e delle loro città nell'alto milanese_, che ben tosto pubblicheremo
colle stampe, se la presente memoria ottenga per avventura qualche
suffragio dai dotti, d'avere di non poco avvalorata diciamo l'opinione,
che l'antica città degli _Orobj_ detta _Liciniforo_ esistesse nel
territorio di Lecco. Direm qui soltanto, che il credere, che fosse nel
_piano sotto Erba_ sulle sponde del laghetto d'_Alserio_ e di quello di
_Pusiano_ non d'altro ha probabilmente avuto origine se non da certa
qual consonanza di nome tra _Liciniforo_ e _Villincino_; ed i ruderi
del borgo d'_Incino_, che ivi sorgeva, distrutto dai Torriani l'anno
1285[41], possono averla fatta nascere ed averla mantenuta. Si potrebbe
anche dubitare, che questo nome siasi formato dalle voci _ville_
(vici) e _vicine_, quali vediamo esistervi; e giova l'osservare a
questo proposito, che il Corio chiama quella contrada _Vicino_[42]. In
appoggio dell'opposta opinione, che colà presso esistesse _Liciniforo_
vien citata un'iscrizione scolpita sopra una base di pietra e sulla
quale eravi anticamente collocato un vitello di bronzo. Si asserì che
questo monumento esisteva presso la chiesa parrocchiale di Castello
sopra Lecco. L'iscrizione sopranominata è la seguente:

                                IOVI O M
                             HOC SIMVLACRVM
                                 LICIF.
                                 POPVLI
                                 DICAR.

Le minute circostanze esposteci intorno a quel monumento dal Somaglia,
che prima ce ne diede contezza vorrebbero comprovarne l'esistenza nel
secolo in cui scriveva. Dice fra le altre cose, che quel vitello è
stato fuso, e servì per una delle campane di quella parrocchiale[43].

L'angolo noi riscontrammo di un basamento nel giardinetto del parroco
di Castello, in cui si legge IOVI O. M. Uno dei monti circostanti
dicesi anche oggidì _Giovo_ e questo nome potrebbe non meno far
sospettare, che abbia esistito già presso di Lecco un monumento od
anche un delubro al maggiore degli Dei de' gentili. Da quel monte
scaturiscono le acque del fiume o torrente _Caldone_, le quali ritenute
pure a giorni nostri per salubri, vennero nei scorsi secoli considerate
per minerali, adoperate da medici e celebrate[44]. Sarebbe d'altronde
malagevole cosa il voler dimostrare, che le città mediterranee degli
antichissimi popoli non fossero poste in luoghi elevati, ed _Incino_
e _Villincino_ si trovano in luogo piano e basso. L'antica Como,
altra delle città degli _Orobj_, non sorgeva già ove ora la vediamo;
ma era ubicata più all'alto[45]. A noi sembra d'aver mostrato nello
scritto sopra accennato, come non si possa più rivocare in dubbio, che
l'altra città _orobica_ denominata _Barra_ non sorgesse verso la metà
del _Montebarro_ propriamente detto, posto tra l'Adda ed il laghetto
d'_Annone_. Lecco non era poi anche in secoli d'assai meno rimoti alla
sponda del lago, ma sorgeva più sopra verso il monte, che lo sovrasta
in sito forte per natura, ove si vedono ancora a giorni nostri alcuni
avanzi di una rocca e molti ruderi vi si scoprono. In quel terreno ora
coperto dalle quercie deve correre la grande strada, che la munificenza
sovrana ha fatto intraprendere per il Tirolo.

Non ignoriamo, che all'estremità di quella lingua di terra, che
parte dal territorio di Civate propriamente detto, e forma come uno
strettissimo istmo tra i due laghi, esistono alcuni ruderi, e che una
viva tradizione, ed il nome di una casa ivi posta[46] ci inducono a
credere, che vi fosse un ponte per cui si transitasse ad _Annone_.
Gli avanzi, che ancor si vedono, non indicano rimota antichità, e la
tradizione stessa assegna d'altronde una non rimota origine a quel
ponte, volendosi costrutto al tempo del dominio dei Spagnuoli tra noi,
per facilitare non so quali passaggi di truppe per la Valtellina. Non
crediamo perciò, che possano essere questi un obice qualunque.

Se dalla tavola _Peutingeriana_ non può desumersi alcun dato favorevole
per queste indagini, neppur dalla medesima può trarsi un argomento
in contrario. È in particolare per le strade _romane_, che questa si
reputa a buon diritto un prezioso monumento d'antichità.

I nomi d'alcuni luoghi vorrebbero pur confermare l'esistenza un tempo
d'una maggiore quantità di acque in que' dintorni. In mezzo all'istmo
or ora accennato vi è un casolare chiamato _Isella_, e dal quale il
nome al lago; ed _Isella_ altro non vuol dir certo, che _piccola isola,
isolella_ ed in questo senso è adoperata una tal voce dai bergamaschi.
L'ispezion locale toglie poi ogni dubbio, che fosse già un'isola
ristretta alle piccole alture, che vi si vedono. Avvi da secoli in quel
territorio una famiglia civile detta d'_Isella_, i di cui antenati
debbon aver tratto il cognome dall'abitare in quell'isoletta. Se il
tempo non ci avesse involati pressochè gli atti tutti degli antichi
notaj di Civate, noi eravam certi di rinvenirvi per entro l'epoca di
questo cambiamento.

Una parte del terreno di Civate verso il laghetto d'_Isella_ dicesi
_lembo_, volgarmente _lembro_. Pare, che questa denominazione
null'altro voglia indicare se non l'estremità del terreno verso il lago
o la sponda del lago stesso. Ma il terreno detto _lembo_ al contrario
dista dal lago bastantemente, onde non è per essere più conveniente
sotto di tale rapporto questa parziale denominazione, e divien essa
poi convenientissima ritenendosi un tempo più alto il lago. Si è quivi
in particolare che ci sembrò di riscontrare delle _scogliere_. Un
oltremontano convinto anche dalle osservazioni in luogo, che l'istmo
d'_Isella_ che quivi ha principio, era già un'isola, si compiacque di
riconoscere nella voce lembro una ben curiosa origine. Osservò, che
_Embros_, _Imbrus_, anticamente _Embros_ è un'isola dell'Arcipelago,
e trovando in Brianza i nomi di _Orobio_, di _Eupili_ ed altre
denominazioni e voci che hanno sentor di greco, gli parve, che possa
esser stata denominata da que' greci, se non d'altri, che furono
mandati a Como da Giulio Cesare. Ci permettemmo di fargli osservare
con una frase di Madama de Stael quanto sia difficil cosa l'indovinare
dei fatti _par quelques traces confuses, par quelques mots à demi
déchirés_.

Dal lato di mezzo giorno, ove è più probabile si estendesse l'_Eupili_
al tempo di Plinio, trovasi un villaggio o piccola terra chiamata
_Peslago_. Si potrebbe dire, che questo nome è una corruzione della
voce _post lacum_, od ancor meglio si potrebbe derivarla da _piè del
lago_. Il Baretta crede, che tragga origine dalla pescagione, come
quello di _Piscina_, e di _Retule_[47], piccoli aggregati d'abitazioni
che sono situati poco lungi.

Che se vogliam poi esaminare quale fu la causa, che produsse tanta
diminuzione di acque, ed in qual tempo avvenne, e qual estensione
aver poteva l'_Eupili_ all'età di Plinio, può risultare qualche altro
argomento a conferma maggiore di quanto abbiamo sin qui cercato di
comprovare. Noi crederemo d'aver soddisfatto al nostro assunto su di
ciò, esponendo alcune poche osservazioni, e congetture; e speriamo che
qualche monumento si rinverrà col tempo atto ad illustrar pienamente
questo punto di corografia milanese; non dubitando, che le difficoltà
per determinare l'estension dell'_Eupili_, il tempo e la causa, che lo
distrusse siano per arrecare pregiudizio alle cose sin qui esposte.

Paolo Giovio, come notammo al principio di questa memoria, suppone,
che l'abbassamento di quelle acque sia accaduto o per un terremoto,
o perchè si sieno diminuite le acque defluenti nell'_Eupili_ da'
circonvicini colli e monti[48]. Dato per certo, che que' colli e
monti ora nudi, fossero già come è d'assai probabile coperti d'annosi
boschi, ed in uno dei quali, secondo il Corio[49] vi cacciò _Algisio_
o _Adelchi_ figlio di Desiderio ultimo re de' Longobardi, le scienze
fisiche ci obbligherebbero a valutare questa circostanza. Non sembra
però, che questa causa fosse da per se sola sufficiente per tanta
diminuzione di acque se osserviamo, che nessun fiume, torrente o
ruscello in que' dintorni ha deviato dall'antico corso, e tale essere
la posizione topografica, che è pur forza in que' laghi si portano le
acque tutte delle circonvicine alture. Niuna variazione calcolabile in
quest'ipotesi vi ha fatto certamente il maggior fiume, che colà scorra,
vogliamo dire il Lambro.

Degno di qualche riflesso potrebbe essere la tradizione, che
l'abbassamento delle acque abbia avuto causa da un terremoto. Ma
osservando come il Calchi che scriveva prima del Giovio non ne ha
fatto cenno, e che poteva pur esserne pervenuta più chiara notizia, non
sapremmo pure a questa attenerci.

Nè poi vale a darci una ragione sufficiente l'osservare, che la
maggior parte delle acque che entrano nei laghi come discendon queste
da montagne calcari, così nelle grandi pioggie vi conducono sempre
una quantità di sabbia, di ciottoli, di pietre e di limo o creta, che
ne aumentano le sponde; ed a ciò contribuiscono anche i canneti, che
li circondano. Volendo pur admettere, che il corso di circa diciotto
secoli fosse bastevole ad accrescere di tanto le sponde, ed a rialzare
sensibilmente il fondo, in allora le acque abbondanti dell'_Eupili_
non avrebbero lasciati liberi gli estesi piani, che sono al mezzodì del
lago di _Pusiano_. E solo per lo stato, in cui ora si trovano dietro la
catastrofe avvenuta quale pur sia, che verrà sicuramente un tempo, che
questi vasti serbatoj d'acque non esisteranno più; ed ove ora i remi
trovano de' bassi fondi sorgeranno delle case campestri, delle belle
villeggiature fors'anche; e vi saranno qua e là amenissime valli, umili
poggi, fruttiferi piani. D'altronde le osservazioni sul terreno par
che escludano totalmente l'ipotesi, che la diminuzione delle acque sia
stata solo opera delle materie condotte nei laghi da' torrentelli, da'
fiumi e dalle pluviali. Si potrebbe solo con fondamento asserire, che
la divisione dei due di _Pusiano_ e d'_Alserio_ sia stata effettuata
dalle abbondanti deposizioni di ghiaja, che suol farvi il Lambro,
donde Benedetto Giovio sul finire del XV secolo od al principio del XVI
scrisse;

    _Qualis et ipse rigans Lumber Licinia rura_
    _Eupilis et Serii reddit stagnando lacunas[50]._

Questi per più lungo tempo debbono essere rimasti uniti, ma non di
certo sino ai secoli a noi vicini.

Ma volendo pure investigarne la causa, noi crederemmo più probabile,
che per una grande pioggia ed inondazione, non potendo le acque
soprabbondanti aver libero sfogo, si sieno aperto l'emissario, che ora
vediamo al settentrione dei laghi d'_Annone_ e d'_Isella_ verso l'Adda,
e propriamente nel territorio di _Valmadrera_, ed in quel tratto di
terreno, ove alquanto il suolo si eleva, (a _Parete_ pur anche) e
poteva già formare la sponda del lago. Può aver d'assai contribuito
il torrente _Dalloro_ che in quelle vicinanze trascorre. Formatosi
questo canale, le acque saranno andate diminuendo lentamente. Difficile
è lo scarico di queste, e bene spesso si gettano sulle sponde, non
essendo stato loro possibile di formarsi un bastevole alveo, e donde i
laghetti d'_Annone_ e d'_Isella_ sogliono di frequente alzarsi. Oscure
tradizioni tra que' villici dicono, che una notte improvvisamente è
sorta l'amena isoletta, che vediamo nel lago di Pusiano vicino alla
sponda settentrionale, dell'estensione di ventiquattro pertiche; e
che non eravi un tempo il canale del lago d'_Isella_ o d'_Annone_ per
l'Adda. Il sig. Baretta nella citata Storia della brughiera paludosa di
Sirone dice «_A misura che il fiume Lambro si è aperto, ed abbassato
il canale, tutte si sono abbassate le acque a lui congiungendosi per
portarsi al mare_» e giovandosi forse delle tradizioni, che ora abbiamo
esposte prosiegue «_ma le acque del lago d'ANNONE hanno poi trovata una
più breve via versandosi per l'emissario di Malgrate nel Lario_[51]».
L'aver lasciato le acque del lago d'_Annone_ di seguir le altre dalla
parte del Lambro, suppone una catastrofe senza della quale non si
saprebbe assegnare la causa di questa variazione nel corso. Formatosi
una via per la Valmadrera o valle di Malgrate, pare che principalmente
per questa le acque abbiano dovuto diminuirsi. Che se in alcuni luoghi
l'alveo del Lambro è tale da potervi già correre una maggiore quantità
di acque, invece di dire, che questo fiume _s'è aperto ed abbassato
il canale_, il che pure asserì l'Amoretti[52], perchè non dubiteremo
(fatta astrazione dell'abbassamento comune a tutti i fiumi nel decorso
de' secoli) che una maggiore quantità di acque il Lambro scaricasse, se
l'emissario era un tempo dell'_Eupili_? Così possiam credere, e come
la geologia vorrebbe mostrare[53] l'esistenza un tempo di due laghi,
che quel fiume doveva alimentare l'uno non molto lungi da _Inverico_,
e d'_Agliate_ l'altro, luogo noto tra noi quest'ultimo per amenità, ed
ove gli antiquari godono pure di riscontrarvi gli avanzi di un tempio a
Nettuno[54].

Al cav. Amoretti sembrò pure d'essere avvenuta qualche catastrofe
alle falde de' due monti in mezzo a' quali passa l'emissario, di cui
ragioniamo, cioè il _Montebarro_ e quello di _Civate_[55]. Ma se questa
catastrofe pur avvenne, par che si debba riportare a tempi molto più
rimoti dell'età di Plinio, a que' tempi ne' quali il Lario essendo per
avventura ad un livello d'assai più alto formar poteva un ricettacolo
solo coll'_Eupili_. Rammenta pure quest'autore lo sconscendimento, che
poco lungi si vede nella piccola valle _Dalloro_, valle singolarissima
tra noi, poichè scorrendola ci sembra d'essere all'impensata
trasportati nell'Elvezia, e che viene ricordata con piacere qual nido
favorito delle canore passere solitarie e dei codirossi[56]. Questo
sconscendimento, a cui si potrebbe senza incongruenze assegnare
un'epoca meno lontana, può aver rifermata per qualche tempo una
quantità di acque, che cresciute a dismisura per dirotte pioggie,
e rotto ogni freno, precipitando al basso saranno stata causa, che
l'emissario in discorso venisse a formarsi.

Le congetture, le osservazioni del Baretta non ci abbandonano per
anco e varrebbero a confermare l'ipotesi, da noi esposta per spiegare
il modo, con cui siasi effettuato l'abbassamento delle acque. _La
figura di questa_ (brughiera) _era di un quadrilungo, a cui verso
Ovest un più piccolo quadrilungo pur incolto si univa. L'ampiezza era
di pertiche 450. Di questa brughiera la metà occidentale era poco
men che piana; ma nella metà orientale molte irregolarità v'erano,
specie d'ammassi di terra, ossia tumuli, i quali considerati insieme
avevano un'inclinazione verso il Nord_[57]. Questi ammucchiamenti di
sassi d'ogni forma e d'ogni qualità, che avevano un'inclinazione verso
il Nord, non potevano certo essere adunati, che da una considerevole
quantità di acque; ma senza l'appoggio di straordinarii sconvolgimenti,
senza rimontare ad epoche, che precedono i tempi storici come ha fatto
il Baretta, pare che le acque sole dell'_Eupili_ bastar potessero per
formarli. E questi ammucchiamenti confermerebbero sempre più non solo
l'esistenza un tempo in que' dintorni di una maggiore quantità di
acque, ma ben anche possono dinotare colla loro _inclinazione verso
il Nord_, che per l'emissario in discorso avvenne già un abbassamento
sensibile, poichè l'acqua, che si andava ritirando dalla parte di
settentrione venne a formare questa inclinazione nel terreno. La
singolar tradizione registrata da Paolo Giovio, che il pesco sia
stato trasportato dall'_Eupili_ nel Lario[58], ebbe forse origine
dall'abbassamento delle acque praticatosi nel modo da noi divisato.

Potrebbesi però opporre, che la differenza di livello tra il pelo del
lago di _Pusiano_ e l'Adda o lago di Lecco essendo di metri 55,60 ne
risulta d'assai difficile, che nella Valmadrera un tanto abbassamento
di terreno si sia praticato da togliere questa differenza; ed a
sostegno di quest'opinione potrebbesi aggiungere, che l'acqua che
scorre per la valle _Dalloro_ non può poi esser stata mai di una tale
quantità, (ammessa anche la supposizione da noi sopra esposta) da
operare una catastrofe così straordinaria; d'altra parte le induzioni,
che l'_Eupili_ facesse già parte del lago Lario vengono ad escludere
un'altura nella detta valle; e che infatti alle falde del monti di
_Civate_ e del _Montebarro_ non si vedono di leggieri le tracce per dir
così di quest'altura; e dietro a queste osservazioni doversi ritenere
più probabile, che questa comunicazione abbia esistito sempre. A noi
sembra, che la congettura di sopra esposta abbia qualche fondamento,
ma di buon grado la scambieremmo con qualsivoglia altra, che più
ragionevole si riconoscesse. Non crediamo però, che alle opposizioni
accennate non riesca possibile il far risposta. Abbiamo congetturato
con fondamento che la diminuzione delle acque siasi effettuata a poco
a poco, ed abbiam detto e provato che ne' _pascoli_ d'Annone e ne'
limitrofi vi fu già una maggiore quantità di acque. Da que' _pascoli_
o brughiere al suolo, che formava la brughiera di Sirone non vi sono
se non poche braccia di maggiore altezza in quest'ultima, come ci
notò il Baretta[59], e così le acque, poichè questi laghi erano già in
qualche modo divisi da quello di _Pusiano_, dovevano avere un'emissario
per la brughiera di Sirone nel fiumicello detto _Bevera_, che uscendo
dalla valle di Rovagnate, scorre poco lungi, e dalla _Bevera_ nel
Lambro. Di questo emissario ce ne indicò, senza avvertire a questa
circostanza, sicuri indizj lo stesso Baretta in due luoghi della di
lui _Memoria_, che di tanto ci giovò in questa disamina; e le cose da
lui osservate, non potrebbero senza temerità essere rivocate in dubbio.
«_Una valletta nel mezzo_ (della brughiera) _indizio di un antico corso
d'acqua, andava a metter capo nel fontanino_.» Questo _fontanino_,
ossia umil corrente d'acqua si scarica nella _Bevera_. Poco dopo poi
dice. «_Il fontanino in una parte del podere aveva più ampio l'alveo,
e ivi stagnando in qualche modo, le acque deponevano quanto portavano
dal colle e dal monte_[60].» Essendo adunque di poche braccia la
differenza di livello tra i pascoli d'_Annone_ al piano della brughiera
di _Sirone_, da dove le acque procedono verso la _Bevera_, viene
a rendersi più probabile l'avvenimento da noi supposto. Apertosi
l'emissario per la Valmadrera, non più hanno potuto i due laghi diggià
ad un livello più basso scaricare le loro acque dalla parte di mezzodì,
ed ebbero per il nuovo emissario un abbassamento sensibilissimo. Forse
poche altre livellazioni potrebbero cambiare la nostra ipotesi in
certezza storica, e mostrar pur potrebbero se le acque del _Pescone_,
ed altri rigagnoli si possano introdurre da questa parte nel fiumicello
_Bevera_, e di là nel Lambro, ed estrarle poi, ove si credesse meglio
a profitto dell'agricoltura. Le acque dovevano accostarsi allora più
ad Oggionno dal lato di ponente, e ciò darebbe una ragione, come il
lago d'_Annone_ o di _Sala_ denominasi anche d'Oggionno, quantunque
neppur si scorga da quel borgo, non che lo bagni; mentre la varietà dei
nomi dei laghi, e le denominazioni diciam così di dettaglio son tratte
mai sempre da quelli delle borgate o delle terre, che sorgono presso
o poco lungi dalle sponde. Il credersi soltanto ridotta entro angusti
confini la comunicazione dell'_Eupili_ col Lario nella Valmadrera
dopo l'età di Plinio, sembra incontrare altre difficoltà. Dovrebbesi
allora supporre, che il lago di Lecco fosse d'assai più alto, onde non
permettesse ad una parte delle acque dell'_Eupili_ un libero sfogo, od
almeno lo rendesse ancor più lento e difficile, il che pare non fosse
assolutamente nei primi secoli dell'era cristiana. D'altronde poste
anche in non cale le osservazioni da noi esposte e le tradizioni, che
vorrebbero venire in conferma della nostra congettura, può dirsi, che
non sarebbe sfuggita a Plinio e non avrebbe lasciato questo scrittore
di accennare l'unione dell'_Eupili_ col Lario.

Non meno difficile fia il determinare l'epoca, in cui l'abbassamento
dell'_Eupili_ avvenne. _Multis ante annis exaruit_ dice Paolo Giovio
nel trattato de' _Pesci Romani_[61]. Il di lui discendente Conte
Giambattista lo crede avvenuto prima del IV secolo all'appoggio
d'alcune parole di Cajo Sidonio Apollinare. Osserva che Sidonio, il
quale visse circa il 430 visitò le sorgenti del Lambro, e non disse
come Plinio, che questo fiume venisse dall'_Eupili_, e di cui non fe'
ne manco parola[62]. Ognun vede, che questa osservazione non è tale
da poterci accontentare. Giova però l'osservare, che l'epoca suddetta
coinciderebbe con quella indicata da Bonaventura Castiglioni per la
vicenda fisica avvenuta al lago di _Pusiano_. In ogni modo poi prese
abbaglio il compilatore della carta geografica d'Italia nel medio-evo
pubblicata dal Muratori nel Tomo X _Rer. Ital._, indicando un solo lago
dei quattro esistenti mentre nel medio-evo di certo era già avvenuto
l'abbassamento.

Lo stesso Conte Giambattista Giovio reputa poi che all'età del maggior
Plinio si estendesse l'_Eupili_ dalla villa d'Alserio fino al laghetto
d'_Annone_[63] credendolo lungo così circa sette miglia. A noi pare di
poterlo estendere alquanto più, dandogli circa nove miglia in lunghezza
e dai tre ai quattro nella maggiore larghezza. E così ne risulta un
lago degno di qualche rimarco, e tale d'essere rammentato da Plinio
fra i più ragguardevoli dell'undecima regione d'Italia. Ma è ben ciò
difficile di determinare, e tanto più se come abbiamo congetturato,
l'abbassamento abbia avuto luogo a poco a poco.

Non è pur facile l'indicare quanti laghetti subito dopo la diminuzione
delle acque sianvi rimasti, ed abbiano continuato ad esistere forse
per alcuni secoli. Paolo Giovio nella vita di Ottone Visconti dice
d'esserne rimasti cinque, nel trattato dei pesci romani tre, e nella
Descrizione del Lario non ne determina il numero. Di cinque pure il
Calchi, come vedemmo, ne accenna l'esistenza, dando due nomi diversi
a quello d'_Alserio_, dicendoli cioè di _Erba_ e di _Monguzzo_:
v'include quello di _Montorfano_, e non accenna quello d'_Isella_, o
di _Civate_ poichè forse a suoi tempi era ancora per tal modo unito
con quello d'_Annone_ che consideravasi un solo. Osserveremo poi, che
anche a giorni nostri si dà indistintamente uno o più nomi a tutti
que' laghetti tratti dalle terre che bagnano, e quelli in ispecie
d'_Annone_ e d'_Isella_ si considerano di frequente ancora un solo
e così le cose vengono a confondersi. Una tradizione popolare narra,
che nelle vicinanze del lago di _Pusiano_ vi fosse un altro laghetto,
quale improvisamente una notte si gettò in uno de' vicini. Pare, che
questa tradizione si possa apppoggiare con il nome di un luogo chiamato
_Rotta_, donde forse quello di _Garbagnate Rotta_ ad una terra poco
lungi. È d'altronde ad osservarsi, che per il corso d'alcuni secoli
una parte del lago di _Pusiano_ veniva specialmente denominato lago di
_Muggiò_, come risulta da varj documenti, e che accennato è pur anche
come un particolare lago dal cronista Moriggia[64], e così come due
consideravansi.

Par dunque, che lo stato fisico di quella contrada, le attestazioni
ed osservazioni di autorevoli autori, alcune tradizioni, i nomi
e l'ubicazione di alcuni luoghi e terre e le incongruenze, che
s'incontrerebbero nelle contrarie ipotesi, vogliano persuaderci, che i
laghetti d'_Alserio_, di _Pusiano_, d'_Isella_ e d'_Annone_ altro non
siano, che gli avanzi di un lago che aveva un'estensione considerevole,
venuto meno circa il V. secolo dell'era volgare per essersi aperte
probabilmente le acque un emissario per la valle di Malgrate, lasciando
da quattro o cinque piccoli laghi nei luoghi più profondi del letto.


_Ci sia permesso d'aggiungere diverse altre notizie intorno a questi
laghetti dell'alto milanese._

Il più antico possessore, che si conosca del diritto della pesca
in que' laghi si è l'Arcivescovato di Milano. Nella scomunica, che
nell'anno 1312 lanciò l'Arcivescovo Cassone Torriani contro di Matteo
Visconti, i figli dello stesso, i Consoli ed il Consiglio generale
della città di Milano si legge: _Tu Mathae, rem universam Angleriensem,
Leucensem, Bellanensem, Vallassinensem, Castanensem,... quæ arces et
loca sunt antiquitus Ecclesiastici nostri juris, tenes. Eidem tibi
decumæ nostræ lisantinæ, reditus nostri Varisienses, portoria nostra
Mercuriolana nostræ_ PISCATIONES AD PUSIANUM EXIGANTUR. (Ripamonti,
_Hist. Eccl. Med._, lib. VIII, pag. 493.) Non trovandosi però accennate
le pesche di _Pusiano_ nella Bolla del Pontefice Alessandro III. data
nell'anno 1162, in cui si enumerano distintamente le proprietà tutte
dell'Arcivescovato di Milano, si potrebbe dubitare che questo diritto
non fosse antichissimo al tempo dell'Arcivescovo Cassone se però
non era compreso nei possessi della _Valassina_ che poco dista. (V.
Sormani, _de Anathemate Sancti Ambrosii contra Gallos_, pagina 232.)
Sembra poi che in que' secoli la proprietà della pesca negli altri
laghetti vicini a quello di _Pusiano_ appartenesse ripartitamente alle
_Comunità_, che li circondano, se vogliam riflettere che non rimane
alcuna memoria ne' scrittori patrii, per quanto almeno noi sappiamo,
d'alcun privato possesso in epoche lontane: che le _Comunità_ od
almeno le _Vicinie_ godevano di non pochi diritti divenuti poscia
proprietà dello stato; che le _Comunità di Malgrate_, di _Lecco_,
di _Mandello_ e di _Brivio_, che sono poco lungi, fruivano anche in
epoche meno lontane di questa proprietà, e qualche diritto crediam
noi conservano queste ancora. In progresso ebbero il diritto della
pesca in que' laghi per più o minor tempo, in una maggiore o minor
parte di esso la Collegiata di S. Giovanni Battista di Monza, i
Monaci di Civate, le famiglie Paravicini e Carpani, che ne' dintorni
ebbero già chiara sede; ed indi i Bentivoglio, Rosales, Cella, Molo,
d'Adda ed il Principe di Leuchtenbergh, non che altri. I _Carpani_
sin dall'anno 1483 presero a livello dall'Arcivescovo di Mil. Nardini
il lago di _Pusiano_ pagando l'annuo canone di L. 320 e libbre cento
pesce. Sotto il Pontificato di S. Carlo Borromeo la mensa arcivescovile
alienò quella proprietà, essendosi cioè affrancati i sigg. Carpani del
livello, mediante lo sborso di scudi 7000. Poco dopo l'arcivescovato
acquistò quella porzione di lago che era di proprietà della Collegiata
di Monza, e che in progresso divenne pure dei sigg. Carpani. (V.
Frisi, _Memorie della chiesa di Monza. — Gridario del Duca di
Sermoneta. — Documenti presso di noi_.) Alla metà circa dello scorso
secolo, la famiglia _Molo_ diede principio al grandioso palazzo, che
vediamo in _Pusiano_, e che servì più volte alla dimora di Principi
e d'individui ragguardevolissimi. Abellì pure la vicina isoletta
che ha la superficie, come abbiamo detto, di 24 pertiche compreso il
lembo, che ben di frequente è innondato. — Nel 1782 il Governo diede
a livello con condizioni saviissime una parte de' fondi uliginosi, che
sono all'intorno di que' laghetti onde fosse ridotta ad utile coltura;
(_Istromento_ 15 novembre 1782 _in rogito Lonati_.) Il vantaggio, che
ne provenne può vedersi nella più volte citata _Storia e Coltivazione
della brughiera paludosa di Sirone_. Circa quest'epoca i Monaci di
Civate tentaron pure, e non infruttuosamente di rendere più proficue
alcune delle paludi di loro proprietà presso il lago d'_Annone_, ma
le loro fatiche furono in seguito non curate. Spiacevole cosa, che
l'annichilamento di tutti gli ordini religiosi tra noi, abbia pur
prodotta la dispersione degli archivi preziosi, che presso molti di
questi ordini si conservavano, provocando anche in ciò la colpa, che
gli autori vollero definire _retentio rei suæ invicem furis_. Prezioso
quant'altri mai per antichissime carte era l'archivio de' Monaci di
Civate, e dai frantumi, che noi conserviamo di due codici di esso col
titolo _Memorabilia_ l'uno, _Liber guasonorum de Sara_ l'altro (libro
dei luoghi fangosi in Sala) possiamo dedurre d'essere già quelle paludi
più estese, ed anzi nel territorio di quella terra posta sulla sponda
orientale del lago d'_Annone_ sono quasi del tutto scomparse. Pare,
che da quelle carte e codici ben molte notizie si avessero a dedurre
sui laghetti, di cui parliamo. Qualche privato tentò pure in questi
ultimi anni di rendere fertili piccole porzioni delle paludi, che
stanno alle sponde del lago sotto Civate; ma il mezzo sicuro di tutte
renderle proficue, ossia di asciugarle sarebbe quello di abbassare
qua e là l'emissario del lago d'_Annone_, che è largo poche braccia,
e lungo 3200 metri circa. Se non può forse ottenersi l'asciugamento
totale dei tanti luoghi paludosi che sono alle sponde dei laghi, e se
abbassandosi il pelo d'acqua, mentre si disseccano delle paludi, si
abbia dubbio per verità, che se ne scoprano delle altre ora coperte
dalle acque, di certo almeno un numero rilevante di pertiche di terreno
diverrebbero fruttifere, che ora altro non producono se non poca paglia
e delle canne, e si eviterebbero le inondazioni, che l'aria in qualche
luogo rendono meno pura ne' caldi estivi. Questo lavoro avrebbe un
sicuro risultato, e l'ispezione locale ne mostra la facilità. — Nel
secolo decimo quinto si fecero delle livellazioni per veder se potevasi
da questa parte condurre a Milano un canale; ma l'opera si riconobbe
allora impossibile. Dall'analoga relazione, che ci ha dato il Pagano
nel raro di lui libro intorno al Naviglio, sembra potersi dedurre, che
questi laghetti fossero allora più alti. S. A. R. l'Arciduca Ferdinando
Governatore dello Stato di Milano fece praticare alcune livellazioni,
che sembrò avessero per iscopo il progetto dell'unione del lago di
_Pusiano_ a quello d'_Annone_. Convien dire, che queste livellazioni od
altre cause abbiano mostrato impossibile il mandare ad effetto i vasti
divisamenti, che questo principe nutriva per opere architettoniche, o
giovevoli all'agricoltura ed al commercio. Nel 1793 il signor Diotti
formò un progetto per trarre a profitto dell'agricoltura parte delle
acque del lago di _Pusiano_, ma gravi opposizioni si posero in campo,
ed in linea d'arte, e per la difficoltà di conciliar l'interesse degli
utenti del Lambro, ed i diritti del proprietario della pesca del lago.
Per l'esecuzione però di questo progetto non è per anco abbandonato il
pensiero. Negli anni 1810 e 1811 il Governo fece eseguire varie opere,
fece praticare un nuovo emissario del lago di _Pusiano_, all'oggetto
di estrarre una maggiore quantità di acqua per il reale parco di
Monza, ma forse il risultamento di quelle opere non è corrispondente
all'ingente somma che ci si spese. Altri in seguito si affaticarono,
onde rinvenire il modo di rendere ancor più utili quelle acque; ed
in tanto lume delle scienze fisiche è a lusingarsi, che vedrem fra
non molto eseguiti utili progetti. Il sig. Giuseppe Bruschetti nella
citata _Istoria dei progetti, e delle opere per la navigazione interna
del milanese_ dice a questo proposito quanto segue «A compiere con
vantaggio la rete di navigazione del milanese potrebbe fra le altre
opere aprirsi anche un canale da Malgrate al lago di Civate o d'Oggiono
abbassando questo lago e facendo cambiar corso allo scaricatore del
medesimo. Da questo lago poi attraversando un'altura e dirigendosi
verso Molteno si troverebbe un colatore detto la _Bevera_ che scarica
le acque nel fiume Lambro, il quale attraversa tutta la Brianza e si
dirige a Monza. Continuando la navigazione in questo canale si avrebbe
la comunicazione col naviglio Martesana poco prima di Crescenzago,
ove il detto fiume Lambro entra e sorte dal naviglio medesimo» (pag.
253) — Fu nelle acque di _Pusiano_, che nel novembre dell'anno 1816
il meccanico sig. Locatelli fece il primo esperimento del naviglio
inaufragabile; e le sponde e le alture, che le circondano erano
piene di spettatori recativisi anche da lungi non poco, il che formò
un quadro singolarissimo. — Negl'inverni 1821 e 1823 morì nel lago
d'_Isella_ una quantità considerabilissima di pesci, nè si saprebbe
assegnare una ragion sufficiente. Ne vale l'attribuirlo al rigor della
stagione, ed alla poca profondità del lago, gelando questi duramente
come quello pure d'_Annone_ pressochè in ogni inverno. Meriterebbe
forse le indagini del naturalista il credersi da alcuni che abbia
a ciò dato causa un'abbondante estrazione di tufo, che si effettuò
negli scorsi anni in una cava posta poco lungi di questo laghetto, e
per modo che vennero ad entrare nel lago delle acque lorde, zeppe da
minime particelle del tufo stesso, che si distaccano nell'estrarlo.
Per gelare quello di _Pusiano_ richiedesi però un freddo più intenso,
diremmo straordinario. Osandosi di transitarli in quello stato pur
anche con carri da coraggiosi briantei, ne avvennero luttuose vicende,
che mostrano la necessità di un severo divieto. Tutti questi laghi
sono ben di poco profondo, meno alcuni luoghi. L'altezza ordinaria dei
due d'_Annone_ e d'_Isella_ è di circa braccia 18 e poco più sono alti
quelli di _Pusiano_ e di _Alserio_. Quello di _Pusiano_ in un luogo
vicino all'isoletta ha tale profondità, che dicesi volgarmente non
trovarsi fondo; e presso di _Bosisio_ ad un sito denominato _Padufè_
è alto forse più di 50 braccia milanesi. Nel mezzo quello d'_Alserio_
oltrepassa talvolta le trenta braccia. I due luoghi più profondi del
lago d'_Annone_ lo sono di 25 braccia, e diconsi il _Pompo_ ed il
_Peloso_. Questo lago deve avere molte sorgenti sotterranee. _Pendocca_
e _Pescone_ diconsi i due punti più alti di quello d'_Isella_ cioè di
22 braccia. Il chiarissimo sig. ingegnere Carlo Parea ci ha data la
elevazione di questi laghi sul pelo basso del mare Adriatico. Da queste
livellazioni risulta, che il laghetto d'_Annone_ è alto metri 225,698,
quello di Pusiano 259,198, quello d'Alserio 259,698. (_Bruschetti opera
citata_, pag. 261.). — In tutti quei quattro laghi, ma ancor più in
quello d'_Isella_, abbonda a preferenza d'ogni altro il pesco (_perca
fluviatilis_,) ed è d'assai buona qualità. Così era pure ne' secoli
trascorsi, poichè il Porcacchi parlando di questi laghi dice «_et tutti
son notabili per la presa di grossi pesci persici_» (_Nobiltà di Como_,
pag. 136) e prima di lui Paolo Giovio «_omnes percarum præpinguium
captura notabiles_» (_Descriptio Larii lacus_, pag. 52.) Vi si trova
poi de' pesci di qualche pregio, un numero sufficiente di anguille
(_murena anguilla_,) se eccettuiamo però quello d'_Alserio_, in cui
non amano troppo di propagarvisi, probabilmente per le tante serpi,
che vi sono ne' canneti, che circondano in particolare la depressa
sponda settentrionale: vi sono delle tenche (_ciprinus tinca_) e dei
lucci (_esox lucius_) ma però in quello d'_Isella_, questi due ultimi
si trovano in assai scarso numero. Fra i pesci di poco o nessun pregio
si enumerano i cavezzali (_ciprinus capeto_,) i carpani (_ciprinus
carpio_,) i barbi (_ciprinus barbus_) un tempo già più abbondanti, le
arborelle (_ciprinus albor_) le scardorelle (_ciprinus brama_) e le
così dette _troje_, ec. Nelle antiche scritture si trova accennato
come esistente nel lago di _Pusiano_ un pesce detto _Canedini_, che
non sapremmo dire qual fosse. Forse così denominavasi nel secolo
decimo quarto il _cavezzale_, che dicesi anche in buon italiano
_cavedano_, e volgarmente in Brianza _cavèden_. — I Governi in varie
epoche emanarono utili disposizioni, e perchè prosperar potesse la
pescagione in questi laghi, ed a difesa di chi v'ebbe la proprietà
della pesca (V. _Gridario di Don Diego Phelippes de Guzman sotto l'anno
1640_, ec., ec. _Compendio delle Gride ed Ordini della città di Milano
dell'anno 1601_, ec., ec.). Il Duca di Milano Francesco Primo Sforza
sotto il giorno 2 Marzo 1463 scriveva al Vicario del monte di Brianza
«_Dilecte mi — per la introclusa supplicatione intenderay la querella
fa labbate de sancto Petro de chiua de la usurpatione se li fa de
quello laco Volemo che te informi bene de la cosa e trovando così esse
come expone prouedi superinde per modo che quelli danono non siano
admisi ala possessione de dicto laco se non per la parte hano possuto
legittimamente comprare, e non de altra che spetta ad esso abbate._»
(_Dall'Archivio Governativo di S. Fedele in Milano._) Innosservate
sempre le disposizioni a tutela della pescagione e vive sempre delle
contestazioni sulla proprietà di qualche parte, d'assai si diminuirono
i prodotti di questi laghi. Negli anni, che decorsero dal 1514 al
1527 le terre limitrofe ai nostri laghetti dovettero somministrare
ciascun anno alla città di Milano, riunendo le parziali quote in uno,
libbre 860 pesce (_Sommario degli Ordini pertinenti agli Ufficiali
della Comunità di Milano, pag. 66._) — Nelle alture, che circondano
questi laghi, nelle antiche sponde a mattino ed a mezzodì diressimo
propriamente dell'_Eupili_, prosperava diggià l'olivo, e dava un frutto
considerevole, ma ora vi è trascurato per non corrisponder più, quale
ne sia la causa, le cure che richiede al prodotto sempre tenue. — Lungo
i monti, che sovrastano al Nord i laghetti, più d'uno vi ha osservate
delle petrificazioni. Il Baretta (memoria citata) disse, che il _Monte
di S. Fermo è composto d'ammoniti, alle quali, qualche rara venere è
pur frammista_. L'Amoretti (_opera citata_ pag. 300.) dice «_Il sasso
di questi contorni è calcare, sovente rossigno, in alcuni si trovano
non infrequenti degli ammoniti, de' nautili ed alcune veneri._» Ed il
sig. Breislak nella _Descrizione geologica_ di cui ci giovammo, pag.
52, riconobbe pure _la presenza de' corpi organici marini sopra i monti
del piano di Erba_. Noi conserviamo degli _ammoniti_, che rinvenimmo
l'anno 1802 nel monte detto di _Suello_ sopra il lago di _Pusiano_ ad
un'altezza considerabilissima.


  FINE.



   [Illustrazione: Carta geografica]



NOTE:


[1] Hist. nat., lib. III, cap. XXIII.

[2] V. _Viaggio pittorico nei monti di Brianza corredato di alcuni
cenni storico-statistici diviso in 24 vedute_.

[3] _V. il detto Viaggio pittorico._

[4] V. Giovio: _Como_ e il _Lario_, pag. 231. — _Le lettere lariane_
del medesimo, pag. 146. — Amoretti _viaggio ai tre laghi_, edizione
quinta, pag. 240, ed altri.

[5] _Georgicon, lib. II, v. 159._

[6] Amoretti, _Opera citata_.

[7] V. _Elementi di geologia, tom. II., pag. 70. — Descrizione
geologica della provincia di Milano, pag. 198_.

[8] Liber III, cap. XXIII, Hist. nat. = _In hac regione et XI lacus
incliti sunt, amnesque eorum partus aut alumni: si modo acceptos
reddunt, ut Adduam Larius, Ticinum Verbanus, Mincium Benacus, Ollium
Sebinus, Lambrum Eupilis, omnes incolas Padi._

[9] Historiæ Patriæ, lib. X, pag. 203. = _Horum radicibus complures
iidemque piscosi lacusculi ex proximis oppidis nomina sortiti
Montorfani, Herbæ, Mongutis, Pusiani, Annoni adiacent unicum Plinius
judicavit, Eupilum vocat qui Lambrum amnem emittat. Forte cum imbribus
augentur, ut sæpe faciunt, in unum conjunguntur, et nascenti ex
montibus fluvio mixti ortum praestare videntur._

[10] _Thesaurus antiq. et histor. Italiæ_, tom. III, pars prima, pag.
266.

[11] _Descriptio lacus Larii._ Avenione. 1776, pag. 52 — _De Piscibus
Romanis_, num. XXIV.

[12] _Italia antiqua_, cap. XXXVI, pag. 410.

[13] V. Muratori _Rerum Ital._, tom. IX, pag. 1, nota 7. — Alciati
_Rerum patriæ_, lib. II, pag. 76 — Parini nelle odi intitolate _La Vita
rustica — La Salubrità dell'aria_ — Monti, _Versi estratti dal quinto
canto inedito della Mascheroniana_.

[14] Giulini _Memorie della città e campagna di Milano_, tom. IX,
carta corografica, ed alla pag. 144. — Arduino al citato libro III
di Plinio. — Leandro Alberti _Descrizione d'Italia_, pag. 409. — I
lessici geografici. — Guid. Ferrari _op. volumen_ IV, pag. 275. — Bossi
_Istoria d'Italia_, tom. I., pag. 65, ec., ec.

[15] V. il Giulini luogo citato. — Benedetto Giovio _Istoria di Como_,
pag. 20. — Gaudenzio Merula _De Gallorum Cisalpinorum antiquitate, ac
origine_, pag. 17.

[16] V. _Disquisitiones Plinianæ_, lib. IX, pag. 10.

[17] Rezzonico luogo citato, pag. 63. — Frisi _Memorie della chiesa
Monzese_, dissert. I. pag. 2. — Tamassia _Quadro economico dei cantoni
di Bellano ed Asso_, pag. 29.

[18] V. Bruschetti _Storia dei progetti e delle opere per la
navigazione interna del milanese_, pag. 261.

[19] Luogo citato. Ecco le sue parole. _Lamber in Mediolanensi agro
fluvius ab lacu, quem Plinius Eupolim apellat, oritur non sane magnam
aquarum molem, traens, nisi pluviis liquescentibus nivibus, quod
frequentissime accidit, augeatur._

[20] Atti nell'Archivio del Senato.

[21] V. _Atti della Società Patriotica di Milano_, tomo III, pag. LI.

[22] V. _Della maniera di preparare la torba, e di usarla_, ec., pag.
5. Milano 1785.

[23] V. Amoretti: _Della Torba e della Lignite._ Milano 1810, pag. 46.

[24] _Viaggio ai tre laghi_, pag. 301, edizione quinta.

[25] _Descrizione geologica della provincia di Milano_, pag. 148.

[26] _Gallorum Insubrum antiquæ sedes_, pag. 39.

[27] _Topografia della Pieve d'Arcisate_, pag. 23.

[28] V. Ballerini _Compendio delle cronache della città di Como_,
pag. 318. — _Histoire naturelle de Pline traduite en françois, par_
Poinsinet de Sivry.

[29] _Tav. II._ V. Atlante _Dell'Ortelio_, edizione di Anversa del
1622, pag. XLIII.

[30] Si conservano nell'I. R. Archivio Diplomatico in Milano.

[31] V. Porcacchi, _Nobiltà di Como_, pag. 22.

[32] _Istoria patria_, parte prima.

[33] V. Frisi, _Memorie storiche di Monza_, tom. II., pag. 163.

[34] Simonetta, _Sforziade_, lib. XX, pag. 310. — Corio, _Istoria di
Milano_, parte V.

[35] Ode intitolata, _La salubrità dell'aria_.

[36] Ode intitolata, _La vita rustica_.

[37] _In morte del esimio pittore cavaliere Andrea Appiani, Canzone di
G. Prayer._

[38] V. Micali, _L'Italia avanti i Romani_, parte prima, capo IX. —
Carli, _Lettere americane, ec., ec._

[39] V. Somaglia, _Nuova descrizione dello stato di Milano_, pag. 32.
— _Tab. chorographica medii ævi_, Muratori _Rer. Ital._, tom. X, pag.
132. — Quadrio, _Dissertazione intorno alla Valtellina_, tomo I., pag.
32.

[40] Hist. nat., lib. III, cap. XVII.

[41] V. Giulini _Memorie della città e campagna di Milano_, tom. III,
pag. 370.

[42] _Istoria di Milano_, parte prima.

[43] Luogo or ora citato.

[44] V. Roncali, _Dissertatio physico-chimico-medica, de aquis
mineralibus Coldoni ad oppidum Leuci_.

[45] V. Iovius, _Histor. Novocom._, lib. I, pag. 33. — Sigonius, _de
reg. Italiæ_, lib. II, cap. I., ed altri molti.

[46] Volgarmente detta, _Casa del ponte_.

[47] Memoria citata, pag. LVI.

[48] Luoghi citati.

[49] Opera citata, parte I.

[50] V. Rezzonico, _Disquisitiones Plinianæ_, lib. IX, pag. 43.

[51] pag. LVI.

[52] Opera citata, cap. XXV, pag. 68.

[53] V. Breislak. _Descrizione geologica della provincia di Milano_,
pag. 90 e 97.

[54] V. Allegranza, _De sepulcris christianis_, pag. 23. — Amoretti,
_opera citata_, pag. 292.

[55] Luogo citato.

[56] Questa valle offerse pure il soggetto di una _veduta_ nel citato
_Viaggio pittorico_.

[57] pag. LIV.

[58] _De piscibus romanis_, cap. XXIV.

[59] pag. LVI.

[60] pag. LIV e LVII.

[61] Luogo citato.

[62] V. La pag. 237 del _Como e il Lario_. — Ecco le parole di Sidonio.
«_Uluosum Lambrum, cœrulum Adduam, velocem Athesim, pigrum Mincium, qui
ligusticis, euganeisque montibus oriebantur, paulum per ostia adversa
subuectus, in suis etiam gurgutibus inspexi: quorum ripæ etc._», lib.
prim., lit. V.

[63] Opera citata, pag. 240.

[64] _La Nobiltà di Milano_, pag. 548.



Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
senza annotazione minimi errori tipografici.





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