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Title: Dell'antico stato del lago di Pusiano nell'alto Milanese Author: Redaelli, Carlo Language: Italian As this book started as an ASCII text book there are no pictures available. *** Start of this LibraryBlog Digital Book "Dell'antico stato del lago di Pusiano nell'alto Milanese" *** DELL'ANTICO STATO DEL LAGO DI PUSIANO NELL'ALTO MILANESE. MEMORIA DI CARLO REDAELLI. MILANO Coi TIPI di GIO. GIUS. DESTEFANIS. 1824. _Non crederò già che queste sollecitudini piacciano a que' solamente cui... sembra l'erudizione profittevole, ma sì ancora a que' molti che professano di cercar l'utilità, e con questo vocabolo null'altro intendono che il guadagno._ PALCANI — _Prose Italiane._ DELL'ANTICO STATO DEL LAGO DI PUSIANO NELL'ALTO MILANESE. Pochi fra gli scrittori, che s'occuparono della storia antica del milanese ebbero cura d'investigarne la corografia parlando anzi di questa bene spesso solo per incidenza o con brevi parole, se eccettuiamo il Giulini ed il P. Ferrari; e quanto pur dissero alcuni, devesi forse prendere in nuovo esame. Altri neppur sospettarono, che l'antico stato del suolo milanese offrir dovesse argomento alle loro indagini, e che per ovviare errori od oscurità andar unite dovessero alle istoriche ricerche le topografiche e corografiche. Par dunque che molto rimanga a farsi in tale argomento, e nella lusinga noi d'apportarvi qualche debol lume, abbiam preso ad esaminare per la disparità delle opinioni, se il lago di _Pusiano_ nell'alto milanese sia propriamente il lago _Eupili_ rammentato da Plinio fra quelli della decima regione d'Italia, secondo la divisione fattane da Augusto[1], o se un avanzo dell'_Eupili_ sieno e quello stesso di _Pusiano_ e gli altri tre limitrofi chiamati comunemente d'_Alserio_, d'_Isella_ e d'_Annone_. Nè vogliasi dire troppo tenue argomento il cercar d'illustrare poche linee del naturalista romano che alle cose patrie si riferiscono, rese oscure ed intricate dal corso de' secoli per mezzo dei quali il di lui libro passò glorioso. I laghetti di _Pusiano_, d'_Annone_, d'_Isella_, e d'_Alserio_ sono alla distanza di 24 miglia circa al settentrione di Milano lungo le falde dei monti della Valassina, che sono emanazioni delle alpi Rezie. Per l'amenità de' loro dintorni e per la salubrità dell'aria, che vi si gode, non che per essere nati sulle loro sponde il Parini e l'Appiani son dessi conosciuti e giustamente celebrati. Quello di _Pusiano_ è il più considerevole, di forma pressochè ovale, si estende per circa quattro miglia da _Pusiano_ a _Ponte Nuovo_. I conjugi Federico e Carolina _Lose_ hanno recentemente offerto al pubblico due belle _vedute_ di questo lago[2]. L'altro detto _Serio_ o d'_Alserio_ ed anche di _Conservio_ dal piccolo luogo di questo nome, che è sulle sponde, si estende circa due miglia e mezzo. Questi due sono ad uno stesso livello, e potrebbe dirsi, che entrambi hanno l'emissario nel fiume Lambro, che scorre lì presso. Un altro emissario ha pure il lago di _Pusiano_ in quello d'_Isella_ denominato il _Pescone_. Il lago d'_Annone_, che dicesi anche di _Oggionno_ e di _Sala_, di forma ovale allungata, ha l'estensione di miglia tre circa milanesi dal ponte di _S. Nazaro_ al luogo di Bagnuolo. Amenissime sono in particolare le _sponde_ di lui, e di questo pure i conjugi _Lose_ ci hanno data una _veduta_[3]. D'assai minore ampiezza è quello d'_Isella_ o di _Civate_. Di figura quasi circolare, conta nella maggiore larghezza un miglio e mezzo, cioè da _Civate_ al fiume _Pescone_. Una lingua di terra partendo dal lembo di quel paese va allargandosi fra le acque, e presenta una penisola ricca di vigneti, di gelsi e di seminati, la quale è abitata da contadini e da pescatori. Le acque così divise formano due laghi da piccolo stretto congiunti, e questi alquanto più basso degli altri hanno l'emissario quasi a ritroso per la valle di _Malgrate_ nel lago di _Lecco_. Vi sono metri 2300 tra il lago di _Pusiano_ e quello d'_Isella_. La carta, che abbiamo unita soccorrerà meglio il lettore, che non ha peculiare cognizione di que' laghetti, e che vuol seguirci nell'esame di questo punto di corografia milanese. Non cade già dubbio che l'_Eupili_ ricordato da Plinio non fosse posto nella regione in cui si trova il lago di _Pusiano_, ma nasce questione intorno all'estensione dell'_Eupili_, da che in modo oscuro e contraddicente ne hanno parlato gli scrittori de' secoli a noi vicini. Alcuni credono, che il _Lario_ non avesse già emissario presso il borgo di Lecco, od almeno che l'avesse così in alto, che altro pur vi fosse verso Como, supponendosi presso Lecco unite tra loro le montagne laterali al lago, e che le acque del _Lario_ comunicassero con quelle dell'_Eupili_. Si pretese pur anche di determinare il luogo, ove i monti fossero tra loro congiunti[4]. Che se per avventura si credesse prezzo dell'opera l'entrar di proposito in questa disamina; e risultasse fondata quell'opinione, sarebbe tolto ogni dubbio sull'antica unione de' nostri laghetti. Doveva allora l'_Eupili_ occupare una grande estensione, ed il verso di Virgilio: _Anne lacus tantos? te lari maxime..._[5] non avrebbe più bisogno di alcun comento, potendo essere il _Lario_ più esteso d'ogni altro lago d'Italia. Le disparità degli antichi scrittori sull'estensione di questo lago potrebbonsi forse allora conciliare, e si potrebbe dar forse una sufficiente spiegazione di alcune vetuste asserzioni intorno ad esso, ed ai pesci che vi si trovavano, che tengono del favoloso. Una spiegazione pur avressimo del trovarsi presso Villa Albese nel Piano d'Erba una selva sotterranea, che dir vorrebbesi _Lignite_[6]. A cagione dell'oscurità, in cui è involta una ricerca sopra di un avvenimento, che può aver preceduto i tempi storici, il gran libro della natura può solo per avventura esserci guida. Sarebbe quindi da bramarsi, che taluno con ampio corredo di mezzi l'intraprendesse, come atta a fornire utili risultamenti. Sembra, che il chiarissimo geologo _Breislak_ abbia voluto farci sentire le difficoltà di questa disamina nell'istante in cui vi ha pur messo qualche lume[7]. La scienza, che egli coltiva con tanto ardore, domanda da lui nuove fatiche su di ciò, le quali certamente saranno utilissime, e serviranno a diradare alcun poco quel velo che nissuno forse saprebbe intieramente levare. Ma che che ne fosse un tempo di questa maggiore estensione ed altezza del _Lario_ noi esaminiam solo, che fosse l'_Eupili_ nel primo secolo dell'era volgare, in cui Plinio lo dinotò come un lago distinto da quello di Como colle seguenti parole. «Anche in questa decima regione, ritrovansi ragguardevolissimi laghi e fiumi, che sono come loro parti od alunni; se pure non li ricevono d'altronde per restituirli di nuovo al loro corso, siccome fa il lago di Como del fiume Adda, il lago maggiore del Ticino, del Mincio quello di Garda, dell'Oglio quello d'Iseo e del Lambro il lago _Eupili_; i quali fiumi tutti recano delle acque loro tributo al Pò[8].» Lo storico Tristano Calchi parlando de' nostri laghetti sentì forse prima d'ogni altro il dubbio, che forma l'oggetto di questo scritto, non trovando che le parole di Plinio corrispondessero allo stato fisico del luogo. «Al piede di questi monti (della _Vallassina_) giaciono, dice, varj laghetti abbondevoli di pesci, chiamati dal nome delle prossime castella di _Montorfano_, di _Erba_, di _Monguzzo_, di _Pusiano_, e d'_Annone_. Plinio riputolli un lago solo, che denominò _Eupili_, da cui il Lambro riceve le acque. Allorchè le pioggie li rialzano, il che spesso accade, si riuniscono insieme, e vengono come a formare un solo lago; e così mescolati fra loro sembra che diano origine al fiume, il quale però nasce nei soprastanti monti[9].» Dopo del Calchi Paolo Giovio nella vita di Ottone Visconti rammentò una tradizione, che vuol essere esposta. «Asseriscono alcuni, che l'_Eupili_ per un violento terremoto si sprofondasse, e che nei siti più bassi del suo letto ineguale lasciasse cinque piccoli laghi dei quali escono le acque del fiume Lambro[10].» Questo scrittore mostra poi di non averci senza disamina tramandata una tale tradizione, da che quasi lo stesso replicò in altre due opere scritte in tempi diversi, ed in una delle quali come vedremo, cerca anche di assegnare altra cagione della diminuzione delle acque[11]. Convennero nel dire del Giovio vari scrittori, tra quali il Cluverio[12]; ma in progresso alcuni nominando l'_Eupili_ lasciarono inforse se per esso intendessero il solo lago di Pusiano, oppure tutti quattro que' laghetti[13]; altri parlarono in modo, che non sembrò il loro dire degno per avventura di alcuna riflessione per le incongruenze, come accenneremo, che sembravano venirne; da quasi tutti però fu creduto, che l'_Eupili_ rammentato da Plinio fosse il lago di _Pusiano_[14]. Si riputò altresì, che il nome di _Pusiano_ fosse una derivazione da _Eupili_, quasi dir si volesse _Pusilliano_, _Eupisiliano_, e questa voce che si ritenne d'origine greca, venne spiegata per passaggio alle alpi[15]. Così contrarj divisamenti vorrebbero se non altro farci sospettare una catastrofe fisica in quella regione. Soltanto sul fluire dello scorso secolo se non vennero alcuni a stabilire, che debbasi propriamente intendere pel lago _Eupili_, si praticarono ciò nulla di meno indagini utili a questa disamina. Vediamo se colla scorta ben anche di tali osservazioni si potesse credere, che al tempo di Plinio tanta quantità di acque vi fosse nei luoghi de' quali parliamo da stimare che quei quattro laghetti fossero un vasto ed unico lago. Primieramente ci pare, che Plinio non avrebbe fatta menzione del lago _Eupili_ parlando degli esistenti nella decima regione d'Italia, secondo la divisione di Cesare Augusto, se stato questo non fosse fra i più ragguardevoli, poichè questi soltanto egli annoverò. Se al tempo di Plinio questi laghetti fossero stati tra loro disgiunti e separati (ritenendosi accennato col nome di _Eupili_ quello solo di _Pusiano_) poteva per avventura pur far parola degli altri tre attigui, non dovendosi credere, che in questo caso abbia tralasciato di accennarli per la loro picciolezza, poichè quello di _Pusiano_ ha un'estensione ben di poco maggiore del lago d'_Annone_. Quanti poi non ne avrebbe ricordati se avesse voluti annoverare tutti i laghetti della circonferenza ad un dipresso del lago di _Pusiano_ posti nel paese formante la decima regione, che comprendeva il milanese, il bergamasco, il mantovano ed altre minori provincie? Questo scrittore disse poi provenire il fiume Lambro dal lago _Eupili_; il che repugnerebbe al fatto, qualora per l'_Eupili_ s'intendesse il solo lago di _Pusiano_, giacchè quel fiume vi passava solo da vicino ed in questo da pochi anni venne introdotto con idrauliche operazioni. Ha quest'origine nella _Valassina_, e ricevendo entro i soli confini di quella valle, che divide per mezzo, ed ove è utilissimo alle manifatture, molti rivi, fiumane e torrenti, s'ingrossa d'assai nelle grandi e lunghe pioggie. Bagnato _Asso_ irrompe nel _Piano d'Erba_ arrecandovi bene spesso colle sue inondazioni gravissimi danni. Determinando i confini all'occidente della Brianza propriamente detta, come i laghetti, di cui parliamo ne lo determinano al settentrione, questo fiume bagna Monza, inaffia vaste campagne, e sbocca in Pò presso il luogo detto _Botterone_ nel distretto di Belgiojoso provincia pavese. Perchè non dovremmo noi credere, che effettivamente fosse di esso all'epoca di Plinio, quanto dice essere dell'Adda, e degli altri fiumi accennati nel passo da noi riferito, cioè che _entravano_ ed indi _uscivano_ dai loro rispettivi laghi, come avviene ancora a nostri giorni, e solo il Lambro dovevasi eccettuare prima delle accennate operazioni idrauliche. E come altrimenti ciò esser potrebbe senza una rivoluzione fisica? È probabile di altra parte, che Plinio conoscesse minutamente i luoghi dell'alto milanese, di cui ragioniamo; e quindi sembra doversi ammettere colà un ampio lago, da cui ne usciva il fiume Lambro che già v'aveva portate le sue acque. E non doversi pertanto trovare in errore, o meno esatto il naturalista romano, nè dovrebbesi così dare una ricercata interpretazione alle sue parole per avere il lago di _Pusiano_ un emissario nel Lambro, od asserir gratuitamente, come fece il Calchi, che Plinio giudicò que' laghetti un solo, nel mentre che quest'ultimo scrittore nelle parole «_allorchè si alzano per le pioggie, il che spesso accade, si riuniscono insieme, e vengono come a formare un solo lago_» esponeva un fatto, il quale fornisce un'argomento ad appoggio del nostro assunto. Pare, che queste sole osservazioni rendano pur meno tenebroso quel passo di Plinio del lib. II.º che viene comunemente letto «_Ut in Fucino lacu invectus amnis, in Lario Addua, etc._», e che debbasi al contrario leggere con il conte Della Torre di Rezzonico dietro diligenti osservazioni filologiche, «_Ut in Eupilio lacu invectus Lamber, in Lario Addua, etc._» E così non una sol volta ma due Plinio ci avrebbe detto, che il Lambro usciva dall'_Eupili_[16]. Forse per la considerevole diversità di livello tra il lago di _Pusiano_ e quello d'_Isella_ e d'_Annone_, e da questi al lago di Lecco, ove ha fine l'emissario dei due ultimi, alcuni moderni scrittori[17] sembran credere, che l'_Eupili_ fosse formato dalle acque dei soli laghetti di _Pusiano_ e d'_Alserio_ in cui _entrasse_ ed indi n'_uscisse_ il Lambro. Il lago di _Pusiano_, come risulta dalle livellazioni praticate è più alto di metri 55,60 del lago di Lecco presso Malgrate, ed è superiore di metri 35,60 a quello d'_Isella_; onde quest'ultimo è più alto circa metri 20 del pelo del detto lago di Lecco ambi in istato ordinario. L'unione dei laghi di _Pusiano_ e d'_Alserio_ che hanno, come abbiamo detto, uno stesso livello, od almeno non è più alto il secondo che di 500 millimetri[18], accadde più volte a nostri giorni, e ne fummo testimonj di vista; lo stesso deve essere avvenuto e per lunghi intervalli nel corso de' secoli, in modo da farli credere un solo, attesa anche la poca distanza che vi ha fra l'uno e l'altro. L'Alciati disse: _Il Lambro esce dal lago, che Plinio chiama Eupili, non traendo seco una notabile quantità di acque, se non si aumenti, come suole di frequente accadere, per lo sciogliersi delle nevi_[19]. Se noi riferiamo questa asserzione ai soli laghi di _Pusiano_ e d'_Alserio_ ne esce un concetto distinto, altrimenti non sappiamo che abbia voluto dirci questo grave autore, e che abbia egli voluto intendere pel lago _Eupili_. Bisogna adunque dire, che al tempo, in cui scriveva fossero tra loro uniti que' due laghi, e che abbia propriamente creduto, che da que' soli constasse l'_Eupili_. Ma questo non avrebbe avuta un'estensione bastevole per essere posto da Plinio fra quelli ragguardevoli della decima regione d'Italia. L'accennata differenza di livello è certo un'obice riflessibile all'opinione, che cerchiamo d'illustrare, ma se oltre tutto quanto fu detto sopra in prova dell'esistenza un tempo d'una maggiore quantità di acque in que' dintorni noi con plausibili congetture ed osservazioni, con alcuni fatti pur anche mostreremo assolutamente, che maggior quantità di acque eravi all'intorno di tutti quattro que' laghetti, converrà pur dire che son d'essi gli avanzi dell'_Eupili_, e che a ragione Plinio lo pose per la sua estensione tra i laghi più ragguardevoli. Non oseremo asserire però, che fossero nel primo secolo dell'era volgare intieramente uniti questi vasti serbatoj d'acque, come possono esserlo stato un tempo, mentre con facilità si saranno abbassate nel corso de' secoli a poco a poco le acque. Vogliamo però tener per certo, che a tutte venisse dato il nome di _Eupili_, e che si considerassero un lago solo, trovandosi se non altro fra le altre comunicazioni più ampia d'assai quella dei due di _Pusiano_ e d'_Isella_ col mezzo del fiume _Pescone_. E come una maggiore quantità di acque potesse pur esservi in que' siti, malgrado l'emissario per la Valle Madrera nel lago di Lecco, lo vedemmo nell'ottobre dell'anno 1801 in cui v'ebbero grandissime inondazioni. Non solo allora si riunirono i due di _Pusiano_ e d'_Alserio_, ma poco mancò, che quelli pure d'_Isella_ e d'_Annone_ non venissero a formarne un solo con quello di _Pusiano_. Pressochè del tutto coperta era quella lingua di terra, che divide i laghi d'_Isella_ e d'_Annone_ ed un vero lago presentavano le brughiere denominate i _pascoli_ di Bosisio, di Molteno, ec. Un'immagine allora si ebbe dell'antico _Eupili_; ed è ovvio il riflesso, che di tanto per le lunghe e dirotte pioggie, che v'ebbero in quell'autunno, si era alzato il lago di Lecco da rendere difficile lo scarico delle acque di quello d'_Annone_. Ma una straordinaria inondazione non è certo bastevole argomento per l'assunto nostro. Comprovata l'esistenza un tempo di questa maggiore quantità di acque, esporremo da poi, nell'investigare la causa della diminuzione delle medesime, alcune ipotesi che sembran dar ragione come ciò fosse malgrado questa notabile differenza di livello. Osservando i dintorni di tutti questi laghetti nulla si presenta, che mostri fisicamente impossibile, poter già i medesimi formar parte del fondo di un esteso lago. Scorrendo questo suolo incontriamo bene spesso degli avvallamenti che ci manifestano la dimora delle acque in età anche non di molto rimote: riguardandolo poi dalle circonvicine alture, pare a non dubitarne di vedere il letto di un esteso lago, a cui essendo mancata l'acqua, solo tanto ne rimase da riempirne i luoghi più profondi del letto stesso. Nè noi intendiamo qui di parlare di quella estensione di acque, che unite al Lario tutta per avventura coprisse quella parte dell'alta Brianza, che trovasi circoscritta dai monti della Valassina e da una catena di colline, che si stendono dal lato opposto quasi in giro, e che vanno ad attaccarsi ai monti verso Como a ponente e verso Lecco a mattino, ma bensì intendiam solo di parlare di que' bassi fondi, che non molto distano dai laghi, ed ove ha fine il declivio di quegli amenissimi poggi e di quelle ridenti colline. Non vi sono tra questi laghi nè valli, che essendo necessariamente emissarj renderebbero improbabile l'esistenza di un solo, nè colline, che li dividano. Avvi un'eminenza di mezzo tra quello di _Pusiano_ e d'_Isella_, ma è ad osservarsi, che per un buon tratto di terreno potevan essi tra loro comunicare; essendovi in questo, non meno che altrove dei luoghi bassi, ed in cui bene spesso vi stagnano delle acque, ed in ispecie per le pioggie autunnali. E non vorremo poi dare all'_Eupili_ delle ineguaglianze nel suolo, de' scoglj, delle sinuosità? Giova l'osservare che alcune volte meno lontana si rende la comunicazione dei due laghi poco lungi dall'accennata eminenza, alzandosi le acque per modo, che volendo andar da Lecco a Como fa d'uopo prendere più alto cammino. Al mezzodì specialmente del lago di _Pusiano_ s'incontrano estese brughiere, le quali trovandosi al livello del lago vengono innondate, od almeno si rendono paludose, tostochè il medesimo si alza, e l'acqua in molti luoghi vi si ferma per qualche tempo nelle grandi pioggie, e viene a formare una specie di lacuna. Nel 1747 è stata pronunciata una sentenza dal Senato di Milano a favore dei signori Carpani contro coloro, che nelle escrescenze delle acque avevano pescato ne' prati confinanti al lago di _Pusiano_, riputandosi leso il diritto della proprietà della pesca[20]. Noi vedemmo più di una volta formarsi come una specie di lago anche nei così detti _Pascoli_ d'_Annone_, che sono parte delle accennate brughiere. Il sig. Don Giuseppe Barretta primo tra coloro, che sul finire dello scorso secolo vennero ad apprestare utili osservazioni e notizie per questa disamina, quantunque sembri, che abbia ignorato quanto avevano detto Plinio, il Calchi e Paolo Giovio intorno a questi laghi, in una Memoria, che ha per titolo _Storia e Coltivazione della brughiera paludosa di Sirone_, piccola terra nelle vicinanze del lago di _Pusiano_, accenna il ricordarsi i vecchi abitatori del paese, che in tempo di loro fanciullezza que' _Pascoli_ erano soventi volte inondati dalle acque[21]. Ciò viene pur comprovato dall'esistere nei medesimi della torba, come osservò anche lo stesso Baretta. Circa il 1780 scoprissi una _torbiera_, che poco dopo fu riconosciuta dal cavaliere Ermenegildo Pino per la estensione di 950 pertiche[22], e da pochi anni altre se ne rinvennero nei dintorni di tutti quei laghi di una estensione considerevole, e propriamente nei limitrofi territori di _Monguzzo_, _Alserio_, ec.[23]. E come la torba si va formando ove concorrano, e vi stagnano le acque per difetto di scolo, possiamo congetturare, che in molti altri siti all'intorno di quei laghetti trovar se ne debba, poichè ben molti altri luoghi di quelle vicinanze, come abbiam veduto, vengono pressochè annualmente innondati. Persuasi, che il lago _Eupili_ fosse di maggior estensione, si potrebbe qua e là ricercarla con fiducia, dovendosi credere, che da secoli siasi già formato quel misto _turfivo_ che va sempre poi aumentandosi. E qualunque esser possa l'utilità, e l'uso tra noi della torba, non è egli sempre lodevole cosa il riconoscere sin dove si estendono le produzioni del nostro suolo? L'Abbate Amoretti disse esservi molti indizj, senza però accennarli, della esistenza in quel terreno di un ampio lago; e sembra doversi credere, che li abbia desunti da osservazioni geologiche e geognostiche[24]. Il sig. Breislak pria credette probabile questa estensione dell'_Eupili_, ed indi ne ha forse tali prove riscontrate, che non dubitò di asserire, parlando de' luoghi del Milanese ove esiste della torba «_e nel catino dell'antico EUPILI di Plinio, i residui del quale sono i laghi di Pusiano, e d'Annone_»[25]. Non è a tacersi, come sembra di riconoscersi delle _scogliere_ lungi non molto dalle sponde di taluno di questi laghetti. L'esistere in tutti e quattro le stesse specie di pesci, non sarebbe ad addursi, come un indizio dell'origine comune. In appoggio dell'opinione, di cui facciam discorso, si potrebbe anche riportare quanto ne scrisse Bonaventura Castiglioni. Quest'autore s'induce a credere col di lui fratello Giovanni Antonio, che il lago di _Pusiano_ fosse già una lacuna[26]. Ma come si approfondì di tanto?... Non venne egli in sostanza a dire, se non che ritiratesi le acque, le quali all'intorno di quel lago venivano a formare quasi un'estesa palude, rimasero determinati i confini del medesimo? Egli di certo, scrivendo verso la metà del XVI secolo, non ha fatto se non registrare un'oscura tradizione, che serve in certo modo al nostro scopo, e di cui si può dare una spiegazione plausibile dietro le cose sin qui esposte. Il bibliotecario dell'Ambrosiana Sormanni in un'operetta stampata l'anno 1728[27], non avuto riguardo allo stato del lago a' suoi tempi, ma appoggiato solo, bisogna credere, a tradizioni o cronache, che non ci fu dato di poter consultare, paragonò i seni del lago di Lugano a quelli del lago di _Pusiano_ dicendo «_empie lo spazio di venticinque miglia oltre molti seni, che diffonde uguali al piccol lago di Pusiano pur da geografi latini notato col nome d'Eupili_». Par dunque che vi sia stato un tempo, in cui i laghetti attigui a quello di _Pusiano_ per maggiore quantità di acque tra loro si considerassero seni di esso. Così altri credettero, che il laguccio di _Montorfano_, che sta lungi poche miglia dal _piano d'Erba_, fosse l'_Eupili_ rammentato da Plinio[28], e non mancò chi _Eupili_ disse quello di _Monguzzo_ ossia d'_Alserio_. Con ciò se non altro manifestarono un'antica opinione, che le acque di que' piccoli laghi fossero parte dell'_Eupili_, non curandosi dell'estensione, che in epoche diverse può quest'ultimo aver avuto. Vedemmo (pag. 10) che pure il Calchi enumera il lago di _Montorfano_ in un con quello di _Pusiano_, e gli altri vicini. Noi siamo talora ingrati verso de' nostri predecessori! Essi ci narrarono soventi volte colla massima buona fede quanto viddero, quanto seppero, quanto congetturarono, quanto credettero vero, e noi ignari per avventura de' costumi, del vero valore de' segni, con cui esprimevano le loro idee, ignari dello stato della loro coltura, dello stadio delle scienze e delle arti, ben lungi dal trar profitto dei loro scritti collocandosi per dir così possibilmente nella situazione, in cui eglino si trovavano, osiamo invece bene spesso non curarli, se pur non li tacciamo di creduli, di favolosi, d'innetti. Possiam lusingarci, che non saranno vendicati!.... Vi sono quattro terre alle prime falde dei monti della _Valassina_ col nome di _Civate_, di _Suello_, di _Scisana_ e di _Borima_ per tal modo ubicate, che se non poteva a queste e specialmente alle tre prime accostarsi l'_Eupili_, doveva però essere d'assai meno lontano, e così scorgiamo una ragione perchè siano state fondate in situazione, che dir ben si può incomoda, lungi dalla strada che passa in vicinanza dei laghetti e lungi dai medesimi. Pare che i primi abitatori del suolo ove sorgono quelle terre (non atto d'altra parte per natura ad una valida e comoda difesa) dovessero essere invitati a porre i loro casolari, presso alle acque. Nè si direbbe, che ciò abbian fatto per evitare le inondazioni, poichè di troppo sono elevate quelle terre dalla sponda dei laghi. Se le acque dei due laghetti d'_Annone_ e d'_Isella_ si alzano talora per modo, come abbiamo detto, che volendo andare da Lecco a Como fa d'uopo prendere più alto cammino, questo innalzamento non è già cosa riflessibile per rapporto all'altezza delle quattro terre, che abbiamo nominate. È qui d'altronde a dirsi, che ancora a giorni nostri scorgonsi avanzi non ignobili di un'antica strada che attraversava per quelle terre, e che prolungandosi questi avanzi dall'uno all'altro lato oltre il confin dei laghi, mostran ad evidenza, come già si trascorresse più in alto lungo di essi. L'esistenza di quel cammino rimonta di certo ad un'epoca lontana, e per avventura serviva ad un transito ragguardevole. Nè infatti noi sapremmo con qual fondamento si potesse rivocare in dubbio, che quegli non siano gli avanzi della strada da Bergamo a Como, che vediamo segnata nelle tavole _Peutingeriane_, e da Como poi a Chiavenna, e di là al passo delle alpi retiche[29]. Molte osservazioni potrebbero ciò confermare non ancora per quanto noi sappiamo da alcuno avvertite, se ciò troppo lungi non ci traesse dal nostro argomento. Non meno di questa strada servir doveva per recarsi alle alpi il lago _Eupili_, e la interpretazione di questo nome per _passaggio alle alpi_, che alcuni, come abbiamo accennato, ci hanno data ritenendola un greco vocabolo, potrebbe aver solo in questo senso qualche fondamento, poichè le greche voci Εὖ Πύλη, non possono altro significare se non _agevole porta, ingresso_, o cosa simile. Fra gli abitati, che sorsero lungo di questo lago, uno può aver avuto per eccellenza il nome del lago, o del transito, a cui quella strada serviva, ed aver così dato origine a quello della terra di _Pusiano_, che esser può facilmente una corruzione da _Eupili_ la voce _Eupisiliano_. In alcune pergamene relative a quella terra scritte al principio del XIV secolo si legge _de loco Puxiliano_[30]. Forse perchè nativo di quell'abitato vediamo uno dei primi vescovi di Como col nome di _Eupilio_[31]; e così pure dal nome di questo lago, che forse sino da primi secoli dell'era cristiana non dicevasi soltanto _Eupili_ ha tratto il nome quel _Pussienus_, di cui si legge nella terra di Alzate, che è poche miglia lungi, la seguente iscrizione: MINERVAE L INVENTIVS PVSSIENVS V S L M E di questo stesso abitato intese forse di parlare il Corio od era accennato nelle cronache, da cui egli trasse le confuse notizie, che ci dà parlando de' secoli remoti, allorchè disse «_Ed in questo circuito_ (degli Insubri) _glie uno loco non ignobile da Plinio appellato EUPOLIS: cioè civita bona la quale manda il Lambro_[32].» Ed il nome di _Eupili_, presso gli scrittori, e quello di _Pusiano_ nell'uso comune, sarebbe rimasto dopo la diminuzione delle acque a quello solo de' nostri laghetti che è più esteso. Se lungo le sponde o nel terreno frapposto fra l'uno e l'altro lago v'esistesse abitato, che o per se stesso o per memorie si dovesse incontrastabilmente credere eretto innanzi l'età di Plinio, le nostre ricerche per avventura mal si sosterrebbero. Ma tutte le terre, tutti i villagi, tutti i casolari, e le amene ville, che sorgono tanto alla sponda che nel terreno frapposto, e che doveva essere innondato se l'_Eupili_ era lago ragguardevole, sono di recente fondazione rapporto all'epoca, di cui parliamo, ed anzi non potrebbonsi que' tanti abitati in conto alcuno riputare antichi. Il suolo alquanto elevato ov'è _Bosisio_, patria di _Parini_ e di _Appiani_, all'età di Plinio esser poteva al più un'isoletta. Le più lontane notizie di questa terra rimontan solo col principio del secolo XIV, e dicevasi allora _Boxixio_[33]. È noto come nell'anno 1450 il capitano Iacopo Picinino fece quivi impiccare con nera perfidia Luchino Palmieri che rivestiva il sacro carattere d'inviato, amico suo e del Duca Francesco I. Sforza[34]. È pur noto con quali bellissimi versi abbia il Parini celebrata la patria sua. Oh beato terreno Del vago _Eupili_ mio Ecco alfin nel tuo seno M'accogli; e del natìo Aere mi circondi; E il petto avido inondi! Già nel polmon capace Urta sè stesso e scende Quest'etere vivace Che gli egri spirti accende, E le forze rintegra, E l'animo rallegra Però ch'austro scortese Quì suoi vapor non mena: E guarda il bel paese Alta di monti schiena Cui sormontar non vale Borea con rigid'ale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .[35] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Colli beati e placidi Che il vago _Eupili_ mio Cingete con dolcissimo Insensibil pendìo, Dal bel rapirmi sento, Che natura vi diè; Ed esule contento A voi rivolgo il piè. Già la quiete a gli uomini Sì sconosciuta, in seno De le vostr'ombre apprestami Caro albergo sereno: E le cure, e gli affanni Quindi lunge velar Scorgo, e gire i tiranni Superbi ad agitar. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .[36] Cantò poi il cavalier Monti nel V canto inedito della _Mascheroniana_. I placidi cercai poggi felici Che con dolce pendìo cingon le liete Dell'_Eupili_ lagune irrigatrici E nel vederle mi sclamai salvete Piaggie dilette al ciel, che al mio Parini Foste cortesi di vostr'ombre quete E l'Appiani che ben a ragion si disse: L'onor secondo che all'_Eupili_ in riva .. nacque, e a paro col premier sen giva[37]; lasciò pure a suoi compaesani un monumento dell'arte, che lo rese immortale dipingendo l'anno 1790 lo Sposalizio della Vergine nella chiesa prepositurale d'Oggionno. Ma non debbono questi celeberrimi concittadini farci ancor più deviare dall'argomento. Alcuni credono, che ove trovansi le terre d'_Incino_ e _Villincino_ otto miglia circa da Lecco verso Como, vi fosse la città degli _Orobj_ rammentata da Plinio col nome di _Liciniforo_[38]. L'essere ivi stata questa città escluderebbe una maggiore altezza di quelle acque, poichè _Incino_, nel cui suolo in particolare si dice propriamente sorgesse quelle città, è posto non molto lungi dal margine dei laghetti di _Pusiano_ e d'_Alserio_. Nè noi osiam dire, che da quanto sino ad ora abbiamo esposto ne emerga un argomento valevole a mostrar priva di fondamento questa asserzione, nè per avventura basterebbe l'aggiungere, che altri opinarono, che la città di _Liciniforo_ sorgesse altrove[39]. L'esistenza un tempo di questa città non potrebbe di certo rivocarsi in dubbio. Ci dice Plinio, che _gli abitanti di Bergamo, di Como, di Liciniforo, di Barra ed altri popoli all'intorno_, erano della stirpe degli _Orobj_[40], popolo della più remota antichità, e su del quale le ricerche dei dotti hanno solo sino ad ora stabilito che fu anteriore agli etruschi, una de' primitivi d'Italia: ma noi ci lusinghiamo d'avere di non poco avvalorata in altro scritto col titolo _degli Orobj e delle loro città nell'alto milanese_, che ben tosto pubblicheremo colle stampe, se la presente memoria ottenga per avventura qualche suffragio dai dotti, d'avere di non poco avvalorata diciamo l'opinione, che l'antica città degli _Orobj_ detta _Liciniforo_ esistesse nel territorio di Lecco. Direm qui soltanto, che il credere, che fosse nel _piano sotto Erba_ sulle sponde del laghetto d'_Alserio_ e di quello di _Pusiano_ non d'altro ha probabilmente avuto origine se non da certa qual consonanza di nome tra _Liciniforo_ e _Villincino_; ed i ruderi del borgo d'_Incino_, che ivi sorgeva, distrutto dai Torriani l'anno 1285[41], possono averla fatta nascere ed averla mantenuta. Si potrebbe anche dubitare, che questo nome siasi formato dalle voci _ville_ (vici) e _vicine_, quali vediamo esistervi; e giova l'osservare a questo proposito, che il Corio chiama quella contrada _Vicino_[42]. In appoggio dell'opposta opinione, che colà presso esistesse _Liciniforo_ vien citata un'iscrizione scolpita sopra una base di pietra e sulla quale eravi anticamente collocato un vitello di bronzo. Si asserì che questo monumento esisteva presso la chiesa parrocchiale di Castello sopra Lecco. L'iscrizione sopranominata è la seguente: IOVI O M HOC SIMVLACRVM LICIF. POPVLI DICAR. Le minute circostanze esposteci intorno a quel monumento dal Somaglia, che prima ce ne diede contezza vorrebbero comprovarne l'esistenza nel secolo in cui scriveva. Dice fra le altre cose, che quel vitello è stato fuso, e servì per una delle campane di quella parrocchiale[43]. L'angolo noi riscontrammo di un basamento nel giardinetto del parroco di Castello, in cui si legge IOVI O. M. Uno dei monti circostanti dicesi anche oggidì _Giovo_ e questo nome potrebbe non meno far sospettare, che abbia esistito già presso di Lecco un monumento od anche un delubro al maggiore degli Dei de' gentili. Da quel monte scaturiscono le acque del fiume o torrente _Caldone_, le quali ritenute pure a giorni nostri per salubri, vennero nei scorsi secoli considerate per minerali, adoperate da medici e celebrate[44]. Sarebbe d'altronde malagevole cosa il voler dimostrare, che le città mediterranee degli antichissimi popoli non fossero poste in luoghi elevati, ed _Incino_ e _Villincino_ si trovano in luogo piano e basso. L'antica Como, altra delle città degli _Orobj_, non sorgeva già ove ora la vediamo; ma era ubicata più all'alto[45]. A noi sembra d'aver mostrato nello scritto sopra accennato, come non si possa più rivocare in dubbio, che l'altra città _orobica_ denominata _Barra_ non sorgesse verso la metà del _Montebarro_ propriamente detto, posto tra l'Adda ed il laghetto d'_Annone_. Lecco non era poi anche in secoli d'assai meno rimoti alla sponda del lago, ma sorgeva più sopra verso il monte, che lo sovrasta in sito forte per natura, ove si vedono ancora a giorni nostri alcuni avanzi di una rocca e molti ruderi vi si scoprono. In quel terreno ora coperto dalle quercie deve correre la grande strada, che la munificenza sovrana ha fatto intraprendere per il Tirolo. Non ignoriamo, che all'estremità di quella lingua di terra, che parte dal territorio di Civate propriamente detto, e forma come uno strettissimo istmo tra i due laghi, esistono alcuni ruderi, e che una viva tradizione, ed il nome di una casa ivi posta[46] ci inducono a credere, che vi fosse un ponte per cui si transitasse ad _Annone_. Gli avanzi, che ancor si vedono, non indicano rimota antichità, e la tradizione stessa assegna d'altronde una non rimota origine a quel ponte, volendosi costrutto al tempo del dominio dei Spagnuoli tra noi, per facilitare non so quali passaggi di truppe per la Valtellina. Non crediamo perciò, che possano essere questi un obice qualunque. Se dalla tavola _Peutingeriana_ non può desumersi alcun dato favorevole per queste indagini, neppur dalla medesima può trarsi un argomento in contrario. È in particolare per le strade _romane_, che questa si reputa a buon diritto un prezioso monumento d'antichità. I nomi d'alcuni luoghi vorrebbero pur confermare l'esistenza un tempo d'una maggiore quantità di acque in que' dintorni. In mezzo all'istmo or ora accennato vi è un casolare chiamato _Isella_, e dal quale il nome al lago; ed _Isella_ altro non vuol dir certo, che _piccola isola, isolella_ ed in questo senso è adoperata una tal voce dai bergamaschi. L'ispezion locale toglie poi ogni dubbio, che fosse già un'isola ristretta alle piccole alture, che vi si vedono. Avvi da secoli in quel territorio una famiglia civile detta d'_Isella_, i di cui antenati debbon aver tratto il cognome dall'abitare in quell'isoletta. Se il tempo non ci avesse involati pressochè gli atti tutti degli antichi notaj di Civate, noi eravam certi di rinvenirvi per entro l'epoca di questo cambiamento. Una parte del terreno di Civate verso il laghetto d'_Isella_ dicesi _lembo_, volgarmente _lembro_. Pare, che questa denominazione null'altro voglia indicare se non l'estremità del terreno verso il lago o la sponda del lago stesso. Ma il terreno detto _lembo_ al contrario dista dal lago bastantemente, onde non è per essere più conveniente sotto di tale rapporto questa parziale denominazione, e divien essa poi convenientissima ritenendosi un tempo più alto il lago. Si è quivi in particolare che ci sembrò di riscontrare delle _scogliere_. Un oltremontano convinto anche dalle osservazioni in luogo, che l'istmo d'_Isella_ che quivi ha principio, era già un'isola, si compiacque di riconoscere nella voce lembro una ben curiosa origine. Osservò, che _Embros_, _Imbrus_, anticamente _Embros_ è un'isola dell'Arcipelago, e trovando in Brianza i nomi di _Orobio_, di _Eupili_ ed altre denominazioni e voci che hanno sentor di greco, gli parve, che possa esser stata denominata da que' greci, se non d'altri, che furono mandati a Como da Giulio Cesare. Ci permettemmo di fargli osservare con una frase di Madama de Stael quanto sia difficil cosa l'indovinare dei fatti _par quelques traces confuses, par quelques mots à demi déchirés_. Dal lato di mezzo giorno, ove è più probabile si estendesse l'_Eupili_ al tempo di Plinio, trovasi un villaggio o piccola terra chiamata _Peslago_. Si potrebbe dire, che questo nome è una corruzione della voce _post lacum_, od ancor meglio si potrebbe derivarla da _piè del lago_. Il Baretta crede, che tragga origine dalla pescagione, come quello di _Piscina_, e di _Retule_[47], piccoli aggregati d'abitazioni che sono situati poco lungi. Che se vogliam poi esaminare quale fu la causa, che produsse tanta diminuzione di acque, ed in qual tempo avvenne, e qual estensione aver poteva l'_Eupili_ all'età di Plinio, può risultare qualche altro argomento a conferma maggiore di quanto abbiamo sin qui cercato di comprovare. Noi crederemo d'aver soddisfatto al nostro assunto su di ciò, esponendo alcune poche osservazioni, e congetture; e speriamo che qualche monumento si rinverrà col tempo atto ad illustrar pienamente questo punto di corografia milanese; non dubitando, che le difficoltà per determinare l'estension dell'_Eupili_, il tempo e la causa, che lo distrusse siano per arrecare pregiudizio alle cose sin qui esposte. Paolo Giovio, come notammo al principio di questa memoria, suppone, che l'abbassamento di quelle acque sia accaduto o per un terremoto, o perchè si sieno diminuite le acque defluenti nell'_Eupili_ da' circonvicini colli e monti[48]. Dato per certo, che que' colli e monti ora nudi, fossero già come è d'assai probabile coperti d'annosi boschi, ed in uno dei quali, secondo il Corio[49] vi cacciò _Algisio_ o _Adelchi_ figlio di Desiderio ultimo re de' Longobardi, le scienze fisiche ci obbligherebbero a valutare questa circostanza. Non sembra però, che questa causa fosse da per se sola sufficiente per tanta diminuzione di acque se osserviamo, che nessun fiume, torrente o ruscello in que' dintorni ha deviato dall'antico corso, e tale essere la posizione topografica, che è pur forza in que' laghi si portano le acque tutte delle circonvicine alture. Niuna variazione calcolabile in quest'ipotesi vi ha fatto certamente il maggior fiume, che colà scorra, vogliamo dire il Lambro. Degno di qualche riflesso potrebbe essere la tradizione, che l'abbassamento delle acque abbia avuto causa da un terremoto. Ma osservando come il Calchi che scriveva prima del Giovio non ne ha fatto cenno, e che poteva pur esserne pervenuta più chiara notizia, non sapremmo pure a questa attenerci. Nè poi vale a darci una ragione sufficiente l'osservare, che la maggior parte delle acque che entrano nei laghi come discendon queste da montagne calcari, così nelle grandi pioggie vi conducono sempre una quantità di sabbia, di ciottoli, di pietre e di limo o creta, che ne aumentano le sponde; ed a ciò contribuiscono anche i canneti, che li circondano. Volendo pur admettere, che il corso di circa diciotto secoli fosse bastevole ad accrescere di tanto le sponde, ed a rialzare sensibilmente il fondo, in allora le acque abbondanti dell'_Eupili_ non avrebbero lasciati liberi gli estesi piani, che sono al mezzodì del lago di _Pusiano_. E solo per lo stato, in cui ora si trovano dietro la catastrofe avvenuta quale pur sia, che verrà sicuramente un tempo, che questi vasti serbatoj d'acque non esisteranno più; ed ove ora i remi trovano de' bassi fondi sorgeranno delle case campestri, delle belle villeggiature fors'anche; e vi saranno qua e là amenissime valli, umili poggi, fruttiferi piani. D'altronde le osservazioni sul terreno par che escludano totalmente l'ipotesi, che la diminuzione delle acque sia stata solo opera delle materie condotte nei laghi da' torrentelli, da' fiumi e dalle pluviali. Si potrebbe solo con fondamento asserire, che la divisione dei due di _Pusiano_ e d'_Alserio_ sia stata effettuata dalle abbondanti deposizioni di ghiaja, che suol farvi il Lambro, donde Benedetto Giovio sul finire del XV secolo od al principio del XVI scrisse; _Qualis et ipse rigans Lumber Licinia rura_ _Eupilis et Serii reddit stagnando lacunas[50]._ Questi per più lungo tempo debbono essere rimasti uniti, ma non di certo sino ai secoli a noi vicini. Ma volendo pure investigarne la causa, noi crederemmo più probabile, che per una grande pioggia ed inondazione, non potendo le acque soprabbondanti aver libero sfogo, si sieno aperto l'emissario, che ora vediamo al settentrione dei laghi d'_Annone_ e d'_Isella_ verso l'Adda, e propriamente nel territorio di _Valmadrera_, ed in quel tratto di terreno, ove alquanto il suolo si eleva, (a _Parete_ pur anche) e poteva già formare la sponda del lago. Può aver d'assai contribuito il torrente _Dalloro_ che in quelle vicinanze trascorre. Formatosi questo canale, le acque saranno andate diminuendo lentamente. Difficile è lo scarico di queste, e bene spesso si gettano sulle sponde, non essendo stato loro possibile di formarsi un bastevole alveo, e donde i laghetti d'_Annone_ e d'_Isella_ sogliono di frequente alzarsi. Oscure tradizioni tra que' villici dicono, che una notte improvvisamente è sorta l'amena isoletta, che vediamo nel lago di Pusiano vicino alla sponda settentrionale, dell'estensione di ventiquattro pertiche; e che non eravi un tempo il canale del lago d'_Isella_ o d'_Annone_ per l'Adda. Il sig. Baretta nella citata Storia della brughiera paludosa di Sirone dice «_A misura che il fiume Lambro si è aperto, ed abbassato il canale, tutte si sono abbassate le acque a lui congiungendosi per portarsi al mare_» e giovandosi forse delle tradizioni, che ora abbiamo esposte prosiegue «_ma le acque del lago d'ANNONE hanno poi trovata una più breve via versandosi per l'emissario di Malgrate nel Lario_[51]». L'aver lasciato le acque del lago d'_Annone_ di seguir le altre dalla parte del Lambro, suppone una catastrofe senza della quale non si saprebbe assegnare la causa di questa variazione nel corso. Formatosi una via per la Valmadrera o valle di Malgrate, pare che principalmente per questa le acque abbiano dovuto diminuirsi. Che se in alcuni luoghi l'alveo del Lambro è tale da potervi già correre una maggiore quantità di acque, invece di dire, che questo fiume _s'è aperto ed abbassato il canale_, il che pure asserì l'Amoretti[52], perchè non dubiteremo (fatta astrazione dell'abbassamento comune a tutti i fiumi nel decorso de' secoli) che una maggiore quantità di acque il Lambro scaricasse, se l'emissario era un tempo dell'_Eupili_? Così possiam credere, e come la geologia vorrebbe mostrare[53] l'esistenza un tempo di due laghi, che quel fiume doveva alimentare l'uno non molto lungi da _Inverico_, e d'_Agliate_ l'altro, luogo noto tra noi quest'ultimo per amenità, ed ove gli antiquari godono pure di riscontrarvi gli avanzi di un tempio a Nettuno[54]. Al cav. Amoretti sembrò pure d'essere avvenuta qualche catastrofe alle falde de' due monti in mezzo a' quali passa l'emissario, di cui ragioniamo, cioè il _Montebarro_ e quello di _Civate_[55]. Ma se questa catastrofe pur avvenne, par che si debba riportare a tempi molto più rimoti dell'età di Plinio, a que' tempi ne' quali il Lario essendo per avventura ad un livello d'assai più alto formar poteva un ricettacolo solo coll'_Eupili_. Rammenta pure quest'autore lo sconscendimento, che poco lungi si vede nella piccola valle _Dalloro_, valle singolarissima tra noi, poichè scorrendola ci sembra d'essere all'impensata trasportati nell'Elvezia, e che viene ricordata con piacere qual nido favorito delle canore passere solitarie e dei codirossi[56]. Questo sconscendimento, a cui si potrebbe senza incongruenze assegnare un'epoca meno lontana, può aver rifermata per qualche tempo una quantità di acque, che cresciute a dismisura per dirotte pioggie, e rotto ogni freno, precipitando al basso saranno stata causa, che l'emissario in discorso venisse a formarsi. Le congetture, le osservazioni del Baretta non ci abbandonano per anco e varrebbero a confermare l'ipotesi, da noi esposta per spiegare il modo, con cui siasi effettuato l'abbassamento delle acque. _La figura di questa_ (brughiera) _era di un quadrilungo, a cui verso Ovest un più piccolo quadrilungo pur incolto si univa. L'ampiezza era di pertiche 450. Di questa brughiera la metà occidentale era poco men che piana; ma nella metà orientale molte irregolarità v'erano, specie d'ammassi di terra, ossia tumuli, i quali considerati insieme avevano un'inclinazione verso il Nord_[57]. Questi ammucchiamenti di sassi d'ogni forma e d'ogni qualità, che avevano un'inclinazione verso il Nord, non potevano certo essere adunati, che da una considerevole quantità di acque; ma senza l'appoggio di straordinarii sconvolgimenti, senza rimontare ad epoche, che precedono i tempi storici come ha fatto il Baretta, pare che le acque sole dell'_Eupili_ bastar potessero per formarli. E questi ammucchiamenti confermerebbero sempre più non solo l'esistenza un tempo in que' dintorni di una maggiore quantità di acque, ma ben anche possono dinotare colla loro _inclinazione verso il Nord_, che per l'emissario in discorso avvenne già un abbassamento sensibile, poichè l'acqua, che si andava ritirando dalla parte di settentrione venne a formare questa inclinazione nel terreno. La singolar tradizione registrata da Paolo Giovio, che il pesco sia stato trasportato dall'_Eupili_ nel Lario[58], ebbe forse origine dall'abbassamento delle acque praticatosi nel modo da noi divisato. Potrebbesi però opporre, che la differenza di livello tra il pelo del lago di _Pusiano_ e l'Adda o lago di Lecco essendo di metri 55,60 ne risulta d'assai difficile, che nella Valmadrera un tanto abbassamento di terreno si sia praticato da togliere questa differenza; ed a sostegno di quest'opinione potrebbesi aggiungere, che l'acqua che scorre per la valle _Dalloro_ non può poi esser stata mai di una tale quantità, (ammessa anche la supposizione da noi sopra esposta) da operare una catastrofe così straordinaria; d'altra parte le induzioni, che l'_Eupili_ facesse già parte del lago Lario vengono ad escludere un'altura nella detta valle; e che infatti alle falde del monti di _Civate_ e del _Montebarro_ non si vedono di leggieri le tracce per dir così di quest'altura; e dietro a queste osservazioni doversi ritenere più probabile, che questa comunicazione abbia esistito sempre. A noi sembra, che la congettura di sopra esposta abbia qualche fondamento, ma di buon grado la scambieremmo con qualsivoglia altra, che più ragionevole si riconoscesse. Non crediamo però, che alle opposizioni accennate non riesca possibile il far risposta. Abbiamo congetturato con fondamento che la diminuzione delle acque siasi effettuata a poco a poco, ed abbiam detto e provato che ne' _pascoli_ d'Annone e ne' limitrofi vi fu già una maggiore quantità di acque. Da que' _pascoli_ o brughiere al suolo, che formava la brughiera di Sirone non vi sono se non poche braccia di maggiore altezza in quest'ultima, come ci notò il Baretta[59], e così le acque, poichè questi laghi erano già in qualche modo divisi da quello di _Pusiano_, dovevano avere un'emissario per la brughiera di Sirone nel fiumicello detto _Bevera_, che uscendo dalla valle di Rovagnate, scorre poco lungi, e dalla _Bevera_ nel Lambro. Di questo emissario ce ne indicò, senza avvertire a questa circostanza, sicuri indizj lo stesso Baretta in due luoghi della di lui _Memoria_, che di tanto ci giovò in questa disamina; e le cose da lui osservate, non potrebbero senza temerità essere rivocate in dubbio. «_Una valletta nel mezzo_ (della brughiera) _indizio di un antico corso d'acqua, andava a metter capo nel fontanino_.» Questo _fontanino_, ossia umil corrente d'acqua si scarica nella _Bevera_. Poco dopo poi dice. «_Il fontanino in una parte del podere aveva più ampio l'alveo, e ivi stagnando in qualche modo, le acque deponevano quanto portavano dal colle e dal monte_[60].» Essendo adunque di poche braccia la differenza di livello tra i pascoli d'_Annone_ al piano della brughiera di _Sirone_, da dove le acque procedono verso la _Bevera_, viene a rendersi più probabile l'avvenimento da noi supposto. Apertosi l'emissario per la Valmadrera, non più hanno potuto i due laghi diggià ad un livello più basso scaricare le loro acque dalla parte di mezzodì, ed ebbero per il nuovo emissario un abbassamento sensibilissimo. Forse poche altre livellazioni potrebbero cambiare la nostra ipotesi in certezza storica, e mostrar pur potrebbero se le acque del _Pescone_, ed altri rigagnoli si possano introdurre da questa parte nel fiumicello _Bevera_, e di là nel Lambro, ed estrarle poi, ove si credesse meglio a profitto dell'agricoltura. Le acque dovevano accostarsi allora più ad Oggionno dal lato di ponente, e ciò darebbe una ragione, come il lago d'_Annone_ o di _Sala_ denominasi anche d'Oggionno, quantunque neppur si scorga da quel borgo, non che lo bagni; mentre la varietà dei nomi dei laghi, e le denominazioni diciam così di dettaglio son tratte mai sempre da quelli delle borgate o delle terre, che sorgono presso o poco lungi dalle sponde. Il credersi soltanto ridotta entro angusti confini la comunicazione dell'_Eupili_ col Lario nella Valmadrera dopo l'età di Plinio, sembra incontrare altre difficoltà. Dovrebbesi allora supporre, che il lago di Lecco fosse d'assai più alto, onde non permettesse ad una parte delle acque dell'_Eupili_ un libero sfogo, od almeno lo rendesse ancor più lento e difficile, il che pare non fosse assolutamente nei primi secoli dell'era cristiana. D'altronde poste anche in non cale le osservazioni da noi esposte e le tradizioni, che vorrebbero venire in conferma della nostra congettura, può dirsi, che non sarebbe sfuggita a Plinio e non avrebbe lasciato questo scrittore di accennare l'unione dell'_Eupili_ col Lario. Non meno difficile fia il determinare l'epoca, in cui l'abbassamento dell'_Eupili_ avvenne. _Multis ante annis exaruit_ dice Paolo Giovio nel trattato de' _Pesci Romani_[61]. Il di lui discendente Conte Giambattista lo crede avvenuto prima del IV secolo all'appoggio d'alcune parole di Cajo Sidonio Apollinare. Osserva che Sidonio, il quale visse circa il 430 visitò le sorgenti del Lambro, e non disse come Plinio, che questo fiume venisse dall'_Eupili_, e di cui non fe' ne manco parola[62]. Ognun vede, che questa osservazione non è tale da poterci accontentare. Giova però l'osservare, che l'epoca suddetta coinciderebbe con quella indicata da Bonaventura Castiglioni per la vicenda fisica avvenuta al lago di _Pusiano_. In ogni modo poi prese abbaglio il compilatore della carta geografica d'Italia nel medio-evo pubblicata dal Muratori nel Tomo X _Rer. Ital._, indicando un solo lago dei quattro esistenti mentre nel medio-evo di certo era già avvenuto l'abbassamento. Lo stesso Conte Giambattista Giovio reputa poi che all'età del maggior Plinio si estendesse l'_Eupili_ dalla villa d'Alserio fino al laghetto d'_Annone_[63] credendolo lungo così circa sette miglia. A noi pare di poterlo estendere alquanto più, dandogli circa nove miglia in lunghezza e dai tre ai quattro nella maggiore larghezza. E così ne risulta un lago degno di qualche rimarco, e tale d'essere rammentato da Plinio fra i più ragguardevoli dell'undecima regione d'Italia. Ma è ben ciò difficile di determinare, e tanto più se come abbiamo congetturato, l'abbassamento abbia avuto luogo a poco a poco. Non è pur facile l'indicare quanti laghetti subito dopo la diminuzione delle acque sianvi rimasti, ed abbiano continuato ad esistere forse per alcuni secoli. Paolo Giovio nella vita di Ottone Visconti dice d'esserne rimasti cinque, nel trattato dei pesci romani tre, e nella Descrizione del Lario non ne determina il numero. Di cinque pure il Calchi, come vedemmo, ne accenna l'esistenza, dando due nomi diversi a quello d'_Alserio_, dicendoli cioè di _Erba_ e di _Monguzzo_: v'include quello di _Montorfano_, e non accenna quello d'_Isella_, o di _Civate_ poichè forse a suoi tempi era ancora per tal modo unito con quello d'_Annone_ che consideravasi un solo. Osserveremo poi, che anche a giorni nostri si dà indistintamente uno o più nomi a tutti que' laghetti tratti dalle terre che bagnano, e quelli in ispecie d'_Annone_ e d'_Isella_ si considerano di frequente ancora un solo e così le cose vengono a confondersi. Una tradizione popolare narra, che nelle vicinanze del lago di _Pusiano_ vi fosse un altro laghetto, quale improvisamente una notte si gettò in uno de' vicini. Pare, che questa tradizione si possa apppoggiare con il nome di un luogo chiamato _Rotta_, donde forse quello di _Garbagnate Rotta_ ad una terra poco lungi. È d'altronde ad osservarsi, che per il corso d'alcuni secoli una parte del lago di _Pusiano_ veniva specialmente denominato lago di _Muggiò_, come risulta da varj documenti, e che accennato è pur anche come un particolare lago dal cronista Moriggia[64], e così come due consideravansi. Par dunque, che lo stato fisico di quella contrada, le attestazioni ed osservazioni di autorevoli autori, alcune tradizioni, i nomi e l'ubicazione di alcuni luoghi e terre e le incongruenze, che s'incontrerebbero nelle contrarie ipotesi, vogliano persuaderci, che i laghetti d'_Alserio_, di _Pusiano_, d'_Isella_ e d'_Annone_ altro non siano, che gli avanzi di un lago che aveva un'estensione considerevole, venuto meno circa il V. secolo dell'era volgare per essersi aperte probabilmente le acque un emissario per la valle di Malgrate, lasciando da quattro o cinque piccoli laghi nei luoghi più profondi del letto. _Ci sia permesso d'aggiungere diverse altre notizie intorno a questi laghetti dell'alto milanese._ Il più antico possessore, che si conosca del diritto della pesca in que' laghi si è l'Arcivescovato di Milano. Nella scomunica, che nell'anno 1312 lanciò l'Arcivescovo Cassone Torriani contro di Matteo Visconti, i figli dello stesso, i Consoli ed il Consiglio generale della città di Milano si legge: _Tu Mathae, rem universam Angleriensem, Leucensem, Bellanensem, Vallassinensem, Castanensem,... quæ arces et loca sunt antiquitus Ecclesiastici nostri juris, tenes. Eidem tibi decumæ nostræ lisantinæ, reditus nostri Varisienses, portoria nostra Mercuriolana nostræ_ PISCATIONES AD PUSIANUM EXIGANTUR. (Ripamonti, _Hist. Eccl. Med._, lib. VIII, pag. 493.) Non trovandosi però accennate le pesche di _Pusiano_ nella Bolla del Pontefice Alessandro III. data nell'anno 1162, in cui si enumerano distintamente le proprietà tutte dell'Arcivescovato di Milano, si potrebbe dubitare che questo diritto non fosse antichissimo al tempo dell'Arcivescovo Cassone se però non era compreso nei possessi della _Valassina_ che poco dista. (V. Sormani, _de Anathemate Sancti Ambrosii contra Gallos_, pagina 232.) Sembra poi che in que' secoli la proprietà della pesca negli altri laghetti vicini a quello di _Pusiano_ appartenesse ripartitamente alle _Comunità_, che li circondano, se vogliam riflettere che non rimane alcuna memoria ne' scrittori patrii, per quanto almeno noi sappiamo, d'alcun privato possesso in epoche lontane: che le _Comunità_ od almeno le _Vicinie_ godevano di non pochi diritti divenuti poscia proprietà dello stato; che le _Comunità di Malgrate_, di _Lecco_, di _Mandello_ e di _Brivio_, che sono poco lungi, fruivano anche in epoche meno lontane di questa proprietà, e qualche diritto crediam noi conservano queste ancora. In progresso ebbero il diritto della pesca in que' laghi per più o minor tempo, in una maggiore o minor parte di esso la Collegiata di S. Giovanni Battista di Monza, i Monaci di Civate, le famiglie Paravicini e Carpani, che ne' dintorni ebbero già chiara sede; ed indi i Bentivoglio, Rosales, Cella, Molo, d'Adda ed il Principe di Leuchtenbergh, non che altri. I _Carpani_ sin dall'anno 1483 presero a livello dall'Arcivescovo di Mil. Nardini il lago di _Pusiano_ pagando l'annuo canone di L. 320 e libbre cento pesce. Sotto il Pontificato di S. Carlo Borromeo la mensa arcivescovile alienò quella proprietà, essendosi cioè affrancati i sigg. Carpani del livello, mediante lo sborso di scudi 7000. Poco dopo l'arcivescovato acquistò quella porzione di lago che era di proprietà della Collegiata di Monza, e che in progresso divenne pure dei sigg. Carpani. (V. Frisi, _Memorie della chiesa di Monza. — Gridario del Duca di Sermoneta. — Documenti presso di noi_.) Alla metà circa dello scorso secolo, la famiglia _Molo_ diede principio al grandioso palazzo, che vediamo in _Pusiano_, e che servì più volte alla dimora di Principi e d'individui ragguardevolissimi. Abellì pure la vicina isoletta che ha la superficie, come abbiamo detto, di 24 pertiche compreso il lembo, che ben di frequente è innondato. — Nel 1782 il Governo diede a livello con condizioni saviissime una parte de' fondi uliginosi, che sono all'intorno di que' laghetti onde fosse ridotta ad utile coltura; (_Istromento_ 15 novembre 1782 _in rogito Lonati_.) Il vantaggio, che ne provenne può vedersi nella più volte citata _Storia e Coltivazione della brughiera paludosa di Sirone_. Circa quest'epoca i Monaci di Civate tentaron pure, e non infruttuosamente di rendere più proficue alcune delle paludi di loro proprietà presso il lago d'_Annone_, ma le loro fatiche furono in seguito non curate. Spiacevole cosa, che l'annichilamento di tutti gli ordini religiosi tra noi, abbia pur prodotta la dispersione degli archivi preziosi, che presso molti di questi ordini si conservavano, provocando anche in ciò la colpa, che gli autori vollero definire _retentio rei suæ invicem furis_. Prezioso quant'altri mai per antichissime carte era l'archivio de' Monaci di Civate, e dai frantumi, che noi conserviamo di due codici di esso col titolo _Memorabilia_ l'uno, _Liber guasonorum de Sara_ l'altro (libro dei luoghi fangosi in Sala) possiamo dedurre d'essere già quelle paludi più estese, ed anzi nel territorio di quella terra posta sulla sponda orientale del lago d'_Annone_ sono quasi del tutto scomparse. Pare, che da quelle carte e codici ben molte notizie si avessero a dedurre sui laghetti, di cui parliamo. Qualche privato tentò pure in questi ultimi anni di rendere fertili piccole porzioni delle paludi, che stanno alle sponde del lago sotto Civate; ma il mezzo sicuro di tutte renderle proficue, ossia di asciugarle sarebbe quello di abbassare qua e là l'emissario del lago d'_Annone_, che è largo poche braccia, e lungo 3200 metri circa. Se non può forse ottenersi l'asciugamento totale dei tanti luoghi paludosi che sono alle sponde dei laghi, e se abbassandosi il pelo d'acqua, mentre si disseccano delle paludi, si abbia dubbio per verità, che se ne scoprano delle altre ora coperte dalle acque, di certo almeno un numero rilevante di pertiche di terreno diverrebbero fruttifere, che ora altro non producono se non poca paglia e delle canne, e si eviterebbero le inondazioni, che l'aria in qualche luogo rendono meno pura ne' caldi estivi. Questo lavoro avrebbe un sicuro risultato, e l'ispezione locale ne mostra la facilità. — Nel secolo decimo quinto si fecero delle livellazioni per veder se potevasi da questa parte condurre a Milano un canale; ma l'opera si riconobbe allora impossibile. Dall'analoga relazione, che ci ha dato il Pagano nel raro di lui libro intorno al Naviglio, sembra potersi dedurre, che questi laghetti fossero allora più alti. S. A. R. l'Arciduca Ferdinando Governatore dello Stato di Milano fece praticare alcune livellazioni, che sembrò avessero per iscopo il progetto dell'unione del lago di _Pusiano_ a quello d'_Annone_. Convien dire, che queste livellazioni od altre cause abbiano mostrato impossibile il mandare ad effetto i vasti divisamenti, che questo principe nutriva per opere architettoniche, o giovevoli all'agricoltura ed al commercio. Nel 1793 il signor Diotti formò un progetto per trarre a profitto dell'agricoltura parte delle acque del lago di _Pusiano_, ma gravi opposizioni si posero in campo, ed in linea d'arte, e per la difficoltà di conciliar l'interesse degli utenti del Lambro, ed i diritti del proprietario della pesca del lago. Per l'esecuzione però di questo progetto non è per anco abbandonato il pensiero. Negli anni 1810 e 1811 il Governo fece eseguire varie opere, fece praticare un nuovo emissario del lago di _Pusiano_, all'oggetto di estrarre una maggiore quantità di acqua per il reale parco di Monza, ma forse il risultamento di quelle opere non è corrispondente all'ingente somma che ci si spese. Altri in seguito si affaticarono, onde rinvenire il modo di rendere ancor più utili quelle acque; ed in tanto lume delle scienze fisiche è a lusingarsi, che vedrem fra non molto eseguiti utili progetti. Il sig. Giuseppe Bruschetti nella citata _Istoria dei progetti, e delle opere per la navigazione interna del milanese_ dice a questo proposito quanto segue «A compiere con vantaggio la rete di navigazione del milanese potrebbe fra le altre opere aprirsi anche un canale da Malgrate al lago di Civate o d'Oggiono abbassando questo lago e facendo cambiar corso allo scaricatore del medesimo. Da questo lago poi attraversando un'altura e dirigendosi verso Molteno si troverebbe un colatore detto la _Bevera_ che scarica le acque nel fiume Lambro, il quale attraversa tutta la Brianza e si dirige a Monza. Continuando la navigazione in questo canale si avrebbe la comunicazione col naviglio Martesana poco prima di Crescenzago, ove il detto fiume Lambro entra e sorte dal naviglio medesimo» (pag. 253) — Fu nelle acque di _Pusiano_, che nel novembre dell'anno 1816 il meccanico sig. Locatelli fece il primo esperimento del naviglio inaufragabile; e le sponde e le alture, che le circondano erano piene di spettatori recativisi anche da lungi non poco, il che formò un quadro singolarissimo. — Negl'inverni 1821 e 1823 morì nel lago d'_Isella_ una quantità considerabilissima di pesci, nè si saprebbe assegnare una ragion sufficiente. Ne vale l'attribuirlo al rigor della stagione, ed alla poca profondità del lago, gelando questi duramente come quello pure d'_Annone_ pressochè in ogni inverno. Meriterebbe forse le indagini del naturalista il credersi da alcuni che abbia a ciò dato causa un'abbondante estrazione di tufo, che si effettuò negli scorsi anni in una cava posta poco lungi di questo laghetto, e per modo che vennero ad entrare nel lago delle acque lorde, zeppe da minime particelle del tufo stesso, che si distaccano nell'estrarlo. Per gelare quello di _Pusiano_ richiedesi però un freddo più intenso, diremmo straordinario. Osandosi di transitarli in quello stato pur anche con carri da coraggiosi briantei, ne avvennero luttuose vicende, che mostrano la necessità di un severo divieto. Tutti questi laghi sono ben di poco profondo, meno alcuni luoghi. L'altezza ordinaria dei due d'_Annone_ e d'_Isella_ è di circa braccia 18 e poco più sono alti quelli di _Pusiano_ e di _Alserio_. Quello di _Pusiano_ in un luogo vicino all'isoletta ha tale profondità, che dicesi volgarmente non trovarsi fondo; e presso di _Bosisio_ ad un sito denominato _Padufè_ è alto forse più di 50 braccia milanesi. Nel mezzo quello d'_Alserio_ oltrepassa talvolta le trenta braccia. I due luoghi più profondi del lago d'_Annone_ lo sono di 25 braccia, e diconsi il _Pompo_ ed il _Peloso_. Questo lago deve avere molte sorgenti sotterranee. _Pendocca_ e _Pescone_ diconsi i due punti più alti di quello d'_Isella_ cioè di 22 braccia. Il chiarissimo sig. ingegnere Carlo Parea ci ha data la elevazione di questi laghi sul pelo basso del mare Adriatico. Da queste livellazioni risulta, che il laghetto d'_Annone_ è alto metri 225,698, quello di Pusiano 259,198, quello d'Alserio 259,698. (_Bruschetti opera citata_, pag. 261.). — In tutti quei quattro laghi, ma ancor più in quello d'_Isella_, abbonda a preferenza d'ogni altro il pesco (_perca fluviatilis_,) ed è d'assai buona qualità. Così era pure ne' secoli trascorsi, poichè il Porcacchi parlando di questi laghi dice «_et tutti son notabili per la presa di grossi pesci persici_» (_Nobiltà di Como_, pag. 136) e prima di lui Paolo Giovio «_omnes percarum præpinguium captura notabiles_» (_Descriptio Larii lacus_, pag. 52.) Vi si trova poi de' pesci di qualche pregio, un numero sufficiente di anguille (_murena anguilla_,) se eccettuiamo però quello d'_Alserio_, in cui non amano troppo di propagarvisi, probabilmente per le tante serpi, che vi sono ne' canneti, che circondano in particolare la depressa sponda settentrionale: vi sono delle tenche (_ciprinus tinca_) e dei lucci (_esox lucius_) ma però in quello d'_Isella_, questi due ultimi si trovano in assai scarso numero. Fra i pesci di poco o nessun pregio si enumerano i cavezzali (_ciprinus capeto_,) i carpani (_ciprinus carpio_,) i barbi (_ciprinus barbus_) un tempo già più abbondanti, le arborelle (_ciprinus albor_) le scardorelle (_ciprinus brama_) e le così dette _troje_, ec. Nelle antiche scritture si trova accennato come esistente nel lago di _Pusiano_ un pesce detto _Canedini_, che non sapremmo dire qual fosse. Forse così denominavasi nel secolo decimo quarto il _cavezzale_, che dicesi anche in buon italiano _cavedano_, e volgarmente in Brianza _cavèden_. — I Governi in varie epoche emanarono utili disposizioni, e perchè prosperar potesse la pescagione in questi laghi, ed a difesa di chi v'ebbe la proprietà della pesca (V. _Gridario di Don Diego Phelippes de Guzman sotto l'anno 1640_, ec., ec. _Compendio delle Gride ed Ordini della città di Milano dell'anno 1601_, ec., ec.). Il Duca di Milano Francesco Primo Sforza sotto il giorno 2 Marzo 1463 scriveva al Vicario del monte di Brianza «_Dilecte mi — per la introclusa supplicatione intenderay la querella fa labbate de sancto Petro de chiua de la usurpatione se li fa de quello laco Volemo che te informi bene de la cosa e trovando così esse come expone prouedi superinde per modo che quelli danono non siano admisi ala possessione de dicto laco se non per la parte hano possuto legittimamente comprare, e non de altra che spetta ad esso abbate._» (_Dall'Archivio Governativo di S. Fedele in Milano._) Innosservate sempre le disposizioni a tutela della pescagione e vive sempre delle contestazioni sulla proprietà di qualche parte, d'assai si diminuirono i prodotti di questi laghi. Negli anni, che decorsero dal 1514 al 1527 le terre limitrofe ai nostri laghetti dovettero somministrare ciascun anno alla città di Milano, riunendo le parziali quote in uno, libbre 860 pesce (_Sommario degli Ordini pertinenti agli Ufficiali della Comunità di Milano, pag. 66._) — Nelle alture, che circondano questi laghi, nelle antiche sponde a mattino ed a mezzodì diressimo propriamente dell'_Eupili_, prosperava diggià l'olivo, e dava un frutto considerevole, ma ora vi è trascurato per non corrisponder più, quale ne sia la causa, le cure che richiede al prodotto sempre tenue. — Lungo i monti, che sovrastano al Nord i laghetti, più d'uno vi ha osservate delle petrificazioni. Il Baretta (memoria citata) disse, che il _Monte di S. Fermo è composto d'ammoniti, alle quali, qualche rara venere è pur frammista_. L'Amoretti (_opera citata_ pag. 300.) dice «_Il sasso di questi contorni è calcare, sovente rossigno, in alcuni si trovano non infrequenti degli ammoniti, de' nautili ed alcune veneri._» Ed il sig. Breislak nella _Descrizione geologica_ di cui ci giovammo, pag. 52, riconobbe pure _la presenza de' corpi organici marini sopra i monti del piano di Erba_. Noi conserviamo degli _ammoniti_, che rinvenimmo l'anno 1802 nel monte detto di _Suello_ sopra il lago di _Pusiano_ ad un'altezza considerabilissima. FINE. [Illustrazione: Carta geografica] NOTE: [1] Hist. nat., lib. III, cap. XXIII. [2] V. _Viaggio pittorico nei monti di Brianza corredato di alcuni cenni storico-statistici diviso in 24 vedute_. [3] _V. il detto Viaggio pittorico._ [4] V. Giovio: _Como_ e il _Lario_, pag. 231. — _Le lettere lariane_ del medesimo, pag. 146. — Amoretti _viaggio ai tre laghi_, edizione quinta, pag. 240, ed altri. [5] _Georgicon, lib. II, v. 159._ [6] Amoretti, _Opera citata_. [7] V. _Elementi di geologia, tom. II., pag. 70. — Descrizione geologica della provincia di Milano, pag. 198_. [8] Liber III, cap. XXIII, Hist. nat. = _In hac regione et XI lacus incliti sunt, amnesque eorum partus aut alumni: si modo acceptos reddunt, ut Adduam Larius, Ticinum Verbanus, Mincium Benacus, Ollium Sebinus, Lambrum Eupilis, omnes incolas Padi._ [9] Historiæ Patriæ, lib. X, pag. 203. = _Horum radicibus complures iidemque piscosi lacusculi ex proximis oppidis nomina sortiti Montorfani, Herbæ, Mongutis, Pusiani, Annoni adiacent unicum Plinius judicavit, Eupilum vocat qui Lambrum amnem emittat. Forte cum imbribus augentur, ut sæpe faciunt, in unum conjunguntur, et nascenti ex montibus fluvio mixti ortum praestare videntur._ [10] _Thesaurus antiq. et histor. Italiæ_, tom. III, pars prima, pag. 266. [11] _Descriptio lacus Larii._ Avenione. 1776, pag. 52 — _De Piscibus Romanis_, num. XXIV. [12] _Italia antiqua_, cap. XXXVI, pag. 410. [13] V. Muratori _Rerum Ital._, tom. IX, pag. 1, nota 7. — Alciati _Rerum patriæ_, lib. II, pag. 76 — Parini nelle odi intitolate _La Vita rustica — La Salubrità dell'aria_ — Monti, _Versi estratti dal quinto canto inedito della Mascheroniana_. [14] Giulini _Memorie della città e campagna di Milano_, tom. IX, carta corografica, ed alla pag. 144. — Arduino al citato libro III di Plinio. — Leandro Alberti _Descrizione d'Italia_, pag. 409. — I lessici geografici. — Guid. Ferrari _op. volumen_ IV, pag. 275. — Bossi _Istoria d'Italia_, tom. I., pag. 65, ec., ec. [15] V. il Giulini luogo citato. — Benedetto Giovio _Istoria di Como_, pag. 20. — Gaudenzio Merula _De Gallorum Cisalpinorum antiquitate, ac origine_, pag. 17. [16] V. _Disquisitiones Plinianæ_, lib. IX, pag. 10. [17] Rezzonico luogo citato, pag. 63. — Frisi _Memorie della chiesa Monzese_, dissert. I. pag. 2. — Tamassia _Quadro economico dei cantoni di Bellano ed Asso_, pag. 29. [18] V. Bruschetti _Storia dei progetti e delle opere per la navigazione interna del milanese_, pag. 261. [19] Luogo citato. Ecco le sue parole. _Lamber in Mediolanensi agro fluvius ab lacu, quem Plinius Eupolim apellat, oritur non sane magnam aquarum molem, traens, nisi pluviis liquescentibus nivibus, quod frequentissime accidit, augeatur._ [20] Atti nell'Archivio del Senato. [21] V. _Atti della Società Patriotica di Milano_, tomo III, pag. LI. [22] V. _Della maniera di preparare la torba, e di usarla_, ec., pag. 5. Milano 1785. [23] V. Amoretti: _Della Torba e della Lignite._ Milano 1810, pag. 46. [24] _Viaggio ai tre laghi_, pag. 301, edizione quinta. [25] _Descrizione geologica della provincia di Milano_, pag. 148. [26] _Gallorum Insubrum antiquæ sedes_, pag. 39. [27] _Topografia della Pieve d'Arcisate_, pag. 23. [28] V. Ballerini _Compendio delle cronache della città di Como_, pag. 318. — _Histoire naturelle de Pline traduite en françois, par_ Poinsinet de Sivry. [29] _Tav. II._ V. Atlante _Dell'Ortelio_, edizione di Anversa del 1622, pag. XLIII. [30] Si conservano nell'I. R. Archivio Diplomatico in Milano. [31] V. Porcacchi, _Nobiltà di Como_, pag. 22. [32] _Istoria patria_, parte prima. [33] V. Frisi, _Memorie storiche di Monza_, tom. II., pag. 163. [34] Simonetta, _Sforziade_, lib. XX, pag. 310. — Corio, _Istoria di Milano_, parte V. [35] Ode intitolata, _La salubrità dell'aria_. [36] Ode intitolata, _La vita rustica_. [37] _In morte del esimio pittore cavaliere Andrea Appiani, Canzone di G. Prayer._ [38] V. Micali, _L'Italia avanti i Romani_, parte prima, capo IX. — Carli, _Lettere americane, ec., ec._ [39] V. Somaglia, _Nuova descrizione dello stato di Milano_, pag. 32. — _Tab. chorographica medii ævi_, Muratori _Rer. Ital._, tom. X, pag. 132. — Quadrio, _Dissertazione intorno alla Valtellina_, tomo I., pag. 32. [40] Hist. nat., lib. III, cap. XVII. [41] V. Giulini _Memorie della città e campagna di Milano_, tom. III, pag. 370. [42] _Istoria di Milano_, parte prima. [43] Luogo or ora citato. [44] V. Roncali, _Dissertatio physico-chimico-medica, de aquis mineralibus Coldoni ad oppidum Leuci_. [45] V. Iovius, _Histor. Novocom._, lib. I, pag. 33. — Sigonius, _de reg. Italiæ_, lib. II, cap. I., ed altri molti. [46] Volgarmente detta, _Casa del ponte_. [47] Memoria citata, pag. LVI. [48] Luoghi citati. [49] Opera citata, parte I. [50] V. Rezzonico, _Disquisitiones Plinianæ_, lib. IX, pag. 43. [51] pag. LVI. [52] Opera citata, cap. XXV, pag. 68. [53] V. Breislak. _Descrizione geologica della provincia di Milano_, pag. 90 e 97. [54] V. Allegranza, _De sepulcris christianis_, pag. 23. — Amoretti, _opera citata_, pag. 292. [55] Luogo citato. [56] Questa valle offerse pure il soggetto di una _veduta_ nel citato _Viaggio pittorico_. [57] pag. LIV. [58] _De piscibus romanis_, cap. XXIV. [59] pag. LVI. [60] pag. LIV e LVII. [61] Luogo citato. [62] V. La pag. 237 del _Como e il Lario_. — Ecco le parole di Sidonio. «_Uluosum Lambrum, cœrulum Adduam, velocem Athesim, pigrum Mincium, qui ligusticis, euganeisque montibus oriebantur, paulum per ostia adversa subuectus, in suis etiam gurgutibus inspexi: quorum ripæ etc._», lib. prim., lit. V. [63] Opera citata, pag. 240. [64] _La Nobiltà di Milano_, pag. 548. Nota del Trascrittore Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. *** End of this LibraryBlog Digital Book "Dell'antico stato del lago di Pusiano nell'alto Milanese" *** Copyright 2023 LibraryBlog. All rights reserved.