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Title: Alleluja
Author: Praga, Marco
Language: Italian
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                              MARCO PRAGA


                                Alleluja


                           DRAMMA IN TRE ATTI

                              I. MIGLIAJO



                                 MILANO
                       L. OMODEI ZORINI, EDITORE
                                  1894



                             _Questo dramma
                  fu rappresentato per la prima volta
                   dalla Compagnia Novelli e Leigheb
                        al Teatro Valle di Roma
                        la sera del 19 Febbrajo
                                 1892._


                          PROPRIETÀ LETTERARIA

         TIP. DELL'ISTITUTO ITALIANO D'ARTI GRAFICHE — BERGAMO



PERSONAGGI


  ALESSANDRO FARA
  ELISA, sua moglie
  EVA, loro figlia
  CAV. FLAVIANO CONTE
  GIOVANNI CONTE, suo fratello, marito d'Eva
  PERTUSANI, presidente di Tribunale
  GERMIGNANI
  MARZOTTI
  ROCCO
  FILIPPO
  SANDRINO, figlio d'Eva e di Giovanni

_In una città di provincia in Lombardia. Epoca attuale._



SCENA STABILE


    In casa di Alessandro Fara. Una di quelle caratteristiche sale da
  pranzo di famiglie borghesi che servono anche un poco da salotto di
  ricevimento. Grande porta al fondo che mette in anticamera. Porte
  ai lati. A destra, sul lato di sbieco, una finestra con balcone
  praticabile, che si finge guardi sulla via. A sinistra, sul lato
  che corrisponde al balcone di destra, una grande credenza, con
  bottiglie, fiale ecc. Al I.º atto sarà colma di piatti. Dinanzi
  alla credenza una tavola da pranzo, che al I.º atto sarà pure
  apparecchiata. Sul dinanzi della scena, a destra, un tavolino.
  Altri mobili, sedie, poltrone, divani, sparsi per la stanza come
  più è opportuno.

    Al I.º atto è sera. La stanza sarà illuminata a profusione con
  lucerne a petrolio, candele, ecc.

    Sopra la porta del fondo un gran ritratto di Eva.



ATTO PRIMO


SCENA I.

Alessandro, Elisa, Giovanni, Flaviano, Pertusani, Germignani, Marzotti,
_poi_ Rocco.

(_Germignani è dietro alla tavola col bicchiere di sciampagna alzato.
Marzotti, Giovanni e Pertusani accanto a lui, pronti a brindare. Elisa
un poco più discosta. Alessandro è verso il mezzo della scena. Flaviano
colle spalle al caminetto, in aria annojata_).


GERMIGNANI

(_in tono enfatico_) Ed è questo il più bell'elogio che si possa fare
al nostro amico: à lavorato tutta la vita, e al suo lavoro soltanto
deve l'agiatezza, la felicità che lo circondano. Figlio delle sue
opere....

ALESSANDRO

(_interrompendo_) Gran Dio! no! pare che mi reciti l'elogio funebre!
Germignani mio, come uomo d'affari sei un tesoro, ma come oratore non
ne vali un cavolo.

GERMIGNANI

(_c. s._) L'affetto e la riconoscenza....

ALESSANDRO

Basta!

GERMIGNANI

O che siamo riuniti per parlare di politica? Siamo qui per una festa
allegra, della tua famiglia, di tutti.... di tutti quelli che ti
conoscono e ti vogliono bene. Parlerò tuo malgrado. Mesci.

ALESSANDRO

(_gli versa lo sciampagna_) Bevi, e taci.

GERMIGNANI

Ebbene, non parlerò di te.

ALESSANDRO

Oh, bravo!

GERMIGNANI

Parlerò, poichè si festeggiano le tue nozze d'argento.... (_gli sguardi
di Pertusani e di Alessandro s'incontrano. Questi si volge e va al
fondo. Flaviano osserva, ironico_) della donna che ti è compagna cara
e affettuosa e che noi tutti amiamo. La nostra buona signora Elisa,
figlia del forte mezzogiorno....

PERTUSANI

(_interrompendo_) No, via, Alessandro à ragione. Lei (_scherzoso_) è
rettorico nei suoi brindisi.

GERMIGNANI

(_commosso_) Eppure vi giuro che è il cuore che parla!

ALESSANDRO

(_tornando a lui, abbracciandolo_) Sì, sì, mio buon Beppe, ti credo.

GERMIGNANI

La nostra buona signora Elisa che lasciò il bel paese degli aranci e
delle rose sempre in fiore, per seguire l'uomo che il suo cuore aveva
scelto, il suo Alessandro, e della città di lui, si fece una patria
adottiva.

FLAVIANO

(L'à imparata a memoria!)

GERMIGNANI

Io ebbi campo di conoscere e apprezzare giorno per giorno questa donna
e le sue virtù di moglie e di madre. Io bevo a lei e auguro a noi tutti
che fra cinque lustri....

FLAVIANO

(Non ci mancavano più che i lustri!)

GERMIGNANI

.... Noi, festeggiando qui le sue nozze d'oro, la ritroviamo.... essa e
il suo Alessandro, così.... in buona salute da.... da poterci augurare
e anzi.... veder sicure e prossime le nozze di diamante.

MARZOTTI

A meraviglia! (_Toccano_).

FLAVIANO

Magnifico! (_A parte_) (Commedie della vita!)

GERMIGNANI

Orsù, Alessandro, abbraccia tua moglie, e ringraziala di tutte le
felicità che ti à procurate.

(_Elisa, intontita, non si muove. Alessandro, con uno sforzo evidente,
le si avvicina e le porge la mano_).

GERMIGNANI

Via, via, un abbraccio! non abbiate vergogna di noi!

(_Alessandro bacia in fronte Elisa. Pertusani, Germignani e Marzotti
applaudono e brindano_).

FLAVIANO

(Sapperlotte! è ripugnante!)

PERTUSANI

(_che si è avvicinato a Flaviano, cogliendo a volo l'esclamazione,
spaventato, piano a lui_) (Che?! lei sa, cavaliere?)

FLAVIANO

(Il segreto di Pulcinella!)

PERTUSANI

(Per carità!)

FLAVIANO

(Scusi, signor Presidente: sono un gentiluomo!)

GERMIGNANI

E non ò finito!

PERTUSANI

(Dio santo! Che supplizio!)

GERMIGNANI

E non ò finito. Bevo alla cara, alla dolce figliola, ad Eva, che
dovrebbe essere qui per prendere parte a questa festa del babbo e della
mamma, ma che invece le amorevoli cure della maternità tengono lontana;
e al suo sposo, il nostro buon Giovanni, che Alessandro ama come un
figliolo e che.... e che io onoro in lui il sagace, esperto, attento
direttore della nostra fabbrica.

PERTUSANI — ALESSANDRO

Evviva Giovanni!

MARZOTTI

A meraviglia!

FLAVIANO

(Evviva la grammatica, soprattutto!)

PERTUSANI

Sandrino sta poco bene? Ma non è cosa grave?

GIOVANNI

No, no, piccoli malanni di bambini. Ma col freddo che fa non ci siamo
arrischiati a portarlo qui, quantunque dalla fabbrica non ci sia che
una mezz'ora di carrozza. Eva poi non à voluto lasciarlo solo.

GERMIGNANI

Ma, o signori, non ò ancora finito!

FLAVIANO

(È atroce!)

ALESSANDRO

(_piano a Pertusani_) (Non la finirà più?)

GERMIGNANI

Un ultimo evviva, un ultimo augurio.

FLAVIANO

Bravo!

GERMIGNANI

Un augurio alla nostra ditta, alla ditta Germignani e Fara, la prima e
più importante fabbrica italiana di stoffe di juta....

FLAVIANO

(Prezzi limitati, non si teme la concorrenza!)

GERMIGNANI

.... che Fara à fondata e ideata....

ALESSANDRO

Coi tuoi denari!

GERMIGNANI

E che cosa sono i denari? Senza di te avrebbero fruttato? Onore dunque
ad Alessandro Fara industriale coraggioso e meritatamente fortunato. Ed
io....

ALESSANDRO

Basta!

TUTTI

Evviva, evviva!

ALESSANDRO

Ringrazio, amici, degli auguri, degli evviva. Ringrazio anche a nome
di Elisa.... di mia moglie, che.... come vedete.... l'emozione rende
muta.... Grazie per Eva, per Giovanni, i miei diletti figlioli....
(_Allegro_) E grazie anche per la fabbrica. Però, se mi permettete,
vi farò osservare che della fortuna della fabbrica non ànno merito nè
l'opera mia, nè i capitali di Germignani. La fortuna sta nel genere del
commercio intrapreso. Pensateci, o signori: noi ci dedicammo alla juta.
Ora, chi non sa che chi s'a-juta. Dio l'a-juta?

TUTTI

(_un urlo e una risata di protesta_).

FLAVIANO

E à dello spirito!

PERTUSANI

(_ridendo_) Questa è indegna di te.

GIOVANNI

(_ad Aless._) Ed ora, papà, ti saluto. Corro a casa.

ALESSANDRO

Te ne vai?

GIOVANNI

Sì, non voglio lasciar sola Eva più a lungo.

PERTUSANI

Tante cose da parte mia all'Eva.

GIOVANNI

Grazie.

PERTUSANI

Le dica che il vecchio amico del babbo la ricorda sempre quantunque non
la veda da 15 anni.

GIOVANNI

Grazie, signor Presidente.

ALESSANDRO

Ah! ah! il nostro Presidente. Ma lo sono anch'io presidente, sai?

PERTUSANI

E di che cosa?

ALESSANDRO

Non di tribunale, come te, no. Semplicemente della società dei
divertimenti pubblici.

PERTUSANI

Era da immaginarlo! Tornato in patria, visto e preso.

GIOVANNI

Un bacio, papà.

ALESSANDRO

Sì, un bacione. E un altro per Eva. E un altro per Sandrino. Vai. Ài la
carrettella, con Rocco?

GIOVANNI

Sì, arrivederci. (_Saluta tutti e bacia Elisa. A Flaviano_) Ciao,
Flaviano.

FLAVIANO

_Adieu_, mio caro. (_Richiamandolo_) Di'.... (_Lo conduce in disparte_)
(Di', avresti cento lire da prestarmi? sino a domani, o posdomani al
più tardi! La Direzione deve inviarmi dei fondi....)

GIOVANNI

(_togliendo il portafoglio di tasca e dandogli le cento lire, in tono
dimesso_) (Te ne ò già dati degli altri....)

FLAVIANO

(Li avrai tutti assieme. Ài paura di tuo fratello? _Que diable!_)

GIOVANNI

(_timido_) (No, sai, ò anch'io degli impegni. Mi secca farmi fare
anticipazioni da mio suocero.)

FLAVIANO

(Sapperlotte! Sei tu che fai tutto; ài la cassa in mano.... Sei sempre
un ragazzo. Oh! se nostro padre ti avesse fatto viaggiare come ò
viaggiato io, non saresti un timido borghesuccio come sei!)

GIOVANNI

(Vai al veglione stasera?)

FLAVIANO

_C'est probable!_

GIOVANNI

(_bonario, sorridendogli_) (Mi raccomando....)

FLAVIANO

Ah! ah! Una paternale! No, _je t'en prie_! È già molto che mi sia
ridotto a vivere in questa cittaduzza di provincia, io abituato ai
grandi centri e a tutte le _folies_ del gran mondo. Del resto, credimi,
non mi ci divertirò. Oh! giammai della vita!

(_Giovanni gli stringe la mano ed esce. Flaviano torna al caminetto, e
legge un giornale_).

PERTUSANI

(_ad Alessandro_) Dev'essere un gran buon figliolo, quel tuo genero.

ALESSANDRO

Poi, l'ò allevato io. Quando venni qui da Napoli, me lo presi ragazzo,
in istudio. Ed ora dirige la fabbrica come meglio non potrei far io
stesso.

PERTUSANI

Glie la si legge in faccia la bontà.

ALESSANDRO

À un difetto: la timidezza. Timido al punto che, innamorato di Eva,
non osava di dirlo nè di farlo capire. Un giorno, quattro anni fa,
lo sorprendo a piangere. Lo interrogo, non risponde. Insisto, e mi
confessa che è obbligato a lasciarmi. Perchè? gli chiedo. Non siete
contento della vostra posizione? Volete un aumento di stipendio?
Infine, ò dovuto strappargli il segreto.

PERTUSANI

E come mai con questo carattere può stare a capo di una fabbrica che à
trecento operai?

ALESSANDRO

È la sua stessa bontà che lo fa rispettato. Gli operai lo adorano. E
poi, pare una contraddizione, e non è: talvolta, se ci è trascinato, à
degli impeti e dei furori che fanno stupire. Ma credo sia così di tutti
i timidi. Guai se perdono la loro timidezza, per un istante.

GIOVANNI

(_rientrando_) Papà....

ALESSANDRO

Come?! Ancora qui?

GIOVANNI

Sì: c'è Rocco....

ALESSANDRO

Rocco?

GIOVANNI

Il vecchio e buon Rocco che non vuole tornare alla fabbrica senza
averti fatti i suoi auguri. Ce n'eravamo dimenticati tutti. È rimasto
sinora abbasso, in cucina. Ora, quando sono sceso e gli ò detto:
“andiamo„, non si muoveva, ma non osava.... Ò indovinato il suo
pensiero....

ALESSANDRO

Povero vecchio.

GIOVANNI

Perchè sai che è lui l'organizzatore della festa.... Lo faccio salire?

ALESSANDRO

Ma sicuro! (_Giovanni esce. — Piano a Pertusani_) (Poveretto! non sa,
lui, che dolore mi à rinnovato colla sua famosa idea!)

PERTUSANI

Ma chi è?

ALESSANDRO

Il figlio del vecchio fattore di mio padre in un piccolo fondo che si
possedeva illo tempore. Quando tornai in patria, lo presi alla fabbrica
come cocchiere e carrettiere. (_A Rocco che entra_) Avanti, avanti,
Rocco. Qua la mano.

ROCCO

Oh! signore....

ALESSANDRO

Qua, amico mio. E grazie a te dell'idea affettuosa che ài avuta. Che
diavolo! Bisognava salire prima....

ROCCO

(_guardandosi attorno_) E la padrona?

ALESSANDRO

Eccola là.

(_Rocco si volge. Elisa gli si avvicina, ed egli fa per baciarle la
mano_).

ALESSANDRO

Rocco, un bicchiere di sciampagna.

ROCCO

Non si disturbi.

ALESSANDRO

Su, su, alla nostra salute. Ti piace?

ROCCO

Buono. È vin francese? Sa, mi ricorda un po' alla lontana il vino
spumante d'Asti.

ALESSANDRO

Ah! ah!

FLAVIANO

(_a parte_) (Che quadro commovente!)

ALESSANDRO

Oh! dimmi, com'è che ài ricordata questa data, tu? Non me la ricordavo
neppur io!

ROCCO

Ò il documento.

ALESSANDRO

Il documento?

ROCCO

Sicuro. Quando il suo povero papà si trasferì a Napoli a causa del
suo impiego, saranno trent'anni, eh? io passai al servizio del signor
Rossi, che aveva comperato il fondo e che era amico della sua famiglia.

ALESSANDRO

Sì.

ROCCO

Circa dieci anni dopo lei si sposò: e mandò al signor Rossi l'annuncio,
uno di quei cartoncini che usano lor signori. Poi il signor Rossi morì,
vennero gli eredi, portarono via i mobili e mi lasciarono in regalo
alcune suppellettili di poco conto. Ebbene nel tiretto di un tavolo
cosa ò trovato?

FLAVIANO

Il _faire-part_.

ROCCO

Quel tal cartoncino. Ed io l'ò conservato sempre. Poi lei è tornato
qui, io fui di nuovo al suo servizio.... Quel cartoncino portava la
data del 22 Febbrajo....

ALESSANDRO

Povero Rocco!

ROCCO

Sa? Sono degli anni che aspettavo questo giorno. E mi dicevo: Chissà se
se ne ricorderanno, essi, i padroni. Glielo rammenterò io.

FLAVIANO

(È dell'Erkmann Chatrian, sputato!)

ALESSANDRO

(_dopo aver stretta di nuovo la mano a Rocco. A Giovanni_) Ed ora
andatevene tutti e due. Preme anche a me che Eva non sia sola.

ROCCO

In venti minuti siamo alla fabbrica. La cavallina trotta bene.

ALESSANDRO

Addio, Rocco.

ROCCO

Buona sera a tutti. Grazie. Tanti auguri. (_Esce con Giovanni_).

ELISA

(_a Pertusani_) Signor Presidente, un bicchierino d'anisette?

PERTUSANI

Grazie. (_Le prende le mani_) Dunque, come va signora? Non si è potuto
ancora discorrere un poco, noi due, da vecchi amici. (_Gli altri fanno
crocchio al fondo_).

ELISA

Da vecchi amici! (_À un impeto di commozione_).

PERTUSANI

Per carità, signora!.... À ragione, si deve evitare ogni parola che
ricordi il passato.... Un passato che è così ben dimenticato, ormai.

ELISA

Lo crede? Perdonato, forse, sì. Dimenticato, no. E non mi lagno, non ò
nessun diritto. Devo baciare la terra dove Alessandro mette i piedi. Ma
che triste vita! Vede, a quarantacinque anni, i capelli sono già grigi.

PERTUSANI

Ebbene, à altre consolazioni, adesso, signora. Qualcosa le arride nella
vita.... sua figlia, suo nipotino....

ELISA

(_si asciuga le lagrime_) E lei? Chi avrebbe detto che ci si
incontrerebbe ancora, dopo vent'anni? E come si trova qui, nella sua
nuova residenza?

PERTUSANI

Bene, abbastanza. Sono arrivato da tre giorni, non ò ancora preso
possesso dell'ufficio. Ma i colleghi sono simpatici, e ò ritrovato
qui Alessandro. Anzi, fu appunto nella considerazione di ritrovare un
caro e vecchio amico che venni qui. Mi si era dato da scegliere tra il
Tribunale d'Ivrea e questo. Ò scelto questo.

GERMIGNANI

(_al fondo, attorno al tavolo con Alessandro e Marzotti_) Magnifico!

MARZOTTI

Eh? le pare? sarà una cosa d'effetto?

GERMIGNANI

Eh! non c'è da dubitarne. Questo caro Fara non c'è che lui che abbia di
queste idee.

MARZOTTI

Oh! mi raccomando. Acqua in bocca! Altrimenti, tolto l'effetto della
sorpresa....

GERMIGNANI

Sarò muto.

PERTUSANI

Che cos'è? un segreto?

MARZOTTI

Un gran segreto.

PERTUSANI

E deve esserlo anche per me?

ALESSANDRO

No, un magistrato è un uomo al quale si può confidarsi.

PERTUSANI

C'entri tu? Allora si tratta di una burla, certamente, di uno scherzo.

MARZOTTI

Ah! ah! uno scherzo! I nostri buoni concittadini, debbono rimanere
abbagliati domani, vedendo quello che à saputo organizzare la Società
dei divertimenti.... per merito del suo illustre presidente. (_Elisa
esce a destra_).

PERTUSANI

Domani?

MARZOTTI

Naturalmente. Mercoledì grasso!.... il Corso mascherato!....

PERTUSANI

Ah! ò capito!

MARZOTTI

(_ad Alessandro_) Lo riveliamo alla magistratura?

ALESSANDRO

E dàgli? Riveliamolo!

MARZOTTI

Parlo io o parla lei?

ALESSANDRO

Parli lei mio discepolo ed apostolo.

PERTUSANI

Ah! il signor Marzotti è il tuo discepolo?

ALESSANDRO

Sì, c'è la stoffa di un umorista in questo giovanotto.

FLAVIANO

(Umorismo provinciale!)

ALESSANDRO

Quando mi ritirerò dall'agone, sarà il mio successore naturale.

PERTUSANI

À un tipo spagnuolo, il nostro signor Marzotti, nevvero?

ALESSANDRO

Sì, tra lo spagnolo e l'ottentotto.

MARZOTTI

Dunque: si tratta di una gran mascherata che comparirà domani sul
corso. Rappresenterà il Trionfo di Bacco....

FLAVIANO

(Idea peregrina!)

MARZOTTI

Una gran botte, una botte enorme. E a cavalcioni di essa un gran
Bacco....

ALESSANDRO

Di carta pesta....

MARZOTTI

.... incoronato di pampini, col calice alzato, il faccione ridente.
Sotto, tutt'attorno, dodici baccanti, raffigurate da dodici giovinotti
della città, in costume analogo....

ALESSANDRO

Che è poi un'assenza di costume....

MARZOTTI

I quali butteranno dolci e fiori. I dolci raffigureranno grappoli
d'uva, botticelle, arnesi di cantina, bottigline ecc. E una profusione
di coriandoli, poi, bianchi e rossi, che raffigureranno gli acini
dell'uva.

PERTUSANI

Grazioso. E poi?

ALESSANDRO

E poi? Tò! mi pare che basti. Per una città di provincia cosa pretendi
di più? Eh! amico mio, non siamo più ai nostri bei tempi di trent'anni
fa. Li ricordi i carnevali di Napoli? Allora si era giovani, allora le
idee erano più matte, più ardite, più gustose.

PERTUSANI

Allora si era Alleluja, in una parola. Lo sei ancora, ò il piacere
di constatarlo. Ma allora eri Alleluja all'apogeo del brio e dello
spirito. Alleluja! Perdio, quanti ricordi a questo nome! (_Agli altri_)
Già lo saprete che questo era il nomignolo di Fara. La fama ne sarà
giunta sino in patria. (_Ad Alessandro_) Di', ricordi? Si era in
quindici o venti. L'uno più matto dell'altro. Ma tu! Questo giovanotto
del settentrione, capitato là in un branco di ragazzi spensierati,
e lui più spensierato di tutti! Fosti eletto Re, per acclamazione!
Alleluja! Ah! ah! era il grido giulivo.... ma che? era l'urlo che ti
accoglieva quando arrivavi. Alleluja! Dio sia lodato! Come una risata
che non finiva più, come un fuoco d'artificio che non si spegneva mai:
la nota comica che c'intonava tutti! Ricordi i corsi mascherati? E le
feste di Piedigrotta? E le serenate? E le feste a Frisio?....

ALESSANDRO

E la conclusione, sapete qual fu? Che all'università non ci si andava
mai, e che agli esami mi ànno famosamente bocciato! Cosicchè ò dovuto
lasciar le pandette e dedicarmi ai telai meccanici.

GERMIGNANI

Tò, mi piace, questo nome d'Alleluja. Ò da battezzare un cavallo nato
pochi giorni sono.... Se permetti?

ALESSANDRO

Figurati! Tanto, io non lo sono più, da un pezzo.

MARZOTTI

Come?! Lei non à mai cessato di esserlo. Naturalmente, c'è differenza
tra i vent'anni e i cinquanta, ma uomo più allegro, più gioviale, più
burlone di lei dove vuol trovarlo? E dica: si fa nulla in città, per
gli spettacoli pubblici, per la beneficenza, senza che c'entri lei?
Dunque: viva Alleluja!.... O a proposito! Ora me ne dimenticavo. Sono
stato oggi a vedere il carro in fabbricazione. C'è un inconveniente.
Ecco qua, ò portato i disegni: guardi un po'....

(_Alessandro, Germignani e Marzotti si recano attorno alla tavola; in
fondo, e osservano un disegno_).

FLAVIANO

(_avvicinandosi a Pertusani_) Che ne dice, caro signore?

PERTUSANI

Di che cosa?

FLAVIANO

Di tutto quello che abbiamo udito e veduto qui stasera?

PERTUSANI

È qualcosa che allarga il respiro! È prodigioso quest'uomo, quasi
vecchio, e così giovine di cuore, ancora; che à fatto della bontà e
dell'allegria i cardini della sua vita. Che fibra! Fortunato davvero
suo fratello che ne divenne il genero, anzi il figliolo dilettissimo.

FLAVIANO

Fortunato! Lo crede?

PERTUSANI

Lo credo? Sicuro! E tutti possono constatarlo.

FLAVIANO

Sì, se tutte le gioje della vita consistessero nel benessere materiale
e.... sia pure, nelle soddisfazioni del cuore. Ma, e l'onore?

PERTUSANI

L'onore?

FLAVIANO

Parlo con lei che può comprendermi. In questo meschino ambiente
provinciale nel quale ò dovuto — e spero non definitivamente — ridurmi
a vivere, chi mi comprenderebbe?.... Ebbene, sì: le ripeto: l'onore?

PERTUSANI

Davvero non capisco!

FLAVIANO

Via, lei conosce il passato.

PERTUSANI

Di Fara?

FLAVIANO

Oh non di lui: intemerato! ma....

PERTUSANI

Ah! della moglie.

FLAVIANO

Non siamo che io e lei qui, in tutta la città, credo, a saperlo. Io lo
seppi a Napoli, e disgraziatamente, troppo tardi.

PERTUSANI

Cioè, quando suo fratello aveva già sposato Eva?

FLAVIANO

Voilà!

PERTUSANI

E se l'avesse saputo prima?

FLAVIANO

Ah! colla mia autorità di fratello maggiore avrei impedito questo
matrimonio.

PERTUSANI

Sì?

FLAVIANO

_Mais sans doute._

PERTUSANI

Ella dunque crede che le figlie debbano scontare le colpe delle madri?

FLAVIANO

So, caro signore, che nella nostra famiglia, la mia, non ci fu mai una
macchia.

PERTUSANI

Via, Cavaliere, c'è dell'esagerazione d'amor proprio in quanto ella
dice. Impedendo questo matrimonio, ella avrebbe fatto l'infelicità di
suo fratello, innamorato di Eva. Così è il più felice degli uomini.

FLAVIANO

E fin quando lo sarà? Dio! abbrucia le labbra il dirlo.... e, lo
confesso, nulla mi autorizza a dirlo. Ma infine.... le figlie non
assomigliano troppo spesso alle madri?

PERTUSANI

Oh!

FLAVIANO

Lasciamo questo tasto terribile. Preoccupiamoci solo del passato.
Ebbene, coll'onore non si scherza. Ah! giammai della vita! E, senta,
ci tenevo a farle sapere, a far sapere a lei, che se sono assenziente
ai fatti, appunto perchè trovai i fatti compiuti, protesto nell'intimo
della coscienza. Infine, non vorrei ella credesse che, per l'interesse
indiretto di mio fratello, io avessi chiuso un occhio benignamente sul
passato di sua suocera.

PERTUSANI

Ma creda che, fosse anche stato così, io non l'avrei stimata meno.
Perbacco, se tutte le figlie delle donne che commisero un fallo
dovessero....

FLAVIANO

Anche in ciò _est modus in rebus_. Sì: noi sposiamo troppe figlie di
donne adultere e dovremmo dare un esempio alle madri colpendole nelle
figlie. Ma passi ancora quando l'adulterio fu, come dire? un adulterio
comune.... Ma qui ci fu scandalo, ne seguì un duello....

ALESSANDRO

(_al fondo_) Un momento, un momento! Qui di fianco, le ghirlande vanno
rialzate.

PERTUSANI

(_a Flaviano, continuando_) Anche qui c'è esagerazione. Alessandro
scoperse, vendicò l'offesa come il mondo stupidamente impone di
vendicarla, battendosi. Poi, nel pensiero della sua bambina, evitò
scandali, separazioni, ecc. inflisse alla moglie la più crudele delle
pene: quella di vivere come una estranea accanto al marito. Lasciò
Napoli, ritornò qui; nessuno sa nulla. E la signora Elisa à espiato
duramente, ed espìa ancora adesso il suo fallo. Infine....

FLAVIANO

Infine, caro signore, è questo perdono di Fara che è umiliante. I Conte
non si trovarono mai in simili circostanze, glie l'ò detto: le donne
che uscirono dalla nostra casa o vi entrarono furono modelli di virtù.
Ma in un caso simile, se disgraziatamente fosse avvenuto, un Conte non
avrebbe perdonato, avrebbe ammazzato!

PERTUSANI

Quistione di temperamento.

FLAVIANO

Già, di temperamento. E Fara à un temperamento così fortunato — io
direi ridicolo — da potere essere.... Alleluja, per spiegarmi con una
parola, mentre avrebbe tante ragioni di piangere sui casi suoi e di
tenersi in disparte.

PERTUSANI

Mi dica, ella non rivelò mai la cosa a suo fratello?

FLAVIANO

Oh! giammai della vita! E mi guarderei bene dal farlo. A che pro?

PERTUSANI

Giustissimo.

MARZOTTI

Ah! ecco, così sì. Ecco risolto il problema. Adesso corro al Circolo a
dare gli ordini per domani. Non c'è tempo da perdere.

GERMIGNANI

E me ne vado anch'io. Dev'essere tardi. Le dieci! Perbacco!

MARZOTTI

La signora?.... Volevo salutarla.

ALESSANDRO

La chiamo. Elisa? Elisa? (_Elisa entra_).

ALESSANDRO

Guarda, Marzotti e Germignani ti salutano.

ELISA

Se ne vanno già?

GERMIGNANI

È tardi, almeno per me. Sa che io sono come i polli.

ALESSANDRO

(_a Pertusani_) Tu ti trattieni un poco. Ancora una mezz'ora di
chiacchiere. Non mi par vero, dopo vent'anni!

(_Germignani e Marzotti salutano ed escono_).

FLAVIANO

(_porgendo la mano a Pertusani_) Presidente.

PERTUSANI

Ma lei abita qui in casa, nevvero?

FLAVIANO

Sì, provvisoriamente. Vado a mettermi il frak. Dò una capatina a questo
famoso veglione.

PERTUSANI

Buon divertimento.

FLAVIANO

Ma la ritrovo, passando. (_Esce_).

ELISA

Buona notte, signor Pertusani.

PERTUSANI

Buona notte, signora Elisa.

ELISA

Addio, Alessandro.

ALESSANDRO

Buona notte, Elisa. (_Elisa esce_).


SCENA II.

Alessandro e Pertusani.


ALESSANDRO

Pertusani mio bello, un bicchierino ancora.

PERTUSANI

No, no!

ALESSANDRO

L'ultimo, via! Ah! sangue d'un turco! Quando ti ò visto entrare qui,
tre giorni sono, non volevo credere ai miei occhi.

PERTUSANI

Il caso ci à riuniti, come ci aveva fatto conoscere, trent'anni fa,
laggiù.

ALESSANDRO

Come il tempo passa! Quanti anni ài?

PERTUSANI

Cinquanta.

ALESSANDRO

Ed io.... in un orecchio: quasi cinquantadue.

PERTUSANI

E all'aspetto sei più giovane di me.

ALESSANDRO

Sì, coi capelli bianchi.

PERTUSANI

Che importa? Ma la faccia non à una ruga! E arzillo, e allegro!

ALESSANDRO

Allegro, sì. Un po' per natura, un po' per forza. Ma quando rientro
in casa, e mi ci trovo solo, o con lei, invecchio, invecchio, ed è una
vita triste, ti giuro.

PERTUSANI

Sempre.... come il giorno che ti ò lasciato?

ALESSANDRO

Sempre? E me lo domandi?!

PERTUSANI

Vent'anni che espìa.

ALESSANDRO

Fossero cento, mille, basterebbero?

PERTUSANI

Testè mi si è avvicinata.... Ebbe un impeto di commozione, gli occhi le
si riempirono di lagrime....

ALESSANDRO

Ella sta là: (_accenna a destra: poi a sinistra_) io là.... ci si vede
a pranzo. E il ritratto di Eva, qui (_lo addita_) ben grande, bene
in vista, a rammentarmi, ora che la figliola non è più in casa, il
giuramento che ò fatto sulla sua testina bionda, venti anni fa. Povera
figliola, che adora sua madre, e mi adora, e mi crede felice, e crede
di non dovermi altro all'infuori di ciò che tutti i figli debbono al
padre: nulla! Ma il gran sacrificio non lo sa, non lo saprà mai.

PERTUSANI

Che fibra, che tempra tu ài. È meraviglioso!

ALESSANDRO

Che vuoi? Ò lavorato, ò lavorato molto, mi sono stordito nel lavoro.
In casa, finchè Eva fu qui, ci stavo dall'ora del pranzo all'ora in
cui essa si coricava. Poi uscivo. Qui, faccia a faccia con lei, no!
Fuori! E come non si può lavorare anche di sera, mi stordivo in altro
modo. E la natura mia mi ajutava. Giovanotto, quando partii da qui mi
ero già fatta una fama di pazzarellone, di caposcarico. Tornato, mi
abbrancarono subito. Cosa sapeva la gente di ciò che mi era accaduto,
in dieci anni di assenza? Cosa sapeva la gente di quello che mi rodeva
l'anima, dentro? Io ero, dovevo essere.... Alleluja, come mi chiamavano
laggiù. E mi lasciai abbrancare, e accettai di esserlo. Figurati! mi
serviva, mi facilitava il compito che mi ero assunto! E fui, per venti
anni, e sono ancora il _deus ex machina_ di tutte le feste, di tutte le
buffonate. Ah! ma ti giuro, dei momenti mi saliva il sangue alla gola,
e mi sentivo una voglia di piangere, e un bisogno acuto, irresistibile
di gridare alla folla: “ma no, ma no, è una maschera, la mia; non ò
voglia di ridere, non ò il diritto di ridere!„ Ma allora mi vedevo Eva
dinanzi, e pareva mi dicesse: “no, il diritto che non ài è quello di
confessare la verità o anche soltanto di lasciarla sospettare: perchè
faresti di me una disgraziata, una figliola senza la mamma!....„ E così
sono arrivato ai capelli bianchi, Alleluja, sempre! Perchè anche quando
cercai di ritrarmi, di raccogliermi, allegando l'età, gli affari, non
lo potei. Ah! ah! è feroce il mondo, non rinuncia ai suoi diritti. Egli
aveva il diritto ch'io lo facessi ridere, poichè ero nato con questa
fortunata natura e con questa gaja missione di tener allegra la gente!
Perchè come si nasce assassini, si nasce.... Alleluja! Ed io ero venuto
al mondo per ridere e per far ridere. A far ridere ci sono riuscito,
forse: a ridere, no! Dentro di me, dentro dell'anima, non ò fatto che
piangere!

PERTUSANI

(_commosso_) Sei tanto più ammirabile! E ne fosti rimeritato. Ora
ài delle gioje pure e sante nella vita. Il benessere materiale, la
felicità di tua figlia....

ALESSANDRO

Sì, finchè la dura!

PERTUSANI

Come?!

ALESSANDRO

Che vuoi? Sono relativamente contento. Il presente è buono, tutto
mi sorride. Quanto al passato, il tempo è un gran calmante se non è
rimedio assoluto. Pure.... non sono tranquillo....

PERTUSANI

Ma perchè?

ALESSANDRO

Eh! Non mi attendo che disgrazie. Mi pare, ò paura, che non la debba
essere finita ancora. Questa contraddizione strana, dolorosa, che è nel
mio destino, e che ò dovuto subire sin qui, ò paura debba continuare
sino alla morte. Ridere in faccia agli altri e per conto degli altri.
Piangere dentro di me, e per conto mio.

PERTUSANI

Ma che idee!

ALESSANDRO

Oggi, oggi, più che mai, lo temo. Ài visto? ò dovuto festeggiare
le mie.... nozze d'argento. Quel buon Rocco, ài udito, credette di
procurarmi una gioja. Ne parlò in segreto agli operai; mi prepararono
una pergamena. Stamane odo la musica sotto le finestre, e gli evviva,
e gli auguri. Mi affaccio; Cos'è? cos'è stato? Ma venticinque anni
fa, in questo giorno, sposavate vostra moglie! Allegro, Alleluja!....
Ah! ah! venticinque anni fa, fossi morto, in questo giorno. Ma... non
potevo dire... E ricevetti gli operai, e gli auguri, e la pergamena....
(_additando un rotolo_) È là.... E dovetti invitare gli amici più
intimi che venivano a congratularsi, e accogliere i brindisi, e
brindare io stesso.... e baciare, in faccia a tutti, la.... madre
di mia figlia. Vedi! tutto questo mi è parsa una voce del destino,
come un avvertimento lugubre: Bada, non dimenticare, non abbandonarti
troppo nel benessere dell'oggi. Non è finita! non metterti a ridere
per davvero, a cuore aperto. La tua missione è di piangere mentre ridi.
Alleluja per gli altri, sempre, ma per te no!

PERTUSANI

Ma che idee, che idee!

ALESSANDRO

Cambiamo discorso.

PERTUSANI

Veramente, l'unico discorso sarebbe dirti buona notte. Ma mi spiace di
lasciarti triste, con queste idee per la testa.

ALESSANDRO

Che! che! mi sono abbandonato con te: si capisce: tutti i ricordi che
la tua presenza mi suscitava.... Ma è passata! Ormai ci ò fatto il
callo! E, per fortuna, la mia natura mi assiste. Quando sono in mezzo
alle feste e alle pagliacciate, mi ci dimentico. Guai se non fosse
così! Non avrei resistito. Suvvia, l'ultimo bicchierino.

PERTUSANI

Sei matto? Voglio tornare a casa colle mie gambe. Sarebbe bella, un
magistrato che prima d'andare in funzione fosse veduto attorno in
_cimbalis_.

ALESSANDRO

Eh! al martedì grasso! Via, via! l'ultimissimo. Alla nostra salute.

PERTUSANI

All'avvenire che distrugga completamente il passato.

ALESSANDRO

E sia! Me lo merito?

PERTUSANI

Oh! te lo meriti tanto, mio buono!


SCENA III.

Alessandro, Flaviano, Pertusani


FLAVIANO

(_affacciandosi al fondo_) È ancora qui, Presidente? Allora la saluto.
(_entra_)

PERTUSANI

Va al veglione dunque?

FLAVIANO

Dò una capatina. Ma prevedo che tra mezzora sarò a letto.

ALESSANDRO

Il giovinotto _blasé_! Io, a cinquantadue anni, mi sentirei la forza di
rimanerci sino all'alba, divertendomici, anche!

FLAVIANO

_Blasé.... ce n'est pas le mot._ Mi dia un veglione della Scala, del
Costanzi, o meglio ancora dell'Opera, e saprò fare il mio dovere. Ma,
Dio buono, un veglione qui, al Teatro Sociale! Ebbi la disgrazia di
viaggiar troppo, di veder troppe cose, il meglio che in ogni genere di
cose il mondo può offrire. Ò vissuto a Parigi.... _Voilà tout!_ (_Si
calza i guanti bianchi_).

ALESSANDRO

Eh! bisogna sapersi adattare ai tempi e ai luoghi. Anch'io ò vissuto
in una grande città, la città del brio e dell'allegria per eccellenza.
Ridottomi qui, ò saputo evitare i confronti e accontentarmi.

FLAVIANO

Lei à una natura speciale, invidiabile. Anzi, lei arriva sino al _tour
de force_ di crearli i divertimenti e le farse, quando non ci sono.

ALESSANDRO

(_con leggiera canzonatura_) Che vuole? mi serve di svago, dopo gli
affari. Noi lavoratori, lavoratori sul serio....

FLAVIANO

(_seccato_) E poi ci si affogano i dispiaceri.

ALESSANDRO

Naturalmente. Perchè chi à degli affari e una famiglia, non à soltanto
delle gioje: talvolta à anche dei dispiaceri, piccoli o grandi.

FLAVIANO

E lei ci affoga anche i grandi.

ALESSANDRO

Non ne ebbi mai, veramente, di grandi.

FLAVIANO

Beato lei.

ALESSANDRO

(_va al fondo a riporre la bottiglia e i bicchieri_).

FLAVIANO

(_piano a Pertusani, indicando Alessandro_) Lui non sa che io so....
Mi ero scordato di dirglielo, a lei.... Sono tornato apposta. (_Forte_)
Arrivederla Presidente.

PERTUSANI

Buon divertimento, Cavaliere.

FLAVIANO

Buona notte, signor Alessandro. A domani.

ALESSANDRO

A domani. (_Flaviano esce_)


SCENA IV.

Alessandro, Pertusani


ALESSANDRO

(_seguendo collo sguardo Flaviano_) Sin che la dura, anche per te.

PERTUSANI

Dimmi: che fa questo giovinotto?

ALESSANDRO

Bravo! lo domanderò a te.

PERTUSANI

Ma tu l'alloggi qui in casa tua.

ALESSANDRO

Sì, da due mesi, per un riguardo a Giovanni che me ne à pregato. Fa
l'assicuratore, dice lui. Deve essere un gran bel mestiere, perchè vedo
che vi si dedicano tutti quelli che ànno tentato inutilmente tutti gli
altri.

PERTUSANI

Assicuratore?

ALESSANDRO

Sì, è agente, qui, da due mesi, di una Società americana delle tante.
Non ti à chiesto un colloquio per farti fare una assicurazione sulla
vita?

PERTUSANI

No.

ALESSANDRO

Be', aspettatelo da un momento all'altro.

PERTUSANI

Ma finora cosa à fatto?

ALESSANDRO

Niente e un po' di tutto: à fatto il giornalista, l'esploratore,
il letterato, il conferenziere, che so? ed ora fa l'assicuratore
perchè deve essere un mestiere comodo. Ma lavorare sul serio, niente!
Ridottosi senza quattrini, è venuto qui, coll'idea, io credo, di
farsi mantener dal fratello. Si è procurata questa rappresentanza
di una società di assicurazioni e, a sentirlo lui, à cominciato
coll'assicurarsi un guadagno di ventimila lire l'anno. Finora, però, è
Giovanni che fa le spese.

PERTUSANI

Perbacco! a sentirlo, ne insegna a tutti.

ALESSANDRO

Ah! ah!

PERTUSANI

E à delle idee così rigide, sull'onore, sulla illibatezza....

ALESSANDRO

Le ài udite?

PERTUSANI

Sì. Testè si parlava.... non so.... così, accademicamente, discorsi di
nessuna importanza. Ma udendolo, c'era da giudicarlo addirittura....

ALESSANDRO

Il modello degli uomini! Sì! è un rétore volgare. L'onore? Ah! ah!
quanto a onore, i Cavalieri della Tavola Rotonda in suo confronto
potevano andarsi a nascondere. A tutti i codici della cavalleria in
saccoccia! L'onestà? Perdio! fossero tutti come lui, tu, magistrato,
mangeresti lo stipendio a ufo!... Ma l'onestà del rimboccare le maniche
e di lavorare per guadagnarsi la vita, quella onestà lì non la conosce.
Ma l'onore di.... non dover niente a nessuno, di essere un uomo che
basta a sè stesso e, se occorre, può far qualcosa per gli altri,
quell'onore lì non sa neppure dove stia di casa.

PERTUSANI

Strano!

ALESSANDRO

Sì, strano e.... antipatico.

PERTUSANI

E com'è che è cavaliere?

ALESSANDRO

Bravo! Se non lo è lui, chi deve esserlo? Senza possedere un soldo
e senza lavorare, è arrivato a trentacinque anni facendo il ricco
signore! Ti pare abbia risolto un problema da poco?

PERTUSANI

Ma brutte azioni non ne à mai commesse....

ALESSANDRO

Oh! giammai della vita!.... come dice lui che.... à viaggiato. Non
solo, ma non à neanche mai rasentato, come si suol dire, il codice.
Dico, mi sfogo con te, è come parlassi a me stesso. Per darti un'idea:
quattro ambiziosi che ànno uno scopo politico da raggiungere fondano un
giornale. Chi è il direttore? Lui, perbacco! E si vive un anno, finchè
il giornale.... muore. Poi, una società africana à dei quattrini da
buttare per trovare le sorgenti di un fiume o per aver notizie di un
esploratore di cui ne mancano da un anno. Chi ci va, in Africa? Lui,
che diavolo! E un pajo d'anni si sbarcano cercando le notizie o le
sorgenti.... Non si trova niente, naturalmente; ma, tornati, si tiene
una conferenza, si raccontano i pericoli corsi, le imprese tentate; si
porta una mummia d'Egitto o una scimmia colle corna.... il meno che
ti può capitare è una croce di cavaliere. E via! e via! Adesso che à
esaurito tutto il resto, si fa assicuratore. Ed è naturale. Chi l'à
arrischiata tanto la vita, chi à risolto così bene il problema della
vita, può assicurarla agli altri. E così, lui che non à mai fatto
niente, che non à mai concluso niente, nè di buono nè di cattivo, è
quasi un grand'uomo ed è un gentiluomo perfetto. Potrà accadere che
ti domandi in prestito cento lire: ma bada a non pestargli un piede,
perchè, per Iddio, prima trova mezzo di restituirtele, le cento lire,
ma poi ti dà una sciabolata che.... non gli restituisci più.

PERTUSANI

(_ridendo_) Ne ò saputo abbastanza. Saprò regolarmi. Ed ora scappo a
letto, per davvero. Perbacco! quasi le undici!

ALESSANDRO

Ciao, Pertusani mio. Oh! di', verrai a veder la mia fabbrica presto.

PERTUSANI

Quando vorrai.

ALESSANDRO

Domani no, è festa; voglio mostrartela in azione.

PERTUSANI

E poi domani sei già troppo occupato. La mascherata! Figuriamoci!

ALESSANDRO

Già, già. Combineremo, combineremo. Ciao.

PERTUSANI

Ciao. E.... allegro!

ALESSANDRO

(_ridendo_) Alleluja! Alleluja!

(_Pertusani esce_).


SCENA V.

Alessandro, _poi_ Filippo, _poi_ Elisa


ALESSANDRO

(_rimasto solo, si guarda attorno un momento, vede la pergamena, la
svolge, l'osserva con amaro sorriso d'ironia_).

FILIPPO

(_entrato, vien dietro Alessandro e osserva anche lui_) È proprio un
bel lavoro, nevvero signor Padrone?

ALESSANDRO

Sì, un bel lavoro.

FILIPPO

L'à fatta un pittore di Milano.

ALESSANDRO

E costerà quattrini. Anno speso, i miei operai.... Poveretti.

FILIPPO

Sono tanti! Ànno fatta una sottoscrizione. Pochi centesimi a testa.

ALESSANDRO

Meno male! (_Glie la dà_).

FILIPPO

Bisognerà farle una bella cornice, ed appenderla. Domattina la porterò
io a quel negozio sul Corso dove fanno le cornici dorate.

ALESSANDRO

No, lascia qui. (_Glie la ritoglie_) Spegni i lumi e va a letto.

FILIPPO

Tutti?

ALESSANDRO

Lascia questa lucerna, qui sul tavolo. (_Siede dinanzi al caminetto e
carica la pipa_).

FILIPPO

(_dopo aver spento_) Buona notte.

ALESSANDRO

Buona notte.

FILIPPO

(_esce dal fondo_).

ELISA

(_si affaccia alla porta di destra_).

ALESSANDRO

Come? Sei ancora su? Ti credevo a letto da un pezzo. (_Un silenzio_)
Non ài sonno? Io ci vado, sai? (_Un silenzio_) Cosa vuoi?

ELISA

(_umile_) Niente.

ALESSANDRO

Bè, buona notte.

ELISA

Alessandro....

ALESSANDRO

Che?

ELISA

(_viene a lui. Vorrebbe parlare, non ci riesce. Giuntagli vicino cade
in ginocchio_).

ALESSANDRO

Cos'è? Cos'è?

ELISA

Alessandro.... perdonami.

ALESSANDRO

È vent'anni che ti ò perdonato!

ELISA

Alessandro.... non ti chiedo nulla...... non ò nulla da chiederti....
Ti benedico.... ti venero.... Ma una grazia, oggi....

ALESSANDRO

Una grazia?

ELISA

È un giorno terribile.... è un anniversario terribile.... lo so....

ALESSANDRO

Alzati....

ELISA

No, lasciami così.... non posso stare che così davanti a te. Poco fa,
dinanzi a tutti, ài dovuto baciarmi.... Ò tremato in quel momento....
mi sono sentita mancare....

ALESSANDRO

Àlzati....

ELISA

(_con orgasmo crescente_) No!.... Alessandro.... non ne posso più....
non posso durarla così.... Vorrei morire, oggi..... Tanto, la mia vita
non serve più a nulla. Eva è collocata.... è felice.... i miei doveri
di madre sono compiuti.... Vorrei morire, ma perdonata.... (_Alessandro
fa per parlare_) Un perdono vero, completo, tra noi due, non per la
folla.... un perdono dinanzi a Dio!.... È vent'anni che espio.... mi
avessi ammazzata, allora, mi avessi scacciata, avrei sofferto meno....
il supplizio e il castigo sarebbero stati meno crudeli.... Non mi lagno
no.... Vorrei morire, oggi, perdonata....

ALESSANDRO

Lo sei....

ELISA

(_alzandosi, lagrimando_) No! no! no!

ALESSANDRO

(_dolorosamente_) Non tormentarmi.... non tormentarmi di più.... Fu
un'orribile giornata oggi....

ELISA

E sia l'ultima! Alessandro, ò espiato, ò espiato tanto.... Ò i capelli
grigi, guarda, sono vecchia, siamo vecchi, Alessandro....

(_S'ode un susurro in anticamera. Alessandro, imponendo silenzio col
gesto ad Elisa, tende l'orecchio. Poi va alla porta nel fondo, che si
apre e appare Rocco_).


SCENA VI.

Alessandro, Elisa, Rocco


ALESSANDRO

Non siete andati alla fabbrica? Cosa c'è?

ROCCO

(_fa un passo avanti. È turbatissimo, tremante_).

ALESSANDRO

Cosa c'è'?! Il bambino sta male?

ROCCO

No; no!

ALESSANDRO

Allora? Di', parla! Cosa ài? Tremi? Una disgrazia?

ROCCO

No, no!...

ALESSANDRO

E come mai sei qui a quest'ora? Il fuoco alla fabbrica? Parla! Parla!

ROCCO

Vorrei parlare a.... lei solo.

ALESSANDRO

Perchè a me solo? Cosa è stato?

ROCCO

Niente di grave. Credevo trovarla qui solo... Credevo che la signora...

ALESSANDRO

(_a Elisa_) Vattene.

ELISA

No, rimango. È una disgrazia, Rocco? Riguarda noi? Ò il diritto di
sapere, anch'io. Parlate in nome d'Iddio.

ALESSANDRO

Cosa è stato? Cosa è stato? Rocco?

ROCCO

Siamo tornati alla fabbrica. Siccome è festa non c'era nessuno, altro
che Teresa, mia moglie, in portineria. Essa ci accoglie con grande
stupore, spaurita. Il signor Giovanni l'interroga, Teresa risponde:
“Credevo rimanesse più a lungo dal signor padrone.„ Mi parve di
notare un gran turbamento sulla faccia del signor Giovanni, come un
presentimento. Egli infilò le scale di furia....

ALESSANDRO

Ebbene?!

ROCCO

La signora Eva.... non c'era. Io non avevo ancora potuto interrogare
Teresa che il signor Giovanni era abbasso di nuovo. Investe mia moglie
così di furia, con tanta violenza.... essa si smarrisce.... una bestia!
una donnicciuola da due soldi!... poteva dire.... far credere...

ALESSANDRO

(_violento_) Via, via, al fatto!... (_dà un'occhiata feroce a Elisa,
poi di nuovo a Rocco_) al fatto!

ROCCO

Mia moglie gli risponde che la signora non è uscita dalla fabbrica.
L'aveva vista avviarsi giù in fondo alla terza corte. Dietro il
fabbricato delle macchine. Il signor Giovanni non ascolta più, si mette
a correre all'impazzata, ma silenzioso, anzi colla preoccupazione di
non far rumore. Io appresso. Che so? Temevo una disgrazia. Giunto alla
porticina dell'orto che dà sul viottolo nei campi, la trova socchiusa.
Si avvicina ancora, ma inciampa in qualcosa e produce un rumore. Allora
si ode un grido al di fuori, e si sente qualcuno che fugge a precipizio
per la campagna. Il signor Giovanni si precipita fuori della porticina.
Lì dietro al muro di cinta....

ALESSANDRO

Parla!

ROCCO

C'era la signora Eva. Egli l'afferra e la spinge dentro.... Poi quello
che è avvenuto non so.... Il signor Giovanni aveva perduto il lume
degli occhi.... non l'ò mai visto così....

ELISA

L'à ammazzata?!

ROCCO

No, no, signora.... Di male.... non glie ne à fatto. Fu una scena
breve, violenta. La povera signorina pareva morisse di paura.... non
diceva niente.... L'à trascinata sino in portineria, poi è corso su
in casa, lui solo, è ridisceso con un velo della signora. Glie lo à
buttato addosso e le à detto: “Torna a casa tua!„ Il cavallo non era
ancora staccato.... mi à ordinato di condurre qui la signora.... ò
dovuto ubbidire.

ELISA

(_si è lasciata cadere sul divano, affranta, annichilita_).

ALESSANDRO

È qui?! (_Si dirige alla porta_).

ROCCO

(_trattenendolo_) No, senta.... La scongiuro, pei suoi poveri morti....

ALESSANDRO

Lasciami....

ROCCO

Senta, io giurerei che è un equivoco.

ELISA

(_con un fil di voce_) Alessandro....

ALESSANDRO

(_le lancia un'occhiata terribile_) Taci, tu!

ROCCO

È un malinteso, creda.... Il signor Giovanni non l'à neppure lasciata
parlare.... le à fatta una paura.... Oh! come invocava il suo bambino,
dopo, durante la strada! Non può aver fatto nulla di male. Io non
volevo neppure condurla qui.... ma cosa fare? dove andare? Io non
so....

ALESSANDRO

(_che si è dominato un poco_) Dille che salga....

ELISA

(_si alza, fa per uscire_) Vado io....

ALESSANDRO

No!! (_A Rocco_) Dille che salga. C'è suo padre.... c'è sua madre, qui,
non à nulla a temere. (_Rocco si avvia_) E tu.... bada! non una parola!

ROCCO

Oh! signor padrone! (_Esce_).


SCENA VII.

Alessandro, Elisa _poi_ Eva


ALESSANDRO

(_appena è uscito Rocco, à un impeto di furore, si precipita verso
Elisa che si accascia di nuovo sul divano. Sta per batterla, ma si
frena_) Come te, come te, maledetta! (_Poi, alzando il pugno al cielo_)
Dio! sei ingiusto e spietato con me!

EVA

(_appare al fondo. À un momento di trepidazione. Alessandro fa un passo
verso di lei. Eva, paurosa, lo evita, e corre a buttarsi ai ginocchi di
Elisa_) Mamma, sono innocente, non ò fatto nulla di male. Mamma!

ALESSANDRO

(_violento, l'afferra per un braccio, la solleva_) A me, a me, a
tuo padre.... (_Non sa frenare il furore, la piglia alle braccia,
la scuote, sta per batterla, poi, con uno sforzo, l'abbandona, e si
domina. Una piccola pausa_) Non ora! Avrei paura di.... Vai! Entra
là.... (_Le addita la porta a destra_) e aspettami.

EVA

(_tituba, vorrebbe parlare_).

ALESSANDRO

(_col gesto, imperiosamente, le impone di uscire. Eva si avvia. Cala la
tela_).


  FINE DEL I. ATTO.



ATTO SECONDO


SCENA I.

Filippo, _poi_ Alessandro, _poi_ Elisa


FILIPPO

(_in maniche di camicia, col grembiale azzurro, spolvera i mobili; ad
Alessandro che entra dalla sinistra_) Oh! signor padrone! Si è alzato
senza chiamarmi? Non vuole il caffè?

ALESSANDRO

Sì. Che ora è?

FILIPPO

È presto, non sono suonate ancora le sette. (_Alla finestra_) Grandi
preparativi in istrada. I bottegai coprono le insegne. Ànno paura dei
coriandoli. Si aspettano grandi cose. Si sa che il Circolo prepara
una gran mascherata. (_Avvicinandosi_) Signor padrone, à da essere una
cosa in grande, eh? Mi diceva l'albergatore dell'Aquila d'oro che non à
più una camera disponibile. Tutta la provincia è arrivata tra jersera
e stamane. Qualcuno è perfino venuto da Milano. Oh! a proposito,
sul balcone mettiamo fuori il drappo rosso? (_Alessandro non l'ode.
S'avvicina_) Signor padrone?

ALESSANDRO

Che c'è?

FILIPPO

Dicevo.... Eh! Si capisce: deve aver tante cose per la testa, lei,
oggi! dicevo se debbo esporre il drappo rosso....

ALESSANDRO

No.... più tardi.

FILIPPO

Perchè chissà quanta gente verrà oggi per vedere il corso mascherato.
La signora Eva è già qui per ajutare a far gli onori di casa, eh?

ALESSANDRO

Sì.... è venuta.... jersera.... È già.... alzata? L'ài vista?

FILIPPO

Nossignore, non l'ò ancora veduta.

ALESSANDRO

E il signor Flaviano?

FILIPPO

È uscito. Cioè, è rientrato un'ora fa, deve essere stato al veglione,
e invece d'andare a letto è tornato fuori subito. Avevano portato una
lettera per lui, dalla fabbrica....

ALESSANDRO

Vai a bussare alla stanza della signora Eva....

FILIPPO

Quale?

ALESSANDRO

Quella che occupava da ragazza. Quale?!... Se è alzata dille che venga
qui subito.

ELISA

(_che è entrata dalla destra_) Alessandro.... un momento.... scusa....

ALESSANDRO

Cosa c'è?

ELISA

Prima.... di chiamare Eva....

ALESSANDRO

Ma che! (_A Filippo_) Dille che l'aspettiamo per prendere il caffè.

(_Filippo esce_).


SCENA II.

Alessandro — Elisa


ELISA

Volevo parlarti, prima.

ALESSANDRO

A che scopo? E mi credi in uno stato d'animo tale da poter attendere
ancora? Non l'ò interrogata subito, stanotte, perchè dubitavo di me,
del mio coraggio, delle mie forze.... Dio! che notte ò passata!

ELISA

(_umile, con un fil di voce_) Non fu allegra neppur la mia, te lo giuro.

ALESSANDRO

(_con ira_) La tua! la tua! Ma io ti consiglio di dolertene! di venire
da me a farti consolare, a farti compassionare, da me!.... Ma per
quel dio che mi à maledetto, ringraziami che non ammazzo te e lei e me
stesso, per farla finita, una buona volta. Perchè non è la voglia che
mi manca....

ELISA

(_implorando_) Alessandro!....

ALESSANDRO

Lévamiti dai piedi! (_Un silenzio_) Non viene? Non viene? Dovrò dunque
andare io da lei? (_Si dirige furioso al fondo_).

ELISA

(_accorrendo_) Alessandro, ti scongiuro, ascoltami: non è colpevole
come la credi.

ALESSANDRO

La difendi?! Oh! oh! dovevo aspettarmelo! La difendi tu! Chi può
difenderla meglio di te? La giustifichi, forse, la scusi.... trovi
naturale quello che à fatto!.... Non l'ài fatto anche tu? Ma bada! Fui
così babbèo io.... T'avessi ammazzata quel giorno! Bada, a Giovanni
sarò io che dirò: non perdonare, tu, no! finiamola con questa razza
dannata!.... Io, glielo dirò, io, suo padre!....

ELISA

Alessandro, che orrore! che orrore! Pensa a quello che dici....

ALESSANDRO

Taci! taci! taci! Non ài il diritto di parlare tu!

ELISA

Ebbene, sì, lo ò! Sono sua madre. Come moglie, ò fallato, fa di
me quello che vuoi! E vent'anni che sono a' tuoi piedi, umiliata,
avvilita; ed è giusto, ed è giusto....! Ma la madre no! Non ài nulla a
rimproverarmi.

ALESSANDRO

(_sordamente_) Ò da rimproverarti d'aver messo al mondo una figlia come
te!

ELISA

(_pronta, con impeto_) Non lo è! (_Poi, cogli occhi al cielo,
angosciosamente_) Dio! assistimi, dammi coraggio!.... guarda, guarda,
come espìo!

ALESSANDRO

Non lo è? E come lo affermi?

ELISA

(_affettuosa_) Alessandro, ti scongiuro, un po' di calma. Lasciami
parlare. Se l'ira ti trascina, è finita.... sarà la rovina di tutti
noi. È giusta, è giusta la tua ira, lo so! è il passato che ritorna....
ài ragione.... Ma a che avranno servito vent'anni di sofferenze....

ALESSANDRO

(_interr._) Io solo ò sofferto!

ELISA

Sì, sì, parlo di te, delle tue sofferenze, dei tuoi sacrifici....
Ebbene, a che avranno servito, se oggi, che è il giorno della gran
prova, ti dimentichi, distruggi tutto?

ALESSANDRO

Ma cosa temi? Che vada a dire a mia figlia: “sei come tua madre!„ Ma
se ò aspettato a parlarle appunto per paura di dirglielo, iersera,
nell'impeto dell'ira, sotto l'impressione del colpo ricevuto!

ELISA

Oh! ti giuro che se la mia vergogna rivelata a mia figlia, potesse
essere utile ad evitare una disgrazia, sarei pronta anche a questo!
Mi ammazzerei, forse, dopo; troverei questo coraggio che non ò trovato
finora! Non importa, pur di salvarla, pur di farne una donna onesta per
tutta la vita, se ora fosse sul punto di fallare. Sarei pronta a dirle:
non essere quella che sono stata io, per non divenire una infelice per
tutta la vita, come me. Dio! dopo questa prova terribile, credo che
morrei perdonata!

ALESSANDRO

Frasi! frasi! Basta colle chiacchiere! Voglio saper tutto. Chiama Eva.

ELISA

Aspetta, ti dirò tutto io!

ALESSANDRO

Ma cosa? Eri a parte della tresca, tu?

ELISA

Oh! ti scongiuro, non usar più di queste parole. Si tratta di tua
figlia, della tua Eva, per la quale ài sofferto tanto!

ALESSANDRO

Parla!

ELISA

Stanotte ò vegliato con lei....

ALESSANDRO

Dovevo immaginarlo.

ELISA

Sì, dovevi immaginarlo. Sono la sua mamma, è il mio sangue che adoro;
ed essa mi ama.

ALESSANDRO

(_con amara ironia_) Già!....

ELISA

Glielo ài permesso tu di amarmi.

ALESSANDRO

Avanti!

ELISA

E non potevo, lo capisci bene, non potevo dominarmi come te, e aver
il coraggio e la forza di aspettar delle ore a sapere quello che era
avvenuto.

ALESSANDRO

Ebbene? Chi è.... costui?.... Chi è?....

ELISA

(_titubante_) Se te lo dico....

ALESSANDRO

C'è proprio, dunque, un uomo di mezzo! (_Con amarezza_) Stanotte,
stanco di martoriarmi, ci fu un momento, perfino, in cui ebbi un lampo
di speranza.... Un equivoco.... che so?.... Ma dovevo bene immaginare
che non era possibile. Giovanni è troppo buono, è troppo serio, per un
sospetto soltanto non avrebbe fatto quello che à fatto, e proprio jeri,
un giorno.... che egli credeva sacro per me. Oh! non dovevo lusingarmi,
neppure per un attimo. Suvvia, parla! Chi è costui?

ELISA

(_titubante_) Marinelli.

ALESSANDRO

Il ragazzo?! Quel bellimbusto di vent'anni? Sempre così! L'amante non
vale un dito del marito!

ELISA

(_sdegnata_) L'amante!.... Non lo è.

ALESSANDRO

Te l'à detto lei? Ah! è qualcosa. C'è da credere a tua figlia....

ELISA

A nostra figlia!.... Oh! si direbbe, ad udirti, che non si tratta di
lei!

ALESSANDRO

Avanti!

ELISA

È un cattivo soggetto, quel ragazzo, lo sai. Tant'è vero che suo padre
lo manda in marina....

ALESSANDRO

Sì, ò parlato ieri col Conte.... Ah! il contino!... è il titolo che à
ferito il cuore e la fantasia di tua figlia!....

ELISA

Tu sai.... cioè no, non sai, non te ne ò parlato mai per non
inquietarti.... Quando era ragazza, Eva ebbe un momento di
debolezza.... no.... una simpatia, insomma, da bambina, per lui.... La
seguiva in istrada.... Appena ò scoperta la cosa, ò parlato seriamente
all'Eva, le ò fatto capire che era assurdo.... un ragazzo più giovane
di lei, un fannullone, un poco di buono.... Eva capì la ragione....

ALESSANDRO

Perchè non me ne parlasti?

ELISA

Te l'ò detto: per non inquietarti inutilmente. Avrei ricorso a te
se Eva avesse persistito. Poco dopo si concluse il matrimonio con
Giovanni. Eva, interrogata da me, si dichiarò contenta: la sua prima
passioncella era guarita perfettamente. Ma l'altro tornò alla carica,
dopo, si capisce, con più entusiasmo di prima. Cavalcava sotto le
finestre, le mandò dei fiori che essa nascondeva senza dir nulla a
Giovanni....

ALESSANDRO

E perchè?

ELISA

Non voleva mettergli una pulce nell'orecchio.... sperava che
quell'altro si sarebbe stancato....

ALESSANDRO

La finzione, sempre, vojaltre!

ELISA

Infine egli osò di scriverle. E qui fu l'errore di Eva. Dopo la seconda
o terza lettera in cui minacciava romanticamente di uccidersi, essa si
spaventò, si lasciò impressionare, e non osò parlarne a Giovanni. Una
di quelle lettere diceva: non avete respinto i miei fiori, dunque posso
sperare.... Ebbe paura di mostrarla. E allora fece la sciocchezza di
rispondere, pregandolo di lasciarla tranquilla, di non pensare più a
lei....

ALESSANDRO

Doveva parlarne a me, almeno.... o.... a te.... Avresti avuto, spero,
l'onestà di informarmi.... Non sapevi nulla tu?

ELISA

Nulla, ti giuro.

ALESSANDRO

E poi? E jersera? Presto!

ELISA

Jeri l'altro le aveva scritto annunciandole la sua partenza, voluta dal
padre. Implorava un abboccamento, il primo e l'ultimo, un addio....

ALESSANDRO

E glie l'à accordato!

ELISA

A fin di bene!.... È una bambina, senza esperienza, ancora! Voleva
ridargli le sue lettere, incoraggiarlo a partire, a dimenticarla....
Egli la minacciava, se non le accordava questo colloquio, di ribellarsi
a suo padre, di non partire.... Essa, spaurita, gli rispose di trovarsi
là, dietro l'orto, di sera, appena fuori della porticina. E finse di
non voler venir qui per la malattia del bambino. Là si credeva quasi
sicura, sulla porta di casa, pronta a rientrare, a chiamare ajuto, alla
minima minaccia o violenza. Insomma un'imprudenza da bambina paurosa e
inesperta delle nequizie del mondo....

ALESSANDRO

(_dopo un silenzio_) Il piano di difesa è concertato bene.... L'avete
ideato assieme?....

ELISA

Oh! Alessandro! un po' di pietà.... Pensa, è tua figlia!.... Quello che
ti ò detto è la verità.

ALESSANDRO

(_con uno scoppio di commozione_) Oh! se vorrei credere: ò bisogno
di credere! Perchè è mia figlia, la mia figliola! C'è anche il mio
sangue nelle sue vene; ed io sono onesto, e un po' della mia onestà
deve averla nel sangue!.... La mia figliola! La mia figliola! Dio! Dio!
fammi morire se tutto questo che ò udito non è la verità! Fammi morire
piuttosto, perchè ò sofferto abbastanza....

ELISA

È la verità, te lo giuro!

ALESSANDRO

Oh! i tuoi giuramenti!.... Voglio udirla, lei. L'ò fatta chiamare:
perchè non viene? Non osa, eh?

ELISA

No, non osa. Volle che ti parlassi prima io.

ALESSANDRO

À più confidenza in te!... Chiamala! Chiamala! Che venga adesso.

ELISA

Sì, la chiamerò.... ma....

ALESSANDRO

Chiamala!!

ELISA

(_implora col gesto, collo sguardo, ed esce a destra_).


SCENA III.

Alessandro, Filippo, _poi_ Marzotti


FILIPPO

(_dal fondo, col servizio da caffè_) Ecco il caffè. Ne ò fatte 3 tazze.
Va bene? C'è di là il signor Marzotti.

ALESSANDRO

Marzotti?

FILIPPO

Sì, tutto scalmanato.... à urgente bisogno di parlarle. Mi à chiesto se
era già levato.

ALESSANDRO

E gli ài detto di sì?

FILIPPO

Naturalmente.

ALESSANDRO

Non ò voglia, non ò tempo. Digli che....

FILIPPO

Ma dev'essere per la faccenda della mascherata.

MARZOTTI

(_entrando_) Gloria ad Alleluja! Perdoni se entro senza permesso. Ma la
cosa è così importante e così urgente che ogni indugio sarebbe fatale.
Una disgrazia enorme. Se non ci ajuta lei siamo fritti. Ecco qua. Il
carro è pronto. Si è lavorato tutta notte. Una meraviglia! Il Bacco
fa ridere solo a vederlo. Ma.... c'è da sudare a pensarci. Si sono
sbagliate le misure, di pochi centimetri, e il carro non passa dalla
porta.

ALESSANDRO

Senta....

MARZOTTI

Un momento. Per l'altezza, presto fatto: si leva il Bacco e lo
s'inchioda dopo, quando il carro è fuori: questo era già calcolato.
Ma la larghezza? Ma la larghezza? Per 5 centimetri non si passa. Il
carro è nel cortile e non si può farlo uscire. (_Disperato_) Invece di
condurlo attorno per la città, bisognerà invitar la gente a girargli
attorno!

ALESSANDRO

Ecco! giustissimo.

MARZOTTI

Lei scherza! C'è da far ridere i polli.

ALESSANDRO

Ma cosa vuole da me? L'ò fatto io il carro?

MARZOTTI

No, il carro l'ò fatto io sui suoi disegni. Ò sbagliate le misure di 5
centimetri, deve essere la mia morte? Devo impiccarmi?

ALESSANDRO

Senta, signor Marzotti, sono dolente, ma non ò proprio nè tempo nè
voglia....

MARZOTTI

Come?!!

ALESSANDRO

Ò mio nipotino molto malato....

MARZOTTI

Oh! davvero? Quanto mi dispiace!

ALESSANDRO

Capirà....

MARZOTTI

Senta, io non le chiedo che un quarto d'ora...

ALESSANDRO

Impossibile!

MARZOTTI

Venga con me dal Galli, l'oste.

ALESSANDRO

A far che cosa?

MARZOTTI

Ecco: l'unico rimedio — e non faccio per vantarmi, l'ò trovato io — è
di pigliare un piccone e buttar giù 3 centimetri di porta per lato, un
po' d'intonaco e un mattone.

ALESSANDRO

Benissimo. Arrivederla.

MARZOTTI

Ma l'oste non ne vuol sapere. “È già anche troppo che vi ho prestato il
cortile — dice — e me l'avete ridotto un arsenale. Ora volete buttarmi
giù la casa. Neanche venisse Domeneddio a pregarmi in ginocchio.„

ALESSANDRO

Allora!....

MARZOTTI

Un momento. Neanche Domeneddio, lo credo! Ma se ci viene lei, il nostro
presidente, a pregarlo! Perchè, poi, che danno gli si arreca? Domani un
muratore in mezzora gli rimette la porta in ordine...

ALESSANDRO

Senza contare che se il carro non esce, la folla gli invaderà il
cortile, la casa, l'osteria, per vederlo; nascerà un putiferio, e
l'oste avrà maggior danno.

MARZOTTI

Bravo! Non c'è che lei per trovare le ragioni convincenti. Se lo dicevo
io! — Venga, venga con me.

ALESSANDRO

Senta, vada lei, e lo preghi a mio nome.

MARZOTTI

Non vuol udir ragioni, da me. Venga lei.

ALESSANDRO

Debbo recarmi subito alla fabbrica....

MARZOTTI

Bravo! A meraviglia! Montiamo in vettura, passiamo dal Galli....

ALESSANDRO

Verrò nel ritorno. Intanto cerchi lei....

MARZOTTI

(_disperato_) Ò capito! Lei ci abbandona! Oh! che figura ci facciamo!
C'è da prendere il treno e scappare. La cittadinanza ci piglierà a
torsi di cavolo....

ALESSANDRO

(_seccato, avviandosi_) Infine! come vuole! Io non ò tempo! Non ò
voglia! Non so che dirle. Arrivederla.

MARZOTTI

Mi permetta di dirle, signor Fara, che questo non è il modo di agire.
Chi organizza, chi briga, chi fa tutto? Lei! Poi quando c'è un intoppo,
un guajo, si ritira! Bella figura ci fa fare! Quando si à una carica,
quando si prende un'iniziativa, bisogna sopportarne il peso, e andare
fino in fondo!.... Suo nipote.... va bene! ma non è lei che lo guarirà,
e non morrà se tarderà cinque minuti a vederlo. Tanto tempo che si
discute: fosse venuto subito, a quest'ora era un affare finito. E poi,
si ànno dei doveri anche verso i propri concittadini, e non si assumono
quando non si può adempirli!

ALESSANDRO

Senta, signor Marzotti....

MARZOTTI

Senza contare poi che nella Società, e lei lo sa meglio di me,
abbiamo un partito che ci è avverso, che trova tutto mal fatto quello
che facciamo noi, che vuol buttarci giù per andar esso al potere.
Sono pochi, d'accordo, ma diverranno maggioranza oggi, e domani il
Tiraboschi sarà presidente, il Tomarelli vice-presidente, e io e
lei potremo andarci a nascondere. E la _Squilla_ poi, quel giornale
libello....

ALESSANDRO

(_interr._) Senta, glie lo chiedo in grazia, mi lasci tranquillo,
adesso. Non ò testa.... Vada dal Galli, tenti ancora. Se non riuscirà,
verrò io, parola d'onore.

MARZOTTI

Quello che posso accordarle è questo: mi scriva due righe pel Galli:
glie le porterò.... ma se neppur....

ALESSANDRO

Sì, sì, va bene. Glie le scrivo subito. (_Siede al tavolo e scrive_).


SCENA IV.

Alessandro, Marzotti, Elisa, Eva


MARZOTTI

Oh! signora, buon giorno! Come? Anche lei, signora Eva? Il signor Fara
mi à detto adesso della malattia del suo piccino. Speriamo che sia
cosa passeggiera. Già i bambini fanno tanto presto ad aggravarsi e a
migliorare.... E come mai lo à lasciato?

ALESSANDRO

Ma.... si deve fargli una piccola operazione.... alla gola.... Non ò
voluto io che assistesse. L'ò condotta qui e la ricondurrò tra poco....

MARZOTTI

(_a Eva_) Via, non si rattristi così, signora Eva. La scienza à fatti
tali progressi!.... Bisogna darsi coraggio, e sperar bene. Nevvero,
signora Elisa?... Proprio oggi! Peccato! Oggi che doveva essere giorno
di festa, il trionfo di papà....

ALESSANDRO

(_venendo colla lettera_) Ecco.

MARZOTTI

A meraviglia! Speriamo di riuscire. Dunque, arrivederci, e tanti
augurii. A proposito! Perdoni, caro signor Fara, capisco che lei à
altro per la testa, ma sono benedette combinazioni! Senta: il giurì,
come sa, aveva scelto il suo balcone, che è nella migliore posizione
del corso. Vuole che si cambi?

ALESSANDRO

Sì, mi fa un vero favore.

MARZOTTI

Potrebbe andare all'Aquila d'oro, se il balcone non è già affittato.

ALESSANDRO

Ecco: ora che ò questa disgrazia in casa.... Sa, non si saprebbe far
gli onori....

MARZOTTI

Vuol dire che abbiamo 4 o 5 ore dinanzi a noi. Se il bambino
migliorerà, come non dubito, ella ci avvertirà. Che vuole? Siamo
al servizio della patria, bisogna sacrificarsi, vittime del proprio
dovere! Di nuovo.... Allora passerò più tardi a prendere notizie, e a
dire l'esito del tentativo col Galli.... Arrivederci. (_Esce_).


SCENA V.

Alessandro, Elisa, Eva


ALESSANDRO

(_lo accompagna. Sulla soglia_) Filippo? Filippo?

FILIPPO

(_di dentro_) Comanda?

ALESSANDRO

Non ci sono per nessuno. Ài capito? Nessuno, assolutamente, finchè ti
avvertirò io. (_Chiude la porta. Un silenzio. Poi, fissando Eva_) Eva,
giurami che quello che ài detto a tua madre, e che essa mi à riferito,
è la verità.

EVA

(_corre a lui e s'inginocchia_) Sì, papà, te lo giuro.

ALESSANDRO

(_rialzandola_) Su, su, niente lagrime, niente sentimentalismi, adesso.
Non c'è da implorare, non c'è da impietosirmi. Quello che ài fatto è
male, molto male. Ma può essere un errore senza gravi conseguenze, non
un fallo irreparabile. Se è un errore, non sono io che devo perdonarlo.
È tuo marito. Io, il perdono, non potrò che implorarlo per te. Ma
perchè possa implorarlo bisogna che sia convinto, io, che lo meriti.
Guardami in faccia. Capiscimi bene. Se ài fallato, se sei venuta meno
ai tuoi doveri, se non ài il diritto di fissare in viso tuo padre, tuo
padre.... se senti e capisci che non avresti il diritto di abbracciare
tuo figlio, ora, se fosse qui.... vattene! non avremmo più altro da
dirci. Oh! non avresti da temere che la tua vergogna. Un padre non
impreca e non alza la mano sulla propria creatura. Se invece il tuo
errore è quale l'ài confessato a tua madre....

ELISA

Te l'à giurato, dobbiamo crederle, Alessandro....

ALESSANDRO

(_à un impeto, subito trattenuto. Lancia uno sguardo severo a Elisa,
e, dominandosi_) Ti prego di lasciar parlare me. (_Un silenzio_) Bada,
Eva, non cerco di meglio che di poterti credere. Sei mia figlia!... Ma
guai se m'inganni per salvarti. Già, l'inganno durerebbe assai poco! E
quando lo scoprissi, non avresti a sperare misericordia da me. Saresti
morta per tuo padre. Non mi vedresti più. Ti.... affiderei.... a tua
madre, perchè.... perchè le madri ànno tutti i doveri.... e la tua
saprebbe imporsi anche questo. (_Un silenzio_) Ora io andrò in cerca
di tuo marito, gli parlerò, gli ripeterò quello che tu ài confessato.
Come provarglielo? Non so!.... Ma ò fede che ti perdonerà.... Io....
perdonerei! Ma bada! non ò mentito mai in vita mia, e non voglio
mentire neppure per amor tuo. E non sarebbe neppure amor di padre.
Sarebbe vigliaccheria.... in me, sarebbe l'eternare un inganno atroce,
sarebbe rendermene complice, in odio di un uomo onesto — e gli onesti
non devono essere ingannati. Debbono perdonare, se possono perdonare,
sapendo quello che perdonano.... Ò dunque bisogno di essere convinto
che la causa da difendere è buona, e che ò il diritto e il dovere di
difenderla. Ò bisogno di esserne convinto, anzitutto per rispetto di
me stesso.... Capiscimi bene! apprezza che alto sentimento inspira tuo
padre in questo momento, e siane degna; ne ò bisogno poi, perchè la
causa è difficile a vincersi, perchè lo scandalo ci fu, quasi pubblico,
giacchè siamo nelle mani di un farabutto che può farci del male molto
più di quello che ci à fatto finora; perchè dovrò vincere delle giuste,
assai giuste incredulità, (le apparenze sono contro di te), e dovrò
guarire una terribile ferita nel cuore di Giovanni. Dovrò evitare, se è
possibile, o dovremo sopportare le conseguenze, forse, di un duello....

EVA

Un duello?!!

ALESSANDRO

Sì, tutto quello di meglio che la società à saputo inventare per
restaurare l'onore di un uomo quando sua moglie glie lo à compromesso.
Oh! non è il duello in sè stesso che spaventa, nelle sue conseguenze
materiali.... Sono le ferite dell'anima che un simile duello produce,
inevitabilmente, e che non si cicatrizzano più. Tu capisci dunque che
parte dolorosa mi è riserbata, oggi. (_Eva si è accasciata sul divano.
Va a lei, le prende le mani, la rialza_) Eva: guardami: posso e debbo
farlo?

EVA

(_con slancio_) Io, io stessa implorerò....

ALESSANDRO

No, tocca a me, prima! Tocca a me perchè.... ò cinquant'anni, ò
l'esperienza dolorosa della vita, e nessuno, oggi, potrebbe farlo
come io lo farò. Nessuno! neppure.... tua madre.... tua madre che
piange e che sei stata tu a far piangere colla tua leggerezza, colla
tua mancanza di sincerità. Guardala! vedi il male che ài fatto, e poi
scruta in fondo alla coscienza. E, per l'ultima volta: Siami sincera,
leale, quale io ò creduto di allevarti, con tutto il mio grande amore
di padre. Posso e devo difenderti?

EVA

Sì, lo devi!... Mi ài chiesto se potrei abbracciare mio figlio. Sì;
oh! fosse qui, il mio bambino, mi vedresti abbracciarlo con tanta
tenerezza.

ALESSANDRO

Coll'affetto, soltanto, della mamma, che sopravvive a tutti i
traviamenti, o colla dignità della madre?

EVA

(_gettandosi tra le braccia di Elisa_) Come la mia mamma può
abbracciarmi e mi abbraccia in questo momento.

(_Elisa à uno scoppio di pianto, e sotto lo sguardo di Alessandro,
quasi non osa abbracciare Eva. Alessandro si copre la faccia colle
mani._)

ALESSANDRO

(_dopo una pausa_) Sta bene. Ora ritorna nella tua stanza e non
muoverti di là. Tua madre rimarrà con te. Io escirò tra poco. Durante
la mia assenza non dovrete ricevere nè vedere nessuno. Darò gli ordini
a Filippo. Andate.

EVA

(_si scioglie dall'abbraccio di Elisa, tituba un momento, poi corre ad
Alessandro e gli butta le braccia al collo_).

ALESSANDRO

(_la prende alle braccia e arresta il movimento di lei. Poi le prende
la testa tra le mani, la fissa e avvicina la sua faccia a quella di
Eva, interrogando_) Sì?....

(_Ad Eva si riempiono gli occhi di lagrime, e l'emozione le toglie la
parola_).

ALESSANDRO

(_convinto_) Sì! (_e le stampa un bacio in fronte_) Vai.

(_Eva esce a destra accompagnata da Elisa_).


SCENA VI.

Alessandro, _poi_ Filippo


(_Alessandro sta un momento a guardare pensieroso la porta dalla quale
uscirono Elisa ed Eva, Entra Filippo_).

FILIPPO

Signore, viene il signor Giovanni.

ALESSANDRO

(_vivamente_) Giovanni?

FILIPPO

L'ò visto attraversare la corte. Siccome mi à detto che non voleva
nessuno....

ALESSANDRO

Ah! ma Giovanni sì....

FILIPPO

È col signor Flaviano.

ALESSANDRO

(_colpito_) Con Flaviano! (_A sè_) (Dovevo immaginarlo! me n'ero
dimenticato di quello là!) (_a Filippo_) Se vengono qui tutti due,
falli entrare.

FILIPPO

Sissignore. (_Esce dal fondo_).


SCENA VII.

Giovanni, Flaviano, Alessandro


FLAVIANO

(_entrando pel primo, e parlando sottovoce a Giovanni._) La situazione
te l'ò già posta nettamente dinanzi agli occhi. Sai quello che ài da
dire, da fare, da pretendere. (_Vede Alessandro, si ferma, saluta con
un cenno del capo_).

GIOVANNI

(_dopo aver esitato un poco, come dominato da Flaviano, si dirige
ad Alessandro e gli stende la mano. Poi, commosso, a bassa voce_)
Perdonami.... Ti ò dato un gran dolore, jersera.... Non dovevo, jeri,
un giorno di tanta letizia per te....

FLAVIANO

(_a sè_) (È meraviglioso! Gli è ancora debitore lui!)

GIOVANNI

(_c. s._) Che vuoi, ò perduta la testa.... Il dolore e l'ira mi ànno
accecato.... Ma il colpo fu troppo forte.... Non me lo meritavo....
Le ò voluto tanto bene, ò fatto per lei tutto quanto ò potuto.... le ò
dedicato tutto me stesso.... Non me lo meritavo, non ce la meritavamo,
io e tu, tale ricompensa.... (_Piange_).

FLAVIANO

(_seccato, per intervenire_) Ora....

ALESSANDRO

Figliuolo mio, ebbene: poichè la paura fu più che il danno....
(_Flaviano straluna gli occhi, stupito_) ed ora tutto deve
dimenticarsi, mettiamo d'aver fatto un brutto sogno...

FLAVIANO

Un momento, signor Fara. (_Allontana Giovanni da Alessandro e si mette
in mezzo_).

ALESSANDRO

Ma mi lasci parlare. Ò delle cose importanti da dire, delle
spiegazioni....

FLAVIANO

Delle spiegazioni, naturalmente; siamo qui per questo. Soltanto, il
nostro colloquio deve essere avviato su un tono diverso da quello
che avea preso causa la delicatezza — che io apprezzo — di mio
fratello. E non vorrei che il giusto e retto criterio, indispensabile
nell'esaminare dolorose circostanze come questa, venisse smarrito per
dar luogo al sentimento, anzi al sentimentalismo. Dunque....

ALESSANDRO

(_che si è seccato da un pezzo_) Dunque, io avrei una preghiera da
farle, e che credo aver il diritto di farle. Quella cioè di lasciarci
sbrigar la faccenda tra me e Giovanni. Noi soli vi siamo interessati.

FLAVIANO

Le perdono queste parole, caro signore, in considerazione dello stato
d'animo in cui deve naturalmente trovarsi. È l'onore di mio fratello
che è in gioco; ed ò il diritto e il dovere di essergli vicino e di
assisterlo in questo momento gravissimo della sua esistenza....

ALESSANDRO

Adesso soltanto, se ne ricorda che à un fratello!

FLAVIANO

Adesso sì, che à bisogno di me, sono al suo fianco. Senza nascondere
poi che la sua proverbiale debolezza à bisogno dell'ajuto della mia
esperienza e del mio retto criterio.

ALESSANDRO

(_che l'à seguito attento, pauroso, scrutandolo_) Ma.... a cosa vuol
venirne lei? Si spieghi, lo dica presto, per carità....

FLAVIANO

Se me ne lascia il tempo.

ALESSANDRO

Perchè temo di capire....

FLAVIANO

Se non mi lascia parlare....

ALESSANDRO

Temo di capire.... (_commosso, spaventato_) che ella pensa tutto
debba essere finito tra Giovanni ed Eva.... È questo a cui vuol
venire? Questo à.... deciso lei, e à fatto decidere a Giovanni?!....
(_Volgendosi a Giovanni_) Di', di' tu, parla, figliuolo mio.... Non è
possibile, di'?....

GIOVANNI

Non so, non so.... non interrogarmi. La mia mente si perde.... Io non
le conoscevo le nequizie del mondo.... Non supponevo neppure che simili
infamie fossero possibili!.... Il mio lavoro, la mia casa, il mio
bambino.... ecco tutta la mia vita.... Ed ora.... a un tratto.... Dio!
Dio! Ah! ma, te lo giuro, se Eva mi à tradito, questo lo so, questo lo
sento, l'ammazzerò come un cane!

ALESSANDRO

No, no, Giovanni! Tu non conosci ancora la verità.... Quando saprai,
quando ti avrò detto.... (_A Flaviano_) Per fortuna, signor mio, i
fatti sono fatti, ed ò delle ragioni tali....

FLAVIANO

Ne ò anch'io.... più che ella non creda. Vedremo quali saranno le
migliori. Del resto, ella disse benissimo: i fatti son fatti, ed i
fatti sono questi. Da vario tempo mio fratello riceveva delle lettere
anonime....

ALESSANDRO

Anonime!

FLAVIANO

Anonime, sì, vale a dire senza valore sinchè i fatti non vi
corrispondono, ma che ne acquistano uno grandissimo quando i fatti le
confermano.

ALESSANDRO

Ma che fatti?!

FLAVIANO

(_calmo_) O mi lascia dire, o non mi lascia dire. (_Alessandro siede,
quasi volgendogli le spalle_).

FLAVIANO

A quelle lettere, mio fratello non diede alcuna importanza. Gli
si diceva: guardatevi da vostra moglie, curatela, c'è il tale che
passeggia sotto le sue finestre ed essa sta dietro i vetri a spiarne
l'arrivo....

ALESSANDRO

Be', è inutile tirar le cose tanto per le lunghe. La verità è
questa.... (_moto di Flaviano_) mi lasci dire per Iddio, ò il diritto
di difendere la mia figliola....

FLAVIANO

Dopo aver udita l'accusa.

ALESSANDRO

La conosco l'accusa, me la immagino. La verità è questa.... Ascoltami
Giovanni.... Quel mascalzone di Marinelli le à fatta la corte in tutti
i modi, à tentato con tutti i mezzi di farla venir meno ai suoi doveri,
inutilmente. Eva respinse le sue dichiarazioni non ne volle sapere, di
lui, lo scongiurò anzi di lasciarla in pace....

GIOVANNI

E perchè non parlarne con me?

ALESSANDRO

Ecco il suo errore! Glie l'ò rimproverato anch'io. Ebbe paura di darti
un dolore, delle noje. Suppose, da bambina inesperta, di riuscire essa
senza provocare un guajo.... Ma è innocente; non c'è che un malinteso
di mezzo, delle apparenze....

FLAVIANO

E jersera? Sa cosa è accaduto jersera?

ALESSANDRO

Sì, perfettamente. Eva à confessato tutto sinceramente.

FLAVIANO

Sfido! Fu colta sul fatto....

ALESSANDRO

L'ò già ammesso: le apparenze sono contro di lei. Il Marinelli invocò
un colloquio prima di partire. Minacciava di ribellarsi a suo padre, di
non partire più, di tormentarla ancora. Ed ella, credendo di far bene,
per evitare un guajo a Giovanni, supponendo di convincerlo a partire, a
dimenticarla.... Glielo accordò, lì sull'uscio di casa.... Ancora una
volta, le apparenze sono contro di lei, ma prima di condannare, prima
di decidere, per carità, è un padre che ve lo chiede, esaminiamo le
cose, cerchiamo, indaghiamo.... Ed io ò la profonda convinzione che la
verità verrà a galla, sono convinto — senza di che, ve lo giuro, non
implorerei, non chiederei misericordia — sono convinto che Giovanni
potrà, dovrà perdonare un'imprudenza di bambina inesperta.

FLAVIANO

Perdonare! C'era da aspettarselo. Non à mai saputo far altro in vita
sua!

ALESSANDRO

(_colpito_) Cioè? (_Dà un'occhiata a Giovanni, fa un passo verso
Flaviano_). Che vuol dire?

FLAVIANO

Voglio dire che parlar di perdono, adesso, nel momento nel quale ci
troviamo, è assurdo. Perchè, non si faccia illusioni, il sistema di
difesa suo e di sua figlia, potrà essere basato sulla verità, ma nulla
per ora ci autorizza a ritenerlo tale.

ALESSANDRO

Ma perchè lei ci mette tanto accanimento ad escluderlo?

FLAVIANO

Io? Nessun accanimento. Lei piuttosto ci mette troppo calore nel
sostenerlo, ed è quello che mi spaventa....

ALESSANDRO

(_ognor più dubbioso e presago_) Ma difendo la mia figliola.

FLAVIANO

Ed io l'onore di mio fratello. Via! Le ragioni del sangue si
equivalgono.

ALESSANDRO

Ma come mai può supporre che invocherei un perdono se non fossi
convinto che è giusto invocarlo? (_Tremante d'emozione_) Perchè à detto
che perdonare è tutto ciò che ò saputo fare in vita....

FLAVIANO

Oh Dio, una frase qualunque, sfuggitami nella foga del dire. Sono
pronto a ritirarla. Infine, concludiamo. La ragione della nostra visita
era molto semplice. Informarla per doveroso riguardo, che Giovanni
va a provvedere come è suo obbligo alla tutela del proprio onore,
partendo con me per Genova, col diretto del pomeriggio. Siamo sicuri di
raggiungervi il Marinelli.

ALESSANDRO

Un duello?!

FLAVIANO

La stupisce?

ALESSANDRO

Ma è questo duello che bisogna evitare!

FLAVIANO

Come?!!

ALESSANDRO

Ma sicuro! Si metta una mano sulla coscienza. Ne vale la pena? Un
biricchino di vent'anni, che fugge! ma non gli si fa l'onore di
misurarsi con lui. Un uomo onesto, un lavoratore, un padre di famiglia,
un uomo infine la cui vita è preziosa e non appartiene a lui solo, non
l'arrischia mica per una futilità come questa.

FLAVIANO

Vede! Torniamo al punto di prima. Ella la considera una futilità. Oh!
gliene faccio una colpa relativa. Perchè, mi permetta di dirglielo:
ciò dipende dal suo carattere.... fortunato. Ella vede le cose
attraverso quella lente di ottimismo e di buon umore che le à sempre
permesso di dare un'importanza relativa alle cose più gravi: che le à
permesso sempre in vita sua, di affogare i dispiaceri nell'allegria,
di dimenticare le disgrazie.... e gli affronti in una burla agli amici
o.... in una mascherata da martedì grasso!... (_Alessandro si frena
a stento, colpito, anche, dalle sottolineature di Flaviano_) Ma noi
dobbiamo considerare ben altrimenti le cose. L'offesa ci fu e bisogna
lavarla. Non ci chieda di venir meno alle leggi dell'onore.

ALESSANDRO

Non ci sono venuto mai meno, io, e non lo chiederei a nessuno. Ma non
si tratta dell'onore, qui. L'onore di Giovanni non fu compromesso da
sua moglie....

FLAVIANO

È la sua opinione!

ALESSANDRO

Ed è questo primo passo falso che bisogna evitare. Dopo il duello,
qualunque ne sia l'esito, come sarà difficile veder chiare le cose!
Come muteranno, inevitabilmente, i sentimenti di Giovanni verso Eva!
Oh! un duello come questo causa ferite ben più gravi che quelle
prodotte dalla spada! Metterà una barriera morale, insormontabile
forse, tra Giovanni e sua moglie!...

FLAVIANO

In tal caso, vorrà dire ch'era giusto e doveroso per Giovanni il dar
vittoria alla ragione sul sentimento.

ALESSANDRO

(_perdendo la calma_) Ed ella ci conta su questo?!... Ma in nome
d'Iddio, che interesse à a provocar tanta rovina? Dica, in nome
d'Iddio! da che proviene tanto accanimento?

FLAVIANO

(_per prorompere; si frena_) Davvero che se la discussione continua
così io finirò per aver torto, per passare per un tiranno persino
agli occhi di mio fratello.... Gli è che Ella può usare di tutti i
suoi argomenti; io non posso usare tutti i miei. (_Alessandro lo fissa
colpito, dubbioso_) Le chiedo di non insistere e di lasciare a me, come
mi spetta, di essere giudice sulla condotta di Giovanni. Andiamo.

ALESSANDRO

No! no! no! Adesso sono io che la prego di restare. I suoi argomenti, à
detto.... Ebbene li esponga.

FLAVIANO

Di nuovo, la prego, la scongiuro di non insistere....

ALESSANDRO

Invece insisto! Parli, parli! dica quello che pensa.... Lo dica!....

GIOVANNI

Flaviano?

ALESSANDRO

(_angosciosamente_) Parli, dica quello che sa....

FLAVIANO

(_imbarazzato_) Non riguarda la quistione.... o per dir meglio la
persona di cui si tratta.... È inutile quindi. La prego.... Andiamo
Giovanni....

ALESSANDRO

(_c. s._) No! no! Giovanni.... Giovanni.... non uscire! (_Torna
alla porta di destra e si assicura che nessuno ascolta. Un silenzio.
Commosso straziato, a Flaviano_) L'ò capito perfettamente. Ella conosce
il passato, e pensa, e vorrebbe dire che....

FLAVIANO

No, è inutile....

ALESSANDRO

Che le figlie....

FLAVIANO

Le giuro che non avrei mai voluto....

ALESSANDRO

Che importa? Non l'avrebbe detto qui, in faccia a me; ma lo direbbe
poi, a lui, per convincerlo se titubasse.... Oh! è troppo geloso
del nome dei Conte, lei! Ella pensa che le figlie assomigliano alle
madri.... (_Giovanni fa un passo innanzi, dolorosamente stupito_) Sì,
figliuolo mio, poichè è venuto questo momento terribile di dirtelo,
ebbene, sappilo. Non te lo avrei detto mai perchè era bene che tu
amassi e rispettassi la madre di tua moglie, la nonna del tuo bambino.
Ora è tuo fratello che mi spinge a parlare.... (_Moto di Flaviano_)
Sì, è lei, perchè avrebbe detto tutto a Giovanni uscendo di qui.
Preferisco di dirglielo io. Chissà che questo nuovo supplizio non
serva a qualcosa! Perchè lei che à viaggiato, che à girato il mondo,
à saputa la sventura mia, non solo, ma à imparato delle belle cose. È
uno scienziato, lei, chissà, ci à fatto degli studii profondi, lei,
su questa nuova scoperta della scienza, la legge dell'atavismo! È
su questo che si basa lei, per tentar di farmi del male; è questo il
grande argomento, l'argomento peregrino che avea da contrapporre ai
miei argomenti dettati dal cuore e dal senso comune!... Ebbene, sì,
mia moglie mi à tradito, vent'anni fa; e mi sono battuto con colui,
e gli ò data una sciabolata che gli avrà levata la voglia di far
altre vittime in vita sua. Oh! magra soddisfazione per me, glie lo
assicuro! Tornando a casa, dopo il duello, avrei dovuto strozzare mia
moglie, o scacciarla. Ma avevo una figliola.... E poichè diventava,
sventuratamente, la figlia di una donna adultera, volli che ciò
rimanesse un segreto, perchè il mondo è birbone e fa scontare alle
figlie le colpe delle madri; e volli che fosse un segreto per lei,
per Eva, perchè non potesse mai dirmi un giorno, “à fatto così anche
mia madre!„ Ed ò rinunciato alla vendetta, e mi sono sacrificato alla
mia Eva, e ò fatto che crescesse adorando la mamma come la più santa
delle donne. E ò finto.... e fui.... Alleluja, un nomignolo che provoca
il suo disprezzo, signor Flaviano. Ma lei è un uomo serio, lei, è un
uomo d'onore, è un uomo che non transige.... Lei avrebbe ammazzato,
sicuro che i giudici l'avrebbero assolto, ma sua figlia sarebbe stata
una vittima; che importa? Purchè l'onore del nome fosse salvo.... Una
macchia sul nome dei Conte? Ah! giammai de la vita!... (_Cambiando
tono, singhiozzando, per finire in uno scoppio di pianto_) E del
resto avrebbe avuto ragione! A che à servito il mio supplizio? A che à
servito il mio sacrificio? Ecco distrutto tutto quanto, adesso, in un
minuto!

(_Lunga pausa. Giovanni, stupito, accasciato, si è lasciato cadere su
una sedia, in fondo alla stanza, la testa tra le mani. Flaviano è a
destra, in piedi, appoggiato al tavolo_).

FLAVIANO

Sono profondamente addolorato, signor Fara, che le circostanze
dolorosissime in cui ci troviamo l'abbiano obbligata ad una
confessione, della quale io non avevo bisogno e che, glie lo assicuro,
non avrei mai provocata di progetto, anzi avrei voluto evitare. Le
ripeto, ne sono addolorato. Ma perchè, come Ella disse, non sono l'uomo
dalle mezze misure, nè dai pietosi inganni, io stimo che.... adesso....
forse... sia meglio, infine, che le cose sieno nettamente conosciute da
chi.... deve prendere una importante decisione la quale può aver tanta
influenza sull'avvenire.

ALESSANDRO

(_alzandosi, ritto, fissandolo_) Senta! Giovanni, lei, per dir meglio,
deciderà quello che vuole. Ma se deciderà nel modo crudele ed ingiusto
che propugna e consiglia....

FLAVIANO

Perdoni....

ALESSANDRO

(_con forza_) Sì! che propugna e consiglia, badi! non mi venga mica
a dire che lo fa, più che per quello che è accaduto, per il timore
di quello che potrà accadere in avvenire. Non mi venga a parlare di
sangue, di tradizioni, di ricorrenze atavistiche. L'educazione, gli
esempi ci fanno onesti o malvagi. Giovanni! Giovanni! una parola buona,
un impeto buono del cuore.... Non t'inganno, non vorrei ingannarti....
Ti amo.... quanto mia figlia.... Credimi, suvvia! una parola buona....
Il mio strazio, il mio martirio, non te l'ispira.... non te lo
suggerisce?.... Giovanni!....

GIOVANNI

(_si alza, tien gli occhi bassi, indeciso tra la ragione e il
sentimento. Si sente dominato dal fratello_).

ALESSANDRO

No? No?

FLAVIANO

(_pigliando Giovanni sotto braccio_) A più tardi, signore. Non è il
momento di decidere adesso. Al nostro ritorno da Genova....

ALESSANDRO

No, no! Adesso voglio la parola buona, la parola che irrompe dal cuore.
So di meritarla, adesso, di essermela conquistata a prezzo di angoscie
e di umiliazioni terribili.... Adesso, Giovanni. Non andartene così, o
una barriera, insormontabile forse, si eleva tra di noi.... Giovanni!

(_Giovanni à uno scoppio di pianto, si copre la faccia colle mani.
Flaviano lo circonda, gli fa volgere le spalle e lo trascina fuori_).

ALESSANDRO

(_sta come ipnotizzato a fissare la porta dalla quale uscirono Giovanni
e Flaviano; poi si volge, à un impeto di commozione e ricade su una
poltrona, disperatamente. Lunga pausa. A un tratto si scuote, si
solleva_). No, no! non così, non così. Agire, bisogna, non disperarsi.
(_Si dirige a destra_) Elisa? Elisa? (_Esce a destra. Cala la tela_).


  FINE DEL II. ATTO.



ATTO TERZO


SCENA I.

Elisa — Eva

(_Elisa è in piedi accanto alla finestra. Eva seduta accanto al tavolo
a destra, coi gomiti sul tavolo e la testa sui gomiti_).


ELISA

Eva, vatti a riposare. (_Eva singhiozza_) A che serve tormentarti
così? Papà, uscendo, ti à detto di star di buon animo, di sperare, di
confidare in lui.

EVA

E Sandrino!

ELISA

Anche per lui devi essere tranquilla. Bisogna aver fiducia.

EVA

(_alzandosi_) Vado alla fabbrica.

ELISA

No. Papà à detto che non ti muova, che tu non veda nessuno. (_Un
silenzio_). (_Eva si accascia, singhiozza_).

ELISA

(_avvicinandosele_) Suvvia! Non martoriarti così. Vatti a riposare
piuttosto. È da ieri che non ti corichi. Non martoriarti più. Non ài
fatto nulla di male? di veramente grave? Dunque! Il tuo fallo ti sarà
perdonato, tutto passerà, tutto si dimenticherà.

EVA

Sì, ma intanto la cosa sarà risaputa. Che vergogna! E come....
provare....? E papà dove andava? Cosa voleva fare? Comprometterà tutto,
magari! Bisognava far nulla. Non toccava a noi di provare.... Quello
che è successo jersera, io l'ò spiegato nevvero? Se mio marito non
crede, non vuol credere.... lo provi lui che ò mancato, tocca a lui....
Vorrei un po' vedere che senza prove osasse di....

ELISA

No, non dire così, Eva. Non dimenticarti che tutti i torti sono
tuoi.... Papà andava.... non so dove.... certamente quello che
farà sarà ben fatto! Tu non ài che da aspettare, e aver fede che la
verità....

EVA

Sì! E mio figlio, intanto! mio figlio! non ànno il diritto di
togliermelo, malgrado tutto....

ELISA

Nessuno te lo toglie, che si sappia....

EVA

E la colpa, poi, è anche di mio marito. Sì, sì, di mio marito. Che uomo
è?

ELISA

Come?!

EVA

Ma sì! La sua fabbrica, il suo lavoro.... null'altro. Si alzava alle
sei del mattino, sino alle sette di sera non lo vedevo più: e, qualche
volta, dopo pranzo tornava al lavoro, e mi lasciava sola. Dio! che
vita! Era forse un compagno, un amico, un innamorato, lui? Chi se ne
è mai accorto? Che confidenza poteva esserci tra me e lui? (_Elisa
l'ascolta stupita_) Così quando il Marinelli à cominciato a seccarmi,
credi tu che io abbia mai trovato il momento buono di avvertirlo,
di fargli delle confidenze che avrebbero evitato i guai d'adesso? E,
soprattutto, credi tu che m'ispirasse la confidenza necessaria?

ELISA

(_stupita sempre_) Ma ti voleva e ti vuole un gran bene.

EVA

Sì, a modo suo.

ELISA

Ti à sposata perchè era innamorato....

EVA

Sfido! E cresciuto in un guscio! La prima ragazza che à visto e che
à trattato, se ne è innamorato. Si sarebbe innamorato di qualunque
altra. Già, una moglie bisogna prenderla. Ma senza poesia, ma senza
tenerezza.... Basta dire che non gli è neppur passato per la testa che
si dovesse fare un viaggio di nozze. “E la fabbrica? Come farebbero
senza di me?„ Ecco cosa mi à risposto quando glie ne ò parlato. E il
nostro viaggio fu da qui alla fabbrica. Il giorno dopo quello delle
nozze, pareva fossero passati già dieci anni!

ELISA

Eva?! Come parli?!

EVA

Come parlo! Ma sì, è tempo di dirle queste cose.

ELISA

Non eri contenta, dunque?

EVA

No, proprio no.

ELISA

E non mi ài mai detto nulla.

EVA

A che scopo? Queste cose, nè tu nè papà le avreste capite. Siete della
generazione passata. Fossi venuta a dirvi: ma mio marito non è l'uomo
che avevo sognato, tutto premure, tutto delicatezze, tutto riguardi, mi
avreste riso in faccia o fatta una paternale.

ELISA

Eva!

EVA

Ma sì, ma sì, è la verità. Figurarsi: un marito che è un uomo onesto,
che lavora tutto il giorno, che è un buon diavolo insomma, ma ce n'è
di troppo! Cosa vuoi pretendere di più?.... Tu non avrai mai preteso di
più dal papà!

ELISA

Eva....

EVA

Bisogna che te le dica, adesso, queste cose. Fosse stato un altro uomo,
mi avesse ispirata più fiducia, più tenerezza per lui, non sarebbe
accaduto quello che è accaduto.

ELISA

Ma tu gli volevi bene, lo ài sposato convinta e contenta di sposarlo.

EVA

Cosa ne sappiamo noi ragazze? Papà e mamma ci dicono: sposa quello lì,
che va benone. E lo si sposa. Dopo si capisce che non andava benone
niente affatto.

ELISA

(_spaventata prendendole le mani, fissandola_) Eva! Eva! Non parlavi
così stanotte.

EVA

Stanotte!.... Dovevo difendermi, dovevo giustificarmi, e l'ò fatto....
Ma adesso debbo ben dire che la colpa non è tutta mia....

ELISA

La colpa di che?....

EVA

Di quello che ò fatto.

ELISA

Ma cosa?

EVA

Quello che è successo, che si sa,.... jersera insomma! Ò dovuto fare
così, dovevo fare così, agire da me, perchè mio marito non era l'uomo a
cui ci si può confidare. Delle grandi furie, qualche volta, quelle sì,
che non servono a nulla. Ma ragionare, ma agire, da uomo serio, quando
non si tratta della fabbrica e delle sue macchine, niente.... Così se
malauguratamente non fosse tornato subito jersera, io sarei riuscita a
convincere quell'altro, e a quest'ora tutto sarebbe finito....

ELISA

Eva, Eva, come parli!

EVA

Come parlo! Parlo come debbo.... Perchè già adesso dovrò anche chiedere
perdono a mio marito....

ELISA

“A mio marito„.... Che durezza! Non lo chiamavi mai che Giovanni....

EVA

Be', Giovanni, è lo stesso. Dovrò chiedergli perdono.... Perchè già
delle prove non ne troveranno....

ELISA

Ma che prove?!

EVA

Di niente. Dico bene che non ne troveranno, perchè non ce ne possono
essere. Non ò fatto nulla....

ELISA

(_terribilmente angosciata, sospettosa_) Eva! Mi ài mentito stanotte?!

EVA

No! Ò detta la verità....

ELISA

Eva, Eva, ti scongiuro!.... Come mi parli adesso.... Come sei cambiata
da poche ore fa.... Eva....

EVA

(_allontanandosi_) Sì, non ci mancherebbe altro che dubitassi anche tu,
che ti mettessi dalla parte di mio marito....

ELISA

(_rimane, gli occhi fissi, spauriti, come in preda a un incubo
terribile_).


SCENA II.

Eva — Elisa — Pertusani — Sandrino


PERTUSANI

(_si affaccia alla porta con Sandrino in collo_) È permesso?

EVA

(_getta un grido, gli strappa il bambino dalle braccia ed à tutta una
lunga azione in cui bacia, accarezza, chiama coi nomi più dolci il
bambino_) Caro.... tesoro.... anima mia.... (_Elisa e Pertusani si
stringono la mano_).

EVA

(_a Pertusani_) Allora? Tutto è finito? Giovanni à creduto, è
convinto?.... Mi à perdonato?.... Verrà qui? Viene?....

PERTUSANI

Non so....

EVA

Il.... Marinelli è partito eh?.... Non à potuto vederlo, Giovanni? Non
gli à parlato?

PERTUSANI

Non so, non so nulla. Ma questo le deve importar poco. Io ò portato qui
il bambino per incarico di papà.... E anche papà sarà qui a momenti e
spiegherà tutto. Ora, piuttosto, bisogna dargli da mangiare al bambino.
Credo che non abbia ancor fatto colazione.

EVA

No? E già, chi poteva pensarci, se non c'ero io?

(_Eva, durante le battute che seguono, fa sedere Sandrino su una
sedia alta da bimbi, davanti alla tavola. Gli distende dinnanzi un
tovagliolo che leva dalla credenza. Poi ne leva un bicchiere, un ovo,
la zuccheriera, del vino, dei biscotti, il frullino, e gli prepara un
ovo battuto col vino. Poi vi inzuppa i biscotti e li dà a mangiare a
Sandrino_).

ELISA

(_ridiscende la scena con Pertusani_) Dunque, à buone notizie?

PERTUSANI

Io, nessuna. So appena quello che è accaduto. Però questo mi consola
e deve consolar lei. Che Alessandro, l'ò lasciato testè, era niente
affranto o accasciato. Anzi, pieno di energia, pieno di buone speranze.
Venne da me e mi disse: “Ò un gran favore da chiederti. Prendi il
cappello e vieni.„ E via, in carrozza alla fabbrica. Non c'era nessuno.
Il bambino era là, affidato alla fantesca e alla portinaja. Gli à fatto
indossare il punch, gli ha messo il berretto, e via. Giunti in piazza,
è sceso, dicendomi: “Portami a casa il bamboccio. Di' che mi aspettino.
Tra mezz'ora ci sarò anch'io. E aspettami anche tu.„ E sono qui. Come
vede, ò dovuto far da governante per la prima volta in vita mia.

ELISA

Grazie, signor Presidente. Ma che non abbia agito con troppa
precipitazione? Portar via il bambino!

PERTUSANI

Le azioni di un uomo onesto e di cuore, anche se falla, non possono
avere troppo gravi conseguenze.

ELISA

Dio lo voglia! (_Si volge, osserva Eva, e l'addita col gesto a
Pertusani. Poi, abbassando la voce_) La guardi.... È possibile che
abbia fallato? Si può neppure supporlo, a vederla adesso, così,
col suo bambino?.... (_À un impeto di commozione; con un fil di
voce_) Anch'io.... però.... malgrado il mio fallo.... adoravo la mia
piccina.... anzi mi attaccai ad essa più disperatamente....

PERTUSANI

(_piano_) Signora, signora, ma cosa dice mai! Non deve neppur
pensarlo....

ELISA

Oh! signor Pertusani.... non so più cosa pensare, cosa dire.... Non
ho più una goccia di sangue nelle vene.... Non vedo che disgrazie
dappertutto.... Jersera.... jersera.... Dio! ò creduto di morire!....


SCENA III.

Elisa — Eva — Flaviano — Pertusani — Sandrino


FLAVIANO

Scusino, il signor Fara è fuori di casa?

EVA

(_à un movimento istintivo di paura. Si alza e prende Sandrino in
collo_).

FLAVIANO

(_rileva l'atto di Eva, ed à un sorriso di compassione e di scherno_)
Oh! non tema, signora. Il signor Fara non c'è?

PERTUSANI

È fuori, cavaliere. Ma sarà di ritorno tra non molto.

ELISA

Se vuole aspettare.

FLAVIANO

Certamente, aspetterò. (_Guarda l'orologio_) Soltanto, non ò molto
tempo a mia disposizione.

ELISA

Vuol.... parlare.... proprio con lui?

FLAVIANO

Sì.... è meglio.

ELISA

Non può tardar molto. Nevvero Pertusani? Le à detto che tornerebbe
presto?

PERTUSANI

Sì, l'ò lasciato un quarto d'ora fa, e....

FLAVIANO

Ah! lei à parlato col....

PERTUSANI

Sì. E mi disse che starebbe assente una mezz'ora in tutto.

ELISA

Con permesso, signor Flaviano (_accenna ad uscire con Eva che nel
frattempo le si è avvicinata, sempre col bambino in collo, e con un
senso di timore_).

FLAVIANO

Prego, facciano pure. (_Elisa ed Eva con Sandrino escono a destra_).


SCENA IV.

Flaviano — Pertusani


FLAVIANO

(_dopo un momento di titubanza_) Dunque lei à visto il signor Fara?....
E.... gli à parlato?....

PERTUSANI

Sì; siamo così vecchi e buoni amici che non à potuto fare a meno di
venirsi a confidare con me in questa dolorosa circostanza.

FLAVIANO

Eh? Pareva che lo presentissi! Cosa le dicevo, jersera? Le mie paure?
Eh! la scienza non falla!.... Dolorosa circostanza davvero!

PERTUSANI

In apparenza però più che in realtà.

FLAVIANO

Naturalmente ella parla così, deve parlare così, non avendo udito, come
si suol dire, che una campana sola. Conosce i particolari del fatto?

PERTUSANI

Perfettamente.

FLAVIANO

Vediamo. Lei non à moglie?

PERTUSANI

No.... per fortuna.

FLAVIANO

Sta bene. Poniamo l'ipotesi, invece, che fosse ammogliato. Un'ipotesi,
ripeto.

PERTUSANI

Perfettamente. E ci tengo che la sia.

FLAVIANO

Ebbene, ella, una bella sera, anzi una brutta sera, rientrando in casa
sua....

PERTUSANI

Ò capito: trovo quello.... Cioè, un momento: trovo quello che à trovato
Fara, _illo tempore_, o quello che à trovato Giovanni, jeri?

FLAVIANO

Nessuna differenza.

PERTUSANI

Ah! Ah! canzona!

FLAVIANO

Nei rapporti del marito? Dirò meglio: nei rapporti del marito e in quel
dato momento critico? Ma nessuna differenza, signor mio. Il marito,
in un frangente simile, deve pigliar la moglie, rimandarla a casa sua,
quando non trovi più semplice e spicciativo d'ammazzarla, e provvedere
al proprio onore chiedendo soddisfazione al signorino che....

PERTUSANI

In teoria, forse; ma in pratica ogni caso speciale richiede speciali
provvedimenti. E qui ci troviamo in tali circostanze....

FLAVIANO

Ammettiamo le circostanze migliori, quali sono affermate dal signor
Fara. L'offesa rimane sempre, l'offesa fatta da Marinelli a mio
fratello: ed esige una riparazione. (_Moto di Pertusani_). No, signor
Presidente, mi permetta: su questo punto non ammetto obbiezioni. Ebbi
l'onore e la soddisfazione d'essere interpellato dal generale Angelini
quando studiava il suo codice.

PERTUSANI

Senta: non le è passato per la mente questo che mi pare assai semplice:
se davvero l'Eva avesse avuto un amante, anzichè commettere la
bambinata d'jeri sera, avrebbe provveduto a trovarsi con questo amante
in condizioni di tempo e di luogo più sicure e, soprattutto, più....
pratiche? Perchè, alle dieci e mezzo di sera, colla neve sul terreno,
trovarsi in mezzo ai campi, via! si potranno fare delle osservazioni
metereologiche e climateriche, ma.... combinar dei connubi....
francamente!....

FLAVIANO

(_osservandolo, da furbo_) Mi permette di dire quello che penso?

PERTUSANI

Ma sicuro!

FLAVIANO

Ebbene: lei è un ingenuo. Ma chi non sa che gli amanti.... non guardano
pel sottile.... e non ne ànno mai abbastanza! Creda, lei è un ingenuo!

PERTUSANI

Oh! fa tanto bene di esserlo, qualche volta!

FLAVIANO

Quando non lo si è a proprie spese, però! Oh! ecco il signor Fara!


SCENA V.

Alessandro — Pertusani — Flaviano.


ALESSANDRO

(_sulla soglia, al fondo, parlando a Filippo che è di dentro_) Nessuno
assolutamente, fuorchè Giovanni. Anzi, chiudi il portone abbasso.
Chiunque venisse, dirai che ài l'ordine di non lasciar entrare nessuno;
senza dar spiegazioni. Ài capito, nessuno, assolutamente, fuorchè
Giovanni. (_Entra, abbattuto, affranto. Vede Flaviano, si sofferma_).

PERTUSANI

(_gli va incontro_) Alessandro?....

ALESSANDRO

(_gli fa cenno di tacere, gli stringe la mano commosso_).

FLAVIANO

(_fa cenno di voler parlare_) Signor Fara....

ALESSANDRO

(_mestamente, con un po' d'ira repressa e di dispetto, a bassa voce_)
So quello che vuol dire.... capisco la ragione di questa sua nuova
visita. Ebbene, non ò nulla da dire a lei.... Nuovi avvenimenti, nuove
circostanze sono venute in luce.... parlerò a Giovanni, non riconosco
dei diritti che in lui. Ò mandato a cercarlo dappertutto, spero lo
troveranno. Anzi, prego lei, che saprà dove si trova, di mandarmelo al
più presto possibile. Non ò altro a dirle....

FLAVIANO

Ma....

ALESSANDRO

(_con ira_) Non le basta? (_Dominandosi_) Non le basta? Oh! non à nulla
a temere lei, da questo mio colloquio con Giovanni. Mi crede un uomo
onesto? Io, almeno, almeno io, qui dentro? Ebbene!

FLAVIANO

Ma il bambino.... Fui alla fabbrica....

ALESSANDRO

Sì, è qui, lo sa? Avevo creduto mio diritto, avevo creduto di far bene,
portandolo qui.... Lo riconsegnerò a suo padre. Le basta?

FLAVIANO

Non insisto. Il tono con cui Ella mi parla, mi fa supporre....
mi lascia supporre.... che più giusti criteri la guidino che non
stamane.... e che si sia reso conto della dura necessità....

ALESSANDRO

Supponga quello che vuole. Ancora una volta: la prego di mandarmi
Giovanni. Parlerò a lui solo. A lei non ò nulla da aggiungere.

FLAVIANO

Sta bene. Tra mezz'ora Giovanni sarà qui. Mi permetto avvertirla
soltanto che sono le due: e alle tre e quarantacinque dobbiamo partire.

ALESSANDRO

Il nostro colloquio non sarà lungo. (_Flaviano esce dal fondo_).

PERTUSANI

Alessandro, cosa è stato?

ALESSANDRO

Ah! Pertusani! Sono il più infelice degli uomini!....

PERTUSANI

Ma che.... dunque.... era....?

ALESSANDRO

No, no, non ora posso dirti. Se mi sei amico fammi ancora un favore.
Corri da quel Marzotti. Impediscigli, come potrai e come vorrai, ma
impediscigli di venire, lui, quegli altri del giurì.... Di', inventa,
fa quello che puoi, ma che nessuno venga, per l'amor di Dio.... Fra
un'ora sarebbero qui tutti, col loro corso mascherato, col loro carro,
colla loro allegria.... No, no, no! Ti scongiuro. Corri.

PERTUSANI

Alessandro.... Cosa è stato? Una parola sola....

ALESSANDRO

Dopo, dopo. Torna, torna qui, dopo, avrò bisogno di te. Ma ora corri.
Ò bisogno di parlare a mia moglie, ad Eva, prima che Giovanni sia qui.
Corri, ti scongiuro.... Non mi resti che tu.... Perdonami....

PERTUSANI

Dio santo! (_Esce dal fondo accompagnato da Alessandro_).


SCENA VI.

Alessandro — Elisa — Eva.


(_Elisa, che pareva spiasse dietro le cortine, si affaccia alla porta
di destra, seguita da Eva che spinge innanzi Sandrino_).

ALESSANDRO

(_al fondo, si volge, le vede, sta per slanciarsi, quando si accorge
del bambino. Allora si domina, viene ad Eva, le prende di mano il
bimbo, e va alla porta di destra. Chiama_) Giuditta, Giuditta?

(_Eva ed Elisa si guardano, stupite, paurose_).

ALESSANDRO

(_sulla soglia di destra, parlando a persona che è di dentro_)
Giuditta, prendi Sandrino, portalo di là, in guardaroba, fallo giocare.
E tieni pronto il suo soprabito. (_Spinge dentro Sandrino. Poi chiude
la porta, e si volge_). (_Un silenzio_) Eva, mi ài mentito.

EVA

(_allibisce un momento, ma si rifà, tenta protestare_) No!....
(_Rincula paurosa_).

ALESSANDRO

(_venendo a lei, fremente, e togliendosi di tasca un pacchetto di
lettere_) Spudorata! (_Le agita dinanzi agli occhi il pacchetto_)
Spudorata!

ELISA

(_accorrendo_) Alessandro!

ALESSANDRO

(_a Elisa_) Sì, tua figlia à mentito dicendosi innocente! Quel ragazzo
era il suo amante!.... (_Un silenzio. Le forze pajono mancargli_) Sono
stato, adesso, in casa Marinelli. Speravo, mettendomi d'accordo colla
madre, scongiurare il pericolo che ci minacciava. E abbiamo frugato
nella stanza di quel mascalzone, obbligato a partire, improvvisamente,
all'alba, dal padre, che sapeva tutto e prevedeva il pericolo.
Improvvisamente. E dove credevo trovare le prove dell'innocenza di
mia figlia, vi ò trovata la sua condanna. (_A Eva, che si accascia sul
divano, coprendosi la faccia colle mani_) Eccole qua, le tue lettere
d'amore!.... Le ò rubate, sì, le ò trafugate alla Contessa, che era
là più morta che viva; e non sapeva, e non sa cosa contengono queste
lettere. Eccole qua....

EVA

(_che alle ultime parole à sollevata la testa, corre ai ginocchi
di Alessandro_) Papà, papà, perdonami, distruggile.... subito, che
Giovanni non sappia....

ALESSANDRO

(_nell'impeto dell'ira, per batterla, frenandosi_) Spudorata!.... Ma di
chi sei figlia, tu?!

ELISA

(_accorre e quasi vuol strappare di mano ad Alessandro le lettere,
mentre Eva è sempre curvata ai suoi piedi_) Alessandro! Per carità,
evitiamo una catastrofe, una sventura terribile...

ALESSANDRO

(_la fissa, terribile. Lunga pausa. Elisa abbassa gli occhi_) Anche
tu! (_Silenzio. Poi, scostandola da sè colla mano e col gesto_)
Vai, vai, ti comprendo, tu.... (_Poi pigliando per un braccio Eva, e
scuotendola, e rialzandola da terra_) E tu, su, su.... e dimmi, dimmi
chi ti à insegnato a mentire così; dimmi che sangue sciagurato ài nelle
vene, tu.... (_Scuotendola sempre la rigetta da sè, ed essa ricade sul
divano_) Ài tradito tuo marito, un giovane buono, onesto, innamorato
di te, che aveva fatto di te la sua vita, il suo unico pensiero, la
sua madonna adorata. L'ài tradito! E non fu una passione, e non fu una
disgrazia il tuo tradimento; fu il vizio, fu l'ambizione, la vanità,
la leggerezza, il capriccio, fu il baco sciagurato che avevi nel
sangue. Ne darai ragione a lui! Egli ti imporrà il suo castigo.... Ma
ài mentito a me. Stamane mi ài giurata la tua innocenza, mi ài fatto
convinto, colle tue lagrime, colle tue parole che dovevo difenderti,
e mi ài imposto di difenderti, facendomi tuo complice nell'inganno
indegno! E ài insultata tua madre (_curvandosi poco a poco su di lei_),
buttandoti tra le sue braccia, e osando di paragonarti a lei. Chi
ti autorizzava a tanta infamia? Io ti avevo insegnato ad amarla e a
rispettarla, tua madre; avevo spesa tutta la vita in questa missione
sacrosanta; avevo speso tutta la vita a infonderti nel sangue e nel
cervello il più profondo rispetto e la più grande venerazione per una
moglie onesta e per una madre illibata, acciocchè tu imparassi a costo
di quale rigido assoluto adempimento dei propri doveri si acquista
il diritto a quel rispetto e a quella venerazione. E gli esempi che
ài avuti, e i sentimenti che ti ò ispirati non ti dànno, non possono
darti oggi nessuna ragione di scusa.... Non potevi dire, non avevi il
diritto di dire: à fatto così anche mia madre. E tu l'ài detto, tu,
colpevole, buttandoti tra le braccia di lei che.... io ti ò insegnato
ad amare e a rispettare come la più santa delle donne. Capisci cosa ài
fatto? Capisci a qual punto di degradazione sei giunta? Di'! di'! parla
sciagurata, difenditi adesso se lo puoi....

EVA

(_con un fil di voce_) Non pensavo che al mio bambino.... Tutto pur di
salvarlo, di non vedermelo portar via!

ALESSANDRO

Ah! il bambino, tuo figlio! al tuo bambino, a tuo figlio dovevi pensare
quando eri sul punto di fallare, di venir meno ai tuoi doveri. Allora!
Ma l'affetto della madre si risvegliò dopo soltanto, nevvero? Allora,
là per là, quando il vizio trascina, il pensiero dei figli non c'è, è
ben lontano; dopo, dopo, ci si pensa.... (_Sollevandosi_) Eccolo qua,
eccolo qua, il frutto dei miei sacrifici, di tutte le mie pene, di
tutto il mio grande amore di padre. E dire che per te, per te sola, nel
pensiero dite, ò fatto.... (_Si arresta spaurito; si tura la bocca coi
pugni; à un impeto di commozione, uno scoppio di pianto e ricade sulla
poltrona, dall'altro lato della scena_).

ELISA

(_facendosi forza, gli vien vicino, gli parla all'orecchio_)
Alessandro.... Giovanni sarà qui a minuti.... bisogna decidere....

ALESSANDRO

(_sollevandosi fiero_) Decidere che cosa?

ELISA

(_tituba un momento poi si avvicina ad Eva, la solleva per un braccio,
le parla piano all'orecchio e la conduce via a destra. Poi rientra e
richiude la porta_).


SCENA VII.

Alessandro — Elisa


ELISA

Alessandro, vorrei essere morta, te lo giuro! Tu mi leggi dentro, da
vent'anni, tu sai il mio supplizio, tu sai che ò espiato.... tu sai
che oggi sento come non ò sentito mai la mia sciagura, le terribili
conseguenze del mio fallo.... Pure, sono qui, a pregarti a scongiurarti
ancora. Non si tratta più di noi, adesso: si tratta di Eva, di nostra
figlia. Bisogna salvarla.

ALESSANDRO

Salvarla?!

ELISA

Sì. Queste lettere le ài tu. Nessuno le à vedute. Sta a te di
distruggerle, di distruggere la prova della sua colpa.

ALESSANDRO

Oggi le ò io, le prove. Ma so io se non ne à anche Giovanni. Se non
potrà acquistarle domani? Se non gliele procurerà suo fratello, o quel
tale che gli scriveva le lettere anonime, per esempio? Credi tu che la
verità non si sappia tosto o tardi? E allora?

ELISA

Ma intanto, per ora....

ALESSANDRO

Per ora?....

ELISA

Bisogna difenderla, in faccia a Giovanni, negare come ài negato
stamattina....

ALESSANDRO

Stamattina la credevo innocente.... Adesso la so colpevole.... Non
saprei più farlo, mi vergognerei di farlo.... E se domani Giovanni
acquistasse la certezza dell'inganno, cosa dirgli? Cosa dirgli allora?

ELISA

Ma intanto, ma intanto, oggi bisogna evitare una catastrofe, bisogna
tentare.... Lo farai.... dimmi!....

ALESSANDRO

(_fissandola, dopo un momento_) No.

ELISA

(_ansiosamente stupita_) No?!

ALESSANDRO

No. Basta! Basta l'inganno, basta la menzogna, basta, basta, basta! Te
l'ò detto stamane? Se mia figlia è colpevole, sarò io, io, suo padre,
che dirà a Giovanni: “Vattene, finiamola.„ L'ò detto, lo faccio!

ELISA

Dio mio, impazzisci!

ALESSANDRO

Impazzisco?! Ah! ah! non sono mai stato così sano di mente come oggi!

ELISA

Tu, tu che ài sempre agito nella vita col sentimento, seguendo gli
impulsi del cuore, oggi faresti questo? Non ài più cuore dunque?

ALESSANDRO

Oh! t'inganni! È il sentimento, è il cuore che m'ispirano, oggi come
sempre. La ragione mi consiglierebbe: “No, bisogna fingere, bisogna
salvare, tentare almeno di salvare la propria creatura. Qualunque
padre nei tuoi panni farebbe come te, qualunque padre: il più buono e
il più onesto. E tu, poi, Alleluja, ah! ah! devi seguitare ad esserlo,
Alleluja; più che mai, anzi!„ No! lo sono stato 20 anni. Non à servito
a nulla. Basta!

ELISA

Alessandro!

ALESSANDRO

Ingannarlo quel poveretto! No! Rimettergli al fianco una donna, che
è mia figlia, ma che è la più corrotta delle creature? Più corrotta
di te. Perchè tu, almeno, non ài negato, allora: essa à negato.
Mettergliela al fianco, perchè, ignaro di tutto, dopo essersi presa,
magari, una sciabolata da costui, ridoni il proprio affetto a sua
moglie, e procrei, ancora. E fra 20 anni, se saremo vivi, fra 25! il
giorno che ci obbligherebbero a festeggiare le nostre nozze d'oro,
vedersi capitare in casa una nipote scacciata dal marito, come
jersera ci ànno rimandata la figlia.... No! no! Basta. Gli innesti non
valgono, non servono a nulla su quest'albero putrefatto: abbattiamolo.
Ingannarlo lui, che è onesto, che è buono? No! Che egli sappia la
verità. E che perdoni, se può, nel modo che ò perdonato io; questo sì,
ma ingannarlo no. Non avrei il coraggio di farlo, non saprei farlo, è
inutile: sento che mi tradirei dopo due parole.

ELISA

Lo farò io.

ALESSANDRO

Tu? Non ti crederà, non ti darà neppure il diritto di parlargli, tu.

ELISA

Perchè? Sono la madre di Eva....

ALESSANDRO

Di nome! E lui lo sa.... (_Movimento di Elisa_) Sì, lo sa. Perchè suo
fratello lo sapeva e glie lo avrebbe detto. Ò dovuto dirglielo io....
Capisci, capisci, adesso che non ò il diritto di ingannarlo? Capisci
che non posso farlo? Che tutto dentro di me protesta e si ribella
contro questa nuova infamia, il passato, e il presente! Capisci che
rovina, che terribile rovina è qui dentro, alla quale non c'è più
finzione, non c'è più amore di padre o di madre, non c'è più voce del
sangue che possa mettere riparo? Capisci?.... Vai vai da tua figlia,
da nostra figlia.... Ci è ritornata, e per sempre.... E con essa il
rimorso in me di aver reso infelice un uomo buono ed onesto. Vai, vai,
è finita, è finita.... Auguriamoci che la morte ci colga il più presto
possibile.... ecco tutto.... (_Ricade spossato, affranto sul divano. Un
silenzio. Elisa si copre la faccia colle mani, e adagio, singhiozzando,
a piccoli passi esce a destra_).


SCENA VIII.

Alessandro, Giovanni, _poi_ Elisa, Eva, Sandrino


GIOVANNI

(_Si presenta al fondo. Si guarda attorno. Vede Alessandro, gli si
avvicina. Questi, accasciato, colla testa tra le mani, non l'ode.
Giovanni lo tocca su una spalla_).

ALESSANDRO

(_à un sussulto. Si alza, esterrefatto, lo fissa, e rincula verso la
destra_).

GIOVANNI

(_lo interroga collo sguardo dolorosamente presago_).

ALESSANDRO

Giovanni.... perdonami....

GIOVANNI

(_fa un passo innanzi, fremente_).

ALESSANDRO

Perdonami; abbia compassione dei miei capelli bianchi, dello strazio
che mi uccide. Ti avevo data la mia figliola, credendo di averne fatta
una figliola onesta e buona.... L'ò difesa stamane.... credendo — te lo
giuro — che avesse diritto alla mia difesa....

GIOVANNI

(_si slancia verso la porta di destra_) Ah! sgualdrina!

ALESSANDRO

(_rincula sino alla porta di destra e la copre colla sua persona
reggendosi a stento per l'emozione e lo strazio. — Giovanni ve lo
raggiunge sempre minaccioso tentando varcare la soglia_) No.... non
ucciderla, è una vendetta che è una liberazione per quegli che à
fallato.... Colpisci e castiga come ò castigato io....

GIOVANNI

(_che si è frenato, sordamente_) No! E se non vuoi farmi assassino, fa
che io non la veda più, mai più. (_Poi, imperioso_) Mio figlio!

ALESSANDRO

(_gli accenna di sì, colla testa. Giovanni ritorna nel mezzo della
scena. Alessandro socchiude la porta e, a bassa voce, angosciosamente,
chiama_) Elisa? Il bambino.

ELISA

(_entra con Sandrino e si ferma sulla soglia_).

ALESSANDRO

(_prende per mano il piccino e lo conduce a Giovanni che lo prende in
collo con effusione e lo bacia e ribacia_).

GIOVANNI

(_dopo un lungo silenzio, volge un poco la testa verso Alessandro che
è rimasto in piedi, colla testa china, accanto a lui, e a voce bassa,
angosciosamente_) Addio.

ALESSANDRO

(_con un fil di voce_) Mi permetterai di vederlo, qualche volta?....

GIOVANNI

(_vinto dall'emozione, accenna di sì, e si dirige al fondo per escire_).

ALESSANDRO

(_guarda Elisa, poi con impeto_) Giovanni! (_Questi si ferma sulla
soglia e si volge. Alessandro gli va vicino, e a bassa voce_) Vuoi
perdonare.... come ò perdonato io?....

GIOVANNI

(_sordamente_) Per averne un ugual frutto?....

ALESSANDRO

(_vinto, abbassa la testa, reggendosi appena_).

EVA

(_di dentro, straziata_) Sandrino! Il mio Sandrino! (_Entra_) Giovanni!
(_Cade in ginocchio_).

GIOVANNI

(_con impeto, con furore, sta per slanciarsi verso di essa_).

ALESSANDRO

(_sollevando appena il braccio, con uno sforzo supremo, lo arresta, e
implora collo sguardo_).

GIOVANNI

(_lancia ancora uno sguardo d'odio ad Eva, ed esce con Sandrino_).

(_Dopo un momento si ode dalla via un susurro che si avvicina ed
ingrossa. Poi voci, clamori, evviva ad Alleluja, e i coriandoli che
giungono sul balcone e sbattono contro i vetri. Alessandro, reggendosi
appena, curvo, accasciato, ridiscende la scena, e viene a cadere sopra
una sedia, come corpo morto. Cala la tela_).


  FINE.



Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
senza annotazione minimi errori tipografici.





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