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Title: Parassiti
Author: Antona-Traversi, Camillo
Language: Italian
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*** Start of this LibraryBlog Digital Book "Parassiti" ***

                                 TEATRO
                                   DI

                        Camillo Antona-Traversi

                    (_Edizione riveduta e corretta_)


                               PARASSITI

                        _Commedia in tre atti._


                               VOLUME VI.



                         REMO SANDRON — Editore
                         LIBRAIO DELLA R. CASA
                         MILANO-PALERMO-NAPOLI



                          PROPRIETÀ LETTERARIA


       _I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati
       per tutti i paesi, non escluso il Regno di Svezia e quello
                             di Norvegia._

       Secondo i termini della legge sulla proprietà letteraria,
         è vietato a tutte le _Compagnie drammatiche italiane e
           forestiere_, a tutte le _Società Filodrammatiche e
             private_, di rappresentare questi lavori senza
         l'autorizzazione formale dell'Autore, o del Direttore
                della _Società degli autori_ di Milano.

              Copyright by Camillo Antona-Traversi — 1912.

                  Off. Tip Sandron — 215 — I — 210512.



                                   A

                        GIANNINO ANTONA-TRAVERSI

                           _fratello d'anima
                   e ai cari gentili generosi amici_

  G. P. ZULIANI; LUIGI CAPUANA; RAFFAELLO GIOVAGNOLI; CARLO LOTTI;
  G. BAFFICO; EDOARDO BOUTET; ADOLFO RE-RICCARDI; STANISLAO MANCA; G.
  AURELIO COSTANZO; LUIGI GRANDE; ANNIBALE GABRIELLI; CESARE RUBERTI;
  LEO MONTECCHI; FERDINANDO FONTANA; LUCIO D'AMBRA; FRANCO LIBERATI;
  GALLIENO SINIMBERGHI; TOMMASO PASETTI; ENRICO PANZACCHI; ANTONIO
  DELLA PORTA; CESARE SOBRERO

                 _i quali, profondamente buoni, vollero
           mandar da Roma un saluto e un augurio amorosissimo
                   all'esule autore dei_ «PARASSITI».



                  C'est là une erreur de beaucoup d'écrivains
                italiens. Ils croient émouvoir et frapper par un
                fait exceptionnel, par la nouveauté illogique d'une
                combinaison dramatique, sortant de la vie normale.

                  Ils ne comprennent pas que toute la force au
                théâtre consiste à donner l'illusion du vrai; et que
                le comédiographe de génie, par une fine observation
                psycologique, par l'étude profonde des caractères,
                sait faire un chef-d'oeuvre avec le fait de chronique
                le plus simple et le plus banal.

                  Les deux frères Antona-Traversi ont compris cette
                grande vérité dans leurs dernières pièces.

                  L'aîné, M. Camillo Antona-Traversi, dans
                _Parassiti_, nous a donné un type, un caractère pris
                sur le vif.

                  Renonçant dans cette pièce aux scènes émouvantes de
                _Danza Macabra_, des _Fanciulli_, de _Stabat Mater_,
                il nous a produit une comédie du genre classique qui
                restera au _répertoire_.

                                                     G. P. ZULIANI.

                           (Dall'_Italie_ di Roma, 7 settembre 1900).

                  ... I _Parassiti_ sono veramente il suo capolavoro,
                e uno dei capolavori della nostra letteratura
                drammatica.

                                                  OTTORINO MODUGNO.

                        (Dalla _Ragione_ di Roma, 25 aprile del 1910).


Questi miei _Parassiti_ — lungamente pensati e amorosamente scritti
durante un mio non breve soggiorno a Bruxelles [anno di grazia 1898]
— videro, più per intercessione di amici buoni e gentili, che non per
volontà di attori, la luce della ribalta, al _Teatro Costanzi_ di Roma,
_la sera del 24 luglio 1899._

I telegrammi, che mi davano l'annunzio di un «successo pieno e
intiero»[1], mi commossero profondamente e trasfusero in me un ardore
nuovo.

In quell'ora sì dolce, mi son sentito molto migliore di quello che i
casi di mia vita mi vollero e mi fecero.

                                   *
                                  * *

Pochi giorni dopo, mi giunsero tutti i giornali di Roma. Non senza viva
commozione lessi con quanta simpatia e con quanto fraterno affetto
alcuni buoni e cari amici, che non mi avevano certo dimenticato,
vollero preparare e annunziare l'andata in iscena della mia commedia.

Fra essi, Lucio d'Ambra e Stanislao Manca.

Il primo — vera anima d'artista, e amico di fede sicura — nel «Signor
Pubblico», che dirigeva in allora Gallieno Sinimberghi, mi dedicava
questo affettuoso «pastello alla penna»:

                           «IL BUON CAMILLO»

«Io mi ricordo un pranzo allo scoglio di Frisio, innanzi al mare
argenteo sotto la luna. Ero a Napoli per una mia piccola commedia
al _Sannazaro_; e la sera, all'impallidir dei fuochi del tramonto,
ci riunivamo a pranzo sul mare, in cinque o sei innamorati della
letteratura. Una sera il discorso cadde su Camillo Antona-Traversi
come letterato: chi lo levava alto verso le stelle, e chi lo rigettava
giù giù violentemente, in fondo all'oscuro Taigeto. Ma per l'uomo fu
un inno concorde alla sua bontà, alla sua grazia, alla sua soavità.
Ognuno svelava qualche nuovo bel profilo di bontà del tempestoso
scrittore, ognuno aveva il suo aneddoto pronto, ognuno trovava la
parola affettuosa per quella tenera anima di uomo. Egli si è conservato
così dolce, così delicato, a traverso una giovinezza più pesta dell'uva
delle vendemmie e una virilità dolorosissima, irrequieta. Camillo
è stato veramente un grande infelice; e pure, a ogni nuovo colpo
dell'avversaria fortuna, egli scuoteva le spalle con una rassegnazione
sincera, e vi faceva luccicare al sole i fili d'argento della sua barba
continuamente torturata dalle sue fini mani nervose. E sorrideva,
e s'incurvava ancora più nelle spalle, accendeva la quarantesima
sigaretta della giornata, e ajutava gli altri, attendendo pacatamente
per sè l'urto di un altro dolore.

Ajutava gli altri!

Io so innumerevoli fatti che lo dimostrano, innumerevoli prove della
squisitezza di sentimento di Camillo Antona-Traversi. Egli ha fatto
da anni una vita randagia: oggi, lo trovate a Venezia a guardare i
colombi a San Marco, o seduto a un tavolino del _caffè Florian_ a
discutere d'arte e di dedizione al bene degli altri con quell'altro
infelicissimo e soavissimo che fu il povero Giacinto Gallina: poche
ore dopo, lo sapevate a Genova, con quartier generale in qualche
caffè dell'Acquasola; e di lì a poco eccolo a Torino, a passeggiare
al Valentino, o ad arringare al _caffè Parigi_: eccolo a Roma,
rincantucciato al _Valle_ dalla mattina alla sera, ed eccolo per le
vie a guardar le stelle e per le piazze a contemplar la luna, dalla
sera alla mattina, con qualche amico, vittima ignorata di quella
sua letteratura peripatetica: eccolo, poi, a Firenze, da _Doney_, su
un palcoscenico, o a percorrere lentamente qualche chilometro su i
_lungarni_: eccolo a Napoli, al Gambrinus, in mezzo a una tumultuosa
turba di comici, o allo _Scoglio di Frisio_ a pranzare poeticamente
e a guardar da lungi sospirosamente la sua bella villa chiusa, dove
«lavorerebbe tanto bene», dove «dormirebbe così quetamente», cullato
dal canto rôco del golfo divino: eccolo a Pisa a trascinarsi col suo
passo stanco lungo quella spiaggia del gombo così sterile e sabbiosa
fra i pini, o lungo l'Arno giallastro, lento lento, come fosse stanco
del suo ininterrotto fluire, a ideare di scrivere dieci commedie con
dieci probabili futuri scrittori pisani: eccolo infine a Bologna, a
_San Petronio_, a goder il fresco nel bel dômo solenne, o al caffè del
_Pavaglione_ a dir bene di tanta gente di cui avrebbe dovuto dir male,
a scrivere mille cartoline ai suoi mille amici europei, e a correggere
qualche scena di un suo dramma nuovo. E ieri vi era arrivata una sua
lettera da Parigi? Ebbene, dopo una settimana ne ricevevate un'altra da
Vienna: dopo quindici giorni, una cartolina da Lugano; dopo un mese, un
telegramma — inutilissimo, com'è naturale! — da Trieste.

E in questo nomadismo che faceva? S'incaricava degli altri, si
addolorava per i loro dolori, si rallegrava per le loro gioje, si
faceva in pezzi per ajutarli nei loro bisogni: se aveva una lira,
la divideva a dar colazione a un altro che forse e spesso non se la
meritava. Io non ho mai inteso Camillo pensare al male. Un fanciullo
di quindici anni uscito ieri dal collegio potrebbe dar la misura
dell'ingenuità dell'uomo che divenne l'autore acclamato delle _Rozeno_.
Così, facendo del bene, ebbe in cambio del male. Egli fu la più carnosa
preda degli strozzini, ed egli ne ha riso e li ha messi in una commedia
che chi sa quando ascolteremo.

Egli, per sè, sarebbe stato capace di qualunque privazione; e quante
volte invece ha bussato alla porta di uno di quelli strozzini e ha
preso danari per darli a chi l'aveva commosso con il pietoso racconto
di una infelicità quasi sempre imaginaria, cantata in rima e in prosa
per _exploiter_ la sua buona fede fanciullesca! Nessuno di quei fogli
da cento è mai tornato nel suo portafoglio. E mai nessuno, nel suo
bisogno, ha fatto per lui la decima parte di ciò che egli faceva per
gli altri!

Professore di lingua italiana, studioso di Leopardi e storico di
Paolina, critico, autore di quindici drammi e commedie di vario valore,
traduttore valoroso di commedie francesi, gran produttore d'articoli a
vapore, ecco lo stato di servizio di Camillo Antona-Traversi Anch'egli,
del resto, come suo fratello Giannino, è occupatissimo. Solamente le
sue lettere ascendono a cinquecento e le sue cartoline a mille. Le sue
r sono anche innumerevoli. La velocità del suo discorso passa, forse, i
45 Km. all'ora.

È veramente difficile tenergli dietro. V'occorre uno sforzo intenso.
Lo si fa volentieri, perchè anch'egli è un affascinante _causeur_, un
delizioso narratore d'aneddoti.

Ora, egli è nell'esilio e non potrà assistere lunedì sera alla
rappresentazione dei suoi _Parassiti_ al _Costanzi_. Le sue forti e
originali commedie eran sempre seguite da Camillo Antona-Traversi con
tenerezza paterna, tra gli applausi del pubblico.

Questa commedia non avrà questa sua tenerezza: essa non è stata scritta
a Venezia, come le altre, in quella Venezia ispiratrice. Essa fu
scritta nello scoramento squallido dell'esilio. Ma a i _Parassiti_ gli
amici — e non della ventura — saranno cuori fraterni. E non dubitare,
Camillo dilettissimo: nel tuo esilio, ti giungerà, raggio di sole, il
successo che ai tuoi _Parassiti_ decreteranno pubblico e critica lunedì
sera, al _Costanzi_, per dimostrarti l'affetto verso l'uomo buono e
infelice, e l'ammirazione per lo scrittore vigoroso e ardito.

Sarà per Camillo Antona-Traversi la prima gioja di questi ultimi anni.
Ma tutto sta a cominciare. Molte altre e intense terranno dietro a
questa prima.

La bontà ha dei diritti, e l'ingegno dei privilegi.

                                                   LUCIO D'AMBRA»[2].


E Stanislao Manca — l'autorevole critico drammatico della _Tribuna_,
che onora con la dottrina e con l'ingegno l'arte nostra — così dava ai
lettori del grande giornale romano l'annunzio dei miei _Parassiti_:


«È domani sera che si rappresenterà per la prima volta in Italia questa
nuova commedia di Camillo Antona-Traversi. L'autore delle _Rozeno_,
dei _Fanciulli_, della _Danza Macabra_ e di tanti altri applauditi
lavori — rimasto troppi anni lontano dal teatro — vi ritorna ora; e, ci
auguriamo tutti, per ritrovarvi quei successi che il suo ingegno e il
suo cuore meritano in modo particolare.

_Parassiti_ è una commedia in quattro atti, d'ambiente schiettamente
romano. Ne sarà protagonista, nei panni del _commendatore Don Gennaro
Gaudenzi_, Oreste Calabresi. Ed è facile attendere da questo geniale
artista una nuova felice creazione.

Claudio Leigheb, con quell'ardentissimo amore per l'arte che lo
distingue, senza bizantineggiare sulla maggiore o minore importanza di
ruolo, per meglio assicurare l'esito della nuova commedia, ha accettato
una piccola parte di favore — quella del segretario di _Gaudenzi,
Naldini_ — ma che in sue mani si tramuterà subito in un capolavoro di
comicità.

Le altre parti sono affidate alla Zucchini-Maione, alla Cristina, alla
Leigheb, al Carini, al Beltramo, al Rizzotto, alla Carini; e tutti vi
recheranno il contributo della loro fede e della loro valentia.

La serata di domani al _Costanzi_ è ben a ragione vivamente attesa».[3].


Nel «Ma chi è!», poi, un _ignoto amico_ mi dedicava questo affettuoso
saluto... poetico:

      Sulla fronte e sul cuore,
    tieni scolpito amore:
    studio ed intelligenza
    mostra la tua presenza:
    rassegnazione, gloria,
    pene, son la tua storia!
    Vivi amato e felice,
    chi ti conobbe, dice![4]

                                   *
                                  * *

La «Società degli autori drammatici e lirici», che, poche sere prima,
in una affettuosa agape fraterna, aveva festeggiato — sulla stessa
scena del _Costanzi_ — la vittoria conseguita dalla «Scuola del marito»
del mio diletto fratello Giannino, volle — dietro proposta di Carlo
Lotti — celebrare, in altra agape non meno fraterna, quella che era
stata la «mia vittoria».

La simpatica festa riuscì oltre ogni dire cordiale e commovente; così
come ne fa fede il _resoconto_ che tolgo dal «Gazzettino dell'arte
drammatica e lirica»[5]:

              =In onore dei due fratelli Antona-Traversi.=

«A poche sere di distanza, i due fratelli Giannino e Camillo
Antona-Traversi trionfarono sulle scene del _Costanzi_ con due lavori,
d'indole diversa, ma egualmente pregevolissimi. L'avvenimento così
lieto per l'arte italiana, venne commemorato dalla _Società degli
Autori ed Artisti drammatici e lirici_ con due agapi fraterne; la
prima, in onore di Giannino, nella sera di giovedì 13 luglio, e l'altra
in onore di Camillo la sera di martedì 25 luglio.

Presero parte all'appuntamento geniale gli amici qui segnati in ordine
alfabetico:

G. Saffico — E. Boutet — F. Bartocci-Fontana — L. Capuana — G. A.
Costanzo — G. Costetti — O. Calabresi — F. Cisotti — C. Core — T.
Daretti — S. Danesi — G. Dei — G. Fabiani — G. Ferri — G. Franzinetti
— R. Giovagnoli — C. Gambua — A. Gabrielli — L. Grande — C. Lotti —
P. Mengarini — V. Molaioli — A. Mauri — G. Monaldi — L. R. Montecchi —
Gr. Nani — Gr. Patriarca — T. Pasetti — I. Palmarini — C. Ruberti — G.
Traversi — C. Tartufari — S. Sparapani — G. Savarese — E. Zama.

Molti altri amici e ammiratori dei due simpatici autori vollero essere
ricordati, dolenti che l'estate li avesse già fatti allontanare da
Roma.

Alla fine della cena bandita in onore di Giannino, presero la parola
G. Costetti, R. Giovagnoli, T. Pasetti, in una forma veramente
nuova, intrecciante cioè gli elogi per i meriti da tutti riconosciuti
dell'ottimo lavoro del brillantissimo autore, con le osservazioni quali
il pubblico aveva fatte intorno all'arditezza del tema; e Giannino
rispose con simpatica efficacia, dando ragione dell'opera sua; così che
ne venne una dilettosa conferenza intorno alla commedia _La Scuola del
marito_ e all'arte in genere.

C. Ruberti rammentò ai convenuti che, fra pochi giorni, si sarebbe data
la commedia di Camillo, proponendo un brindisi di augurio all'amico
lontano, che venne accolto da un urrà; e C. Lotti propose che, la
sera dopo la rappresentazione dei _Parassiti_, tutti i presenti si
trovassero a una riunione per festeggiare l'autore, il cui seggio di
onore sarebbe stato occupato dal fratello Giannino. E così tra gli
applausi si chiuse la simpatica festa.

                                   *
                                  * *

E, in fatti, la sera dopo la rappresentazione dei Parassiti, gli amici
convennero puntuali alla cena in onore di Camillo, e il posto suo
d'onore veniva occupato da Giannino.

Qualche cosa di intimo, di gentile. Oltre al presidente lontano, il
vice presidente T. Pasetti, che aveva assistito alla cena precedente,
mandò da Bologna un affettuoso saluto e augurio perchè l'acclamato
autore sia presto ridonato all'arte e al paese; e anche il Baffico e
il Palermi, egualmente lontani, vollero essere ricordati. E da Torino,
Adolfo Riccardi-Re mandò un telegramma, per esser considerato come
presente, plaudendo agli iniziatori della festa gentile.

All'amico lontano, cui un destino che assurge alla tragicità del fato
greco agita senza requie l'anima travagliata, volava il pio saluto di
coloro che desideravano essere a lui ricordati.

Giorni prima brindavamo all'amabile autore dell'allegra commedia la
_Scuola del marito_: quella sera, un sentimento più alto e profondo
ci univa; e, nell'era volgente e nella non dolce stagione, faceva
bene all'anima il mirare una così eletta schiera di amici convenuta
per rendere onore al valoroso collega, e per mandare una risposta di
conforto a lui che da lontano c'inviava una gentile opera d'arte come
fiore del ricordo, come il simbolico _Non ti scordar di me!_

E noi di te non ci scordiamo. Piacque agli Dei la causa del vincitore,
a Catone quella del vinto. Ed è proprio di persone che hanno l'animo
temprato a tutto ciò che è nobile e artistico, l'essere sensibili verso
coloro che la sventura colpisce. E perciò noi gridiamo: «coraggio,
Camillo!» Una eletta schiera di amici è qui convenuta per renderti
onore e per augurarti che tu possa ogni tanto arricchire di altre opere
d'arte il nostro teatro italiano, vendicandoti così nobilmente del
destino che spinge l'anima tua appassionata.

Un fosforescente ingegno meridionale ebbe a dire che l'artista compie
la sua missione quando crea un'opera d'arte, non importa se, per
ottenerla, semini intorno a sè la desolazione e le vittime.

Camillo dà una versione ben diversa di quella egoistica sentenza.
Anch'egli sacrificò al suo ideale di scrittore; ma egli stesso si
offerse per vittima: egli non corre trionfante sul corpo dei caduti,
colpito egli stesso dalle sue mani.

Se grato ti carezzerà la coscienza di scrittore l'applauso che una
folla di pubblico ha tributato al tuo nuovo lavoro _I Parassiti_, dove,
come in ogni tua opera d'arte, rifulge un pensiero altamente civile,
più grata forse ti sarà giunta la notizia del simpatico convegno di
amici radunati intorno al tuo Giannino per renderti onore.

Questo, interpretando il pensiero di tutti, disse C. Lotti a nome
della Presidenza della Società; e il prof. R. Giovagnoli, rievocando i
ricordi del passato, quando Camillo Antona-Traversi era suo scolaro,
fece un quadro dell'attività sua maravigliosa, della prontezza e
genialità di mente, dell'opera, come scrittore erudito di studj storico
letterarj, come autore applaudito, originale, da cui il paese molto si
può ripromettere.

Ai brindisi calorosi di tutti gl'invitati rispose con commosse parole
Giannino, che, dai presenti e in nome di tutti, veniva incaricato di
spedire un saluto, un applauso, un augurio al fratello lontano.

E così ebbe termine la festa gentile, che lasciò in tutti noi una
dolcezza di conforto, come di un'opera buona compiuta; e un profumo di
sentimento, che ci aveva sollevati per qualche ora dalle bieche cure di
ogni giorno.

Ricevuto il telegramma, Camillo Antona-Traversi rispose con una lunga
affettuosissima lettera, dalla quale stralciamo questo brano:

«Dirai a tutti quale sia il conforto che da essi mi viene, quale la
infinita mia gratitudine, tenerezza e devozione.

«Mercè vostra, ho riveduto oggi un raggio di sole, dopo tanta notte!
Mercè vostra, o cuori nobilissimi, rinasco ora al lavoro, alla vita!»

                                   *
                                  * *

E, come se tante indimenticabili dimostrazioni d'affetto non
bastassero, mi giungevano, oltre ogni dire gradito, numerose lettere
da amici e da letterati illustri, per i quali viva è, e sarà sempre, la
riconoscenza mia.

Non so resistere al desiderio di riprodurne qui qualcuna. E chiedo
venia, ai cortesi che mi scrissero, della libertà che mi prendo.

Luigi Capuana — uno dei più forti scrittori d'Italia nostra, che mi
onorò sempre di sua fraterna amicizia — mi mandò questa cara lettera
preziosa:

                                              _Roma, 25 luglio 1899._

  _«Carissimo amico,_

Il successo dei _Parassiti_ è stato schietto e solido: gli applausi
sono scoppiati non solamente a ogni fine di atto, ma durante parecchie
scene, con spontanea unanimità; e io ne sono stato lietissimo, più che
se si fosse trattato di cosa mia.

E avrei dovuto esserne afflitto, perchè avete annullato un mio lavoro
in _due atti_, che aveva un tipo identico al vostro _commendatore
Gaudenzi_[6]. Dovrò rifare tutto da capo: mutare, cancellare ogni
traccia di somiglianza.

Il vostro _Gaudenzi_ è un tipo così vero, così vivo, che non si può
rifare due volte in teatro!

V'invidio il successo; ma non ne sono geloso: me ne rallegro
sincerissimamente con voi, che meritate questo conforto.

Sono sicuro che i _Parassiti_ faranno trionfalmente il giro dei nostri
teatri.

Calabresi è stato stupendo: ho voluto stringergli la mano dopo la
rappresentazione; e, siccome io non lo conoscevo personalmente, mi son
fatto presentare da vostro fratello, ch'era raggiante di contentezza
per voi.

Io vi stringo affettuosamente le mani, e vi abbraccio con sincera
fraternità d'arte.

Potete essere orgoglioso di avere scritto un lavoro di schietto
carattere italiano, divertente, interessante, pieno di vera e intensa
comicità.

Cordiali saluti dal

                                                      _vostro aff.mo_

                                                      LUIGI CAPUANA».


Antonio Della Porta, poeta e prosatore chiarissimo, a me legato da
vincoli d'indistruttibile amicizia, così mi scriveva:

                                              _Roma, 26 luglio 1899._

  _«Mio carissimo,_

Io, naturalmente, ero al _Costanzi_. E seguii, con tenerezza
affettuosa, tutto il lavoro. Debbo dirti che quei _quattro atti_ sono
«una forte cosa»? Mi par inutile.

Essi sono molto vicini ai fratelli delle _Rozeno_ e di _Danza Macabra_.
Come unità, li superano. Mi spiego: il centro etico del lavoro attrae
costantemente a sè persone, cose e casi. Quel _Commendatore_ è lineato
con bravura e audacia della miglior commedia greca.

Di questi giorni, ho letto e riletto Aristofane: ebbene, l'altra sera
ho pensato a lui!

Lode non piccola, è vero?... Ma tu sai che io non te la darei se non ne
sentissi la sincerità.

Forse gli episodj, da cui balza vivo e grande il protagonista, non sono
tutti di egual rilievo e di eguale verità scenica. Questa impressione,
che se ne ha alla fine del lavoro, nuoce alla ragionevolezza della
favola di costume, che tu hai — ripeto — ideata con arguzia e furore
greci.

Anche gli _accenni_ a contemporanei viventi furono saporiti e contenuti
in un decoroso freno artistico.

Uscendo di teatro, io pensai la gioja dell'esule all'annuncio della
_vittoria_; e mi ridussi a casa meno triste, e ne parlai a mia madre,
destandola per la lieta notizia.

Quanti voti ti vennero, allora, da cuori memori!

                                                         _Tuo aff.mo_

                                                ANTONIO DELLA PORTA».

                                   *
                                  * *

Roberto Bracco — onde il cuore è pari all'ingegno grandissimo — non
poteva mancare, e non mancò in fatti, alla bella corona dei miei più
provati amici.

Ed ecco qui la commovente e generosa lettera sua:

                              _Sorrento_ (_Sant'Agata_), _29 luglio._

  _«Mio caro Camillo,_

Qui, in campagna, dove trovo nella noja profonda un po' di riposo
dopo le solite lotte meschine, mi giunge la notizia lieta del successo
riportato a Roma dal tuo lavoro _Parassiti_.

Tu sai che non sono abbondante nè di parole, nè di sentimentalismo, in
fatto d'arte.

Potrai, dunque, ben valutare il bisogno che sento di scriverti e di
mandarti un bacio. Non so _che cosa_ sia il tuo lavoro, e non commetto
la banalità di lodarlo senza conoscerlo; ma so che sei tornato dal tuo
esilio, sei tornato in ispirito col tuo ingegno, con le tue forze, col
tuo coraggio; e so che questo ritorno è nobile e sarà salutare per te
e dolcissimo per tutti coloro che come me ti vogliono veramente bene.
Avanti, dunque, ancora: avanti tra i primi e tra i migliori, avanti
Camillone mio! Dimentica il passato, e preparati a ogni specie di
trionfi: artistici, morali... finanziarii!

Fraternamente tuo

                                                            ROBERTO».

Chiudo questa breve raccolta con la amorosa lettera del mio Giannino,
la quale rispecchia tutto il nobile animo suo:

                                                          _Roma, 25._

  _«Carissimo,_

Ti ho telegrafato or ora. Prima di coricarmi, voglio mandarti il
resoconto _esatto_ della serata.

Bel teatro, quale non avrei creduto, data la stagione.

Quasi tutte le poltrone occupate; e occupate anche le prime file di
sedie: una cinquantina di persone, in piedi, in platea. Qualche vuoto
nei palchi di 1ª e 2ª fila: in loggione, come sempre, non più di venti
persone.

Il Calabresi impostò così bene il personaggio del _Gaudenzi_ da
renderlo, sin dalle prime _battute_, evidente e simpatico al pubblico,
che sottolineò con risate e con approvazioni quasi tutte le _battute_
di lui, durante tutta la commedia. Alla sua prima uscita, grandi
e unanimi applausi lo chiamarono fuori. Alla fine dell'_atto_, tre
chiamate, unanimi, calorose.

Al _2.º atto_, il successo si raffredda. Alla fine, una chiamata, con
applausi non unanimi, nè calorosi.

Al _3.º atto_, il successo ritorna ottimo. All'uscita del Calabresi,
grandi applausi e una chiamata. Alla fine dell'atto, due chiamate,
bellissime.

_Idem_, in tutto, al 4.º atto. Le chiamate sarebbero state maggiori,
se la maggior parte del pubblico, mentre calava la tela, non si fosse
alzata per uscire dal teatro. Così fa sempre, quando non si dà, dopo,
la _farsa_!

Le impressioni del pubblico, in generale, eccellenti. Tutti hanno
trovato riprodotto perfettamente il tipo del _Gaudenzi_, e benissimo
riprodotto anche l'ambiente. Taluni facevano il nome di _casa_ O..!

La critica ti sarà favorevolissima.

In complesso, un successo schietto, serio, completo! E pensa che, al
_Costanzi_, la maggior parte del pubblico non sente che la metà di
quello che gli attori dicono!

L'esecuzione, maravigliosa per affiatamento, per insieme, quale da
un pezzo non ha dato alcuna Compagnia italiana. Del Calabresi non
riuscirei a dirti tutto il bene che penso. Nessun attore in Italia ti
potrà fare quel tipo meglio di lui! Una cosa maravigliosa, in tutti
i più minuti particolari: una vera creazione! Eccellente il Leigheb.
Ottimi anche gli altri. La Cristina sostenne la difficile _parte_ in
modo superiore a ogni aspettativa.

Io ho baciato per te Calabresi e Leigheb, e ho ringraziato tutti gli
altri. E tu scrivi loro quello che ti ho detto.

L'ambiente ti era favorevolissimo. Nessun amico mancava. Della
Porta, Bianchi, Gigi Volpi, Ruggero Musmeci, Lucio d'Ambra, Capuana,
Montecchi, Liberati, Sinimberghi, Aurelio Costanzo, Mengarini, e via
dicendo; e tutti vogliono esserti ricordati con vero affetto. Hai qui
molti e fidati e sicuri amici!

Domani, telegraferò a mammina e a papà l'esito felicissimo.

Godi pure del tuo trionfo, e vivi pur certo che nessuno ne gode più di
me. Esso ti sia almeno un compenso alle tante tue amarezze!

Domani sera, la «Società degli Autori» darà una cena in tuo onore.

Le mie impressioni sono assai favorevoli alla commedia, alla quale
basta il _Gaudenzi_ per farne un'opera d'arte.

Ti abbraccio, felice.

                                                         _Tuo aff.mo_

                                                           GIANNINO».

                                   *
                                  * *

Certo fu — per me — somma ventura d'aver trovato, nella eccellente
_Compagnia Leigheb-Reiter_ — un attore della coscienza, dello studio,
del valore, della comicità e potenzialità drammatica di _Oreste
Calabresi_, che — a giudicio unanime di pubblico e di critica — fu un
_Gaudenzi_ =maraviglioso=.

A _Lui_ dico qui tutta la gratitudine dell'animo mio; e ripeto
l'ammirazione che, non da oggi, nutro verso l'arte sua così semplice e
così efficace.

Non avendo Virginia Reiter creduto d'accettare la _parte_ di _Rina_, la
mia commedia non si sarebbe data certamente ove =Claudio Leigheb= non
avesse creduto di entrarci.

Ridir le _risate_ che il «principe dei _brillanti italiani_», sotto le
umili spoglie del segretario del _comm.re Gaudenzi_, seppe strappare
al pubblico del _Costanzi_, non è da me, ch'ero assente... ma l'eco
di quelle _risate_, per lettere di amici e per lettura di giornali, mi
giunse oltremodo giojosa.

La morte — sempre spietata — avendolo tolto immaturamente all'arte
drammatica italiana, ond'era uno dei più fulgidi ornamenti, non m'è
dato, pur troppo!, dirgli oggi, in queste povere pagine, tutta la mia
profonda riconoscenza.

Ringrazio anche di cuore Gilda Zucchini-Maione; Ines Cristina;
Teresina Leigheb; Ernestina Bardazzi; Maria B. Carini; Luigi Carini; A.
Beltramo; S. Rizzotto e Amerigo Guasti.

                                   *
                                  * *

Alcuni mesi dopo, i _Parassiti_ affrontarono il severo giudizio del
pubblico milanese. Furono, in fatti, rappresentati — sempre dalla
stessa _Compagnia_ — al _Teatro Manzoni_, la sera del tredici novembre
1899.

L'eco delle festose accoglienze fatte alla commedia dal pubblico
romano, era giunta all'orecchio dei miei concittadini; e, però,
l'aspettativa era molta.

Anche a Milano alcuni amici della stampa vollero — bontà loro! —
ricordarmi con affetto al pubblico milanese, che — alcuni anni prima —
aveva decretato il «successo lieto» alle mie _Rozeno_, alla mia _Danza
macabra_ e ai miei _Fanciulli_.

_Ausonio_, nella _Sera_, così mi ripresentava ai lettori:


CAMILLO ANTONA-TRAVERSI.

«Lo conobbi nell'autunno del 1890, qui a Milano, dov'era venuto per
vedere di mettere in iscena al _Manzoni_ le sue _Rozeno_. Era avvilito
e impaziente. L'avvilimento derivava in lui dal rifiuto oppostogli
da molti capocomici — e da molte attrici, sopra tutto — per la
rappresentazione di quella sua commedia prediletta: l'impazienza, dalla
speranza ch'egli aveva che la _Compagnia_ di Tito Favi appagherebbe
finalmente il lungo desiderio di lui e dalle promesse che ne aveva
avute. La commedia pareva nata sotto cattiva stella. Le promesse
fallirono, e l'autore se ne tornò a Roma. Ma riapparve poco dopo,
raggiante e speranzoso. Aveva avuto una nuova promessa dalla stessa
_Compagnia_, capitanata non più dal Favi, ma dal Bertini e dal Talli.
Le _Rozeno_ furono messe _in prova_; ma un giorno furono ritirate
e l'autore scomparve col _copione_, al quale voleva apportare delle
correzioni. Il proponimento era stato suggerito a lui dalle «prove», e
ribadito da amici che a quelle erano stati presenti.

_Le Rozeno_ non furono rappresentate che dopo un pajo di anni circa,
al «Valle» di Roma, da Cesare Rossi, protagonista Teresina Mariani. Il
successo, che ne seguì, la maggior parte dei miei lettori non ignora.
Fu quasi la rivelazione di un autore, perchè i precedenti successi,
negativi e magari positivi, avevano fatto dubitare che in Camillo
Antona-Traversi fosse stoffa di autore drammatico.

E dopo il primo successo lieto ne vennero degli altri — ultimo
arrivato, a Roma, quello dei _Parassiti_, la commedia che il pubblico
milanese giudicherà stasera.

Non vo' enumerare la produzione, non larga ma notevole, di Camillo
Antona-Traversi; nè spetta a me darne un giudizio critico, anche perchè
molti di voi quella produzione conoscono. Forse, non tutti di voi
conoscono l'uomo»[7].


Senza invocare il _nemo propheta in patria_, che non è proprio il caso,
dirò subito che i _Parassiti_ non ebbero al _Manzoni_ le stesse festose
accoglienze del _Costanzi_. Se l'_atto primo_ — giudicato concordemente
magnifico — e l'_atto terzo_ e _quarto_ riscossero applausi, il secondo
passò «senza infamia e senza lode».

La critica — pur mettendo in rilievo i pregi del lavoro — fece non
poche restrizioni sul suo reale valore d'arte. La maggior accusa
fattami fu quella d'avere concentrato tutto l'interesse del lavoro nel
_Protagonista_, e di essermi — plasmandolo per la scena — ricordato
troppo da vicino del _Matteo Cantasirena_ dei _Barbarò_ di Gerolamo
Rovetta.

A difendermi da una simile accusa non meritata, sorse una gentile
e valorosa signorina, il cui nome è caro alle buone lettere: Irma
Melany-Scodnich.


«Si rimprovera all'autore» — riproduco testualmente l'amabile difesa —
«l'affinità del suo Don Gennaro Gaudenzi con il Matteo Cantasirena del
Rovetta.

Mi permetto di trovare ingiusto il rimprovero. L'autore non è un
novellino del teatro: deve aver sentito quest'aria di famiglia fra i
due tipi, e preveduto il facile rimprovero.

Se Camillo Antona-Traversi ha ultimato e presentato alle scene _I
Parassiti_ così come sono, significa ch'egli aveva la convinzione
della diversità sostanziale fra i due tipi. E questa diversità, che
esclude ogni puerile sospetto d'imitazione, esiste: è reale, come reale
è la _varietà_ infinita di tipi consimili nel mondo imbroglione della
politica, della plutocrazia e della classe parassitaria in genere.

Se tutto ciò è sfruttato, io domando qual è l'_ambiente_, quale lo
strato sociale, quali sono i tipi che non siano stati già sfruttati
sulla scena, o nel romanzo? Se gli autori dovessero lasciarsi
trattenere dal timore di una rassomiglianza nelle situazioni, o
nei personaggi, con questa o quella commedia, evidentemente non
scriverebbero più»[8].

                                   *
                                  * *

Anche a Milano, del resto, trovai numerosi difensori, sopra tutto nel
«pubblico, che accorse numeroso a udire e applaudire la commedia, così
alla seconda replica[9], come alle altre»[10].

                                   *
                                  * *

Le accuse, però, che — così a Roma, come a Milano — molti critici
mossero all'_atto secondo_; e il giudizio che di esso diede sopra tutto
il pubblico del _Costanzi_ e quello del _Manzoni_, m'indussero, dopo
matura riflessione, a fondere l'_atto secondo_ nell'_atto terzo_, sì
da dare maggior interesse all'azione e rendere più organica tutta la
commedia.

E che ebbi non una, ma mille ragioni di così fare, non tardarono
a provarmelo i lietissimi successi, venuti dopo, di _Torino_, di
_Firenze_, di _Genova_, di _Palermo_, di _Trieste_, di _Padova_ e di
_Parma_.

I primi a darmi lode incondizionata della eseguita fusione, furono gli
stessi critici romani, che pur avevano sì benignamente giudicata la
_prima edizione_ dei miei _Parassiti_.

Ho qui, sott'occhio, quanto ebbero a scrivere, allorquando — non
più la _Compagnia Leigheb-Reiter_, ma la _Compagnia V. Talli-Irma
Grammatica-Oreste Calabresi_ — sempre sulla scena del _Costanzi_,
ridiede il lavoro un anno dopo [_luglio del 1900_].

                                   *
                                  * *

«La _réprise_ dei _Parassiti_ al _Costanzi_.

Per la bella commedia di Camillo Antona-Traversi si è rinnovato iersera
il successo che già l'accompagnò l'anno passato, quando venne eseguita
dalla Compagnia Leigheb-Reiter. Il lavoro è stato opportunamente
ridotto in _tre atti_; e vi guadagna molto nella delineazione dei
caratteri e nella orditura scenica. Calabresi fu anche questa volta
un _Don Gennaro Gaudenzi_ assai caratteristico, e meritò frequenti
applausi. Piacquero pure la Galli, la Piperno-Marini, il Ruggeri, il
De Antonio, il Rodolfi, la Vestri, la Garetti e il Giovannini per la
felice macchietta del violinista _Oswaigiaski_»[11].

                                   *
                                  * *

«La commedia di Camillo Antona-Traversi, _Parassiti_, ebbe ottimo
successo quando fu rappresentata la prima volta, e anche al =Costanzi=.
Iersera, quel successo è stato non solo riconfermato, ma notevolmente
aumentato. La commedia da _quattro_ ridotta in _tre atti_ ha acquistato
in nettezza e in efficacia; e più fortemente si rileva il personaggio
del _commendator don Gennaro Gaudenzi_, che nasce da una osservazione
sottile e precisa, originalmente rispecchiata. Vi furono applausi
a ogni _atto_, e chiamate al proscenio, al _secondo atto_, applausi
e chiamate particolarmente clamorosi. Degli attori, da ricordare il
Calabresi, _don Gennaro_, e la Galli»[12].

                                   *
                                  * *

«Al =Costanzi= si rappresentò iersera la commedia _Parassiti_ di C.
Antona Traversi, che l'anno scorso sulle stesse scene ebbe lietissimo
successo.

Il lavoro però fu oggetto di qualche critica dal solo lato della
lunghezza, che nuoceva a tutto l'insieme dell'azione, e rendeva quasi
scolorite le figure principali, e specialmente quella del protagonista.

L'autore, accogliendo le giuste osservazioni, ha rifatto qua e là la
sua commedia di 4 atti, ed è riuscito, con la fusione di un _atto_ nei
tre ultimi, a dare una impronta più vigorosa, più viva, al carattere
dei personaggi e all'ambiente.

Il giudizio del pubblico ha confermato splendidamente il successo,
già riportato l'anno scorso: e tutti i pregi della produzione — pregi
di fattura scenica, di pittura mirabile del protagonista dell'azione
e delle altre figure apparvero nella migliore luce, anche per merito
degli artisti della Compagnia Gramatica-Calabresi, che l'interpretarono
egregiamente»[13].

                                   *
                                  * *

«Un notevole successo ha avuto, da ultimo, la ripresa dei _Parassiti_
di Camillo Antona-Traversi, opportunamente ridotti in tre atti.

Il lavoro è stato applaudito a tutti gli _atti_; ma più specialmente al
_secondo_, nel quale la figura del protagonista scroccone e arruffone
si delinea magistralmente[14].

                                                    L. R. MONTECCHI».

                                   *
                                  * *

«COSTANZI. — La forte commedia di Camillo Antona-Traversi, _Parassiti_,
ebbe ieri sera, dal pubblico accorso al _Costanzi_, le feste più
lusinghiere. La commedia fu data ridotta in _tre atti_; e l'azione
così concentrata ha perduto qualche bella scena, ma ha guadagnato in
efficacia. Il personaggio del _commendatore Gaudenzi_, magistralmente
interpretato dal Calabresi, ha ritrovato il più entusiastico successo.
Specie al _secondo atto_, gli applausi e le _chiamate_ furono
insistenti. Col Calabresi, meritarono le feste del pubblico la Galli,
il Ruggeri e gli altri bravi compagni»[15].

                         Meglio tardi che mai!

            A PROPOSITO DEI «PARASSITI» RIVEDUTI E CORRETTI.

«La commedia di Camillo Antona-Traversi, che, rappresentata l'anno
scorso al _Costanzi_, ebbe così solenne il battesimo del successo,
riapparve a Roma sotto una nuova veste. La critica, rilevando tutti i
grandi pregi del lavoro, trovò allora che l'azione rimaneva alquanto
inceppata da un _secondo atto_, nel quale l'autore aveva descritto,
con molta arguzia, una festa, con relativo sontuoso _buffet_ e relativa
audizione di un violinista celebre.

Il Traversi, anima di artista forte e coscienzioso, ascoltò i consigli
benevoli dei giornali, e _rimpastò_ il lavoro, riducendolo in _tre
atti_. Tolse, per intiero, la festa, e presentò il violinista come una
saporita macchietta di un russo, molto innamorato dell'arte sua... e
della donna italiana.

La commedia, così ridotta, è davvero una delle più complete concezioni
drammatiche, che siansi presentate sulle nostre scene in questi ultimi
tempi.

Il tipo del _parassita_, che specula sui pubblici disastri; che trova
in ogni disgrazia altrui una fortuna propria; che passa, attraverso
la vita pubblica, strisciando dinanzi a tutti i potenti; componendo e
scomponendo pseudo-comitati di beneficenza; giungendo, alla perfino,
a speculare sul talento artistico della propria figlia, dopo essersi
compiaciuto che il figlio avvocato sia divenuto un degno _parassita_
pure lui; questo tipo così vero e così vissuto è trattato dal Traversi
con tale mirabile efficacia e maestria, che lo spettatore rimane
soggiogato.

Quel _parassita_ è conosciuto: ognuno di noi l'ha visto qualche volta
nella vita; l'ha incontrato in qualche pubblica riunione; l'ha visto
agitarsi, muoversi sotto la larva della beneficenza.

E quel _segretario_, anima dell'anima del _parassita_, che tiene in
perfetta regola i registri di tutti i disastri, di tutte le pubbliche
calamità; e s'attacca, come un'ostrica, allo scoglio, ovunque subodora
un guadagno, lecito o illecito, poco importa; sfruttatore nato di
tutto il genere umano, copia volgare dal _parassita_ maggiore, quel
segretario è di una verità sorprendente.

E così il figlio del Gaudenzi, e così tutte le figure minori, che si
agitano, in quel mondo speciale, intorno all'astro massimo: parassiti
della carità, dell'arte, della bellezza, della bontà: di tutto!

Angelo delicato, fiore sbocciante nella vasta landa inseminata, appare
la figlia del Gaudenzi, cui l'amore santo dell'arte dà la forza della
ribellione.

E la scena nella quale la fanciulla sente l'anima sua in rivolta contro
il miasmo che l'attornia; e, divincolandosi da esso, vuol aprire i
polmoni per respirare aria pura, quella scena è veramente mirabile.

Il lavoro ha avuto successo grandissimo, incontrastato.

Il forte commediografo, l'instancabile lavoratore, può, vicino alle
_Rozeno_, scrivere a lettere d'oro: _Parassiti_; chè questa commedia
vale l'altra acclamata e premiata, corsa su tutti i teatri d'Italia,
come manifestazione di un ingegno drammatico superiore.

Oreste Calabresi ha fatto del _Gaudenzi_ la riproduzione di un tipo
gustosissimo. Benissimo la Galli, il Ruggeri, la Vestri, il Giovannini,
d'Antonio, Ridolfi e tutti gli altri.

                                                       LIBERATI»[16].

                                   *
                                  * *

All'_Alfieri_ di Torino [29 dicembre 1899], la commedia così ridotta
ottenne tutti i suffragi del pubblico e della critica e fa replicata
per varie sere[17].

E Claudio Leigheb così scriveva a mio fratello Giannino:

                                            _Torino, 4 gennajo 1900._

  «_Carissimo Giannino_,

Mi viene assicurato che tuo fratello Camillo non trovasi più a
Bruxelles; quindi, mi rivolgo a te per pregarti di annunziargli che i
suoi _Parassiti_, qui all'_Alfieri_, ebbero ottimo successo e questa
sera si recitano per la terza volta.

Avvisai di ciò telegraficamente anche il Riccardi; ma, nella tema che
non abbia potuto comunicare il buon esito a tuo fratello, lo annunzio
anche a te, certo che non vorrai ritardargli questa consolazione. La
stampa è stata unanime nel constatare il successo e ha avuto parola
lusinghiera e di conforto per lui.

Salutalo tanto da parte mia e dei miei compagni, e digli che lo
ricordiamo sempre con infinito piacere.

Inviandoti un affettuoso saluto, e facendo voti per il tuo prossimo
trionfo al _Manzoni_, credimi sempre

                                              tuo aff.mo C. LEIGHEB».

                                   *
                                  * *

All'_Arena Nazionale_ di Firenze [_28 giugno 1900_], gli applausi
furono molti[18], e grande la soddisfazione di quei critici[19].

Luigi Süner, fraterna anima, mi scriveva:

                                                    _4 luglio, 1900._

  «_Caro Camillo_,

Con la tua commedia i _Parassiti_ non hai diminuito la giusta fama
di commediografo valente e studioso della società dei nostri tempi.
L'agilità del dialogo e il movimento scenico, i quali mantengono
incatenato il pubblico, lo attestano. L'_organismo_ e l'_originalità_,
non dico assoluta, _perchè sarebbe impossibile_, ma relativa, nulla
lasciano a desiderare. Il tuo _Commendatore_, come _carattere_
informato a satira, è tratteggiato con efficacia; e sono di parere che,
come il Calabresi, gli attori di valore lo manterranno sulla scena.
Non ti sembri poco. Nei particolari, mi riferisco agli articoli del
«Corriere Italiano» e della «Settimana». In questo momento, lo scrivere
mi costa molta fatica, perchè lo stato dell'animo mio tetro, a momenti
a momenti irrequieto, non mi dà _pace_. Sarebbe sforzo inutile: tu mi
hai _capito_ e mi perdonerai la concisione. Lavora con tranquillità:
tutti ti vogliono bene, e non è poco in un periodo d'indifferenza
grande.

Ti abbraccia il sempre tuo

                                                              LUIGI».

                                   *
                                  * *

Anche al _Paganini_ di Genova [_30 gennajo 1901_]; al _Teatro
Garibaldi_ di Padova [_23 maggio 1900_] e all'«Olympia» di Palermo
[_26 novembre 1900_],[20] i successi lietissimi si rinnovarono e
confermarono.

A Palermo, i _Parassiti_ furono dati dalla _Drammatica Compagnia
della signora Italia Vitaliani_, diretta da =Carlo Duse=, che fu un
_Gaudenzi_ di molta efficacia e di non comune valore.

Un'altra grande fortuna aspettava la mia commedia: quella d'aver a
interprete Ferruccio Benini, il collaboratore maraviglioso di _Carlo
Goldoni_, di _Giacinto Gallina_, di _Riccardo Selvatico_; uno dei
maggiori attori del teatro contemporaneo.

                                   *
                                  * *

Il _Nobil Omo Vidal_ volle tradurre egli stesso la commedia nel suo
bel vernacolo. Questa sua cara letterina me ne dava la lieta notizia da
_Fiesole_:

  «_Carissimo Camillo_,

Ho già cominciato la traduzione da _me stesso_: vale a dire, dettandola
a un mio scritturato, che sta con me.

Il dialogo e l'indole dei personaggi sono facilmente traducibili in
veneziano; e non fa d'uopo alcuna modificazione radicale.

Il _titolo_ solo dà un po' da pensare, non essendo affatto veneziano;
ma credo che, lasciandolo così, sarà la miglior cosa.

Una di queste sere Talli la rappresenta all'A_rena Nazionale_, e andrò
a udirla: così mi sarà più facile porla in scena.

Resta inteso che — ove la commedia vada — non l'accordiate all'_altra_
Compagnia veneziana!

Se faccio a tempo, la porrò in scena a Milano nel prossimo luglio: se
no, sarà per la _piazza_ successiva.

Grazie degli augurj, che ricambio di cuore, anche da parte di mia
moglie.

                                                       _Tutto vostro_
                                                          F. BENINI».

  _Fiesole, 26-6-900._

Un dubbio, però, tormentava il Benini, che — come tutti i veri
artisti — è sempre incontentabile: questo: — dovevasi, oppur no,
nella riduzione veneta, conservare l'_azione_ a Roma, anzichè porla a
Venezia?

« — Ne parlai — ebbe egli a scrivermi, da _Fiume_, dove si trovava
nell'agosto del 1900 — al comune amico professor Enrico Klinger. E gli
esposi il dubbio che l'udire parlare dello _Sgambati_, della _Scuola
di Santa Cecilia_ e via discorrendo, potesse sembrar inopportuno in
un _ambiente veneziano_; e che il tradurre _testualmente_ il lavoro
potesse dar luogo a un dialogo aspro, un po' slegato, mancante affatto
di quella armonia arguta e naturale che è propria del dialetto. Ma il
Klinger mi convinse col dirmi che non si poteva capovolgere _i tipi_,
nè l'_argomento_, richiedendosi, a ciò fare, tempo maggior e fatica non
lieve. Amo, non per tanto, rilevar anticipatamente tutto questo, per
convincervi che, in tale stato di cose, la responsabilità del cimento,
nel confronto, è maggiore; e, prima di azzardarla, voglio esser certo
di non andar _con la testa rotta_».

                                   *
                                  * *

Ma la prova scenica — che ebbe luogo, alla _Fenice_ di Trieste, _la
sera del 21 gennajo 1901_, anzichè far andare Ferruccio Benini _con la
testa rotta_, lo fece andare _con la testa gloriosa_.

«Fui molto soddisfatto» — mi scrisse — dell'esito morale ottenuto
_realmente_: e vi ripeto sono contentissimo della _perfetta_ esecuzione
della mia _Compagnia_. _Parassiti_ si replicano questa sera, e domani
domenica. _Spero_, inoltre, di dare una recita straordinaria a Gorizia;
e mi lusingo debbano ottenere anche là buon successo. Ora, aspetto
l'esito di Milano.... Colà lascerò il titolo: _I cavalieri del dente_;
e, fra parentesi, _Parassiti_. Va bene? Però, non oso sperare egual
sorte, inquantochè _l'ambiente_ non è sostanzialmente veneziano, e la
critica può rilevare facilmente lo sforzo.

Del resto, il lavoro è noto favorevolmente e io dovrò curare
l'esecuzione e i confronti. Speriamo bene! E così pure a Torino e a
Genova. — Attendo, ora, con vivo interesse, il vostro _nuovo_ lavoro
per me. Avete l'idea? Si può calcolare sull'_ambiente_? Pensateci
bene, e fate presto presto presto! Ho sete di _novità_: sono un po'
mummificato. Saluti affettuosi.

                                                             _Vostro_
                                                          F. BENINI».

  _Trieste, 26-1-901._

Teodoro Lovato, amministratore della _Compagnia Benini_, mi confermava
il grande successo di Trieste con questa gentile letterina:

                                           _Trieste, 22 gennajo 1901_

  «_Egregio amico_,

Ieri sera, furono da noi rappresentati _i Parassiti_. Successo pieno:
— _dieci chiamate_. Benini insuperabile. Tutti gli altri ottimamente.
Esecuzione splendida.

Vi mando i quattro giornali italiani che stampano bellissimi articoli.

Sono ben felice di darvi la lieta notizia, e vedrete che, anche a
Milano, nella ventura quaresima, a quel _Teatro Filodrammatico_, il
successo sarà grandioso.

Dunque, abbiatevi le felicitazioni di tutta la _Compagnia_, e
segnatamente quelle di Benini e le mie, alle quali aggiungiamo i più
cordiali saluti e voti di felicità.

                                                      _vostro aff.mo_
                                                     TEODORO LOVATO».

La stampa triestina fu, in fatti, concorde nel dir molto bene della
commedia, giudicata opera _divertente, umana, vitale_.

                                   *
                                  * *

Anche al _Reinach_ di Parma, e in altre città dove il Benini la diede,
il successo lieto non si smentì mai.

                                   *
                                  * *

La profezia di Luigi Capuana e di Francesco Pasta: — «_Parassiti_,
siatene certo, faranno trionfalmente il giro di tutti i teatri
d'Italia», non si avverò, disgraziatamente per me. Invano, io tempestai
di lettere Oreste Calabresi, perchè, nelle nuove _Compagnie_ da lui
dirette e condotte, o in quelle nelle quali si era a mano a mano
_scritturato_, volesse ridar vita e onore ai _Parassiti_, che gli
avevano procacciato uno dei più _grandi successi_ della sua gloriosa
carriera d'artista[21], e che erano _nuovi_ ancora per molte città.

Dall'amico caro e valoroso non m'ebbi che questa lettera, _piuttosto
sibillina_, in data del _diciassette aprile 1903_:

  «_Mio carissimo Camillo_,

Non ho risposto alla tua lettera, che accompagnava quella del dott.
Buzzi, per la ragione che non avevo il tuo indirizzo. Ora che me lo
dài, ti rispondo per assicurarti del mio immutato affetto, e per dirti
che puoi mandarmi tutto quello che vuoi, ben felice se potrò renderti
un servizio.

In quanto ai tuoi _Parassiti_... Ma chi più di me sarebbe felice
di rappresentarli? Ma è la fatalità che vuole che sia così, e non
altrimenti[22].

Talli ti saluta affettuosissimamente; ma il tuo lavoro, per ora, non
può metterlo in iscena per mancanza assoluta di tempo. Siamo pieni di
_novità_: ne abbiamo fin troppe!

E ora, amico mio carissimo, un abbraccio dal sempre

                                                         _tuo aff.mo_
                                                       O. CALABRESI».

Se si mette questa lettera a riscontro con quella che il mio grande
_Gaudenzi_ mi scriveva, da Roma, il _30 luglio del 1899_, è proprio il
caso di esclamare: «mutano i saggi, secondo i tempi, i lor pensieri!»

  «_Affettuosissimo e caro amico_,

Pel tramite del nostro Liberati, vi mando questa per ringraziarvi
delle vostre espressioni così gentili a mio riguardo. Voi, carissimo,
con quella amabilità che vi distingue, avete voluto ingrandire di
troppo l'opera mia modestissima. Non feci che quello che avrebbe fatto
qualunque altro attore che si fosse trovato al mio posto. Lasciate,
invece, che io vi ringrazi profondamente per l'occasione che mi avete
data di poter fare qualche cosa per Voi, così meritevole di conforto
e di gioja. Siano benedetti i vostri _Parassiti_, se hanno potuto
alleviare le vostre pene: dal canto mio, vi prometto, credetelo, che
farò di tutto perchè queste gioje vi siano date di frequente; e chi ne
pioverà maggior soddisfazione sarà il vostro, sinceramente

                                                       O. CALABRESI».

E con ciò, e dopo ciò, salute a te, amico lettore.

                                                             C. A. T.



Articoli di Cesare Sobrero e di Francesco Bonavita.


I «PARASSITI» DI CAMILLO ANTONA-TRAVERSI.

                                                   _Roma, 25 luglio._

(_Sobrero_). — Non è una critica della commedia applaudita iersera al
_Costanzi_, che intendo scrivere. I lettori l'avranno, a suo tempo,
dal nostro ottimo Cauda. Piuttosto, il lieto battesimo che l'ultimo
novissimo lavoro del buon Camillo ha avuto dinanzi al pubblico romano
mi suggerisce una serie di divagazioni e di aneddoti intorno al periodo
di gestazione dei _Parassiti_, e alla veramente fraterna assistenza
che, per la presentazione di essi all'intellettuale pubblico di ieri
sera, ha prodigata il fratello dell'autore lontano, il simpatico
Giannino, che da un mese delizia nojaltri _vitajuoli_ di _Aragno_, non
si sa più se co' fuochi di fila del suo spirito, o co' vertiginosi suoi
giuochi di prestigio.

La coppia Antona-Traversi ha, da qualche tempo, preso amabilmente di
mira la società romana.

Mentre Giannino poneva in iscena, nella _Scuola del marito_, un duca
romano, che nega alla moglie le gioje della maternità, e dava alla sua
bella commedia lo sfondo di _Villa Borghese_, della caccia alla volpe,
ecc., Camillo intesseva le fila del dramma borghese dei _Parassiti_
a base di _Comitati nazionali_ per le inondazioni e di _virtuose_
dell'_Accademia di Santa Cecilia_.

Nessuno dei due ha risparmiato verità piuttosto dure intorno
all'_ambiente_ romano. Ma a nessuno dei due venne fatto il viso arcigno
dal pubblico — composto spesso degli stessi personaggi nominati nel
lavoro; tanto che, iersera, mentre sul palcoscenico veniva fatto il
nome dello Sgambati, questi, messo in curiosità, protendeva da un palco
di prim'ordine la testa chiomata.

Nei _Parassiti_, specialmente, l'osservazione intorno a un certo mondo
della capitale è piuttosto amara e le deduzioni severe. — Le forme di
parassitismo vi si riscontrano multiformi e vanno dal _commendatore
Gaudenzi_ — un tipo che resterà; e a cui Calabresi, per una pura
coincidenza causale, ha dato, truccandosi, una fisonomia alla Pasquale
Billi — al figlio di lui, avvocato, che, separato dalla moglie,
progetta di diventare cittadino americano per isposare una ricca
cantante _yankee_, che capita nella casa di suo padre.

                                   *
                                  * *

I campi d'azione di questo parassitismo — che d'altronde sussiste sotto
tutte le latitudini civilizzate — sono tre.

Da prima, la formazione di un grande _Comitato di soccorso_ per
un'inondazione. Nel _copione_, il Comitato _operava_ sul terremoto in
Calabria. Ma la scossa del 19 luglio ha suggerito il mutamento. Questo
_Comitato_, dunque, viene creato, si può dire, dal Gaudenzi, ex-artista
fischiato ed ex impresario, padre di una pianista valentissima e
sconosciuta. Naturalmente, gl'introiti delle sottoscrizioni vengono
ingojati dai _maneggioni_ del Comitato. Donde l'intervento della
stampa, dimissioni, ecc., ecc.

Il secondo campo d'operazione consiste nell'accennata cantante
americana, stonata quanto seducente, e per giunta ricchissima.
Il Gaudenzi ne patrocina il _debutto_ all'_Argentina_, il _teatro
dei salvataggi_, come lo definisce, con una battuta applaudita, il
Traversi.

Il _debutto_ è preceduto da un ricevimento con banchetto pantagruelico
in casa del Gaudenzi, e pagato dalla cantante, che, malgrado i danari
seminati per via, viene fischiata. Lascia l'Italia ed è raggiunta
dall'accennato figlio del Gaudenzi, che ne diventerà... l'avvocato.

Terza, e non ultima preda, dovrebbe essere un ingenuo giovanotto di
ricca famiglia, che s'innamora della pianista figlia del Gaudenzi. Il
matrimonio va in fumo alla vigilia delle nozze per le soperchierie del
Commendatore. Tutto si aggiusta con la partecipazione della figlia a
una grande _tournée_ con un celebre violinista che se n'è innamorato.
Il padre sarà il _manager_ della _tournée_, col patto espresso... di
non ingerirsi di amministrazione.

Nulla — come _ambiente_ — di più verosimile e anche di più vero di
tutto questo. Roma, col suo gigantesco roteamento di farfalle che
vengono a bruciarsi le ali al lume della capitale, col suo esercito
di affittacamere, col suo numero rilevante di spostati e di spostate,
offre ben altri esemplari di _parassiti_. In fondo, il livello morale
dei personaggi di questa novissima commedia non è che quello delle
_Rozeno_, riprodotto però in modo meno sincero e spesso artificiale.

Quindi — mentre dal punto di vista artistico il merito del lavoro è
costituito dalle stesse asperità di esso — dal punto di vista delle
suscettibilità sociali, nulla c'è che possa compromettere — a Roma come
altrove — il successo della commedia.

                                   *
                                  * *

Ma il successo odierno ha una portata speciale, in quanto si riferisce
al caso dolorosissimo dell'autore dei _Parassiti_, che furono scritti
nella tristezza dell'esilio.

Tutti conoscono il cumulo di disgrazie — è la parola — piombate sul
buon Camillo.

Ebbene, gli applausi di iersera e delle altre città d'Italia, leniranno
il dolore del randagio scrittore, torturato più di tutto dalla forzata
lontananza dall'Italia.

Non sono dunque applausi ordinarj quelli di iersera, poichè daranno
coraggio al Traversi di rompere definitivamente il silenzio in cui si è
mantenuto per quattro anni.

Tutti avranno riflettuto, iersera, che la moralizzatrice commedia è il
prodotto di un temperamento fondamentalmente buono.

Quest'uomo, che ha seminato favori, prestiti, elogi esagerati o
immeritati, raccogliendone indifferenza e ingratitudine; che, figlio di
un milionario, stenta la vita all'estero, non ha neppure saputo serbar
rancore al suo destino.

                                   *
                                  * *

Egli che dovrebbe essere un pessimista feroce, che dovrebbe chiudere
nel suo cuore un arsenale di odj; un _vade-mecum_ delle bassezze di
coloro che lo hanno sfruttato, abbandonandolo in seguito come un limone
spremuto, ha conservato una specie d'indulgenza per il male, anche
riproducendolo sotto le spoglie del _commendator Gaudenzi_.

È rimasto, in somma, l'ingenuo, il quale consegnava agli strozzini
(che vedremo presto posti in allegra satira in un'altra commedia) il
danaro, senza ritirare le cambiali relative; che abboccava agli scherzi
piramidali degli amici che gli presentavano il primo viaggiatore di
commercio venuto — come avvenne a Roma, da _Felicetta_ — quale il
pittore Michetti. Il Traversi credeva, e pubblicava nei giornali
(precisamente in uno letterario di Torino) le idee sulla pittura
dell'egregio venditore di cravatte, come intervista col primo pittore
italiano!

Anzi, quanto stupisce si è che un uomo così facile a credere e a
lasciarsi ingannare, riacquisti poi così lucide le facoltà critiche, da
riprodurre, smascherandoli, _ambienti_ complessi quali il mondo delle
_Rozeno_ e dei _Parassiti_.

Comunque, gli applausi di iersera sono, per quanto procede, anche una
buona azione.

M'immagino quanto il telegramma, che gli amici gli hanno inviato,
avrà stamane allargato il cuore al povero Camillo. Scommetto che se
il lavoro si fosse rappresentato più vicino alla frontiera, nessuno
avrebbe trattenuto l'autore dal venire di nascosto, romanticamente
travestito, ad assistere, magari dal loggione, alla recita.

E il telegramma di stamane deve avergliene ricordati altri rimasti
storici per i raccoglitori di aneddoti. Ne ricorderò — di aneddoti —
due soli.

Il primo si riferisce alla rappresentazione di una nuova commedia del
Traversi. Questi ne attendeva l'esito a Milano, al _Caffè Manzoni_,
accanto al tipico Fulvio Fulgonio. Veniva telegrafato l'esito di
ogni _atto_. S'incominciò con applausi, chiamate. Al quarto atto, il
telegramma recava: — fischi e caduta del lavoro.

Camillo si disperava. Fulgonio, impassibile, commentò la notizia,
dicendogli soltanto: _Tuo padre_ (col quale, com'è noto, il Traversi
è in dissidio) direbbe a questo punto: _Qui riconosco veramente mio
figlio!_

L'altro ricordo si riferisce alla _prima_ della _Figlia di Nora_ a
Torino. Traversi passeggiava nervoso per il _Corso_ di Roma, insieme
col critico di un giornale di Roma e il marchese di Sanfelice, autore
a tempo perso, e del quale, appunto quella sera, si rappresentava una
commedia a Trieste.

Anche il Sanfelice attendeva telegrammi. Il solo a riceverne era però
Camillo, che, esultante, abbracciava... i cavalli delle _botti_.

Sanfelice, annuvolato, taceva. Soltanto di ora in ora usciva dal suo
mutismo per sottoporre al critico una sua riflessione:

— Se — egli diceva — la tela fosse stata abbassata prima che finisse il
primo o il secondo atto, avrei già avuto un telegramma. Vuol dire che
il lavoro è andato alla fine. —

E si consolava dell'amarezza che gli produceva la gioja di Camillo.

Pur troppo, la gioja fu breve! Il domani il telegramma venne. La caduta
era stata clamorosa.

Sono lontani — ahimè! — per il Traversi, quei tempi felici; come sono
lontani i giorni fortunati in cui, inebriato dal successo dal suo
piccolo capolavoro, firmava le sue innumerevoli lettere: _Il fortunato
autore delle «Rozeno»_[23].


Camillo Antona — Traversi.

Dopo il silenzio infecondo di pochi anni, fra lo strazio intimo di
tante angosce, ritorna, acclamato sulla scena, il nome di Camillo
Antona-Traversi. E vi ritorna sotto la luce radiosa dell'autore
drammatico che, presentando un nuovo lavoro, aggiunge un nuovo plauso
alla sua fama di artista coscienzioso e geniale.

I _Parassiti_, che il pubblico di Roma ha così favorevolmente accolti,
sono una commedia di ambiente; una di quelle commedie alle quali più
amò dedicarsi Camillo Antona-Traversi, e dalle quali raccolse i suoi
migliori successi. Ma essi sono, sopra tutto, uno sfogo, una protesta,
un pianto dell'anima sua lacerata.

Con quel titolo, con quei caratteri, egli non ha voluto bollare
soltanto una classe di vermi vivacchianti e ingrassantisi, con
l'intrigo e con l'imbroglio, sulle ruine degli altri; ma, forse,
ha, più che altro, voluto porre alla gogna della scena tutti quei
_Gaudenzi_, commendatori o no, che gli hanno succhiato il danaro, la
gloria, la pace dell'anima. Egli ha voluto, forse, che il pubblico — il
gran giudice, il gran giustiziere — desse lui il voto supremo; e, fra
il disgusto che quei personaggi gl'inspiravano, ripensasse all'autore
della commedia, che quei personaggi aveva creati e che di quei
personaggi era la vittima.

E il gran voto fu dato, nella sala del _Costanzi_, spontaneamente,
solennemente! Poichè il pubblico, nella sua giusta ammirazione per
l'artista, seppe vedere, oltre l'artista, l'uomo; oltre le scene di
una commedia in _quattro atti_, le scene di un dramma umano vissuto
di tormenti e scritto di lacrime; e, plaudendo all'autore, riabilitare
nella sua stima e richiamare al suo affetto l'esule dolente, condannato
a pagare la perversità di molti _parassiti_ con la felicità di tutta la
sua esistenza!

Così dall'angusta platea del _Costanzi_ passava al libero teatro del
mondo, consolatore e rivendicatore, il verdetto del pubblico romano.

                                   *
                                  * *

E io pure, come avran pensato tutti i fortunati che han potuto
assistere alla festa dell'arte, per la prima rappresentazione dei
_Parassiti_, io pure ho ripensato all'uomo.

Lo conobbi a Roma, credo nel 1892, presentatomi da Ermete Novelli.
A Roma lo rividi, e lo ebbi poi amico premuroso, costante,
affettuosissimo.

Poi, i casi tragici della vita lo portarono lontano, per il mondo.
Animo squisito, egli aveva quella cortesia abituale nei modi che non è
soltanto una vernice della educazione, ma che riflette le delicatezze
spontanee del sentimento. Le noje che dal posto conquistatosi nell'arte
gli venivano, sotto forme di richieste, di consigli, di manoscritti
di giovani autori, d'interviste su lavori suoi, erano per lui una
consolazione a cui forse avrebbe mal volentieri rinunziato. Perchè
appunto questa era (e certo è tuttora) la grande caratteristica
di Camillo Antona-Traversi: — vivere nell'arte e nella vita, quasi
interamente per gli altri.

E vivere, così, quasi un'esistenza di fanciullo sognatore, come
insospettoso del male e della tristizia dei suoi simili. Se un fatto
di cronaca, se la rivelazione di qualche bruttura cadeva sotto i
suoi occhi, ne restava più che disgustato, sorpreso; perchè, più che
l'orrore, aveva lo _scetticismo_ del male. E quando la delusione veniva
a sfrondare i suoi sogni di ottimista, scriveva le impressioni del suo
disgusto senza violenze e senza attacchi.

Nell'arte sua, come nelle sue abitudini, evitava, quanto più gli era
possibile, la nota personale. La società romana lo aveva sinistramente
impressionato con le sue corruzioni, le sue onte, i suoi _craks_; ed
egli la dipingeva con mano felice di riproduttore coscienzioso, e la
poneva sulla scena. Così ha fatto anche nei _Parassiti_.

Più che dare un giudizio su questa classe di truffatori in guanti
gialli, egli li ha offerti al pubblico tali quali sono: e se il
pubblico trova che questi _Parassiti_ della scena sono delle canaglie,
o dei delinquenti, tanto peggio per i _Parassiti_ della vita. Il
pubblico, e non l'autore, li ha condannati!

Ma — nell'artista, come nell'uomo — sopra il disgusto per il male, ha
vinto la compassione per l'infelicità. Pronto con la sua amicizia, col
suo danaro, col suo cuore, a lenire una disgrazia, egli _sentiva_ tutto
lo strazio delle _Rozeno_, come piangeva — nei _Fanciulli_ — tutte le
lagrime dell'infanzia torturata.

                                   *
                                  * *

E il nobile artista e il nobilissimo uomo dovevano — tra gli agguati
di speculatori pronti a tutte le armi — lasciare tutto il sangue più
puro del cuore e le illusioni più radiose dell'avvenire. Camillo Antona
— Traversi manda alla patria, dai confini del mondo, ove i casi e gli
eventi lo hanno sospinto, col suo nuovo lavoro, la sua ultima protesta.

E anche questa, come ogni cosa che partiva dall'animo suo mite e
gentile, è, rivestita delle forme dell'arte, un'opera buona.

Valga essa, secondo l'augurio del pubblico e della critica, a
sciogliere l'oscuro nembo addensatosi sul suo capo, e a ritornarlo
all'arte, alla famiglia, alla patria.

E, in tanto, a lui smarrito per le vie della terra, a lui anelante col
pensiero e col cuore verso i lidi d'Italia, a lui giunga, messaggio
d'amicizia e augurio di pace, il saluto dell'anima mia!

                                              FRANCESCO BONAVITA[24].



PARASSITI

_Commedia in tre atti._

TEATRO ALFIERI. — _Comp.ª Reiter-Leigheb._ — PARASSITI di _Camillo
Antona-Traversi_.

Sono tipi vecchi, si è detto; ma veri e vivi, che tutti abbiamo
incontrato e conosciamo... pur troppo! In questo appunto sta il
merito e la potenza dell'autore e degl'interpreti — o, meglio,
dell'interprete, chè il lavoro tutto e l'attenzione del pubblico sono
concentrati sul _sôr Gaudenzio Calabresi_. — Altra sincera lode va
all'=Antona-Traversi= per averci tolti dal solito eterno, stucchevole
triangolo... vizioso dell'adulterio, riuscendo — _ciò malgrado_ — a
interessare e divertire.

Il plauso del pubblico, che saluta da varie sere il bel lavoro, gli
sia di conforto per accingersi con maggior lena a nuove e forti opere.
— Interprete sommo =Oreste Calabresi=. Degni di plauso la =Zucchini= e
=Leigheb=. Bene =Carini=, la =Leigheb= e la =Cristina=.

                             . . . . . . .

  Teatro Costanzi

  Drammatica Compagnia C. LEIGHEB e V. REITER
  Direttore delle rappresentazioni: ANDREA BELTRAMO

  Lunedì 24 luglio 1899 alle ore 9 pom.

  Si rappresenterà:

  PARASSITI

  Commedia in 4 atti di C. ANTONA-TRAVERSI

  NOVISSIMA

  PERSONAGGI

  Amalia Gaudenzi                         G. Z. Maione
  Rina, sua figlia                        Ines Cristina
  Ida, moglie di Alfredo                  M. B. Carini
  Emma Stower                             Teresina Leigheb
  Bice, amica di Rina                     E. Bardazzi
  Adele Storari                           M. Beltramo
  Marianna, domestica in casa Gaudenzi    I. Cristina
  Comm. Don Gennaro Gaudenzi              O. Calabresi
  Alfredo, suo figlio                     L. Carini
  Labani                                  A. Beltramo
  Silvio, suo figlio                      S. Rizzotto
  Professore Storari                      A. Bollini
  Murri                                   A. Frigerio
  Alboni                                  J. Paolini
  Oswaigiaski                             A. Guasti
  Naldini, segretario di Gaudenzi         Claudio Leigheb
  Giacomo Morandi, usciere                U. Leigheb

  Invitati, invitate, domestici, servi e facchini.

  PREZZI

  50 Cent. — INGRESSO — Cent. 50
  Poltrone L. 1,50 — Sedie Cent. 75
  Anfiteatro cent. 50.
  PALCHI: I e II Ordine L. 6 — III Ordine L. 4.
  (tutto oltre l'ingresso)
  40 Cent. — GALLERIA — Cent. 40.


  CIRCOLARE

  Teatro Alessandro Manzoni
  Rec. 3 d Abb. (Telefono 1327)      Sera dispari

  Venerdì 3 Novembre 1899, ore 20,45 (8¾ pom.)

  La Compagnia Drammatica C. LEIGHEB — V. REITER

  Direttore delle rappresentazioni A. Beltramo

  RAPPRESENTERÀ:

  PARASSITI

  Commedia in 4 atti di Camillo Antona-Traversi

  NOVISSIMA.

  PERSONAGGI:

  Amalia Gaudenzi                       G. Z. Maione
  Rina, sua figlia                      Ines Cristina
  Ida, moglie di Alfredo                M. B. Carini
  Emma Stowe                            Teresina Leigheb
  Bice, amica di Rina                   E. Bardazzi
  Adele Storari                         M. Beltramo
  Marianna, domestica in casa Gaudenzi  I. Cristina
  Comm. Don Gennaro Gaudenzi            O. Calabresi
  Alfredo, suo figlio                   L. Carini
  Labani                                A. Beltramo
  Silvio, suo figlio                    S. Rizzotto
  Professore Storari                    A. Bollini
  Murri                                 A. Frigerie
  Alboni                                J. Paolini
  Oswaigiaski                           A. Guasti
  Naldini, segretario di Gaudenzi       Claudio Leigheb
  Giacomo Morandi, usciere              U. Leigheb

  Invitati, invitate, domestici, servi e facchini.

  Indi la farsa in un atto di E. Scribe

  Il Cuoco ed il Segretario

  _PERSONAGGI:_

  Soufflè cuoco                         Claudio Leigheb
  Il Conte di Saint-Far, ambas.         A. Bollini
  Il Visconte di Sovecourt              U. Leigheb
  Alfonso, suo figlio                   A. Guasti
  Antonio, intendente                   P. Betti
  Gianni, servo                         A. Frigerie

  PREZZI PER QUESTA SERA:

  Biglietto d'ingresso Lire UNA
  Posti riservati in Platea e nei Palchettoni L. 2 (oltre l'ingresso)
  Sedie a bracciuoli L. 3 (oltre l'ingresso)
  Palchi: Primo e secondo ord. L. 10. — Terzo ord. L. 6.

  Il Teatro si apre alle ore 20,15 (8¼ pom).
  Lo spettacolo finirà alle 24 (12 circa).


  _Pregiatissimo Signore_,

  Arena Nazionale

  Giovedì 28 Giugno 1909 a ore 8¾,

  La Drammatica Compagnia Italiana

  V. Talli — I. Gramatica — O. Calabresi

  diretta da VIRGILIO TALLI

  RAPPRESENTERÀ:

  PARASSITI

  Commedia in 3 atti di CAMILLO ANTONA-TRAVERSI

  NOVISSIMA.

  PERSONAGGI:

  Comm. Don Gennaro Gaudenzi             O. Calabresi
  Alfredo, suo figlio                    R. Ruggeri
  Labani                                 U. Piperno
  Silvio, suo figlio                     A. De-Antonio
  Oswaigiaski                            A. Giovannini
  Naldini, segretario di Gaudenzi        E. Ridolfi
  Giacomo Morandi, usciere               U. Farulli
  Due uomini al servizio di Morandi      N. N.
  Due facchini                           N. N.
  Amalia Gaudenzi                        L. M. Vestri
  Rina, sua figlia                       D. Galli
  Ida, moglie di Alfredo                 A. M. Piperno
  Emma Stower                            B. Garetti
  Bice, amica di Rina                    A. M. Rodolfi
  Marianna, domestica in casa Gaudenzi   A. Farulli
  Una ragazza di sarta                   N. N.

  _L'azione ha luogo in Roma._

  Farà seguito la brillante farsa di T. CHECCHI:

  Chi non prova non crede

  Teatro Costanzi

  Sabato 28 luglio 1900, alle ore 9 p.

  La Drammatica Compagnia Italiana

  V. TALLI — I. Gramatica — O. CALABRESI

  diretta da VIRGILIO TALLI

  rappresenterà:

  PARASSITI

  Commedia in 3 atti di Camillo Antona-Traversi

  PERSONAGGI:

  Comm. Don Gennaro Gaudenzi            O. Calabresi
  Alfredo, suo figlio                   R. Ruggeri
  Labani                                U. Piperno
  Silvio, suo figlio                    A. De-Antonio
  Oswaigiaski                           A. Giovannini
  Naldini, segretario di Gaudenzi       E. Ridolfi
  Giacomo Morandi, usciere              U. Farulli
  Due uomini di servizio di Morandi     N. N.
  Due facchini                          N. N.
  Amalia Gaudenzi                       L. M. Vestri
  Rina, sua figlia                      D. Galli
  Ida, moglie di Alfredo                A. M. Piperno
  Emma Stower                           B. Garetti
  Bice, amica di Rina                   I. Dall'Este
  Marianna, domestica in casa Gaudenzi  A. Farulli
  Una ragazza di sarta                  N. N.

  _L'azione ha luogo in Roma._

  PREZZI

  50 Cent. — INGRESSO — Cent. 50
  Poltrone L. 1,50 — Sedie Cent. 75
  Anfiteatro Cent. 50.
  PALCHI: Ordine I e II L. 8 — Ordine III L. 4
  (tutto oltre l'ingresso)
  40 Cent. — GALLERIA. — Cent. 40.
  Col biglietto di Galleria si accede al solo Lubbione
  con ingresso in via Torino, 20

  La Galleria si apre alle ore 8½ pom.

                             . . . . . . .

  OLYMPIA

  (in piazza Teatro Massimo)

  Lunedì 26 Novembre 1900 alle ore 9 pom.

  RECITA 55.ª — DISPARI

  La Drammatica Compagnia della Signora

  ITALIA VITALIANI

  rappresenterà

  Parassiti

  Commedia in 3 atti di Camillo Antona-Traversi

  NOVISSIMA

  Comm. Don Gennaro Gaudenzi            Carlo Duse
  Alfredo, figlio di lui                G. Pazzinga
  Labani                                A. Grisanti
  Silvio, figlio di lui                 C. De-Velo
  Oswaigiaski                           E. Grisostomi
  Cav. Naldini, segretario di Gaudenzi  A. Sainati
  Giacomo Morandi, usciere              A. Germani
  Due uomini al servizio di Morandi   { S. Dani
                                      { F. Gregolin
  Amalia Gaudenzi                       R. Guidantoni
  Rina, figlia di lei                   G. Farina
  Ida, moglie di Alfredo                V. D. Campi
  Emma Stower                           D. Dolfini
  Bice, amica di Rina                   N. Giansanti
  Marianna, domestica in casa Gaudenzi  A. Pezzinga
  Una ragazza di sarta                  B. Sainati

  _L'azione ha luogo in Roma. — Tempo presente._

  Chiuderà lo spettacolo la brillante commedia in un atto

  NUOVA DIDONE

  Vi agiscono le signore V. De-Campi, A. Pezzinga,
  e i signori A. Sainati, A. Oddi, A. De-Angelis.

  PREZZI

  Palchi di prima fila            L. 10 —
  Idem di seconda fila            »   3 —
  Poltrone                        »   2,50
  Posti distinti                  »   1,75
  Platea                          »   1,25
  Posto in palco di seconda fila  »   1 —

  Ingresso ai palchi e posti all'impiedi Cent. 75.

  MILITARI IN DIVISA

  Poltrona L. 1,75 — Distinti L. 1,25 — Platea L. 1. —
  Posti in palco di 2. fila Cent. 75.

                             . . . . . . .

  TEATRO FENICE

  Comica Compagnia Veneta

  Proprietario e Direttore =Ferruccio Benini=

  Lunedì 21 Gennaio 1901 alle ore 8 precise

  Si rappresenterà:

  PARASSITI

  Commedia in 3 atti di Camillo Antona-Traversi

  NOVISSIMA.

  _PERSONAGGI:_

  Commendator Gennaro Gaudenzi       F. BENINI
  Alfredo, suo figlio                A. Mezzetti
  Labani                             E. Ferri
  Silvio, suo figlio                 E. Gasparini
  Oswaigiaski                        C. Zambuto
  Naldini, segretario di Gaudenzi    F. Conforti
  Morandi, usciere                   L. Sambo
  Amalia Gaudenzi                    L. De Velo Accardi
  Rina, sua figlia                   A. Dondini-Benini
  Ida, moglie di Alfredo             G. Gasparini
  Emma Stower                        M. Marussig
  Bice, amica di Rina                S. Miotti
  Marianna, domestica                A. Mezzetti

  _L'azione succede a Venezia. — Epoca presente._

  Seguirà la brillantissima Farsa:

  Chi no prova no crede

  Vi agiscono le Sig.re _G. Gasparini_ e _S. Miotti_
  e i Sig.ri _F. Conforti_ e _E. Ferri_



PARASSITI


PERSONAGGI.

  Comm.re DON GENNARO GAUDENZI
  ALFREDO, _figlio di lui_
  LABANI
  SILVIO, _figlio di lui_
  OSWAIGIASKI
  NALDINI, _segretario di Gaudenzi_
  GIACOMO MORANDI, _usciere_
  _Due uomini di servizio del Morandi_ (_non parlano_)
  _Due facchini_ (_non parlano_)
  AMALIA GAUDENZI
  RINA, _figlia di lei_
  IDA, _moglie di Alfredo_
  EMMA STOWER
  BICE, _amica di Rina_
  MARIANNA, _domestica in casa Gaudenzi_
  _Una ragazza di sarta, che non parla._

_L'azione ha luogo in Roma. — Tempo presente._



ATTO PRIMO.


  _Salotto elegante di borghesi poveri, che ostentano un'apparenza
  di lusso, con mobili imitati dall'antico: — bozzetti, acquarelli
  e statuette di valore insignificante: — ricami fatti dalle donne
  di casa; oggetti orientali, ecc. — Nell'insieme, _ambiente_ quasi
  signorile; ma senza nessun mobile, nè accessorio, di un valore
  commerciale che possa facilmente realizzarsi. — Piccolo lampadario
  artistico: scrivania elegante, sofà, poltrone, ecc._


  SCENA FISSA.

  _Porta nel fondo, che comunica con altro «ambiente» praticabile
  [salotto da pranzo], a destra dello spettatore. — A sinistra, due
  porte._


SCENA PRIMA.

  _All'alzar della tela, la scena è vuota. — S'ode un vivo contrasto
  di voci nell'interno. — A destra, la porta è spalancata con
  violenza. — MARIANNA, a traverso la porta, vuol impedire l'ingresso
  all'Usciere e ai suoi testimonj._

MARIANNA

(_forte, protestando_). — I padroni dormono... Non si entra!

USCIERE

(_spingendola con violenza_). Noi si entra sempre!

MARIANNA

Per che fare?

USCIERE

(_tranquillo, ironico_). — Per sequestrare.

MARIANNA

Sequestrare?!

USCIERE

(_guardando attorno_). — Sì... quello che c'è di meno cattivo!...
(_indicando i mobili_). Questo sofà... queste poltrone...

MARIANNA

Non sequestrerete nulla!

USCIERE

(_ironico_) — Chi me lo impedirà?

MARIANNA

(_c. s._) — Io!

USCIERE

(_ammiccando ai suoi uomini, che ridono_). — Tu, carina?... Come ti
chiami?

MARIANNA

Marianna...

USCIERE

(_galante_) — Marianna!... Bel nome!... E poi...?

MARIANNA

(_asciutta_) — Marianna Bosi...

USCIERE

(_scrivendo_) — Bosi... Sta bene...

MARIANNA

Che fate?

USCIERE

(_indicando il verbale_) — Ti metto nel verbale.

MARIANNA

(_con ira_) — Il mio nome su quella cartaccia!?... Non voglio!

USCIERE

(_freddamente_) — È già scritto...

MARIANNA

E io lo cancello!... (_afferra d'impeto il «verbale» e sta per
istrapparlo: — l'Usciere le si avventa contro, e glie lo toglie di
mano_).

USCIERE

Tu scherzi, ragazza!... (_agli uomini_) — Afferratela!... (_i due
uomini afferrano Marianna, che si dibatte per isvincolarsi_) — E se fa
la pazza — consegnatela alle guardie... (_torna a scrivere_).

MARIANNA

(_gridando e dibattendosi_) — Ajuto!

USCIERE

Ribellione a un pubblico ufficiale... per impedire l'esecuzione della
legge!?... Finirai in carcere, cara Marianna!... (_tra sè, scrivendo_)
«Un canapè... quattro poltrone»....

MARIANNA

(_gridando_) — Ajuto!... Padrone!... Ajuto!


SCENA SECONDA.

Detti; Gaudenzi, _seguito da_ Amalia.

GAUDENZI

(_si presenta sulla soglia della porta del primo piano a sinistra,
in lunga veste da camera, berretto di seta con fiocco. — Ha l'aspetto
rubicondo d'uomo soddisfatto e che ha ben dormito_) — Che c'è?

MARIANNA

(_c. s._) — Questi mascalzoni...

GAUDENZI

(_agli uomini, con imperiosa severità_) — Che cosa sono queste
violenze!?

USCIERE

(_con sussiego_) — Nojaltri... facciamo il nostro mestiere.

GAUDENZI

(_c. s._) — Chi siete voi?

USCIERE

(_c. s._) — Giacomo Morandi, usciere.

GAUDENZI

(_offeso, e con disprezzo_) — Un usciere!... Chi vi manda?

USCIERE

L'Esattoria Comunale... per la tassa di famiglia.

GAUDENZI

(_c. s., riscaldandosi_) — A me questa offesa?... Un usciere in casa
mia!

USCIERE

(_offeso_) — Le imbrattiamo forse il tappeto!?... Noi siamo...

MARIANNA

(_pronta_) — Dei villani!

USCIERE

(_severo_) — Tu... smettila: è per tuo meglio!... (_a Gaudenzi_) Lei,
poi, dovrebbe sapere che cos'è un usciere nel corso delle sue funzioni.

GAUDENZI

(_bonario_) — È un visitatore poco gradito.

USCIERE

(_asciutto_) — Quando non si vuol vederlo... si paga!... È lei il
Gaudenzi?

GAUDENZI

No!... Io sono il commend.re don Gennaro Gaudenzi... (_sottolineando
le parole_). Il Sindaco... il Prefetto... mi conoscono bene... (_con
superbia, ma gioviale_). E, senza andar tanto in su, domandatene al
vostro capo, al quale, per mia influenza, è stata data la Esattoria
Comunale... E voi... che siete un usciere di quella Esattoria... non
sapete chi sia... il comm.re don Gennaro Gaudenzi?

USCIERE

(_diventando umile e confuso_) — Ah!... Lei è... Don Gennaro, il
Commendatore... (_ai due uomini, che lasciano andar Marianna_).
Lasciatela!... (_a Gaudenzi_). Scusi... Non sapevo... A noi... ci
comandano... e...

GAUDENZI

(_bonario_) — E voi obbedite!... È giusto... ma c'è equivoco...
Vediamo... (_prende il foglio di mano dall'Usciere, e legge_) «Tassa di
famiglia del 1897... ottantadue lire....» (_ridendo_). Ah!... ah!...
Passerò io all'Esattoria... Andate pure.... (_fa per restituire la
carta_).

USCIERE

(_imbarazzato_) — Ma io devo consegnare...

GAUDENZI

(_indicando la carta_) — Eh, avete questa sola, oggi?

USCIERE

(_mostrando il pacco_) — Ne ho settanta!... C'è da camminare per una
settimana.

GAUDENZI

Bene... mettete questa... in fondo... (_gli toglie di mano il pacco,
mette la carta per ultima; e, poi, lo restituisce_). Così, prima di
tornar a destinazione, sarà annullata.

USCIERE

(_interdetto_) — Ma...

GAUDENZI

Capisco... il vostro disturbo... (_alla moglie, che eseguisce_).
Dagli due lire... (_all'Usciere_). E se avete bisogno di qualche
raccomandazione, venite pure a trovarmi.

USCIERE

(_confuso_) — Grazie, signor Commendatore... (_a Amalia, per
andarsene_). Scusi, signora!... (_a Marianna_). Scusate anche voi,
bella ragazza!... (_saluta con ossequio esagerato, imitato dai due
uomini, ed esce_).

MARIANNA

(_accompagnandoli alla porta: — tra sè_) — Sì, sì!... Basta che non ci
rivediamo più!

GAUDENZI

(_trionfante, a Marianna_) — Hai visto?!

MARIANNA

L'ha voltato... da così a così!... (_gesto analogo a Amalia, con
entusiasmo_). Non c'è che il padrone per mettere tutti a posto!...
(_ride_). Bravo!

GAUDENZI

Ora che hai visto come si pagano le tasse, va a scaldarmi il caffè.

MARIANNA

Subito!... Oh, come l'ha intontito! (_via, ridendo, dal fondo_).


SCENA TERZA.

Gaudenzi _e_ Amalia.

AMALIA

(_seria, agitata_) — Tu ridi... di queste cose... e io ne sono ancora
tutta sconvolta!

GAUDENZI

Ti agiti per un sequestro... evitato!... Eh, via!... Non è il primo!

AMALIA

È proprio questo che m'inquieta... Non si è sicuri nemmeno di salvare
questi quattro stracci... (_indicando i mobili_) che ci son costati
tante pene.

GAUDENZI

Oh, Dio!... È la vicenda di tutti coloro che non hanno rendite fisse.

AMALIA

(_con calore_) — Questa però l'hai proprio voluta tu!

GAUDENZI

Io!?... Come!

AMALIA

Non hai impiego... non guadagni nulla!... Perchè vuoi pagare la tassa
di famiglia?

GAUDENZI

Perchè... si paga in ragione di quello che si spende...

AMALIA

E noi spendiamo diecimila lire all'anno!?

GAUDENZI

Ma posso io andare, su, in Municipio, a gridare: «Io non guadagno un
soldo!... Non spendo del mio!... Sono un pezzente in _redingote_ e
cilindro!... Esentatemi dalla tassa di famiglia»?!

AMALIA

(_di malumore_) — No; ma puoi dire: «riducetela al minimo: quattordici
lire... perchè non posso pagare di più!»

GAUDENZI

Peggio che andar di notte!... (_sottolineando le parole_). A cantar
miseria, scappano tutti!... Anzi, quando parlai di questa _tassa_ con
l'Assessore, gli dissi, ridendo: «io dovrei denunziare trentamila lire
di guadagno; ma la verità mi costerebbe troppo»; e lui, sorridendo,
m'ha risposto: «dite una bugia e vi tasseremo per la metà»... E la
bugia l'ho detta... (_ride_) ma a rovescio.

AMALIA

Pagare una _tassa_ che non si deve... per farsi credere ricchi... è una
vera pazzia!

GAUDENZI

Non è pazzia: è saggezza... politica!... Nessun
avvocato-commendatore... paga meno!

AMALIA

(_scattando_) — Ma tu non sei nè commendatore, nè avvocato!

GAUDENZI

(_bonario_) — Se anche tu lo gridassi sui tetti... nessuno ti
crederebbe!... (_ride_). Sono oramai venti anni che tutti mi chiamano
«l'Avvocato-commendatore Gennaro Gaudenzi»!... Possesso... vale
titolo!... In somma, tu non hai voluto capire che questa polvere negli
occhi della gente... questa apparenza di agiatezza... (_dando uno
sguardo attorno_) ci sono necessarj per guadagnare da vivere... Se
son riuscito a combinare cento affari utili... e tenermi a galla... è
perchè _sembro_... qualche cosa... e rappresento uno degli ingranaggi
indispensabili di questa grande macchina sociale, che ha per forza
motrice il tornaconto dei singoli individui... Chi s'ingegna... vive!

AMALIA

Ma, per ingegnarti... come tu dici... osi troppo... e io sto in
continua paura.

GAUDENZI

Paura di che!... Rubo, forse?... Faccio del male alla gente?... Oh,
Dio!, dico qualche bugia... per far piacere agli altri... senza nuocere
a me... e, più spesso, per far piacere a me... senza nuocere agli
altri... È la mia specialità... In altri tempi, un uomo come me... col
mio ingegno pronto e gioviale... sarebbe diventato, in una Corte, il
braccio destro di qualche Principe... o di qualche Cardinale... Ma i
Principi... e le Principesse dell'oggi... che vuoi farci?... sono i
tenori... le prime-donne... e gli uomini politici... e bisogna bene
adattarsi a questi nuovi potentati... Per lo più... è vero... sono
tutt'altro che munificenti: però, ogni tanto, uno su cento... se ne
trova.

AMALIA

(_timidamente_) — A me... quelli che fanno terrore sono i _Comitati_
per feste di beneficenza nei quali ti metti... I giornali ti accusano
sempre d'imbrogliar i conti... per farti la tua parte.

GAUDENZI

E io li lascio strillare!... È il loro mestiere, e continuo a fare il
mio!... Del resto, le spese sono tutte controllate, e i miei conti
tornano sempre... Non pretenderai, già, che... oltre il tempo e la
fatica... ci rimetta di saccoccia!?

AMALIA

(_sorridendo_) — Non ti sarebbe possibile!

GAUDENZI

Precisamente!... Sono un galantuomo, io!

AMALIA

(_c. s._) — In sostanza, un interesse ce l'hai!

GAUDENZI

(_con calore_) — Tutti quelli che prendono una iniziativa... hanno un
interesse: è la molla della società... cioè, d'ogni progresso civile...
Che importa se uno ha lavorato per la croce di cavaliere, e l'altro
per guadagnar mille lire... quando il loro lavoro ha fruttato centomila
lire agl'infelici!... Ti pare più onesto lasciarli... morir d'inedia...
aspettando l'iniziativa dei disinteressati?... (_con enfasi comica_)
Oh, i Comitati di beneficenza!... Il tutto per uno... e l'uno per
tutti in azione... Ecco la vera trovata umanitaria del nostro secolo,
che ritarda la rivoluzione sociale!... (_mutando tono: — con grande
sincerità e naturalezza_). Il male si è che adesso non abbiamo in
vista nessuna grande sciagura da soccorrere... e che siamo in troppi ad
apprezzare il valore di questa trovata!

AMALIA

(_sorridendo: — per rientrare nella sua stanza_) — Hai una risposta
a tutto... Basta!... Io rimpiango sempre il bel tempo in cui eri
segretario comunale al mio paese.

GAUDENZI

Con 110.96... di stipendio!

AMALIA

Per noi, bastavano... Come eravamo tranquilli, allora!

GAUDENZI

La tranquillità della noja!... Dopo aver cantato sulle prime scene del
mondo... i _comprimarj_... sì... ma quando i _comprimarj_ valevano
dieci _tenori-primi_ d'oggigiorno: dopo aver fatto l'Impresario in
cento teatri: dopo una vita così mossa... anche a me... quel posto,
in un cantuccio, era piaciuto, perchè avevo bisogno di riposo... Ma
poi!... E quando i figliuoli divennero grandi... bisognava pur pensare
alla loro educazione... cosa impossibile in un villaggio!

AMALIA

Eh, li avremmo educati alla meglio!

GAUDENZI

(_con orgoglio_) — Quanto dire che il tuo Alfredo non sarebbe oggi
avvocato... perchè lui ce l'ha proprio la laurea!

AMALIA

Che gli giova, se non guadagna nulla... e vive alle spalle della moglie!

GAUDENZI

Finirà per guadagnare!... D'ingegno non manca... (_con orgoglio
paterno_). Tutto suo padre!

AMALIA

Ma non ha il tuo carattere... Fa soffrire la povera Ida!

GAUDENZI

È lei che è isterica!... Una sarta, che ha avuto la fortuna di sposare
un avvocato... dovrebbe chiamarsi superba di fare dei sacrificj per
lui... Quando Alfredo sarà un luminare del foro...

AMALIA

(_lusingata dall'amor proprio di madre_) — Tu credi che arriverà a
qualche cosa?

GAUDENZI

(_con calore e convinzione_) — Alfredo!... A trent'anni, sarà
deputato... e, poi, chi sa che non lo vediamo ministro?

AMALIA

(_poco persuasa_) — Basterebbe che avesse un piccolo impiego...

GAUDENZI

E Rina, senza la tua smania di darle marito, che artista
diventerebbe!... Tra un mese, avrà il suo bravo diploma di
_pianista_... È la miglior alunna uscita dalla scuola dello Sgambati...
E non son io che lo dico!

AMALIA

Sì... ma non trova lezioni.

GAUDENZI

Le lezioni verranno!

AMALIA

Tu... t'illudi sempre!

GAUDENZI

E tu... vedi tutto nero... Dio, che donna!... Ad ascoltarti, si
perderebbe ogni coraggio!... (_con calore_). La vita è una lotta
continua; e... come alla guerra... è inutile dar battaglia, se non si
ha fede nella vittoria!


SCENA QUARTA.

Marianna _e_ detti.

MARIANNA

(_sulla porta del fondo_) — La colazione è pronta!

GAUDENZI

Oh, brava!... (_per andarsene_). Ci sono i crostini col burro?

MARIANNA

Arrostiti... come piacciono a lei.

GAUDENZI

Benissimo!... (_a Amalia_) Fin tanto che, la mattina, c'è caffè...
burro... e crostini... la vita non è così brutta, come si crede!...
(_via, dal fondo_).

MARIANNA

(_ridendo_) — Sempre allegro il padrone! (_per seguirlo_).

AMALIA

(_seria_) — Aspetta!... A che ora è uscita Rina?

MARIANNA

Alle sette.

AMALIA

Sola?

MARIANNA

No... Con la figlia della vicina.

AMALIA

(_di malumore_) — Bice?

MARIANNA

Sì, signora!

AMALIA

(_c. s._) — Dove sono andate?

MARIANNA

(_incredula_) — Hanno detto che andavano al Liceo.

AMALIA

(_c. s._) — Sta bene!... (_mutando tono_). Devi far la spesa...

MARIANNA

(_con disappunto_) — Ora?... Ma se devo servire il signore...

AMALIA

(_sottolineando le parole_) — Non ha bisogno di nulla!... Se chiamerà,
anderò io!

MARIANNA

Che devo prendere?

AMALIA

Il solito!... (_le dà dei danari_). Mezzo chilo di carne... della
verdura... un po' di frutti... e quello che ti serve in cucina.

MARIANNA

(_c. s._) — Non mi serve nulla!

AMALIA

Tanto meglio!... E fa presto!

MARIANNA

(_per uscire, a destra, dalla comune, dopo che ha aperto_) — Sua
nuora... (_via_).


SCENA QUINTA.

Amalia _e_ Ida.

IDA

(_entra in iscena molto agitata, — È vestita elegantemente, con gusto
semplice e severo_).

AMALIA

Oh, Ida!... Brava!... È una settimana che non ti si vede e che non mi
porti il bambino... (_accorgendosi che Ida ha la faccia sconvolta e che
non l'abbraccia_). Ebbene... che hai?

IDA

Ho che... questa volta... sono decisa!

AMALIA

A che cosa?

IDA

A non volerne più sapere di suo figlio!

AMALIA

Via!... Un'altra scenata fra voi... Ho capito!... Ma ne avete avute
tante... e, poi, grazie a Dio... com'era naturale...

IDA

Questa volta... non sarà come le altre volte!

AMALIA

Ma... che è accaduto?

IDA

Due settimane fa avevo riscosso circa trecento lire, che tenevo in
serbo per pagar oggi la pigione... Ebbene, Alfredo me le ha portate
via...

AMALIA

Cioè...

IDA

Cioè... niente!... È riuscito... per caso... a sapere dove le avevo
messe, e le ha prese.

AMALIA

Oh!

IDA

Quando me ne sono accorta... può immaginare!... Ma lei sa com'egli sia
prepotente... Ha cominciato col dire che il padrone di casa è lui... e
che lui ne aveva avuto bisogno per prestarle a un amico... per salvarlo
da un colpo di testa... giurando e spergiurando... che... tra cinque
o sei giorni... le avrebbe riavute... e me le avrebbe ridate per la
pigione... I cinque... o sei giorni... son passati due volte... e oggi
io devo pagare... altrimenti, il padrone mi fa gli atti... e il mio
commercio è rovinato.

AMALIA

E lui?

IDA

Quando glie n'ho parlato, m'ha fatto una scenata da far correre i
vicini... m'ha coperta d'insulti in presenza di tutti... e, poi, è
uscito di casa... e non s'è più visto!

AMALIA

(_addolorata: — sincera_) — Oh, ma io non sapevo!... Qui, non ha detto
niente...

IDA

Naturale!... È chiaro che vuol romperla con me... perchè capisce che
la cuccagna è finita... Vedrà che non sbaglio!... Avrà qualche idea
in testa!... Oh, se l'ha!... Tanto meglio!... Ho detto che, sta volta,
sono decisa a finirla anch'io!... Dunque, siamo d'accordo!... Lui vada
per la sua strada... io... per la mia!... Quando si fa una vita come
la sua... senza lavorare... ce ne vogliono troppi!... A vivere... io e
il bambino... ci penserò io!... Lui pensi alle sue... _cocottes_... o a
quello che ha per la testa... di nuovo!

AMALIA

Ma che vuoi che abbia!... Vedi, Ida... tu hai ragione... sì, mille
ragioni in fondo... ma quello che ti fa torto... sono quei continui
sospetti... quelle continue gelosie.

IDA

No... no!... Già... lei è sua madre... e... capisco... non può
ammettere che tutti i torti siano suoi... Ma, a parte quello che lei
chiama... «le mie gelosie»... e che sono _fatti_... di cui potrebbero
darle tutti cento prove... oggi... vedrà... c'è qualche cosa di nuovo!

AMALIA

Ma perchè... ma perchè?

IDA

Perchè... per quanto io sia imbecille... ho capito sempre che... per
l'interesse almeno... egli non voleva romperla con me, finora... Altre
volte, m'ha fatto delle scene... ma come questa volta, no!... Dopo
un'ora... per _interesse_ almeno... tornava sempre!... Oggi, no!...
Vuole che le dica?: ha capito ch'io non ne avevo più... e, forse, ha
messo gli occhi addosso a qualche altra... stupida... per offrirle il
mio posto.

AMALIA

Ida, per carità!


SCENA SESTA.

Alfredo _e_ dette.

ALFREDO

(_è vestito con signorile eleganza: — entra gajo; e, vedendo Ida,
diventa di cattivo umore_) — Che fai qui?... Sei venuta a annojare la
mamma con le tue gelosie?

IDA

(_con veemenza nevrotica_) — Sono venuta a dirle la bell'azione che tu
mi hai fatto... dopo tutte le altre!

ALFREDO

E io ti dico che sei una pazza, capisci?

IDA

Una pazza?... Sì, è vero!... Pazza, quando ti ho sposato: pazza, per
sopportarti per due anni... in cui me ne hai fatte vedere di tutti
i colori... Tu non facevi che umiliarmi davanti alla gente... e io
tacevo!... Tu mi lasciavi in casa a lavorare come una martire... e
andavi fuori con le tue amanti... e io piangevo!... Tu pigliavi i miei
danari e ti vergognavi di condurmi in giro con te... perchè io sono
una sarta... e... il gran signore... l'aristocratico... non voleva
incontrarsi con le grandi dame... avendo al braccio quella che vestiva
loro... e lui!... (_con crescente parossismo_). Oh, non lo sapevi
che ero una sarta, quando mi facevi la corte!?... Sì... sì!... Ma...
bada... ora sono guarita dalla mia pazzia.... Sono stanca di questa
vita!... Tu... va dove vuoi... fa quello che ti pare... Io non intendo
di rovinarmi la salute per te!... Quando ero sola, avevo più danaro che
non m'occorresse... Non ho nessun obbligo di mantenerti, io!... Dunque,
separiamoci da buoni amici... Te lo dico, senza collera, davanti a
tua madre... È molto meglio così!... Ti manderò qui la tua roba... e,
agl'impicci miei, ci penserò io!

ALFREDO

(_freddo_) — Se aspetti ch'io venga a cercarti... aspetterai un pezzo!

IDA

(_a Amalia_) — Ha sentito?... È la prima volta, almeno, che siamo
d'accordo!... Meglio così!... A rivederla! (_esce, convulsa_).


SCENA SETTIMA.

Amalia _e_ Alfredo.

AMALIA

(_severa_) — Alfredo, non dovevi trattarla in quel modo!... Ida ha
ragione... E tu, invece d'irritarla, avresti dovuto cercar con lei il
modo di togliervi d'imbarazzo.

ALFREDO

Ma che imbarazzo!... Non avrebbe che a chiedere un acconto a qualche
sua cliente delle più ricche... e tutto sarebbe accomodato!... Fa
così... perchè... perchè sono stato uno sciocco, io, a credere che
una donna volgare come lei... sarebbe stata capace di capire la
nostra condizione!... Che cosa le domando, in fin dei conti?... Le
domando quello che marito e moglie hanno tutto il diritto di esigere
reciprocamente... cioè, di ajutarsi a vicenda.... Ebbene, oggi lei
doveva ajutar me col suo commercio: domani, quando io avrò uno stato,
sarebbe toccato a me...

AMALIA

Va bene... ma, in tanto, capirai!... Ida ha tutti i pesi... e tu...
certe volte... con certe tue relazioni...

ALFREDO

Ah!, scusa... ma, adesso, io non sono più un fanciullo per farmi
delle prediche!... Sono un uomo, perdio!... E, per aprirmi una strada
in società... devo pure assoggettarmi a certe esigenze... a certi
contatti... a certe apparenze...

AMALIA

(_irritata_) — Già... sempre l'apparenza!... Siete fatti così
vojaltri!... (_con rimprovero accentuato_). E non ti basta di chiederle
il danaro per te... anche per gli amici!

ALFREDO

Che amici!?... È una favola!... Il danaro l'ho dato al babbo.

AMALIA

A lui!?... (_con dolore sincero_) Ogni giorno, una brutta novità...
Povera Ida!... Che pasticci!... E si va sempre peggio! (_con
angoscia_).

ALFREDO

Eh via, mamma, non disperarti!... Anzi, è meglio così!... Anzi tutto,
a questo mondo, le posizioni nette sono le preferibili... Con Ida ci
divideremo da buoni amici... Vedrai... Metterò io di mezzo persone che
accomoderanno tutto!... Al punto in cui sono le cose... anche la mia
dignità!... Lei resta libera... e anch'io!... Sono giovane, perdio!...
La gioventù passa presto... e io non voglio... non posso... sciuparla
per una donna... che avrà tutte le belle qualità... non lo nego... ma
che, in somma, non mi capisce.

AMALIA

(_come ricordando le parole di Ida circa il «qualche cosa di nuovo» che
deve aver in mente Alfredo_) — Ah!


SCENA OTTAVA.

Gaudenzi _e_ detti.

GAUDENZI

(_con aria soddisfatta_) — Adesso, sto meglio!... (_vedendo Alfredo_).
Sei qui?

ALFREDO

(_gajo_) — Miss Emma Stower arriva tra un'ora.

GAUDENZI

(_con giubilo_) — Oh, che grande... che eccellente notizia!

ALFREDO

Mi ha telegrafato da Genova... Vado alla stazione... Vieni anche tu...
o ti presento più tardi?

GAUDENZI

(_per entrar nella sua camera e per andare a vestirsi_) — Vengo alla
stazione!

AMALIA

Chi è Miss Stower?

GAUDENZI

Una cantante celebre...

ALFREDO

(_ridendo_)... che non ha mai cantato!

GAUDENZI

È milionaria...

ALFREDO

(_serio_) — Autentica!

AMALIA

Come la conoscete?

GAUDENZI

Ecco: io non l'ho mai vista... eppure, figurati... posso dire di averla
conosciuta... prima che nascesse!

AMALIA

Che indovinello è questo!

GAUDENZI

Te lo spiego subito!... Quando ho cantato in America, in una _tournée_
con la Patti... il _manager_ era, certo signor Jones Stower, il quale
s'innamorò della _seconda donna_... la Favretti... e la sposò... Così
è nata Miss Emma... la quale, rimasta orfana di madre e di padre...
ricca... con quel sangue di teatro italiano e d'iniziativa americana
nelle vene... si mise in capo di venir in Italia a studiare il bel
canto... Siccome il vecchio Stower era sempre rimasto in relazione
d'affari con me per qualche _scrittura_... così... anche per qualche
ricordo che serbava di me la madre... la giovinetta, quando fu al
_Conservatorio_ di Milano, mi scrisse della sua venuta, pregandomi di
procurarle qualche commendatizia.

ALFREDO

Allora, io ero a Milano a far pratica... e mi presentai a lei con una
lettera del babbo... È una signorina molto seria... molto istruita...
una vera americana... E come parla bene italiano!

GAUDENZI

(_si toglie la veste da camera: — Amalia gli dà l'abito: — vestendosi_)
— Sfido, io!... La povera Favretti era una fiorentina puro sangue...
Sicchè, fin da bambina, se Miss Emma volle parlare con sua madre,
bisognò che parlasse italiano... (_a Alfredo_). Dove alloggerà?

ALFREDO

(_mostrando il dispaccio_) — Telegrafa: «Trovatemi piccolo
appartamento».

GAUDENZI

Bisogna cercarlo subito.

ALFREDO

Ma all'albergo... credo... starebbe meglio.

GAUDENZI

(_come colpito da un'idea_) — Ma no!... Si vede che preferisce una casa
privata... magari una pensione di famiglia.

ALFREDO

Sentiremo... e, in tal caso, cercheremo con lei.

GAUDENZI

(_c. s._) — È già trovata!... Portiamola qui.

ALFREDO

(_sorpreso_) — Qui?!

GAUDENZI

Sì!... Le daremo noi alloggio e pensione... spenderà la metà... e...
per noi... sarà una risorsa... (_a Amalia_) Non è vero?

AMALIA

Certo!

GAUDENZI

(_gajo_) — Dodici... o quindici... lirette al giorno... potrà sempre
pagarle.

ALFREDO

Qui!?... Dove la metti?

GAUDENZI

Nella camera di Rina... È bellissima... ha il suo gabinetto da
_toilette_... Le daremo anche il salottino da lavoro... questa sala...

AMALIA

(_approva col capo_).

ALFREDO

(_ridendo_) — Tutta la casa!

GAUDENZI

(_serio_) — Purchè vengano danari!

AMALIA

(_con vivacità_) — Sì... sì!

ALFREDO

(_per nulla persuaso_) — Rina... non vorrà... e, poi, no... no!... È
più libera all'albergo... La tua idea non mi va!

GAUDENZI

Eppure, ha il suo lato buono...

ALFREDO

(_ridendo_) — Per te!

GAUDENZI

(_con intenzione_) — Per tutti!... Appena fiuteranno la milionaria...
cento parassiti le si metteranno dattorno... All'albergo, ti sarà
impossibile di sottrarla alla influenza dei soliti sfruttatori...
(_rincalzando_) Qui... conoscerà solo le persone presentate da noi...
(_sottolineando le parole_) i nostri amici...

ALFREDO

(_che ha riflettuto_) — Hai ragione!

AMALIA

Ecco Rina!


SCENA NONA.

Rina, Bice _e_ detti.

RINA

(_è vestita in elegante «toilette» primaverile: — entra in iscena
tenendo sotto il braccio Bice, che veste più modestamente, ma non
senza eleganza: — corre da Gaudenzi e lo bacia con gajezza_) — Buon
giorno!... (_saluti tra Bice e gli altri_).

GAUDENZI

Giungi a proposito... Ho bisogno...

RINA

(_ridendo_) — Di quattrini?... Anch'io, babbo!... Devo comperar della
musica.

GAUDENZI

A questo ci penseremo!... Ora, si tratta di cose serie.

RINA

(_gaja_) — Più serie di Beethoven?

GAUDENZI

Ho bisogno di... regalarti un bell'abito nuovo per il giorno degli
esami.

RINA

(_con entusiasmo_) — Oh, che splendida idea!... Ma dici sul serio!...
Hai vinto al lotto?

GAUDENZI

No!... ma, in cambio dell'abito, io voglio...

RINA

(_c. s._) — Ahi!... ahi!... Che cosa?

GAUDENZI

La tua camera... per qualche settimana.

RINA

(_facendosi seria_) — Per che farne?

GAUDENZI

Per affittarla...

RINA

(_ridendo_) — A un altro principe russo... che, poi, mi sposerà... come
quello dell'anno scorso?

GAUDENZI

No!... A una signora.

RINA

(_con grande vivacità_) — A una donna?... No... no... mai... mai!

GAUDENZI

Americana... molto ricca.

RINA

(_c. s._) — Donne?... No... ti ripeto!... (_a Amalia_). Lo senti,
mamma?... Vuol mettere in casa delle donne!

AMALIA

Se è una signora per bene...

RINA

(_risoluta_) — Per bene... o per male... donne, no! (_per entrar nella
sua camera_).

GAUDENZI

(_impazientito_) — Senti, Rina...

RINA

(_c. s._) — No... no!

ALFREDO

(_a Gaudenzi_) — Te l'ho detto, io!... (_con occhiata d'intelligenza a
Rina, non continuando il proprio pensiero_).

RINA

(_a Alfredo_) — Che hai detto, tu?

ALFREDO

Che avresti detto di no!

RINA

(_fredda e asciutta_) — Ci voleva poco ingegno a indovinare!

ALFREDO

(_c. s._) — Del resto, ero contrario anch'io!

RINA

(_sorpresa_) — Perchè?

ALFREDO

Perchè starà meglio all'albergo... (_a Gaudenzi_). Andiamo...?
(_azione. — Alfredo vorrebbe andarsene: — Gaudenzi indugia, sperando di
persuadere Rina: — Rina è titubante, desiderosa di contrariar Alfredo:
— Bice la invita, con lo sguardo, a resistere; Amalia a cedere_).

RINA

(_a Gaudenzi_) — Che signora è?

GAUDENZI

Una celebre cantante americana, che esordirà all'_Argentina_.

RINA

(_c. s._) — Ti preme assai di darle alloggio in casa?

GAUDENZI

Sì!

RINA

È giovane!

GAUDENZI

Giovane... simpatica... Sarà per te una buona amica... L'accompagnerai
al pianoforte... le farai veder Roma... e lei ti condurrà a teatro.

RINA

(_a Amalia_) — Mamma, che ne dici?

AMALIA

Io sono contenta.

ALFREDO

(_per andarsene_) — E io la conduco all'albergo...

RINA

(_a Alfredo_) — Un momento!... Lasciami riflettere.

ALFREDO

Sta a vedere adesso, che, per far dispetto a me, glie la dài la camera!

RINA

Non per far dispetto a te... ma per far piacere agli altri.

GAUDENZI

(_con gioja_) — Davvero?

RINA

(_risoluta_) — Sì!... Prendila pure... Io dormirò nel camerino giù in
fondo... ma ricordati la promessa...

GAUDENZI

Promessa è debito...

RINA

(_ridendo_) — Ahi!... Allora...

GAUDENZI

(_gajo_) — Birichina!... (_a Amalia_). Dammi il cappello... e il
bastone.

ALFREDO

(_guardando l'ora_) — Si fa tardi...

GAUDENZI

Eccomi! (_per andar via con Alfredo_).

AMALIA

(_a Rina_) — Noi andiamo a preparar la camera.

RINA

(_a Bice_) — Vieni anche tu... Mi ajuterai a portar via la roba...
(_Amalia, Bice e Mina escono dalla seconda porta a sinistra: — Alfredo
e Gaudenzi si avviano per la porta di destra: — sulla soglia, Naldini
li ferma_).


SCENA DECIMA.

Naldini, Gaudenzi, Alfredo.

NALDINI

(_sulla soglia_) — Alto là!

GAUDENZI

Che c'è?

NALDINI

(_entrando trionfante_) — Una grande notizia!

GAUDENZI

(_con giubilo_) — Un'altra!?

NALDINI

(_con orgoglio e con gioja_) — Un terremoto autentico... duecento case
crollate... seimila persone senza tetto... parecchie vittime... Non
manca nulla!

GAUDENZI

È sicura?

NALDINI

(_c. s._) — Per quanto provvenga dalla _Stefani_, è proprio vera!... Ne
ho avuto la conferma al Ministero degl'Interni... (_mostra il foglietto
volante_).

GAUDENZI

Allora, bisogna provvedere...

NALDINI

E subito!

ALFREDO

(_impaziente_) — Il treno arriva... Andiamo!

NALDINI

(_sorpreso, a Gaudenzi_) — Uscite?

GAUDENZI

No... no!... (_a Alfredo_). Va tu alla stazione: io ti attendo qui.

ALFREDO

Che avete da fare?

NALDINI

Il _Comitato_...

ALFREDO

Lo farete dopo.

NALDINI

No... no!... In queste cose, un'ora di ritardo... è peggio d'un
terremoto!

GAUDENZI

Ha ragione!

ALFREDO

Allora, vado! (_via_).

GAUDENZI

E noi... al lavoro!... (_indicando uno stipo_). Là... c'è carta...
penne...

NALDINI

(_prendendo l'occorrente per iscrivere_) — I resti... dell'ultimo
_Comitato_... (_ride_).

GAUDENZI

Io non butto via niente!... (_Naldini si mette allo scrittojo, pronto
a scrivere: — Gaudenzi si leva il cappello e passeggia per la sala,
concentrandosi_).

NALDINI

(_osservando un timbro_) — Anche il timbro: «Comitato di Beneficenza»!

GAUDENZI

È il più necessario... e serve per tutte le occasioni... (_dopo d'aver
riflettuto_). Prima di tutto, il presidente.... Chi facciamo?

NALDINI

Il principe di Castrovetero...

GAUDENZI

Sempre lui!

NALDINI

Si è certi che accetta!... Non è buono a nulla... ma ha un bel nome...
dei sigari eccellenti...

GAUDENZI

Non sa dire una parola!

NALDINI

È quel che ci vuole!... Così... parliamo sempre noi.

GAUDENZI

L'osservazione è giusta... (_serio_) Sta volta... per altro... bisogna
invitarlo con una certa solennità.

NALDINI

S'intende!... Il disastro è di quelli co' fiocchi.... Lo inviteremo a
nome della intiera cittadinanza.

GAUDENZI

No!... Bastano i soliti _cospicui cittadini_... per firmare la
lettera... Scriva... (_dettando_). «Signor Principe»...

NALDINI

(_scrivendo_) — «Signor Principe»....

GAUDENZI

(_sempre dettando_) — «I sottoscritti, profondamente commossi
dall'orribile disastro che ha colpito gli abitanti di...»
(_interrompendosi_). Dov'è avvenuto il disastro?

NALDINI

(_dopo aver consultato il dispaccio della «Stefani»_) — A Monteleone...

GAUDENZI

(_tornando a dettare_) «... gli abitanti di Monteleone, fanno appello
al suo alto spirito di carità... e la pregano vivamente di voler
prendere l'iniziativa di un Comitato Romano per soccorrere i nostri
fratelli...» (_interrompendosi_). In che provincia è Monteleone?

NALDINI

Mi par nel Veneto...

GAUDENZI

Non è in Lombardia?

NALDINI

Chi lo sa!?

GAUDENZI

(_imbarazzato_) — Credo che ci siano diversi Monteleoni...

NALDINI

Il dispaccio dice semplicemente «Monteleone»... Ripeta anche lei così.

GAUDENZI

Vorrei citar la provincia...

NALDINI

Metta Calabria.... I terremoti buoni... ci vengono sempre di là!

GAUDENZI

(_c. s., dettando_) «.... i nostri infelici fratelli della Calabria....
Certi che, per l'onore di Roma, Ella vorrà assumere la nobile
iniziativa, si mettono a sua disposizione... per coadiuvarla nel
benefico intento.... Con ossequio...».

NALDINI

(_scrivendo_) — «Con ossequio...». È fatto!

GAUDENZI

(_fregandosi le mani_) — Benissimo!... Basta così!... Ora, io faccio
una corsa da _Aragno_... da _Singer_, al _Colonna_... per le firme....
In tanto, lei prepari le lettere d'invito... a nome del Principe.

NALDINI

(_per prendere appunti_) — E come scrivo?

GAUDENZI

(_impaziente di far presto_) — C'è la formula solita... Prenda la
cartella «terremoti».... Dev'essere la terza.

NALDINI

(_va a prendere la cartella_) — E con la stampa?

GAUDENZI

Un _comunicato_ subito... ma... badiamo... redatto con prudenza... nel
quale sia nominato solo il Principe con calde parole d'encomio.

NALDINI

(_sorridendo_) — Il Principe... e il comm.re Gaudenzi!

GAUDENZI

No... no, per carità!... Nè il mio nome... nè il suo!... Restiamo
nell'ombra... È molto meglio!... (_per andarsene; poi, ritornando_).
Anzi, nel _comunicato_, metta: «Il principe di Castrovetero, riparando
all'errore commesso da altri nella composizione di _Comitati di
Beneficenza_, chiamerà a farne parte i più autorevoli rappresentanti
della stampa romana».

NALDINI

(_atterrito_) — Mettere, nel _Comitato_, i giornalisti!

GAUDENZI

(_con sorriso maligno_) — Si rassicuri!... Solo qualcuno dei più
noti... e dei più occupati.... Quei tre... o quattro... che... tra
il Parlamento... e il giornale... non hanno un minuto di tempo per
intervenire alle riunioni.

NALDINI

(_rassicurato_) — Ah, quand'è così!... Lei le pensa tutte!

GAUDENZI

Scriva, dunque... e presto!... Io torno subito. (_via_).

NALDINI

(_tra sè, scrivendo_) — «... Appena giunta in Roma la notizia del
disastro di Monteleone, i cittadini più cospicui per censo, nome
e condizione sociale... si sono rivolti...» (_parlando_). Però...
ha un bel dire il Commendatore... ma un po' di cav.re Naldini, nel
_comunicato_ alla stampa, ci starebbe bene!... (_scrivendo_). «...
rivolti al principe di Castrovetero, l'illustre patrizio che in
tante occasioni...» (_parlando_). Porterò io l'articolo ai giornali:
così stamperanno: «dal cavaliere Baldini riceviamo...» (_continua a
scrivere, dettando a sè stesso_).


SCENA UNDECIMA.

Rina, Bice _e_ detto.

  (_entrano dalla seconda porta, a sinistra, senza cappello,
  sopraccariche di vesti e altri oggetti di toilette femminile. —
  NALDINI è sempre intento a scrivere_).

BICE

(_sulla soglia, indietreggiando: — piano_). C'è gente!

RINA

(_sulla soglia, osservando_). È Naldini!

BICE

È vero!... Non lo avevo riconosciuto! (_entra in iscena con Rina_).

RINA

(_a Naldini_) — Che fa qui... lei?

NALDINI

(_scusandosi_) — Oh, buongiorno... signorine! (_a Rina_). Lo vede:
lavoro!

BICE

(_indicando gli oggetti che portano_) Anche noi!... Facciamo _San
Martino_!

NALDINI

(_a Rina, sorpreso_) — Cambiano di casa?

RINA

No... Cambio di camera... io sola!

NALDINI

Perchè?

RINA

Hanno affittata la mia!

NALDINI

(_sorpreso_) — A chi?

RINA

(_con intenzione_) — A una bella signora....

NALDINI

(_alzandosi con sollecitudine_) — Una bella signora?

BICE

(_ridendo, a Rina_) — Vedi... appena sente parlare di una bella
signora... scatta! (_ridono_).

NALDINI

Certo!... Io amo molto... le belle signore... (_con galanteria_) ma
ancora più... le belle signorine.

BICE

(_provocante_) — Tutte?

NALDINI

Tutte... in blocco... (_sottolineando le parole_) ma... in
particolare... una!

BICE

(_c. s._) — Chi?

NALDINI

Voi!

BICE

Burlone!

RINA

(_parlando: — Rina e Bice, come per riposare, posano sulle poltrone ciò
che portano. — Rina a Naldini_). E il suo amico Labani... che fa?

NALDINI

(_ridendo_) — Era giù in istrada... ad attendere che il Commendatore
uscisse... per venirlo a cercare. (_Rina e Bice ridono_).

BICE

Povero Labani!... Fa sempre così!

RINA

Non sa inventar altro!

NALDINI

Certo... non ha molta immaginativa... come tutti i veri innamorati!

RINA

Innamorato!?... Ma lo è proprio?

NALDINI

Sul serio... e... lei ha torto di tormentarlo così!

RINA

Io lo tormento?

NALDINI

Le par poca cattiveria di farlo andare tutte le mattine, alle sei, al
_Pincio_!

RINA

(_ridendo_) — C'è stato anche oggi?

NALDINI

Sicuro!... E le ha aspettate tre ore.

BICE

(_ridendo_) — Ah... ah!... Senti... senti!

NALDINI

E ne ridono, anche!

RINA

(_fingendo serietà_). — Questa mattina... noi... non si poteva andare.

BICE

Avevamo la lezione...

NALDINI

E ieri?... E l'altro giorno?

BICE

Sempre la lezione.

NALDINI

E lui... stupido!... continua ad andarci!

BICE

Non farebbe... lei... per amore... delle passeggiate mattutine... al
_Pincio_?

NALDINI

Per amore... _positivo_... salirei tutti i giorni anche il _gran
Sasso_... ma per contemplare soltanto i busti degli uomini grandi...
non anderei al _Pincio_ neppure in carrozza!... (_a Rina_). Lo creda:
è una vera crudeltà, perchè Silvio è di quelli... che _sposano_: non
di quelli che... come dice la canzone romanesca... lo fanno per...
_sbafare_!

BICE

(_provocante_) — E lei... di quali è?

NALDINI

(_dopo un momento_) — Io... io!?... Ebbene, sposerei volentieri... ma i
miei mezzi non mi consentono questo lusso.

BICE

(_ironica, provocante_) — Non ha un impiego?

NALDINI

No.

BICE

Non fa nulla?

NALDINI

Sono corrispondente onorario... vale a dire... senza _onorario_... di
molti giornali... (_con intenzione, a Bice_). Ma ho grandi speranze...
e una signorina intelligente, che pensasse all'avvenire... potrebbe...

BICE

(_con malizia di fanciulla depravata_) — Farsi amare... a credenza!...
E se le speranze fanno bancarotta?

NALDINI

Qui, non si tratta di me... ma di Silvio... (_a Rina_) il quale
la sposerebbe domani... a pronti contanti. (_Rina rimane seria,
riflessiva_).

BICE

Se è uno studente!... Come vuole che mantenga la moglie?

NALDINI

Studia... per stare a Roma.

BICE

Allora, ha di che vivere?

NALDINI

Senti!... Suo padre è uno dei più ricchi possidenti di Viterbo.... Da
trenta... a quaranta mila lire di rendita.

BICE

(_con ammirazione_) — Tanto!

NALDINI

Ed è figlio unico...

BICE

(_a Rina, con entusiasmo_) — Come sei fortunata!

RINA

(_seria, riflessiva, c. s._) — Chi sa!?


SCENA DODICESIMA.

Marianna, _seguita da_ Silvio, _e_ detti.

MARIANNA

(_con la spesa, dalla comune, parlando verso l'interno_) — Credo che
sia ancora in casa...

NALDINI

(_verso la porta_) — No; è uscito... ma puoi aspettarlo! (_Silvio
entra: — Marianna attraversa la scena, verso la porta del fondo_).

RINA

(_a Marianna, indicando le vesti che sono sulle poltrone_) — Marianna,
porta questa roba nel camerino...

MARIANNA

Vengo subito... (_entra nella porta del fondo: — poi, durante il
dialogo che segue, e senza prestarvi attenzione, rientra in iscena;
e, in due o tre volte, porta via le vesti, ecc., con ordine: — ciò
fa lentamente, in modo da esser sempre in vista del pubblico, a
intervalli, sino alla fine dell'atto_).

SILVIO

(_salutando_) — Signorine... (_poi, appena Marianna s'è allontanata,
corre a Rina con aria di rimprovero_) Anche questa mattina sono
stato...

RINA

Lo so!... Ma perchè c'è andato!... Le ho pur fatto capire che non sarei
venuta più.

SILVIO

È vero!... Ma io speravo...

RINA

Ha torto!... Fu già una grave imprudenza di venirci qualche volta... Ci
hanno visti... e le mie buone amiche l'hanno saputo.

SILVIO

Bene!... Se non vuol venire al _Pincio_... vediamoci a _Villa
Borghese_... a _San Pietro in Montorio_...

BICE

(_ridendo_) — A Frascati... a Tivoli... a Jokohama!

SILVIO

(_a Rina_) — Dove vuol lei...

RINA

In nessun posto!

SILVIO

Come?... Dovrei rinunziare a quelle passeggiate mattutine, così
deliziose... noi tre soli?

RINA

(_accenna di sì_).

NALDINI

Scostumati!... Foste stati almeno in quattro!

BICE

(_a Naldini_) — Perchè non è venuto lei a far il quarto?

NALDINI

Per non diventare il terzo incomodo!

SILVIO

(_sempre a Rina, insistendo_) — Non è possibile!... Ne soffrirei troppo!

RINA

Eppure, è necessario!... Trovarci fuori... lo vede... ci espone a dei
dispiaceri: d'altra parte, vederci qui... senza ricorrere a qualche
ingenuo... troppo ingenuo... sotterfugio... (_sorridendo_) non è cosa
che possa durare... Scrivere nè meno.... Dunque, tronchiamo tutto!

SILVIO

(_con ardore_) — E può parlare così?... Ma se dovessi rinunziare a
lei... sarebbe la mia morte!

RINA

(_con leggiera commozione_) — Davvero?

BICE

(_pronta_) — Allora, non c'è che un mezzo?

SILVIO

(_con isperanza e sollecitudine_) — Quale?

BICE

Vada a parlare co' suoi genitori... e se essi consentono...

SILVIO

(_interdetto_) — Andare a Viterbo?

NALDINI

(_ridendo_) — Il viaggio non è lungo...

SILVIO

(_c. s._) — Non è il viaggio che mi spaventa!... ma... così a
bruciapelo... parlar di matrimonio... mentre sono ancora studente...

NALDINI

Non vi sposerete mica subito!

BICE

Ma, almeno... quando sarete fidanzati... lei potrà venir qui a tutte le
ore... accompagnarci a passeggio... a teatro...

SILVIO

(_titubante, a Rina_) — Lei, signorina, che ne dice?

RINA

(_con provocante mestizia_) — Dico che... pur troppo!... affrettando il
viaggio, lei anticiperà il disinganno!

SILVIO

Perchè?... La mamma mi vuol bene... Dirà subito di sì.

RINA

(_c. s._) — Ma suo padre?

SILVIO

Eh!... Il babbo... sì... quello si opporrà!

RINA

(_punta_) — Perchè non sono ricca!

SILVIO

No!... Ma si spaventerà all'idea delle spese per le nozze... per
l'appartamento degli sposi... Se sapesse che pena cavargli mille lire
di tasca!

NALDINI

Non preoccuparti di questo!... Ti ajuterà il Commendatore.

SILVIO

(_incoraggiato_) — Lo credi?

NALDINI

Ne sono sicuro!... È uomo di risorse... e, per farvi felici, troverà
modo di sposarvi... senza che tuo padre cavi una lira!

SILVIO

Oh, se fosse così!

BICE

Esita ancora?

SILVIO

(_prendendo il suo coraggio a due mani_) — No... non esito più!... (_a
Rina_) Ma vorrei che lei mi dicesse una parola... la vera parola... che
rende felici!

NALDINI

(_comicamente_) — Ti a-mo!

RINA

(_seria, mesta; ma lusinghiera_) — Se ritornerà con suo padre, la
dirò al mio fidanzato.... Se non ritorna, è meglio che non l'abbia mai
udita.

NALDINI

(_battendo le mani_) — Brava!... (_tra sè_) Oh, le donne!


SCENA ULTIMA.

Gaudenzi _e detti; indi_, Miss Emma; Alfredo; Amalia; _e, poi_, due
facchini.

GAUDENZI

(_affannato_) — Giunge Miss Emma...

RINA

(_a Marianna, che eseguisce_) — Chiama la mamma... (_Rina e Bice
mettono ordine nella sala_).

GAUDENZI

(_vedendo Silvio_) — Oh, buon giorno!... (_gli dà la mano: — poi, a
Naldini_) Bisogna mettere anche lui nel _Comitato_.

NALDINI

Lo faremo economo... (_piano, a Gaudenzi_) Così anticiperà le spese.

GAUDENZI

(_sempre affaccendato, spiando se Miss Emma giunge_) — Precisamente...

SILVIO

Ma io non so...

NALDINI

(_piano_) — Sta zitto... e accetta! (_forte, a Gaudenzi_) E le firme?

GAUDENZI

(_sulla porta_) — Ne ho già delle eccellenti! (_osservando_). Oh,
eccoli!... (_si ritira verso il centro della sala e assume un'aria
solenne_).

ALFREDO

(_entrando e presentando_) Miss Emma Stower... mio padre...

EMMA

(_con buona pronunzia italiana, e con grande naturalezza di modi,
evitando, nella _toilette_, nei gesti, in tutto, qualsiasi accenno di
comicità_) — Lieta di conoscerla...

GAUDENZI

(_presentando_) — Mia moglie... mia figlia... onorate, come me, di
offrirle ospitalità... (_saluti, complimenti, ecc._).

EMMA

(_a Amalia_) — Mi spiace di recar disturbo... ma l'offerta mi ha fatto
un gran piacere.

AMALIA

Qui, starà un po' a disagio.

EMMA

Perchè?

GAUDENZI

L'appartamento è piccolo... manca il _comfort_... Noi siamo una
famigliuola modesta... abbiamo delle abitudini semplici...

EMMA

Così piace anche a me... (_a Amalia e a Rina_). Amo molto la vita di
famiglia... con buone e cortesi amiche... (_stringe la mano a Amalia_).
C'intenderemo presto... (_guarda gli altri, che non le furono ancora
presentati_).

GAUDENZI

Mia figlia è una valente pianista...

EMMA

(_lieta_) — Mi congratulo.... Faremo musica insieme... (_Rina
ringrazia: — Emma torna a fissar Bice e Silvio_).

GAUDENZI

(_accorgendosi della attenzione di Emma, compie le presentazioni_) —
La signorina Bice, amica di Rina.... (_Emma saluta con lieve cenno del
capo: — c. s._). Il signor Labani... studente... (_Emma saluta, c. s. —
Gaudenzi con tono più marcato_). Il cavalier Naldini, mio segretario...
(_galante_) che, da oggi, è anche il suo.

NALDINI

(_inchinandosi_). Ben lieto di offrirle i miei servigj...

EMMA

(_a Gaudenzi_) — Ho molte lettere da scrivere... (_a Naldini_). La farò
lavorare... (_movimento di dispetto di Alfredo_).

NALDINI

(_inchinandosi_) — Fortunatissimo!... (_entrano i due facchini che
portano un baule e delle valigie_).

MARIANNA

Questa roba... dove si mette?

GAUDENZI

Nell'appartamento della signora... (_indicando Miss Emma_).

AMALIA

(_a Emma_) — Vuol vedere la sua camera?

EMMA

Sì, andiamo... (_per andarsene_).

GAUDENZI

In tanto, Marianna preparerà la colazione.

AMALIA

(_sollecita, a Emma_) — Che desidera?

EMMA

_Biefsteak_... latte... e _thè_! La mattina non prendo altro!... (_i
facchini escono, di bel nuovo, con Marianna: — Emma, vedendoli, si
ferma e cerca il portamonete_) Ah, bisogna pagare!

GAUDENZI

Ci penso io!

EMMA

Anche la vettura!

GAUDENZI

Ci penso io!

EMMA

(_per entrar a sinistra, sorridente_) — Prego tener memoria di tutto...
(_via, dalla seconda porta a sinistra, con Amalia_).

GAUDENZI

(_quasi tra sè, trionfante_) — Stia tranquilla... non dimenticherò
nulla!... (_azione: — Gaudenzi dà istruzioni, piano, a Marianna: — Rina
e Bice prendono in mezzo Alfredo e chiedono notizie di Emma: — Silvio
si stacca da loro e va a parlar con Naldini: — i facchini attendono
vicino alla porta di uscita_).

               [Gaudenzi; Marianna; Rina; Alfredo; Bice;
                      Facchini; Silvio; Naldini].

SILVIO

(_piano, a Naldini_). Se parto, come posso far da economo nel Comitato?

NALDINI

Ti surrogherò io fin che ritorni... Però, lasciami dei fondi.

SILVIO

(_sorpreso_). Come?

NALDINI

Oh, Dio!... Un centinajo di lire soltanto... per le piccole spese.

SILVIO

(_guardando nel portafogli_) — Non le ho!

NALDINI

Dammi quello che hai...

SILVIO

(_offrendo il danaro_) — Sessanta lire.

NALDINI

(_prendendole con viva sollecitudine_) — Farò l'economo sul serio...
fino ai primi incassi.... Ma torna presto: potrebbero ritardare!

GAUDENZI

(_che ha visto Silvio dar del danaro a Naldini_) — Naldini... quegli
uomini aspettano... (_indicandogli i facchini_).

NALDINI

(_a Silvio, ridendo_) — Lo vedi?... Entro già in funzione... (_va a
pagare i facchini, che poi escono_).

BICE

(_avvicinandosi a Silvio_) — Ebbene?

SILVIO

Domani sarò a Viterbo.

BICE

E ritornerà?

SILVIO

(_facendosi udire da Rina: — risoluto_) — Lunedì... con mio padre... o
mai più!

BICE

(_ridendo, con intenzione_) — Eh, via!... Chi ha bevuto l'acqua di
Trevi... non ci rinunzia! (_movimento di dispetto geloso di Rina. —
Alfredo li guarda, cercando di comprendere: — Silvio assicura, con lo
sguardo, Rina, che è così come ha detto. — Marianna esce dal fondo_).

GAUDENZI

(_discorrendo nel bel mezzo della scena_) — Che signora, eh!?...
(_a Alfredo_) Vedi se avevo ragione di volerla nostra ospite!...
(_s'avvicina a Naldini, gajo_) — Cavaliere, la giornata è principiata
bene!

NALDINI

(_gajo_) — Finirà meglio, Commendatore!...

(_azione: — Gaudenzi e Naldini si congratulano scambievolmente: —
Silvio stringe la mano a Rina per prendere commiato: — Bice si avvicina
a Alfredo; e la tela cala rapidamente sull'ultima _battuta_ di Naldini,
mentre i personaggi sono così disposti_)

           [Rina — Silvio
  Alfredo — Bice
                       Gaudenzi — Naldini].


  CALA LA TELA.



ATTO SECONDO

  _Salotto come nell'Atto primo._


  SCENA PRIMA.

  _All'alzar della tela, RINA, IDA, AMALIA, BICE, e una ragazza
  sarta, sono in faccende e tutte intente a piegar delle stoffe,
  che mettono nelle grandi scatole portate dalla ragazza sarta. —
  Altre stoffe, e «modelli di carta», trovansi, alla rinfusa e in
  disordine, sui mobili. — RINA è in «toilette» da mattina e da
  casa: AMALIA in vestito severo, come all'atto primo: IDA e BICE in
  «toilettes» d'uscita. — IDA ha il cappello in testa: BICE, in vece,
  avrà messo cappello e mantellina sopra un mobile, per ajutar RINA a
  lavorare._

  Rina; Ida; Amalia; Bice _e una ragazza da sarta_.

RINA

(_a Ida_) — Ma potrai finire tutto in quindici giorni?

IDA

Per gli abiti, sta' tranquilla... Saranno pronti anche prima!

RINA

E le sottovesti... e le giubbette... per casa?

IDA

A quelle... te l'ho detto... dovete pensarci voi... Ti ho lasciato il
«modello».... Con Bice, che ti ajuta... non hai bisogno d'altri.

RINA

(_protestando_) — Sì!... Con quello che abbiamo da fare!... Oggi, si va
dal Notajo: domani, al Municipio... e, quando si esce, è mezza giornata
perduta!

IDA

Domani... al Municipio?

RINA

Sì, per le pubblicazioni.

IDA

È proprio un matrimonio a vapore...

RINA

Che vuoi?!... Silvio ha persuaso il padre a far la domanda ufficiale...
(_ridendo_) E il signor Labani... già che è qui sulle spese... come
dice lui... vuole sbrigar tutto alle spicce.

IDA

(_con intenzione_) — Ed è lui che paga le «toilettes»? (_Bice e Amalia
sorridono_).

RINA

(_c. s._) — Lui!?... Neppure un metro di stoffa!... È così avaro!

IDA

(_inquieta_) — E allora... come fate?

RINA

(_ridendo della inquietudine di Ida_) — Paga... il babbo!

IDA

(_con ispavento_) — Il babbo?!... E con quali danari?

RINA

(_con leggerezza_) — Con quelli che Silvio ha trovato in prestito...
(_abbassando la voce_) e con quelli che miss Stower... presta al babbo!

IDA

(_con acredine_) — Ah, la famosa Americana che si è fatta fischiare...
all'_Argentina_!

AMALIA

(_con vivacità_) — Ida!... (_indicando la camera di Emma_) Potrebbe
udirti!

IDA

Allora, diciamolo piano.

AMALIA

(_c. s._) — Non bisogna dirlo... perchè non è vero!

IDA

Oh, quanto a questo... li ho sentiti, io, con le mie orecchie, i fischi!

BICE

(_sorridendo e indicando Rina_) — Anche noi!

IDA

E m'hanno fatto un gran piacere!

AMALIA

(_stupita, sdegnata_) — Perchè?

IDA

(_vivace_) — Perchè Alfredo le fa la corte!

AMALIA

(_protestando_) — Che ti metti in testa, ora?

IDA

Oh!, lei è una Santa... e non sospetta mai di nulla!... Ma, io, ho gli
occhi aperti... e... (_Amalia vorrebbe protestare: — Rina, indicando la
ragazza che ascolta, le fa cenno di troncare_) Lasciamo andare!... (_fa
cenno alla ragazza di prendere la scatola: — a Rina_) — Vieni sabato
per misurare i busti.

RINA

Di mattina?

IDA

Quando vuoi!... (_saluta; e, baciando Amalia, continua l'azione, come
per dire: «suo figlio vuole l'Americana, ma l'avrà da fare con me!».
— Sulla porta, s'incontra con Naldini. — Rina e Bice raccolgono, e
piegano, le altre stoffe rimaste sui mobili_).


SCENA SECONDA.

Naldini, _e_ Dette.

NALDINI

(_a Ida_) — Scappa... perchè giungo io?

IDA

(_sorridendo_) — No... perchè ho fretta!

NALDINI

E perchè, allora, quando vengo da lei, mi scaccia sempre?

IDA

Perchè dà noja alle mie ragazze... e non le lascia lavorare... (_via,
con la ragazza: — Amalia l'accompagna_).

RINA

(_a Naldini, con rimprovero_) — Bravo!

BICE

(_con gelosia_). Anche le lavoranti!

NALDINI

(_lusingato, ma protestando_) — Non è vero!... Sono calunnie!

BICE

(_c. s._) Oh, è capace di tutto... lei!

NALDINI

(_c. s., comicamente_) — Questo, sì!... (_a Rina, che ride_). Ma non
mi lasciano fare!... (_a Amalia, ch'è tornata in iscena: — serio_) Il
Commendatore è alzato?

AMALIA

Non ancora... ma è sveglio.... Ha già ordinato la colazione.

NALDINI

(_consegnando delle carte_) — Gli dia prima queste carte.... È roba che
bisogna esaminare a digiuno.... (_Amalia prende le carte, ed entra a
sinistra dello spettatore_).


SCENA TERZA.

Naldini; Rina; Bice.

NALDINI

(_continuando: — a Rina_) — Sono i conti del _Comitato_ per il
Terremoto.

RINA

Gli saranno... indigesti!

NALDINI

Ho paura di sì!... Ma, lui, con una buona colazione... digerisce anche
il _Colosseo_!

RINA

(_ridendo_) — È vero!

NALDINI

Felice lui!... Che bel carattere!... Io, in vece, quando ho una spina
nel cuore... mangio... mangio... ma non posso digerire!

RINA

(_ridendo_) — Per fortuna, spine... lei... non ne ha mai!

NALDINI

(_con serietà comica_) — Vuol canzonarmi, eh!?... Ne ho una... e
acutissima... (_indicando Bice_) Eccola lì!

RINA

(_c. s._) — La sposi... e non pungerà più!

NALDINI

Sposare?... Ma subito... appena avrò una posizione... Però, in tanto,
si potrebbe essere così felici... egualmente!

RINA

(_c. s._) Già!... In tanto, si fa come le _stelle_ dell'Aleardi...

NALDINI

... che si «guardan sempre e non si toccan mai!»... Sarebbe il
supplizio di Tantalo!... No, no!... In tanto, senza sposare... senza
corredo... senza ipotecar l'avvenire... si potrebbe esser felici lo
stesso!

BICE

(_fingendo sdegno_) — Rina, fallo tacere!

NALDINI

(_continuando, con maggior enfasi_) — Perchè?... La felicità è
nell'unione di due esseri che si amano.... Il matrimonio è soltanto una
formalità legale... (_indicando Rina_) buona per lei, forse... perchè
la vedova di Silvio... avrà il quarto vedovile... (_a Bice_) Ma io, se
muojo, cosa vi lascio?... Vi lascio... libera di prenderne un altro...
come me!

BICE

(_c. s._) — Finitela!

NALDINI

(_andandole incontro_) — Finiamola!... Un bacio... e tutto è fatto!
(_per baciarla_).

BICE

(_c. s._) — Siete un dissoluto! (_gli sfugge_).

NALDINI

(_con collera comica_) — E voi... una creatura immorale!

RINA

(_ridendo_) — Immorale... lei?!

NALDINI

Certo!... Mi condanna a struggermi in peccati di desiderio... e questa
è una immoralità scandalosa!

RINA

Ah, bella!

BICE

(_non potendo più star seria_) — È matto!... (_ride, con Rina,
maliziosamente_).


SCENA QUARTA.

Silvio, _e_ Detti.

SILVIO

(_entrando_) — Qui si ride?

RINA

(_gaja, andandogli incontro_) — Come vuoi che si stia serj dove c'è
Naldini? (_gli dà la mano_).

SILVIO

(_attirandola a sè, con affetto: — piano_) — Come sei bella quando
ridi! (_le accarezza la testa e la bacia_).

NALDINI

(_che s'è avvicinato a Bice: — piano_). Vedete!... (_con desiderio_) —
Eppure, non sono stati ancora dal Sindaco!


SCENA QUINTA.

Marianna, _e_ Detti.

MARIANNA

(_dando una carta da visita a Rina_) — Questo signore domanda di lei...

RINA

(_leggendo: — con sorpresa e piacere_) — Oh, Oswaigiaski!

SILVIO

(_di malumore_) — Chi è?

RINA

Quel violinista russo col quale ho sonato a _Santa Cecilia_ due mesi
or sono... (_a Bice_) Presto, sbrighiamo!... (_tolgono dai mobili le
stoffe, i «modelli», ecc._)

SILVIO

(_c. s._) — Che vuole?

RINA

(_ridendo_) — Ora, lo sapremo!... (_a Marianna_) Fallo entrare...
(_Marianna via: — rientra subito, introducendo Oswaigiaski: — esce_).


SCENA SESTA.

Oswaigiaski; Rina; Bice; Naldini; Silvio.

OSWAIGIASKI

(_entrando: — a Rina, con ossequio_) — Signorina, sono di ritorno a
Roma... e mia prima visita è per lei.

RINA

(_gli dà la mano_) — Troppo gentile!... (_presentando_) Silvio
Labani... il cavalier Naldini... Bice, che lei già conosce... (_saluti,
strette di mano: — Rina fa cenno a Oswaigiaski di sedere, e siede anche
lei: — Silvio e Naldini restano in piedi_).

OSWAIGIASKI

(_dando la mano a Bice_) — Signorina... (_salutando Silvio e Naldini_)
Signori...

RINA

(_a Oswaigiaski_) — Dunque, anche a Napoli e a Palermo... grande
successo!

OSWAIGIASKI

Sì!... Pubblico molto buono... facilmente entusiasta... ma i miei
_concerti_ non sono andati così bene come a Roma.

RINA

(_sorpresa_) — Oh, perchè?

OSWAIGIASKI

Perchè... lei... non sonava con me!

RINA

(_ridendo_) — Questo è un complimento!

OSWAIGIASKI

No... verità!

RINA

Non ha trovato buoni accompagnatori?

OSWAIGIASKI

Sì, eccellenti accompagnatori... ma non artisti che sentano come lei...
(_con calore_) Oh, io ricordo sempre sue interpretazioni!

RINA

(_contenta_) — Davvero?

OSWAIGIASKI

Con entusiasmo!... E perciò sono qui.... Mi hanno pregato di dare un
«concerto» per povera famiglia.... Questo mi piacerebbe molto; ma ho
risposto: «Io sono pronto, se signorina Gaudenzi sonerà con me»...
Vuole?

RINA

(_imbarazzata_) — Lo vorrei... ma non posso.

OSWAIGIASKI

(_sorpreso_) — Oh, perchè?

RINA

(_c. s._) — Tra pochi giorni... mi marito.

OSWAIGIASKI

(_resta interdetto_) — Lei?!

RINA

Sì!

OSWAIGIASKI

(_con dolore comico, che non può nascondere_). Oh, male... molto male!

SILVIO

(_risentito_) — Come... male?

RINA

(_pronta, indicando Silvio_) — Il mio fidanzato...

OSWAIGIASKI

(_correggendosi_) — Male... non per lei... (_indica Rina_) ma per
arte!... Per essere veri artisti... non bisogna aver cure di famiglia.

RINA

(_sorridendo_) — Ma anche lei ha moglie!

OSWAIGIASKI

Per questo, parlo così!... Mia moglie... giovane... bella... ricca...
e mi vuol bene; ma non ama la musica... Il mio strumento le urta
i nervi.... Impossibile vivere insieme!... Lei, però, sarà più
fortunata.... Questo signore... (_indicando Silvio_) le permetterà di
studiare...

SILVIO

Questo, sì!

OSWAIGIASKI

(_continuando_)... di dar «concerti» nelle grandi città musicali.

RINA

(_ridendo_) — Appena sposati, andiamo a stabilirci in campagna... e di
arte non si parlerà più!

OSWAIGIASKI

Oh, male... male!

SILVIO

(_perdendo la pazienza_) — Signor Oswaigiaski!

OSWAIGIASKI

(_alzandosi: — a Silvio_) — Oh!, io comprendo suo sentimento... e prego
scusarmi... Io non vedo che la mia arte... e questa sola io trovo bella
e utile... Perciò, deploro perdita di una vera artista... (_s'inchina,
e esce_).


SCENA SETTIMA.

Rina; Silvio; Bice _e_ Naldini.

SILVIO

(_con ira_) — Imbecille!

RINA

(_offesa_) — Perchè?

SILVIO

Vorrebbe si mandasse a monte il nostro matrimonio, perchè tu fossi
libera di dar _concerti_ con lui!

RINA

Non chiede tanto... Gli bastava d'avermi per un solo _concerto_.

SILVIO

(_sempre di malumore_) — Poverino!... (_ironico: — a Naldini e a Bice_)
Avete sentito?... (_rifacendolo_) L'arte sola io trovo bella... e
utile!... Utile... per lui... che arricchisce, forse!... ma è utile
lui... alla società... col suo violino?

RINA

È sempre utile... un grande artista!

SILVIO

(_c. s._) — Ih!... L'ho sentito!.... non ha altro merito che di sonare
della musica nojosa!

RINA

(_imbronciata_) — Parli così... perchè non capisci nulla!... Accade
spesso che, tra due artisti, si stabilisca una corrente di simpatia
prodotta da un'eguaglianza di temperamento artistico, che non c'è fra
tutti.

SILVIO

(_ironico_) — Già!... specialmente, se uno dei due è... una bella
ragazza!

RINA

No!... Una simpatia... di sentimento artistico... ripeto!

SILVIO

Sì... sì!... Belle parole... per mascherare una cosa molto volgare!

RINA

(_impazientita, quasi con collera_) — Oh, come sei materiale!

SILVIO

E tu... come mi canzoni bene col tuo spiritualismo!

RINA

(_con vivacità_) — Io non ti canzono... ma voglio che rispetti i miei
ideali... e le mie ispirazioni artistiche.... Oh, credi forse che...
quando sarò tua moglie... rinunzierò anche al mio modo di pensare?...
Rispondi!... C'è tempo ancora a ritirarsi!

NALDINI

(_interponendosi_) — Ohè, ragazzi!... Fate sul serio?

RINA

(_quasi esaltata_) — Su, via, rispondi!... Io non cambierò mai.... Se
ciò non ti garba, puoi lasciarmi!... Presto, rispondi!

SILVIO

(_tornando calmo e sorridendo_) — Vado a prendere il babbo per andar
dal notajo. (_per andarsene_).

NALDINI

Bravo!

RINA

(_trionfante, sorridendo_) — Così mi piaci!

SILVIO

Torno subito... È qui, al caffè, che m'aspetta. (_via_).


SCENA OTTAVA.

Rina; Bice _e_ Naldini.

NALDINI

(_con un sospiro di soddisfazione: — a Rina_) — M'avete fatto paura!

BICE

(_con rimprovero_) — Sei stata aggressiva!

RINA

M'ha dato ai nervi con la sua gelosia!

BICE

Sta bene... Ma devi prenderlo con dolcezza.

RINA

(_vivace_) — No, no!... Io lo conosco... Umile, sottomessa... non
m'amerebbe!... È un uomo senza volontà: bisogna che senta la mia.

NALDINI

Lei ha, forse, ragione... Con Silvio, la sommissione potrebbe essere
fatale.... Ma badi al padre: con lui, la ribellione può costar cara!...
Conquistato il marito, bisogna conquistare il suocero... perchè è lui
che ha la _cassa_.... Ci pensi!

RINA

(_dandogli la mano_) — È un consiglio d'amico... Lo seguirò... (_a
Bice_) Vado a vestirmi... Ti vedrò più tardi?

BICE

Sì!

RINA

(_via, a sinistra. — Bice mette il cappello e la mantellina_).

NALDINI

(_a Bice, insinuante_) — E io vi vedrò ancora, oggi?

BICE

Qui... non ci torno!

NALDINI

Vediamoci al _Costanzi_... Ho un palco per questa sera... Volete?

BICE

Perchè no?

NALDINI

E... dopo il teatro... ceneremo insieme.

BICE

(_con malizia_) — A quell'ora, non ho mai appetito!

NALDINI

Può darsi che sta sera vi venga!

BICE

(_c. s._) — Perchè!

NALDINI

Vedrete che ve lo faccio venire!

BICE

(_c. s._) — Non credo!

NALDINI

In somma, se viene...

BICE

(_con grande civetteria_) — Se viene lui... non vengo io! (_scappa_).

NALDINI

(_solo_) — E io dico, in vece, che ci verrai!... Oh, la conosco
bene!... È una maniera per dire: «verrò di sicuro»!... Le donne hanno
un linguaggio speciale, che bisogna saper tradurre...


SCENA NONA.

Gaudenzi _e_ Naldini.

GAUDENZI

(_entra in iscena con le carte in mano: — le consulta attentamente;
poi, scuote il capo, come per dire: «no, no!: non ci siamo!»_) Buon
giorno... (_sempre consultando le carte_).

NALDINI

Buongiorno... E così?!... (_indicando le carte_).

GAUDENZI

(_sempre crollando il capo_) — Non va... e non va!

NALDINI

Perchè?

GAUDENZI

Tremila lire di spese... sono troppe.

NALDINI

Eppure, sono tutte spese che abbiamo fatto!

GAUDENZI

(_con intenzione_) — Sì, ma... arrotondando!

NALDINI

(_sorridendo_) — Oh, Dio!... Un po' d'imbottitura...

GAUDENZI

(_sorridendo, con malizia_) — Mi pare che lei ne abbia messa troppa...

NALDINI

Il _venti_ per _cento_!

GAUDENZI

(_convinto_) — Non è molto!... Ma si sale già a _tremila_.... Troppe,
le ripeto, per una sottoscrizione che va così male!... (_indicando una
carta_) Lo vede?... Finora, se ne sono incassate solo _cinquemila_...
nemmeno il doppio di quello che s'è speso!... Chi lo avrebbe detto?

NALDINI

(_con dolorosa comicità_) — Un disastro, che prometteva così bene!

GAUDENZI

Ci hanno ingannati i primi dispacci!

NALDINI

(_c. s._) — Pareva il finimondo!

GAUDENZI

E, poi, ogni giorno, è risuscitato... un morto!

NALDINI

(_c. s., con dolore comico_) — Di autentici... ce ne sono rimasti
quattro soli!

GAUDENZI

E tutte le case che si dicevano crollate....

NALDINI

... si sono rimesse in piedi... da loro!

GAUDENZI

Basta!... Ciò che ora preme è di liquidare i conti del _Comitato_.

NALDINI

Come?

GAUDENZI

Diminuendo le spese...

NALDINI

Sono già fatte!

GAUDENZI

Allora, aumentando l'_incasso_.... E con che mezzo?... Con qualche
recita di beneficenza.... Io parlerò con il Capocomico del _Valle_: lei
conosce l'Impresario dell'_Argentina_: si può fare una buona retata...
e... quando l'attivo è buono... nessuno bada più al passivo.

NALDINI

Proviamo... ma ho poca fiducia!

GAUDENZI

Bisogna tentare: altrimenti, questo terremoto... ci seppellisce noi!

NALDINI

(_impensierito_) — Ne ho paura!


SCENA DECIMA.

Marianna; _poi_, Labani; Silvio _e_ Detti.

MARIANNA

(_dalla comune, annunziando_) — Il signor Labani...

GAUDENZI

Venga... venga! (_presto, a Naldini_) Metta via questi conti... (_gli
dà le carte: — Naldini eseguisce_).

SILVIO

(_entrando, gajo_) — Siamo venuti a prendervi...

GAUDENZI

Per andar dal notajo?... È presto!... (_guarda l'orologio_) Ci aspetta
alle undici... e non sono ancora le dieci.

LABANI

Glie l'ho detto!... Ma fate pazientare un innamorato, se vi riesce!

GAUDENZI

Anticiperemo.... Non so, però, se Rina sarà pronta... (_a Marianna_).
Va a dirle che faccia presto... perchè Silvio è su' carboni....
(_Marianna entra a sinistra: — a Labani_). In tanto, si potrebbe
metterci d'accordo sui punti essenziali del contratto... per non
discutere davanti al notajo.

LABANI

Come vi pare...

GAUDENZI

Ho preparato un piccolo schema.

LABANI

Bravo!

GAUDENZI

(_a Naldini_) — Cavaliere, vuol leggerlo?... Cartella «matrimonj»...

NALDINI

(_prende una carta, che trova sulla scrivania, e legge_) — Ecco: il
«Contratto nuziale» stabilirebbe: — 1º. «Gli sposi si maritano sotto il
regime della comunità assoluta dei beni»...

LABANI

Mio figlio... per ora... non possiede nulla!

GAUDENZI

(_pronto_) — Non importa!... In tanto, diventa padrone di ciò che
possiede Rina.... Poi, da qui a cinquanta anni... perchè voi ne vivrete
cento, a dir poco!... anche Rina... diventa padrona.

LABANI

Non mi par giusto se non avessero figli.

NALDINI

(_ridendo_) — Ne avranno... e molti!

LABANI

Seguitiamo pure...

NALDINI

(_leggendo, c. s._) — 2º. — «Il commend.re Gaudenzi assegna in dote
alla figlia ventimila lire»....

LABANI

Si era detto... trentacinque, o quaranta mila...

GAUDENZI

Con il corredo... e i mobili... che io cederei agli sposi.

LABANI

(_vivamente_) — Di mobili non so che farne... e il corredo è di uso
personale: non costituisce dote!... Questa, proprio in _contanti_, a
quanto la fissate?

GAUDENZI

A ventimila...

LABANI

È poco!

GAUDENZI

(_accomodante_) — Mettiamo venticinque!... Di più, oggi, non potrei!...
Alla mia morte... poi... (_Naldini ride_).

LABANI

E sia!

NALDINI

(_leggendo, c. s._) — «... assegna in dote alla figlia venticinquemila,
per le quali pagherà l'interesse annuo... del _quattro per cento_... in
due rate»...

LABANI

(_interrompendo, visibilmente seccato_) — L'interesse?!... Non
consegnate il capitale?

GAUDENZI

Subito... no!

LABANI

Perchè?

GAUDENZI

Perchè non l'ho!... È investito in terreni che bisognerebbe rivendere.

LABANI

(_sospettoso_) — Terreni... al vostro paese?

GAUDENZI

In quello di mia moglie...

LABANI

(_c. s._) — In provincia di Lecce?... Troppo lontano!... Avrei
preferito...

GAUDENZI

Danaro sonante?... (_ridendo_) Non ne avete bisogno!... Del resto...
(_con isfacciata sicurezza_) potete prendere un'ipoteca.

SILVIO

(_inquieto_) — Oh Dio, delle nuove formalità... per perdere tempo!

GAUDENZI

(_interrogando Labani_) — Non si ritarderà il matrimonio... per questo!

LABANI

(_sorridendo della agitazione di Silvio_) — No... no!

GAUDENZI

(_lieto e trionfante_) — E ciò è l'essenziale... (_correggendosi e
indicando Silvio_) per lui!

NALDINI

(_con intenzione_) — Per lui!... Si capisce!

SILVIO

(_guardando verso la porta di sinistra_) — Ecco Rina!


SCENA UNDECIMA.

Rina; Amalia; Detti; _e, poi_, Marianna.

RINA

(_in «toilette» da visita, accorre, terminando di vestirsi, ajutata da
Amalia_) — Io sono pronta!

AMALIA

Non ancora!... Aspetta!... (_finisce di aggiustarla_).

RINA

Fa presto!... (_saluta: — Silvio è attorno a Rina, raggiante di
felicità: — Gaudenzi e Labani sorridono della sollecitudine amorosa dei
fidanzati_).

GAUDENZI

(_a Amalia_) — E miss Stower che fa?... Sempre così avvilita?

AMALIA

(_c. s._) — Sempre!

GAUDENZI

Ma non dovrebbe avvilirsi così!... Anch'io sono stato artista... e...
non lo dico per vantarmi... ho avuto anch'io i miei trionfi... e le
mie _seratacce_!... E quanti ne ho visti a far fiasco!... Al momento,
sicuro, restavo... un po'... si capisce!... Ma, poi, quando si ha
della stoffa... si torna a galla!... M'addolora proprio di vedere miss
Stower smarrirsi così!... E... se vogliamo... un vero _fiasco_... non
è stato!... Solo qualche abbonato voltò la cosa in burletta.... E, poi,
quei maledetti giornali: quello Storari specialmente!

NALDINI

Oh, quello è stato proprio... feroce!

GAUDENZI

Però, se miss Stower volesse... ritentare...

SILVIO

(_impaziente_) — Ma non vuole... e il notajo aspetta!

GAUDENZI

(_a Silvio_) — Hai ragione!... (_a Amalia_) Dammi il cappello e il
bastone... (_Amalia va a prenderlo_).

MARIANNA

(_dalla comune, con una lettera: — a Labani_) — Una lettera urgente...
per lei.

Labani (_prendendo la lettera_) — Permettete?

GAUDENZI

Fate pure... (_a Amalia_) Il bastone?... (_Labani legge e tradisce
un'impressione ricevuta: — Silvio, che lo osserva, si avvicina a lui,
inquieto: — Rina non bada e parla con Naldini_).

AMALIA

(_consegnando a Gaudenzi il cappello_) — Non lo trovo!... (_a
Marianna_) Cercalo!... (_Marianna va a cercar il bastone; e, poi, lo
consegna a Gaudenzi: — Rina, parlando con Naldini, volge le spalle a
Labani_).

SILVIO

(_piano: — a Labani_) — Chi è?

LABANI

(_piano, dandogli la lettera_) — L'avvocato Roberti...

SILVIO

(_piano, leggendo_) — «Prima di andare dal notajo, passate da me»...
(_parlando_) Che vuol dir ciò?

LABANI

(_c. s._) — Vuol dire che ho chiesto informazioni... e, ora, le avrò.

SILVIO

(_c. s., turbato_) — Su Gaudenzi?

LABANI

(_c. s._) — Sì!... (_vedendosi osservato da Gaudenzi_) Silenzio! (_va
verso Gaudenzi_).

GAUDENZI

(_con sospetto_) — Una cattiva notizia?

SILVIO

(_pronto_) — No, no!

LABANI

(_con intenzione_) — Lo spero!... (_con naturalezza_) Un amico vuol
vedermi per cosa urgente.

SILVIO

(_c. s._) — Andrai dopo firmato il contratto.

LABANI

(_sottolineando le parole_) — No!... Devo andare... prima.

GAUDENZI

E il notajo che aspetta!

LABANI

(_guarda l'orologio_) — Alle undici manca un quarto!... Vi raggiungo
tra pochi minuti... (_per andar via_).

SILVIO

(_movimento per seguirlo_) — Vengo con te...

LABANI

(_con fermezza_) — No!... Io prenderò una vettura, e sarò dal notajo
prima di voi... (_via_).

GAUDENZI

(_a Silvio, sospettoso_) — Che è accaduto?

SILVIO

Niente!... L'avvocato Roberti gli ha scritto che passi da lui.

RINA

(_ridendo_) — E per questo... sei turbato?

SILVIO

Temo sempre qualche intoppo...

GAUDENZI

(_c. s._) — Quale intoppo?

SILVIO

Che so io!... Il babbo è così strano, che se gli dessero la notizia
di un fienile bruciato... sarebbe capace di ritardare il nostro
matrimonio.

RINA

(_ridendo_) — Ebbene, aspetteremo!... (_con leggerezza_) Ti spiace
la vita di fidanzati?... Io, la trovo piacevolissima.... È una festa
continua!... Corse per i negozj... lavoro con sarte e modiste...
complimenti di amiche invidiose.... Una delizia!... Quando saremo
maritati, non ci divertiremo tanto!

GAUDENZI

(_sorridendo_) — Pazzarella!... (_piano, a Naldini_) Lei, in tanto,
vada dal principe di Castelvetero a portargli i conti... meno la nota
delle spese... (_per andarsene_).

NALDINI

L'ha già chiesta tante volte!

GAUDENZI

Dica che non ha avuto il tempo di prepararla.... Gli parli della
rappresentazione al _Valle_... e all'_Argentina_.... (_Rina e
Silvio, via_) come di cosa già stabilita.... Guadagni tempo...
(_con sollecitudine_) e, sopra tutto, che, per ora, non riunisca il
_Comitato_.... (_sulla porta_). Il Presidente deve fare da sè.... Glie
lo metta in testa... lo gonfi un poco... (_via_).

NALDINI

(_raccogliendo le carte da portar via_) — Se soffio ancora... mi
scoppia!

AMALIA

(_ritornando dall'aver accompagnata Rina: — sulla porta_) — Sempre
molto lavoro, eh!, signor Naldini?

NALDINI

Sì, non c'è male!

AMALIA

Gaudenzi le dà poco ajuto.... In questi giorni, ha via la testa per il
matrimonio di Rina.

NALDINI

Oh, lui ha la testa a tutto!

AMALIA

E lei... quando sposa?

NALDINI

(_protestando_) — Io!?... Non ho mai avuto di queste idee!

AMALIA

(_impressionata_) — E Bice?

NALDINI

(_seccato_) — Bice.... Bice!... Io le ho parlato da galantuomo: sposare
mai!... Se vuole sposarmi... come posso dire... a c_onto corrente_...
senza investimenti vitalizj... sono qua!... Ma... senza impiego... come
posso caricarmi di una famiglia... e legare la mia miseria a quella di
un'altra creatura!

AMALIA

(_sorpresa_) — Sicchè?

NALDINI

(_per andarsene_) — Sicchè... (_a Alfredo, che entra e che incontra
sull'uscio_) Buon giorno!... Ho cento corse da fare.... È giornata
campale! (_via, correndo_).


SCENA DODICESIMA.

Alfredo _e_ Amalia.

ALFREDO

(_entra dalla comune: — cappello in testa, soprabito, ecc._).

AMALIA

(_lieta di veder il figlio: — poi, con dispiacere_) — Ah, sei tu!

ALFREDO

Sono già andati per il contratto?

AMALIA

Sì!

ALFREDO

Sei contenta?

AMALIA

Puoi immaginarlo!

ALFREDO

(_con invidia_) — Eh!... Un giorno, sarà ricca, lei!

AMALIA

E felice... perchè Silvio l'ama davvero... e suo padre... sarà, come
dite, un orso... ma è un orso di cuore.

ALFREDO

Tutti contenti, dunque, qui... meno _miss_ Emma, che piange... il suo
_fiasco_, eh?!

AMALIA

Già... meno lei, poveretta!

ALFREDO

È sempre in casa?

AMALIA

Sempre!

ALFREDO

Oggi, potrò vederla...

AMALIA

Meno di ieri.

ALFREDO

Eppure, devo parlarle!... (_toglie di tasca una carta_) Portale questa
carta... (_glie la dà_) È un talismano per ridarle il buon umore.

AMALIA

(_con sollecitudine_) — Allora, la porto subito! (_via, a sinistra: —
Alfredo, rimasto solo, si dà un'aria da trionfatore: — si accomoda la
cravatta, ecc. — Con l'azione, manifesta la soddisfazione, l'orgoglio,
la gioja della sorpresa che avrà Emma leggendo il «processo verbale»
del duello: — azione mimica, semplice, che dovrà durare un minuto_).


SCENA TREDICESIMA.

Emma _e_ Alfredo.

EMMA

(_entra in iscena a sinistra, con passo affrettato, tenendo in mano la
carta datale da Amalia. — È pallida, sofferente; ma fredda. — Anche
quando manifesterà gratitudine, si conterrà freddamente. — Veste con
semplicità: nessun giojello: — contrasto spiccato in tutto con l'atto
primo_) — Voi vi siete battuto?!

ALFREDO

(_indicando il «verbale» che Emma ha in mano_) — Lo vedete!

EMMA

Per me!

ALFREDO

Storari vi ha insultata.... Meritava una lezione... l'ha avuta!

EMMA

Avete esposto la vita... per me!

ALFREDO

(_con istudiata semplicità_) — Ho fatto il mio dovere!

EMMA

Oh, no!... Il vostro... è un tratto nobile... cavalleresco....
Grazie!... (_gli dà la mano_) Ma non posso approvare quel che avete
fatto.

ALFREDO

(_colpito dalla freddezza di Emma, che contrasta con le parole_) —
Perchè?

EMMA

(_fredda_) — Perchè non mi piace che voi abbiate preso così
pubblicamente la mia difesa... Questo poteva farlo solo un parente....

ALFREDO

.... o un amico!

EMMA

(_sottolineando_) — Un amico... mai!

ALFREDO

(_colpito, con disappunto_) — Oh!

EMMA

(_con maggior cortesia_) — Non di meno, vi sono grata di questa prova
di amicizia.

ALFREDO

(_sconcertato_) — Grata... ma non contenta!

EMMA

(_con grande sincerità_) — No!... Era meglio non intervenire in nessun
modo... (_con interesse_) È ferito gravemente?

ALFREDO

Ne avrà per un mese.

EMMA

(_sempre sincera_) — Povero Storari!

ALFREDO

(_sempre più sorpreso e sconcertato_) — Lo compiangete!

EMMA

Certo!

ALFREDO

Dopo tutto quello che ha scritto di voi?

EMMA

È stato scortese... ma ha detto la verità.

ALFREDO

(_protestando_) — No!

EMMA

(_sorridendo con amarezza_) — Oh, gli abbonati che zittivano... e la
_claque_ pagata, che applaudiva... è verissimo!... Ma, vi prego, non
parliamo più del mio _debutto_!... Ha fatto già troppo rumore... e,
ora, sarà peggio.

ALFREDO

(_credendo di capire_) — E perciò... siete così triste?

EMMA

Oh, no!... Oramai, ho deciso... Non canterò più... e... fra un mese...
gli abbonati... la _claque_... Storari... tutto sarà dimenticato!

ALFREDO

(_arrischiandosi_) — Tutto?

EMMA

(_vivamente_) — No!... (_quasi commossa_) Ricorderò sempre che in
Italia un gentiluomo s'è battuto per me... (_indicando il cuore_)
Questo è scritto qui... e non si cancella!

ALFREDO

(_rassicurato, riprendendo la sua fatuità di conquistatore_) — E
m'amerete un po' di più?... (_le prende la mano_).

EMMA

(_ritirando la mano con vivacità: — fredda, repulsiva_) — Vi prego!...
Ve l'ho già detto altre volte... Io non posso permettere che mi parli
così... un uomo che ha moglie.

ALFREDO

Emma!... Tutti possiamo commettere un errore.... Ma un errore... non è
una colpa!... Il mio... fu quello di sposare una donna volgare... dalla
quale ho dovuto separarmi... perchè mi rendeva la vita insopportabile.

EMMA

Voi siete ingiusto con vostra moglie.

ALFREDO

No!... Ida è buona... ma le nostre aspirazioni... la nostra
educazione... i nostri caratteri... erano troppo diversi... E io lo
sento: non ho mai amato che voi!

EMMA

(_offesa_) — E quale speranza avete fondato su questo vostro amore?...
Vi siete, forse, illuso al punto di credere che io potessi divenire la
vostra... amante?

ALFREDO

La mia amante, no!.... Ma mia moglie.

EMMA

(_con forza e con una specie di sorpresa_) — Vostra moglie?... Le
vostre leggi non ammettono il divorzio.

ALFREDO

Non lo ammettono, no... finchè siamo cittadini italiani... Ma, in
due anni, si può diventare cittadini svizzeri: in uno solo, vostri
concittadini: in sei mesi, cittadini di Baden...

EMMA

E voi rinneghereste la vostra patria... per...?

ALFREDO

Non vi ho detto che vi amo? (_le prende le due mani e gliele bacia,
senza che Emma, commossa, le ritiri_) — Oh, grazie, grazie!... Vedete:
io avevo bisogno di coraggio... e voi me lo avete dato... sì... sì...
perchè capisco che anche voi mi amate...

EMMA

(_con un filo di voce: — grande commozione_) — Sì!... (_poi, a un
tratto, con uno sforzo sciogliendosi da Alfredo_) — Ma no... no!...
Lasciatemi!... È inutile!

ALFREDO

Inutile... perchè?

EMMA

(_lottando, ecc.; ma, poi, risoluta_) — Perchè... perchè noi non
dobbiamo rivederci mai più! (_per andarsene_).

ALFREDO

(_sorpreso, esitando per timore d'irritarla_) — Volete lasciarmi...
così?

EMMA

(_c. s._) — Sì!... Addio! (_con isforzo, gli stende la mano_).

ALFREDO

(_c. s._) — Addio?

EMMA

(_c. s._) — E per sempre!

ALFREDO

(_c. s._) — Emma!

EMMA

(_c. s._) — Domani, lascio Roma... e, tra pochi giorni, l'Italia.

ALFREDO

(_con movimento di protesta_) — Oh!

EMMA

(_con grande amarezza e commozione_) — Il mio romanzo d'arte... di
gloria... d'amore... finisce così!... Non tentate di prolungarlo...
e lasciamoci da buoni amici... Di voi ricorderò sempre il difensore
coraggioso... l'amico!... Di me, ricordate che Emma Stower aveva un
cuore d'artista... ed era una donna onesta! (_via_).

ALFREDO

(_riprendendo la sua fatuità da conquistatore_) — Una donna onesta,
sì... ma una donna che mi ama!... (_chiamando verso la porta del
fondo_). Mamma, ti saluto.... Vado via... (_per andarsene: — si ferma,
vedendo Amalia entrar in iscena_).


SCENA QUATTORDICESIMA.

Amalia _e_ Alfredo.

AMALIA

Ebbene?

ALFREDO

Tra pochi giorni riprenderà il suo buon umore.

AMALIA

(_sorpresa_) — E canterà ancora?

ALFREDO

(_sorridendo_) — Non credo!... Le è costato troppo il _debutto_...
perchè abbia voglia di ricominciare. (_per andarsene_).

AMALIA

E resta qui?

ALFREDO

No!... Parte domani.

AMALIA

(_sorpresa_) — Domani?

ALFREDO

Sì!... Affari urgenti la obbligano a mettersi in viaggio.

AMALIA

(_c. s., dolente_) — Aveva promesso di assistere al matrimonio di Rina.

ALFREDO

Prima del _debutto_.... Ora, non sarebbe delicato ricordarglielo.

AMALIA

È vero!... (_rassegnata_) — Ma mi rincresce molto... M'ero affezionata
a lei.

ALFREDO

Lo capisco... ma è bene mandarla via... e presto!... Ha bisogno di
distrazioni.... Qui, tu... il babbo.... Rina... senza volerlo...
rinnovate ogni momento il ricordo doloroso.

AMALIA

Hai ragione!... (_con orgoglio di madre_) Hai sempre ragione, tu!

ALFREDO

(_bacia Amalia ed esce: — fuori di scena, s'incontra con Labani_) —
Passi... passi!... C'è la mamma.


SCENA QUINDICESIMA

Amalia _e_ Labani.

AMALIA

(_andando incontro a Labani, sorpresa_) — Non è andato dal Notajo!

LABANI

(_agitatissimo_) — No!... Ho fatto tardi... e l'ho mandato ad avvertire
che... per impegni imprevisti... pregavo di rimandar la pratica.

AMALIA

(_con viva sollecitudine_) — Qualche cattiva notizia?

LABANI

Una brutta sorpresa... che mi ha preparato Silvio!

AMALIA

(_incredula_) — Lui!... Povero ragazzo!... Che cosa ha fatto?

LABANI

Dei debiti!

AMALIA

(_rassicurata_) — Ah!... (_sorridendo_) Roba da giovanotti!

LABANI

(_diffidente_) — Lei... lo sapeva?

AMALIA

(_sincera_) — No!... Ma immagino che si tratterà di qualche
spesuccia... forse, per la fidanzata.

LABANI

(_solenne_) — Seimila lire!

AMALIA

(_sinceramente sorpresa_) — Seimila lire?

LABANI

In _cambiali_... rilasciate a strozzini... che non gli avranno dato nè
pur la metà!

AMALIA

(_con vero dispiacere_) — Oh, male... male!... Non credevo che Silvio...

LABANI

(_con ira repressa_) — Silvio... è un ragazzo senza testa!... Ma c'è di
peggio!... Sa chi lo ha presentato agli usuraj?

AMALIA

(_esitante_) — Naldini?

LABANI

Suo marito!

AMALIA

(_sorpresa_) — Gaudenzi?

LABANI

(_sospettoso_) — Lei non lo sapeva?

AMALIA

È la prima volta che sento....

LABANI

Le sembra un'azione da amico!

AMALIA

(_cercando di scusarlo_) — Silvio gli avrà fatto premura...

LABANI

Poteva dargliele lui...

AMALIA

Capirà: 6.000 lire!

LABANI

Ma che 6.000!... Tre... forse, 2.000... perchè gli strozzini... si sa!

AMALIA

(_confusa_) — Ma anche 2.000...

LABANI

E, allora, doveva avvertirmene...

AMALIA

(_c. s._) — Non avrà voluto darle un dispiacere.

LABANI

Ah, per evitare un dispiacere a me, suo marito ha messo Silvio sopra
questa bella strada!

AMALIA

(_protestando_) — Lei esagera!... Gaudenzi non può...

LABANI

(_interrompendola_) — Oh, signora Amalia... non cerchi di difenderlo!

AMALIA

(_addolorata, con mite risentimento_) — Signor Labani... lei dice delle
cose...

LABANI

(_quasi pentito d'averla offesa_) — Non contro di lei... (_sincero_)
Lei non è che una madre di famiglia... buona... ingenua... troppo,
forse... ma incapace di certi intrighi...

AMALIA

(_inquieta, non comprendendo_) — Che vuol dire?

LABANI

(_serio: — mutando tono: — con confidenza_) — Lei... quando ha
sposato... non aveva dote?

AMALIA

(_ingenua_) — Sì!

LABANI

(_sorpreso_) — In terre?

AMALIA

.... assicurate sopra un podere di mio padre.

LABANI

Per quanto?

AMALIA

Per cento scudi di rendita...

LABANI

... che è sfumata col capitale?

AMALIA

(_con un sospiro_) — Da molti anni!

LABANI

E suo marito... poderi e rendite... ne ha mai avuti?

AMALIA

(_sincera_) — No, certo!... Povero Gaudenzi!... Oh, s'egli avesse
potuto rimediare alla leggerezza di Silvio... lo avrebbe fatto!

LABANI

(_con intenzione_) — Ora, lo credo anch'io.

AMALIA

Eccoli!... Ritornano... (_va incontro al marito come per avvertirlo di
ciò che sa Labani: — poi, resta interdetta, esitante; e si ritira in
disparte, inquieta. — Labani prende un contegno freddo, compassato_).


SCENA SEDICESIMA.

Gaudenzi; Rina; Silvio _e_ Detti.

SILVIO

(_inquieto, andando vivamente verso Labani_) — Perchè rimandare il
contratto?... Ti si sarebbe aspettato fin quando fossi stato libero.

LABANI

(_asciutto_) — Era inutile!

SILVIO

Inutile?... Che vuol dir ciò?

LABANI

(_con collera repressa_) — Vuol dire che, quando si firmano cambiali di
seimila lire... non si prende moglie!... (_movimento d'inquietudine di
Gaudenzi, di Silvio e di Rina, ecc._).

SILVIO

(_interdetto_) — Tu sai!?

LABANI

(_c. s._) — Tutto!... E ti ringrazio della bella sorpresa... Il
principio è buono!

SILVIO

Non è il principio della vita nuova; ma la liquidazione della
passata... (_cercando scusarsi_) L'ultima sciocchezza... che si può
rimediare... anticipando il pagamento.

LABANI

(_ironico_) — Lo credo!... Ma chi pagherà?... Io, no!... Mi costano fin
troppo le tue sciocchezze... e non ho danaro da gettar via per i tuoi
capricci... e per quelli degli altri!... (_con intenzione ironica_) —
Tranne che tu non voglia pagare con la dote della moglie!

GAUDENZI

(_intervenendo, per istornar la tempesta_) — In questo... o in altro
modo... la cosa si può aggiustare.

SILVIO

Pagando!

LABANI

In che modo?

GAUDENZI

(_c. s._) — Il modo... ripeto... lo troveremo... Non c'è premura.

LABANI

Non sono di questo parere, io!... E ritiro il consenso.

SILVIO

(_con dolore, protestando_) — Perchè ho fatto dei debiti?

LABANI

(_calmo_) — Anche!

RINA

(_intervenendo_) — Anche?... C'è, dunque, dell'altro?

LABANI

(_c. s._) — Può darsi...

RINA

(_con risentimento vivace_) — Qualche calunnia contro di me?

LABANI

No, no!

GAUDENZI

(_inquieto_) — E... allora?

LABANI

Allora... allora... io non metto la mia firma sotto documenti che
affermano cose... non vere! (_stupore generale: — agitazione crescente
di Rina e di Silvio: — Silvio vorrebbe impedire la disputa_).

GAUDENZI

(_turbato; ma con risentimento vivace_) — Come sarebbe a dire?

LABANI

Che voi... nel contratto nuziale... promettete una dote... che non
potete dare!

GAUDENZI

(_c. s., ma fingendo una grande sicurezza_) — Ho promesso mille lire
all'anno... e le darò!

LABANI

(_ironico_) — Le promesse... non bastano!

GAUDENZI

(_imbarazzato_) — Sarete garantito...

LABANI

(_pronto_) — Da beni... che non esistono!

GAUDENZI

Come?!

LABANI

(_perdendo la calma_) — Come... come!?... Voi non possedete nulla... e
non potete assicurare nessuna dote a vostra figlia!

(_a questo punto, Emma, che ha udito le voci d'alterco, s'affaccia
alla porta di sinistra, inquieta, interrogando Amalia con lo sguardo.
— Amalia s'avvicina a lei e le fa comprendere il dolore che prova
per la disputa: — Emma la conforta: — le due donne restano nel fondo
della scena, a sinistra, sino quasi alla fine dell'atto. — Amalia è in
preda a una viva agitazione. — Emma, confortandola, l'abbraccia. — I
personaggi che parlano, si animano sempre più: — scena rapida, calda_).

             [Emma — Amalia
  Labani.                 Rina — Silvio
                          Gaudenzi].


SCENA DICIASSETTESIMA.

Emma, _e_ detti.

GAUDENZI

(_con calore, rispondendo a Labani_) — Ma guadagno 10.000 lire
all'anno!... Informatevene all'Ufficio municipale delle tasse!... Anche
senza calcolare i terreni, posso dunque impegnarmi...

LABANI

(_interrompendolo_) — A nulla!... (_per andarsene_) I contratti... a me
piace di farli sul positivo: non sopra semplici promesse.

GAUDENZI

(_con maggior calore_) — E avrete dei fatti... non delle promesse!

RINA

(_intervenendo: — agitatissima_) — Babbo, non rispondere più!... Te ne
prego.

GAUDENZI

(_con collera_) — Devo pur dire al signor Labani...

RINA

(_indicando Labani_) — Egli... ha ragione!... Avete promesso la dote...
la dote manca... cessa ogni obbligo... (_a Silvio_) E tu... sei libero!

SILVIO

(_con calore, protestando_) — No, perchè noi ci amiamo!

RINA

(_con grande amarezza e con vivo sarcasmo_) — Oh, l'amore... era già
compreso nell'affare!... Non possiamo amarci di più... per saldare
la differenza di 25.000 lire... e io divento una nuora impossibile...
perchè sono troppo povera... (_a Labani_) Non è vero?

LABANI

(_con iscoppio d'ira_) — No, no!... Io non fuggo davanti alla vostra
povertà... ma davanti alla menzogna di vostro padre!... Avrei anche
accettata per nuora la figlia di un operajo laborioso e onesto... (_con
forza, nell'andarsene_) Non accetterò mai... la figlia di un Gaudenzi!
(_via_).

  Amalia, Gaudenzi, Rina (_insieme_).

  AMALIA

  (_con sorpresa dolorosa_) — Oh!

  GAUDENZI

  (_con ira_) — ... di un...?

  RINA

  (_trattenendo Gaudenzi_) — Lascialo
  andare!

SILVIO

(_con calore, a Rina_) — Ma noi ci sposeremo lo stesso!

GAUDENZI

Bravo!

RINA

(_agitata, dominando l'ira e il dolore_) — È impossibile!... (_a
Silvio_) Ciò che è accaduto ora... ci separa per sempre!

SILVIO

(_c. s._) — Perchè?... Quando avrò 25 anni, sarò padrone di fare quello
che voglio... Dovrà ben passarmi... almeno gli alimenti!

RINA

Mai... mai... accetterò un soldo da lui!

SILVIO

Ebbene, lavorerò...

RINA

Tu!?... Ma se non sai far nulla!

SILVIO

Hai paura?... Di fame non si muore!

RINA

No!... Non ho paura... della fame, ma dei pentimenti... dell'odio
che, oramai, è seminato fra le nostre due famiglie... e che il nostro
matrimonio non farebbe che aumentare... Ci sono delle parole che
restano scolpite sempre nel cuore... «La figlia di un Gaudenzi»!...
(_andando verso il padre e abbracciandolo_) Ebbene, me ne vanto!...
(_a Silvio_) Va... va!... Siate felici... co' vostri danari!...
Del resto, tuo padre è logico... Vuole la continuazione della sua
famiglia com'è stata fin qui... e respinge l'_elemento_ che non può
assimilarsi con essa... Tu, in vece, non obbedisci che alla passione
del momento... e, pazzamente, vorresti preparare la tua... e la mia
infelicità!... Ebbene, ciò non sarà!... E poichè il disinganno è venuto
prima... ringrazia Dio... e rassegnati... come sono rassegnata, io!
(_sinceramente commossa_).

SILVIO

(_con calore_) — Rassegnata?... No, no... perchè piangi!

RINA

(_con iscoppio di commozione_) — Sì... piango di rabbia... perchè sento
tutta la vergogna e l'amarezza della umiliazione subita!

SILVIO

(_disperato_) — No!... Ciò non può essere!

RINA

(_risoluta_) — Deve.... essere!... Addio... e per sempre! (_per
andarsene: — poi, improvvisamente, si ferma; e, togliendosi orecchini,
anelli, ecc._) Ah, prendi!... (_li mette sulla tavola_) Non voglio che
tuo padre possa dire: «la figlia di un Gaudenzi... ti ha restituito la
parola... ma non i giojelli!» (_via, febbricitante_).

EMMA

(_con ammirazione_) — Brava!

GAUDENZI

È pazza!... Perde la sua fortuna!

EMMA

(_pronta_) — Ma salva la sua dignità!... (_con entusiasmo_) E questo è
bello!

GAUDENZI

(_di malumore_) — Sì... nel mondo della luna!

(_Amalia continua a mostrarsi addolorata: — Silvio, disperato, ascolta
Gaudenzi, che lo conforta, facendogli capire che Rina muterà idea_).


  CALA LA TELA



ATTO TERZO.

_Salotto come nell'atto II._


SCENA PRIMA.

Gaudenzi _e_ Amalia.

_All'alzar della tela, AMALIA è sola in iscena, seduta accanto a una
tavola, con un lavoro donnesco in mano: — è triste e si asciuga gli
occhi. — All'entrar di GAUDENZI, cerca di nascondere le lagrime e
riprende il lavoro._

GAUDENZI

(_entra leggendo il «Giorno»: — è molto agitato: — getta via il
cappello e il bastone: termina la lettura; poi, getta il giornale,
sopra la tavola, esclamando_) — Tutti contro di noi!... (_a Amalia, con
sollecitudine_) Ci sono lettere?

AMALIA

No.

GAUDENZI

E quel cretino non risponde nemmeno!

AMALIA

Chi?

GAUDENZI

Il principe di Castrovetero.

AMALIA

Il Presidente del _Comitato_?

GAUDENZI

Già!... Si direbbe che tutto quello che scrivono... non lo riguarda...
l'imbecille!

AMALIA

(_inquieta, indicando il giornale_) — Parlano ancora dei vostri conti?

GAUDENZI

E come!... Il _Giorno_ chiede a dirittura l'intervento del Prefetto.

AMALIA

(_alzandosi, spaventata_) — Oh, Dio!... C'è qualche pericolo per te?

GAUDENZI

Sta tranquilla!... Tutte le carte sono in regola... ma queste polemiche
ci rovinano... perchè fanno andar all'aria le recite combinate...
Bisognava evitare i pettegolezzi!... L'ho tanto detto a Naldini: «non
faccia veder conti... guadagni tempo... con qualche pretesto»... Ma da
che s'è messo con Bice... ha perduto la testa!

AMALIA

L'hanno perduta tutti e due!

GAUDENZI

Di lei... poco m'importa!... Mi rincresce per Naldini... È un
giovanotto d'ingegno... e con lui si poteva far molto... ma è cascato
proprio male... Ah, quella Bice!... E dire ch'è l'amica intima di
Rina!... Bell'amica!... È lei che ha scaldato la fantasia a nostra
figlia!... Dov'è adesso?

AMALIA

(_quasi piangendo_) — In giro, a salutare le amiche.

GAUDENZI

(_con sorpresa e con dolore_) — Ma è, dunque, cosa stabilita?

AMALIA

Pur troppo!

GAUDENZI

(_con calore_) — Ma è una pazzia!... Dovevi dimostrarglielo,
persuaderla...

AMALIA

Ho detto tutto quello che potevo dire... Ho pianto... pregato... tutto
inutile!... È ostinata... come lo sei tu... quando ti cacci in testa
una cosa.

GAUDENZI

Ma che dice per giustificare una risoluzione così grave?

AMALIA

Che non vuol più restare a Roma.

GAUDENZI

E nient'altro?

AMALIA

Nient'altro!... Non mi risponde nemmeno più!... (_piangendo_) Questa
mattina, mentre cercavo di commuoverla... lei faceva tranquillamente
i bauli... e, quasi canzonandomi, mi disse: «Mamma, che gioja avrai al
mio ritorno!... Ma, capisci, per darti questa gioja, è necessario che
io vada via»... Il suo ritorno!.... (_con ischianto_) Oh, io non la
vedrò... perchè sarò morta!

GAUDENZI

Lascia fare!... Non è ancora partita... Prima di prendere il treno,
deve fare i conti con me!

AMALIA

(_agitata_) — Per carità, non prenderla con le cattive!... È così
nervosa!

GAUDENZI

(_con forza_) — È pazza... e, con la sua pazzia, ha reso impossibile
un matrimonio che si sarebbe sempre potuto combinare... perchè Silvio
è innamorato... E, ora, medita una pazzia ancora più grande... Credi
ch'io voglia permetterla?

AMALIA

Ah, se tu potessi impedirla!

GAUDENZI

(_risoluto_) — Vedrai!


SCENA SECONDA.

Naldini _e_ detti.

NALDINI

(_sulla soglia, entrando_) — Notizie?

GAUDENZI

Nessuna!

NALDINI

Il Principe non ha risposto?

GAUDENZI

No!

NALDINI

Dev'esser fuori della grazia di Dio!... Io non oso più farmi vedere.

GAUDENZI

Eppure, bisogna andarlo a trovare subito... prima che faccia qualche
nuova bestialità.

NALDINI

(_squadrandolo_) — E devo andarci proprio io?

GAUDENZI

Sicuro!... Prima di tutto, perchè lei... è il segretario del
_Comitato_... e, poi, perchè è stata la sua imprudenza che ha sollevato
tutto questo chiasso.

NALDINI

(_vivace_). — Io non ho parlato con nessuno!... Ho dato solamente i
conti al Principe, che li voleva...

GAUDENZI

Già... per darli alla stampa!

Baldini

(_c. s._) — Potevo immaginare che fosse così stupido!... E ora che devo
dirgli?

GAUDENZI

Tenere ben fissa in mente la mia lettera... 1.º: le spese sono tutte
giustificate... 2.º: con le recite si avrà un benefizio di sette od
ottomila lire... 3.º: l'insuccesso si deve... in gran parte... a lui...
perchè non s'è occupato affatto della sottoscrizione... 4.º: il solo
responsabile delle spese... è lui, che ha firmato i mandati...

NALDINI

(_ingenuamente_) — Senza leggerli...

GAUDENZI

Peggio per lui!... Caro Naldini, ci accusano: dobbiamo difenderci!...
È il Principe che ha rotto le uova nel paniere... Paghi lui!... Vuole
che, per salvare quell'asino d'oro, prendiamo la cosa sopra di noi?

NALDINI

(_con vivacità_) — Questo, no!

GAUDENZI

Dunque, parli alto!... Il Principe, se vuole, può far mutar linguaggio
ai giornali... e riparare lo scandalo... Lo faccia nel suo interesse
morale... Già... per il nostro... non moverà foglia!

NALDINI

Ha ragione!... Oh!, Commendatore, lei trova sempre la nota giusta...
Stia tranquillo!... Gli metterò indosso tale paura che dovrà fare
quello che vogliamo! (_via, di corsa_).

GAUDENZI

(_si ritira in disparte, leggendo delle carte_).

AMALIA

Purchè si accomodi almeno questa faccenda del _Comitato_!

GAUDENZI

Oh, non c'è dubbio!


SCENA TERZA.

Ida; Gaudenzi; Amalia.

IDA

(_entra in iscena agitatissima_) — Buon giorno...

AMALIA

(_sorpresa e contenta_) — Oh, Ida!... Ti fai vedere finalmente!

IDA

Alfredo... vi ha scritto?

AMALIA

No... (_guardando Gaudenzi_) ch'io sappia.

GAUDENZI

(_indifferente_) — Da Milano... otto giorni fa!

IDA

E, poi, più nulla?

GAUDENZI

Nulla.

IDA

(_con amara ironia_) — Ha voluto, dunque, riserbare a me... la primizia
della buona nuova.

AMALIA

(_con vivo interessamento_) — Ti ha scritto?

IDA

Una lettera _raccomandata_... Bellissima!... Viene da Nizza...
(_cava la lettera dal portafazzoletto e la dà a Gaudenzi_) È molto
interessante... Legga... legga!

GAUDENZI

(_prende la lettera e principia a leggere di mala voglia; poi,
s'interessa e leggendo approva col capo_).

AMALIA

Che ti dice?

IDA

Oh, tante... tante belle cose!... Prima di tutto, mi annuncia... quello
che sapevo... cioè, che era partito da Roma... per seguire miss Stower!

GAUDENZI

(_interrompendo la lettura_) — Per seguirla, no: per trattare una sua
causa a Milano.

IDA

(_sempre con ironia e sarcasmo_) — Già... che discutono insieme... a
Nizza!

AMALIA

(_con rimprovero_) — Ida!... Miss Emma è una donna onesta...

IDA

Oh, sì!... (_c. s._) — All'americana!... (_a Gaudenzi_) Legga...
legga!... Altro che causa... altro che avvocato!... (_a Amalia_) Le
occorre un marito... il mio!

AMALIA

(_con istupore_) — Che dici?

IDA

Oh, il suo caro figlio... lo confessa candidamente... Si amano... e
aspettano il permesso di sposarsi.

AMALIA

(_c. s._) — Sposarsi?... Non capisco!

IDA

È ben facile capire!... Alfredo ha scaldato la testa all'Americana.

AMALIA

(_con vivacità_) — Ma che!... Egli non l'ama!

IDA

Amante?... No!... Amica... che diavolo!... _Lei_ è una donna onesta...
che si guarderà bene di far un passo... falso!... E _lui_... come
amico... e consulente... per ora... se non il cuore, terrà la cassa...
È questa che gli preme!

AMALIA

Ma tu impazzisci!

IDA

Già!... La pazza... sono sempre io!... Ma leggete, dunque!... Alfredo
vuol cambiare nazionalità... Mi propone il divorzio... E, se accetto,
miss Stower è pronta a... (_fa il segno di chi spende_) senza lesinare!

GAUDENZI

(_chiudendo la lettera_) — «Senza lesinare»... È vero!... Dice proprio
così!

AMALIA

(_al colmo dello stupore_) — Possibile!

GAUDENZI

(_calmo, persuaso: — a Ida_) — E tu che cosa dici?

IDA

(_risoluta_) — Che rifiuto!

GAUDENZI

(_a bocca aperta_) — Ri... fiu... ti...!?

IDA

(_c. s._) — Sì... rifiuto!

GAUDENZI

Eh, via!... Cambierai d'idea quando ti avrò fatto riflettere... È vero
che gl'innamorati non riflettono così facilmente.

IDA

Ma che!... Credete, forse, che io sia innamorata ancora di... vostro
figlio?

GAUDENZI

Qui, ti volevo!... Non lo ami più... e rifiuti!... Andiamo, non c'è
senso comune!... Sei convinta ch'egli non ti vuol bene...

IDA

Non me ne ha mai voluto!

GAUDENZI

Vivi separata da lui... Non isperi, certo, ch'egli ritorni a te.

IDA

In ogni caso, io non tornerei a lui...

GAUDENZI

Dunque, lascialo al suo destino!

IDA

Sì... se questo destino fosse il suo castigo!... Ma, dal momento che
sarebbe tutt'altro... impari a far i conti con me.

GAUDENZI

Lascia correre... e pensa che, accettando l'offerta di miss Stower,
assicuri l'avvenire di tuo figlio.

IDA

A mio figlio... ci penso io!

GAUDENZI

So che tu sei una brava donna... ma anche le brave donne... possono
ammalarsi... Lo hanno accettato... per i figli... delle mogli più
ricche... più innamorate... di te!

IDA

Io non accetterò mai!

GAUDENZI

Il tuo... è un puntiglio... che nuoce a te sola... Se si amano... anche
senza il tuo permesso...

IDA

(_convinta, interrompendo_) — No!... Miss Stower non cede!... Oh, si
capisce benissimo dall'intonazione supplichevole della lettera!... O
moglie... o nulla!

GAUDENZI

Parole!... A lungo andare, cederà!

IDA

Faccia pure!... Si degradi lei... se le piace!.. Io no!... Così, a suo
tempo, oltre il dolore d'aver creduto a un uomo come Alfredo... avrà
anche la vergogna d'essere l'amante... di un uomo ammogliato!

AMALIA

(_con commozione sincera_) — Hai ragione!... Ciò che Alfredo ti
chiede è indegno!... Tu, però, rispondi con dolcezza... Gli scriverò
anch'io... Egli si persuaderà... e, forse, ritornerà...

IDA

(_ugualmente commossa_) — Oh, lei è buona!... (_le dà un bacio_) Ma io
non lo spero... nè lo desiderò più! (_via, senza salutare Gaudenzi_).


SCENA QUARTA.

Gaudenzi; Amalia.

GAUDENZI

(_mettendosi in faccia a Amalia_). Altro che buona!... Tu sei pazza
come lei!

AMALIA

(_severa, addolorata_) — Tu approvi Alfredo?

GAUDENZI

No!... Ma la soluzione che propone... è logica... Sono separati...
amichevolmente, sì... ma irrevocabilmente... perchè non vanno
d'accordo... Capita a lui una buona fortuna... che lo è anche per sua
moglie e per suo figlio... ciò che più importa!... E dovrà perderla?...
Non dico che il divorzio... nelle condizioni in cui si trova Alfreda...
non presenti molte difficoltà... ma lui è avvocato... Miss Stower è
ricca... e... con l'ingegno e col danaro... si riesce a tutto.

AMALIA

Eh!... Se Ida non vuole, non potranno riuscire... avessero.... lui
l'ingegno di non so chi... e lei il danaro di Rothschild!

GAUDENZI

E allora tanto peggio per Ida!... Mio figlio non è uomo da perdere una
fortuna... per vendetta della moglie... Se non potrà essere il marito
di Emma... sarà il suo avvocato!.... E le apparenze saranno salve...
perchè il mondo non chiede di più a quelli che hanno... ingegno...
quattrini... o, magari, a quelli che hanno... quattrini soltanto!

AMALIA

(_sincera_) — Oh, Dio... come parli!

GAUDENZI

Mia cara, la vita è fatta così!... Puoi tu cambiarla?


SCENA QUINTA.

Rina; Gaudenzi; Amalia.

RINA

(_dalla comune, in elegante «toilette» da passeggio. — Entra ilare,
gaja, contenta_) — Oh, tutto è fatto!

GAUDENZI

(_di cattivo umore_) — Fatto... che?

RINA

Le visite di congedo... Ora, eccomi libera come l'aria!... A _Santa
Cecilia_ sono tutti entusiasti della mia risoluzione... Sgambati m'ha
dato delle lettere di presentazione per Vienna e per Berlino... Le ho
mostrate alle mie compagne... (_ridendo_) Ohe faccia hanno fatto!... È
un colpo che non si aspettavano.

GAUDENZI

(_severo_) — Eh, aspetta a ridere alle loro spalle... perchè non sei
ancora sicura di partire!

RINA

Oh, bella!... Chi me lo impedirà?

GAUDENZI

Io!

RINA

(_ridendo_) — Tu!... Ah, ah!

GAUDENZI

(_incominciando a perdere la pazienza_) — Io, sì!... Tuo padre... che
ha il diritto di comandare.

RINA

(_scherzosa_) — E vuoi proprio cominciare oggi.... e con me... a
esercitare questo diritto?

GAUDENZI

Sì, signora!.. Questo tuo desiderio romantico di girar il mondo...
dando dei _concerti_ con Oswaigiaski... non piace a tua madre... e non
piace nemmeno a me... perchè è una pazzia... e devi rinunziarvi.

RINA

Rinunziarvi?... So bene che scherzi!

GAUDENZI

(_in collera_) — Non sono di umore da scherzare!

RINA

Lo vedo!... Mi dispiace... povero babbo... ma questo non cambierà le
mie risoluzioni.

GAUDENZI

(_c. s._) — Te le farò cambiare per forza!

RINA

(_sorpresa; ma sempre con aria canzonatrice_) — Vuoi farmi arrestare
alla stazione dai carabinieri?... (_ridendo_). Bada!... Sarebbe un
arresto arbitrario, perchè sono maggiorenne.

GAUDENZI

(_con viva irritazione_) — Voglio che tu smetta quel tono
irriverente... e che tu parli seriamente... Hai capito?

RINA

(_mutando tono e diventando seriissima_) Ah!... Volete una spiegazione
seria?... (_con amarezza_) Io cercavo di evitarla, perchè lo credevo
meglio per tutti; ma, una volta che lo esigete, parliamo pure sul
serio... (_prende una sedia nel mezzo della scena tra Gaudenzi e
Amalia_). Io, dunque, non devo partire... Vojaltri volete che resti
a Roma... Ma che cosa ci resterò a fare... a Roma?... Vediamo!...
A continuare lo studio del pianoforte... e... fra qualche mese...
prendere il diploma di professoressa... E poi?... Dar lezioni...

GAUDENZI

Sicuro!

RINA

E dove le troverò?... Ci sono oramai più maestre che scolare... e...
poverette le ultime arrivate!... Sarà un miracolo se, correndo tutto il
giorno, da un punto all'altro della città, raggranellerò cinquanta lire
al mese.... Bell'avvenire!

AMALIA

(_con dolcezza_) — Tu esageri!

RINA

No, non esagero!... Il babbo... lo sa!... (_a Gaudenzi_) Era il
tuo argomento favorito quando volevi decidermi a sposare Silvio!...
(_Gaudenzi fa una smorfia_). E me lo hai ripetuto tante volte, che,
alla fine, io n'ero rimasta convinta e m'ero detto: — piuttosto che
morire d'inedia a Roma, andiamo a seppellirci, provvisoriamente, nella
campagna viterbese!... Mi annojerò a morte; ma avrò conquistato il
benessere materiale... (_a Gaudenzi_) Buona tavola... e buona cucina...
mi hai insegnato tu... fanno buon sangue!... A suo tempo, poi... se la
noja non m'ammazza... avrò la ricchezza... la libertà... il piacere di
far saltare gli scudi del vecchio Labani... e di tornare a Roma per
brillare fra le antiche compagne... povere e infelici... Ma questo
sogno lo avete distrutto vojaltri!

Amalia e Gaudenzi

(_insieme protestando_) — Noi!?

RINA

Sicuro!... (_a Amalia_) Tu... con la tua ingenuità... (_a Gaudenzi_) e
tu... con quella maledetta clausola del contratto.

GAUDENZI

Ma tutto si sarebbe potuto aggiustare...

RINA

(_pronta_) — Se io avessi voluto?... Ti proverò che non è vero; ma,
data l'ipotesi, bisognava che io fossi stata una bambola... un pezzo
di legno... la più insensibile delle creature umane!... E, perdio!,
ripugnerebbe anche a voi... che io fossi così... perchè sono vostro
sangue!... Ma se anche avessi voluto... non avrei potuto... Sapete
che cosa m'ha fatto sapere Silvio questa mattina?... Che... per alcuni
giorni... doveva recarsi a Viterbo... dove suo padre lo chiamava... con
l'ordine perentorio di troncare ogni relazione con me.

GAUDENZI

E lui?

RINA

E lui... _doveva chinare il capo_... Prometteva... s'intende... che il
suo affetto... _eccetera, eccetera_... ma, in tanto...

GAUDENZI

Lo hai trattato così male!... Egli ti ha sempre scritto... e ha chiesto
di vederti... Tu non gli hai mai risposto.

RINA

Perchè sapevo bene che avrebbe presto finito col _chinare il capo_!...
Ah, ah!... (_ride_). Ma se lui... china il capo dinanzi a suo padre...
non posso... non voglio... chinarlo io... dinanzi alle buone amiche...
che, dopo quella rottura delle mie nozze... mi capisci!... Oh, dovessi
andar non so dove... non voglio... non posso più vedermi a Roma...
dove, adesso, dopo quello scandalo, non troverei più certamente un cane
che mi sposasse!

AMALIA

Oh, per questo!

RINA

Già... aspettando chissà fin quando!... E sposandomi a un uomo che mi
sarebbe indifferente, dopo aver dato ignobilmente la caccia a cento
altri!... (_con crescente esaltazione_). E vorreste obbligarmi a vivere
in un Inferno simile... mentre... con l'arte che mi avete dato... posso
andar lontano... e guadagnarmi la vita onoratamente!

AMALIA

(_con calore_) — Onoratamente... girare il mondo con un uomo?

RINA

(_esaltata_) — Sì... con un uomo!... Ma sta bene attenta alle mie
parole, perchè non sono più una bambina!... Con un uomo... col quale
correrò soltanto i pericoli che vorrò correre!

AMALIA

(_con ischianto_). Sia pure... ma la gente!

RINA

(_con ironia_) — Oh, la gente!... Credi che... se resto... mi
rispetteranno di più?... E che in Roma... oggi... siano in molti pronti
a metter la mano sul fuoco per la mia onestà?

AMALIA

(_con calore_). Ma la tua coscienza...

RINA

(_sempre esaltata: — con cinismo e con ironia_) — La mia coscienza...
me la porto in giro con me!... Mi servirà sempre... se vorrò
servirmene!

AMALIA

(_protestando, scandalizzata_) — Oh, Rina!

GAUDENZI

(_intervenendo_) — Sicchè... la conclusione?

RINA

La conclusione è semplice: Oswaigiaski... uno dei più illustri artisti
del mondo... m'offre di fare una grande... «tournée» artistica: assume
lui tutte le spese di viaggio... alberghi, _eccetera_... e dividerà con
me gli utili dei _concerti_... Non rischio nulla... e ciò mi assicura
due o tre anni, forse, di vita deliziosa... Vedrò le principali città
d'Europa... avrò una parte degli applausi dati a lui... e tornerò,
spero, con un nome celebre... e con un po' di danaro in tasca... È
possibile esitare... discutere?... (_a Gaudenzi_). Rispondi come se si
trattasse di _un'altra_... L'affare è buono... sì o no?

GAUDENZI

(_convinto_) — Non posso negarlo: è buono... Ma come possiamo lasciarti
partire... così sola?

RINA

È questo soltanto che ti spiace?

GAUDENZI

(_cominciando a tradire il proprio pensiero_) — Ecco...

RINA

(_penetrando nell'anima del padre_) — Ebbene... vieni anche tu!

GAUDENZI

(_fingendo grande maraviglia_) — Io!?

RINA

(_c. s._) — Sì... Farai da segretario della «tournée».

GAUDENZI

(_c. s._) — E la mamma?

RINA

(_pronta_) — La mamma... andrà a stare con Ida... Si occuperà del
bambino... che adora... (_a Amalia_). Non è vero?

AMALIA

(_quasi sedotta anche lei dalla proposta; ma esitante_) — Se tuo padre
ti accompagna...

RINA

(_gaja_) — Ma sì: è deciso!... (_a Gaudenzi_) Prepara anche tu i bauli.

GAUDENZI

(_fingendo resistenza_) — Non è deciso nulla!... Perchè... se anche
cedessi... per farti piacere... e per evitare la cattiva impressione di
vederti partir sola... che direbbe Oswaigiaski... di questo aumento di
spesa?

RINA

Oswaigiaski, sinora, non s'è mostrato difficile... Del resto, lo
sapremo subito.

GAUDENZI

(_agitato, tra la speranza di partire e il timore di un rifiuto_). In
che modo?

RINA

Deve venire per fissar la partenza.... Gli farò la proposta.

GAUDENZI

(_c. s._) — E se rifiuta?

RINA

Allora, non parto neppur io!

GAUDENZI

(_con moto di gioja, che non riesce a frenare_) — Davvero?

RINA

(_sorridendo, come chi è sicura del fatto suo_) — Te lo prometto.

GAUDENZI

(_esultante_) — Ecco come risponde una figlia di cuore!


SCENA SESTA.

Naldini _e_ detti.

GAUDENZI

(_a Naldini, che entra ansioso_) — E così?

NALDINI

E così... non avrei mai creduto che quella mummia incartapecorita
avesse tanta energia nella collera!... Quante me ne ha dette!

GAUDENZI

E la conclusione?

NALDINI

Il suo _ultimatum_ è questo: pagherà lui le spese... dirò così... di
amministrazione... per diminuire il passivo di duemila lire...

GAUDENZI

(_sorpreso_) — Oh, davvero!?... Non lo credevo tanto splendido!

NALDINI

(_esitante, imbarazzato_) — Ma a una condizione...

GAUDENZI

Quale?

NALDINI

(_c. s._) — Vuole le nostre dimissioni...

GAUDENZI

(_con collera_) — Cacciáti... noi... dal _Comitato_ che abbiamo creato?!

NALDINI

Dimessi... caro Commendatore... dimessi soltanto... e volontariamente.

GAUDENZI

Fa lo stesso!... È un insulto che respingo... Dimettersi oggi...
dopo gli attacchi dei giornali... sarebbe lo stesso che confessarsi
colpevoli... (_con forza_) No... no!

NALDINI

(_con comica allegria, perchè sa che Gaudenzi non è uomo da accettare
una simile soluzione_) — Dunque, il Principe si tenga le duemila
lire... (_per andarsene_).

GAUDENZI

(_subito, fermandolo_) — Un momento!... Mi lasci riflettere... Capirà
che con duemila lire non si scherza!


SCENA ULTIMA.

Marianna _e_ detti; _poi_, Oswaigiaski.

MARIANNA

(_dalla comune, annunziando_) — Il signor... il signor... (_cercando il
nome_). Quel signore che suona il violino.

RINA

Avanti... avanti! (_gaja: — tutti ridono_).

OSWAIGIASKI

(_entrando dalla comune: — solenne, ma cordiale_) — Signor
Commendatore... Signora... (_dà loro la mano_). Lieto di vedere tutta
la famiglia... Ebbene, la signorina... (_guardando Rina_) è decisa?...
Si fa questa grande «tournée»?... Quando si parte?

RINA

Tutto dipende da lei!

OSWAIGIASKI

Ma io ho già detto il grande piacere di dare _concerti_ in sua
compagnia... e anche stabilito le condizioni.

RINA

Ma ce n'è una... della quale non si è mai parlato.

OSWAIGIASKI

Dica liberamente...

RINA

Io non posso girare il mondo sola!

OSWAIGIASKI

Oh, capisco!... La mamma viene con lei... Questo si usa molto... Farà
piacere avere la signora Amalia con noi.

RINA

No... La mamma non si muove da Roma.

OSWAIGIASKI

Una cameriera?... Questo... è meno piacevole... (_rassegnato_) Pazienza!

RINA

(_sorridendo_) — No... niente cameriera!

OSWAIGIASKI

(_non capisce: — guardando, sospettoso, Naldini_) — Allora...

RINA

(_ridendo_) — No... neppure Naldini!... Il babbo!

GAUDENZI

(_non potendo frenarsi_) — _Io!_

OSWAIGIASKI

(_sorpreso_) — Il signor Commendatore può lasciar Roma?

RINA

Sì... se lei lo prende per segretario!

OSWAIGIASKI

(_quasi non credendo_) — Oh!, il signor Commendatore... segretario?

RINA

Sì... se lei lo vuole.

OSWAIGIASKI

(_a Gaudenzi_) Questo impiego... troppo piccolo... per lei!

GAUDENZI

(_enfatico_) — Senza dubbio!... Sono stato artista e impresario... ma,
per non lasciar partire sola mia figlia... per star vicino alla mia
creatura...

OSWAIGIASKI

(_imbarazzato_) — E, poi, io ho già un segretario... (_pensando_).

RINA

(_gaja_) — Ne avrà due!... Se accetta... domani si parte.

OSWAIGIASKI

Domani?... (_colpito da un'idea_). Allora... non segretario... cioè...
(_con intenzione_) non peso amministrazione... (_a Rina, lieto della
sua trovata_) Impresario... Questo fa più grande _réclame_!... Tutta
parte morale affare suo!... (_tutti ridono: — Rina abbraccia Amalia
e si congratula con Oswaigiaski, che è lieto e superbo della sua
trovata_).

GAUDENZI

(_a Naldini, con piglio napoleonico, indicando la tavola_). — Si metta
là... e scriva... (_dettando_) «Il commendator Gaudenzi riprende la sua
carriera trionfale d'Impresario, guidando la «tournée» artistica del
celebre Oswaigiaski. Dovendo, perciò, abbandonare Roma domani stesso,
ha l'onore di presentare le proprie dimissioni, in un con quelle del
cavalier Naldini, da membro del _Comitato_, ecc... ecc.» (_raggiante_)
Così le dimissioni non lasciano luogo a sospetti...

NALDINI

(_spaventato_) — Per lei... ma per me?

GAUDENZI

Lei non si faccia vedere per qualche giorno... Lasci detto che è
partito con me: poi, torni... col pretesto di trattare la formazione di
una gran _Compagnia lirica_... per l'America.

NALDINI

(_c. s., comicamente_) Ho capito: mi abbandona!... Mi lascia solo!

GAUDENZI

(_con intenzione_) — Solo... a Roma?... Non lo sarà mai!... Si guardi
d'attorno...

NALDINI

(_abbassando la voce_) — È vero: troverò quanti Gaudenzi voglio!


  CALA LA TELA.

  FINE.



ALCUNI GIUDIZJ DELLA CRITICA SUI «PARASSITI»


                                                              A ROMA.


Le novità al «Costanzi». — _Parassiti_.

La _rentrée_ di Camillo Antona-Traversi sulla scena italiana, ha
segnato iersera al _Costanzi_ un successo caloroso, la cui eco sarà
giunta stamane all'autore dolce e confortatrice.

_Parassiti_ è un lavoro chiaro, sobrio, che per semplicità e freschezza
si riallaccia alla buona produzione italiana; a quella, s'intende,
che trionfava parecchi anni addietro, proseguendo ideali d'arte, forse
modesti, ma sempre originali, a differenza dell'odierna che immiserisce
nel servaggio dei simboli e delle anormalità d'importazione straniera.

Il Traversi ha osservato e studiato una parte del variatissimo mondo
romano: vi ha colto delle passioni, ne ha tratto dei tipi; e, senza
alcuna pretesa di approfondire ardue questioni sociali e sentimentali,
è riuscito a recare sul palcoscenico un personaggio vivo, disegnato con
arguzia, vero prototipo del parassitismo, anzi pernio fisso di tutta
una curiosa società che s'aggira attorno a lui e trae l'esistenza dal
piccolo sfruttamento degl'illusi, degli ambiziosi, dei gonzi...

La figura di _Don Gennaro Gaudenzi_ è stata riprodotta con singolare
sapienza scenica da Oreste Calabresi: egli ha aggiunto iersera al suo
repertorio un nuovo mirabile personaggio, che rimarrà tra le sue più
simpatiche creazioni.

Claudio Leigheb, con un'arte sempre scintillante, è riuscito a porre in
evidenza una parte di poco rilievo qual è quella del _Naldini_.

Tutti gli artisti, del resto, hanno gareggiato in bravura: il Carini,
la Cristina, la Leigheb, il Guasti, la Zucchini-Maione, la Carini, il
Beltramo, il Rizzotto e la Bardazzi.

Il pubblico ha accompagnato con crescente attenzione i lunghi _quattro
atti_ della commedia, spesso ridendo di cuore, interessandosi sempre
e manifestando il suo gradimento, calata la tela, con applausi e
chiamate.

_Parassiti_ stasera si replicano; e il successo del _Costanzi_ si
rinnoverà man mano in tutti i teatri d'Italia.

                                                 STANISLAO MANCA[25].


_Parassiti_ di C. Antona-Traversi al «Costanzi».

_Parassiti_, dati iersera, hanno confermato ancora una volta la vigoria
dell'ingegno drammatico di Camillo Antona-Traversi. Si tratta di un
lavoro così detto d'ambiente, che rispecchia, senza esagerazioni, ma
con vivaci colori, uno dei più sentiti fenomeni sociali dei nostri
tempi. I _Parassiti_ del Traversi ci riproducono quel complesso sociale
che specula su tutto e su tutti, dalla beneficenza all'arte, dal
matrimonio al divorzio, figurine vere e vissute, le quali, se nello
sviluppo dell'azione qualche volta appariscono accademiche, hanno
sempre però un'impronta tipica efficace ed essenzialmente umana.

Il comm. _Don Gennaro Gaudenzi_, di cui Oreste Calabresi ha fatto una
vera creazione artistica, è centro e anima di quest'ambiente sociale.

Nella commedia risaltano figure varie, scroccatori di ogni genere,
figure di ogni giorno e di ogni salotto, dal cacciatore di donnine
galanti, all'incontentabile dilapidatore del più modesto _buffet_.

Il lavoro è piaciuto, ed è destinato a essere replicato: si presenta
con una serietà d'intenti e con una condotta artistica tale da
assicurargli il successo presso quanti sentono l'arte nelle sue forme
più pure e più serene.

Per concludere, diremo che gli applausi furono frequenti, e a ogni fine
di _atto_ gli artisti furono acclamati al proscenio per la splendida
recitazione. Perciò, stasera, prima replica dei _Parassiti_.

                                                         FABR...[26].


_Parassiti._

Tra i lavoratori che consacrano al teatro lo schietto entusiasmo e la
fede sincera va certamente annoverato Camillo Antona-Traversi.

Pochi anni fa, egli riusciva, dopo varj tentativi, a mostrare le
risultanze dello studio e della tenacia. Infatti, con _Le Rozeno_,
_Danza Macabra_ e _I fanciulli_ — _Le Rozeno_ particolarmente e anche
_Danza macabra_ — egli lasciava intravvedere promessa buona; e il
successo col quale furono accompagnate quelle commedie e quel dramma
certamente confortava l'autore a proseguire con tutta la lena e con
tutte le posse. Egli sarebbe pur riuscito, era lecito sperare, dalle
prove ultime, a una affermazione degna, date le proporzioni concesse.
_Le Rozeno_ ebbero anzi quella consacrazione che deriva unicamente
dalla vitalità; e, cioè, rimasero nel repertorio delle maggiori
_Compagnie_; e la dolorosa vita di _Lidia_, l'anima purissima pur tra
le offese, fu predilezione delle principali giovani attrici.

Vicende crudeli straziarono, poi, la esistenza del carissimo Camillo
Antona-Traversi, il quale vide infrangere crudelmente sogni e speranze.
Non lavorò più per il teatro, egli che omai cominciava ad acquistarne
il diritto; e il maggior conforto gli fu anche conteso: quello che
sarebbe a lui derivato dalla soddisfazione di una fortuna sorridente
al lungamente invocato e intensamente voluto risultato del suo assiduo
lavoro per la scena.

Ma ecco che ora, desiderio, consolazione, volontà, pur nello strazio
del travaglio — travaglio di angoscia, egli che tante sventure aveva
soccorso e consolato! — ecco che, ora, Camillo Antona-Traversi ritenta
il teatro: più precisamente vi ritorna; e vi ritorna con _quattro atti_
di una commedia lieta e ridente, nella quale la gente e le cose di
questo mondo, mentre pur l'autore forse avrebbe potuto vederle tristi e
bieche, son guardate con serenità e bonariamente rispecchiate.

Tra l'altro, Camillo Antona-Traversi ha trovato un _tipo_ che poteva
anche diventare un carattere, mentre alla macchietta si arresta:
un tipo di uomo costretto a strappar la vita, alla meglio o alla
peggio, come viene, nè buono nè cattivo, e che, dalla improvvisazione
di discutibili _Comitati_ di pietà per pubbliche sventure, arriva
fino a dir bugie in pubblici atti pel matrimonio della figliola,
compromettendo, nel desiderio di assicurarla, la probabile felicità
dell'avvenire. Ma la macchietta è disegnata con franchezza, è colorita
con vivacità, ed è anche osservata con arguzia; così che quando passa
a traverso i quadretti, li vivifica felicemente; e quando li informa,
come nel _primo atto_, riesce a notevole risultato nel genere.

Inoltre, la condotta tra l'episodio principale e i secondari, le
figurine più delineate e meno, e una certa dipintura d'ambiente, se
procede qua e là con certa ineguaglianza e anche con manchevolezza, è
accompagnata da un dialogo adatto nella sua festevolezza; un dialogo
che, con la macchietta del _Gaudenzi_, costituisce la particolare
qualità della commedia.

La quale fu recitata con tutto l'affetto dagli attori — il Calabresi,
_Gaudenzi_, notevole — e fu accolta dal pubblico con applausi a ogni
_atto_ e _chiamate_. Applausi che, mentre per molti degli spettatori
rivelavano anche una emozione gentile, determinavano il successo.

                                                  EDOARDO BOUTET[27].


_Parassiti._

A pochi giorni di distanza, due volte sul nome di Antona-Traversi si è
confermato il successo.

_La scuola del marito_ di Giannino, giunta a Roma dopo i trionfi di
Napoli e di altre città, ha potuto sollevare questioni d'indole più o
meno morale, a seconda degli scrupoli più o meno sinceri di chi l'ha
giudicata; ma è certamente la prova d'un ingegno fine, acuto, educato
all'arte e di un'attitudine singolarissima dell'autore alla letteratura
drammatica.

_Parassiti_ di Camillo, recitati ieri sera al _Costanzi_, riportarono
un successo schietto, meritato; e il pubblico che si divertiva
e apprezzava l'opera d'arte, non si contentò di esprimere il suo
compiacimento con le sole chiamate a ogni _fine di atto_, ma interruppe
con applausi le migliori e più indovinate scene della commedia.

In questi _Parassiti_ Camillo Antona-Traversi ha riprodotto sulla
scena alcuni tipi della società, i quali solo nelle grandi città
possono ritrovarsi, che si sobbarcano a tutti i fastidi, che studiano,
escogitano tutti gli espedienti per riuscire a vivere comodamente,
evitando il vero e proprio lavoro; quello che a ben altri sentimenti
e a ben altri scrupoli informa la coscienza e il carattere. Tra le
compiacenze del pubblico, non era ultima quella di ritrovar sulla
scena, presentati dall'autore, con forza di colorito e geniale
comicità, certi tipi, dai quali l'inverno, quando ferve la vita
mondana della capitale, male ci si salva; che speculano sulla carità,
sull'altrui ricchezza, e hanno come manifestazione e come sicuro mezzo
di risorsa le feste di beneficenza, i concerti e tutte quelle varie
forme della filantropia in cui si può appiattare l'imbroglio.

Il tipo del _moderno parassita_ è incarnato nel comm. Gaudenzi,
un individuo al quale manca la cognizione del senso morale, manca
quell'onestà costituzionale che fa i galantuomini veri; ma che pur
tuttavia non è cattivo nel vero senso della parola; e si gode la
vita comunque gli venga, come si gode da vent'anni il titolo di
_commendatore_, che nessuno, oltre la sua fantasia, ha pensato mai di
conferirgli.

Non è propriamente intorno a un fatto che la commedia si svolge; ma
intorno a una serie di ben trovati episodi, nei quali la storia di
quei _Parassiti_ si delinea: storia, poi, che si riassume nel tipo
del _comm. Gaudenzi_ e si completa nel _cav. Naldini_, un segretario
intelligente, lasciato, per la subita partenza del principale, alla
ricerca di uno dei _tanti Gaudenzi_ di cui è pieno il mondo.

Le forti qualità di commediografo di Camillo Antona-Traversi si sono in
questo lavoro riconfermate.

Le figure anche meno delineate appariscono vere e portano un forte
contributo alla sincerità dell'azione, alla pittura dell'_ambiente_.

Il dialogo elegante, pieno di brio, di spirito, di indovinato e
opportuno umorismo, fa che appena si avverta la lunghezza soverchia di
alcune scene del _secondo atto_, tanto grande è il diletto che viene
dalla conversazione sempre piacevolissima.

Il successo fu completo e ne va data parte agli attori, che recitarono
con speciale amore il lavoro di Camillo Antona-Traversi.

Calabresi fu un _comm. Gaudenzi_ indovinato, perfetto; perfetto nel
trucco, nella incarnazione del personaggio, nella recitazione. Leigheb
fu un _cav. Naldini_ degno di non rimanere lungamente a spasso; e
la Zucchini-Maione, Teresa Leigheb, la Cristina e Carini, convinti
e compiaciuti della bontà del lavoro, contribuirono a guadagnare
all'autore i molti applausi di cui risuonò ieri sera l'affollata sala
del _Costanzi_.

Poichè un bel pubblico assisteva alla rappresentazione; un pubblico
d'intelligenti del cui giudizio l'autore può andare superbo.

Stasera _Parassiti_ si replicano; e se la _Compagnia_ non lasciasse
il teatro, per molte sere il lavoro verrebbe ripetuto, per desiderio
del pubblico che ci si è divertito e lo ha tanto favorevolmente
giudicato[28].


_Parassiti_ de Antona-Traversi.

La nouvelle comédie en 4 actes _Parassiti_ de Camillo Antona-Traversi,
a eu hier au Costanzi un succès complet. Nombreux rappels à tous les
actes et à la fin de la pièce. Et le succès est mérité par l'auteur et
par ses interprètes.

Camillo Antona-Traversi n'a pas voulu présenter le parasitisme moderne
sous tous ses aspects. Il ne tiendrait pas dans une comédie. Mais
il a mis en scène un type de parasite: celui qui vit des comités de
bienfaisance et des fêtes de charité et de la claque qu'il organise.

Autour de ce type _vibrionnent_ les parasites secondaires que nécessite
l'action et les personnages servant au développement du caractère
principal.

Dix ou douze personnages importants, car la pièce est très mouvementée
— mais un seul au premier plan: _Gennaro Gaudenzi_, ancien secrétaire
communal d'un village qui, après des années de luttes, de misères,
d'aventures s'est fixé à Rome avec sa femme et ses enfants.

Il se fait passer pour avocat, commandeur, propriétaire; et, faisant de
la bienfaisance sa vache à lait, il protège les artistes.

Le fils est vraiment avocat; mais moins scrupuleux encore que son père,
au lieu de chercher des clients, il exploite les femmes. La fille est
une pianiste nevrosée et capricieuse, qui rate un mariage d'argent et
finira par courir le monde pour s'enrichir par l'art... ou autrement!

La femme de _Gaudenzi_, bonne mère de famille, simple et un peu
ignorante, se désespère des dangers que risque son mari par sa morale
élastique, de la conduite de ses enfants et de tous les incidents
déplorables qui adviennent par leur faute.

_Gaudenzi_, au contraire, s'adapte à tout: chaque incident, même
douloureux, lui inspire quelque nouvelle trouvaille: dans tout naufrage
il voit une planche de salut.

Ce type original au théâtre et si connu dans la société est
admirablement peint par l'auteur.

M. Calabresi l'a étudié à fond, s'est pénétré de la pensée et des
intentions d'Antona-Traversi, c'est fait son collaborateur et nous
a créé le personnage qu'il vit, qu'il présente aussi complet que
possible.

Le _commendatore Gaudenzi_ reste une des plus belles créations du
théâtre italien contemporain.

C'était l'avis de tous à la sortie du _Costanzi_ et on ne saurait faire
un plus bel éloge à l'auteur et à l'interprète.

A l'actif de l'auteur, il faut porter aussi les types du fils Gaudenzi,
de Mme Gaudenzi, de Miss Stower, une américaine vraie et non de
convention; de Naldini, le secrétaire de Gaudenzi, de Labani, tous
croqués d'après nature, comme la silhouette du violoniste célèbre, du
critique grincheux, mais sincère, etc.

Le premier _acte_, d'une facture magistrale, révèle une connaissance
profonde de la scène: la conclusion logique de la pièce, dans un
quatrième acte très court, porte d'une façon étonnante.

L'ensemble est merveilleux et tous les rôles, même les moins
importants, sont fort bien tenus.

Claude Leigheb trouve un effet comique pour chaque mot, pour chaque
geste de _Naldini_.

Carini a fait valoir intelligemment les intentions de l'auteur dans le
rôle ingrat de _Gaudenzi fils_.

Mme Leigheb est une splendide _Miss Stower_, Mlle Cristina nous a donné
une _Rina_ pleine de sentiment et de talent. Mme Zucchini a fait bien
ressortir le caractère de _M.me Gaudenzi_.

Des mentions très honorables sont dues encore à Mme Carini et à MM.
Beltramo, Guasti et Rizzotto.

Quant au succès de M. Calabresi, nous en avons déjà parlé.

Bref, une bonne comédie, intéressante, honnête, digne de l'auteur des
_Rozeno_ et une interprétation qui fait honneur à M. Leigheb et à ses
excellents collaborateurs.

                                                   G. P. ZULIANI[29].


_Parassiti_ di C. Antona-Traversi al «Costanzi».

La nuova commedia _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi,
rappresentatasi ieri sera al _Costanzi_, non è lo studio dell'ambiente
sociale nel suo degradamento economico, come potrebbesi dedurre dal
titolo; ma, invece, è la riproduzione sulla scena di alcuni tipi della
nostra società, che, senza professione alcuna, senza un sudato lavoro,
vivacchiano a spese altrui, traendo partito, con l'inesauribile risorsa
del proprio ingegno, da ogni occasione, da una gioja, da una sventura
comune, per far correre nelle proprie mani del danaro, con cui riparare
all'oberato bilancio domestico.

E così l'annuncio di una grossa inondazione costituisce per essi una
vera tavola di salvezza, che subito suggerisce loro la benefica idea
d'istituire un Comitato immaginario per la raccolta dei fondi necessari
a lenire le dolorose condizioni dei colpiti; e di questo Comitato
affidano l'iniziativa e la direzione a uno dei patrizi più ricchi e
stimati, non meno illuminati d'intelletto.

Naturalmente, le conseguenze sono evidenti: le spese per la pubblica
beneficenza non sono mai pienamente giustificate, e talora vanno a
intaccare profondamente il cumulo delle somme versate.

Su questa tela si aggira la commedia di Camillo Antona-Traversi,
il quale è riuscito a delineare con esattezza di disegno e con
efficacia di colorito la figura del protagonista, a cui tutto si può
rimproverare, eccetto di non saper ammannire con una certa piacevolezza
le sue pronte e geniali _trovate_.

Questo genere di _parassita_, che è commendatore e avvocato da un
ventennio, senza essere stato mai investito legittimamente di tali
titoli, dà un'intonazione felice dell'ambiente in cui vive; e l'ultimo
espediente, al quale si appiglia, di entrare a dirigere la _tournée_
artistica di sua figlia, valente pianista, che vuole girare il mondo
con un violinista polacco, è l'ultimo tocco riuscito del quadro
genialmente ideato; e che, rendendosi degno del maggior interesse, non
potrebbe essere più divertente.

Ma le qualità del commediografo si sono rivelate, oltre che nella
struttura del lavoro, anche nello svolgimento scenico, di cui furono
ammirati pregi non comuni; e cioè una fattura elegante e scorrevole di
dialogo, un sano umorismo, una proprietà e bellezza di lingua, che si
trova raramente nei lavori drammatici, e una pittura sobria ed efficace
di tutte le figure minori e dei contorni del quadro d'ambiente.

Il successo fu completo a ogni atto per l'autore e per gli artisti, che
recitarono con vero valore.

Il Calabresi, sotto le spoglie del _Commendatore_, ha dato tutta la
misura del suo grande talento artistico; e, con la felice espressione
dei gesti e del suo mobile viso, destò la più grande ammirazione
nell'affollato uditorio, che lo acclamò continuamente.

Questa sera, alle 9, il lavoro si ripete e avrà non poche repliche[30].


_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.

Camillo Antona-Traversi ritorna al teatro e vi ritorna con un lavoro
di forte concezione e di solida struttura. La notizia sarà ben
accetta a quanti amano l'arte. È giusto che l'applaudito autore delle
_Rozeno_ prenda il suo posto accanto ai giovani i quali tentano il
rinnovellamento del teatro italiano e hanno già conseguito alcuni buoni
successi.

_Parassiti_, commedia in quattro _atti_, rappresentata ieri sera al
_Costanzi_ con molta cura, sono una satira indovinatissima di una
famiglia sociale, diffusa e affliggente, che vive d'imbrogli e converte
in suo beneficio le disgrazie del prossimo.

Il commendatore _don Gennaro Gaudenzi_ vive di truffe ingegnosissime;
forma un Comitato di beneficenza per gl'inondati di Ostiglia; e,
ponendolo al coperto dai sospetti della gente sotto l'alto patronato
di un Principe, benefica generosamente... sè stesso; spilla quattrini
a una cantante americana; tenta di accasare sua figlia sposandola a
un giovanotto nobile e ricco; e così via, di spediente in spediente,
sbarca il lunario e sguscia tra gli articoli del codice penale.

I suoi figli sono educati con frutto alla scuola paterna. Intorno a
questi rispettabili signori si svolge la commedia e si designano alcune
macchiette copiate dal vero con mano felice e gustate dal pubblico.

L'azione, che è svolta nei quattro _atti_, ha il solo scopo di far
meglio conoscere l'_ambiente_ e i tipi che lo colorano. Ma _ambiente_
e tipi sono mirabilmente tratteggiati fin dal _primo atto_, così che
gli altri tre poco aggiungono al valore intrinseco della commedia. La
satira è viva e parlante subito, nelle prime scene.

Il secondo _atto_ arricchisce il quadro di alcuni buoni particolari. Il
terzo è meno riuscito. Ma l'ultimo finisce la pittura dell'_ambiente_
e ridona a chi ascolta la fiducia e l'entusiasmo. Il primo _atto_ fu
giudicato, ed è, il migliore.

Il dialogo è spigliato, naturale, fine: nella satira non pecca di
esagerazione.

Gli applausi furono frequenti e unanimi. Il pubblico salutò con vivo
piacere la riapparizione di Camillo Antona-Traversi.

                                   *
                                  * *

L'esecuzione fu buona. Una lode speciale va tributata a Oreste
Calabresi, il quale interpretò la parte di _don Gaudenzi_ con molta
finezza e con quella misura che spesso manca anche ai più celebri
artisti.

Stasera _Parassiti_ si replicano.

                                                           G. C.[31].


«Costanzi». — _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.

Camillo Antona-Traversi — l'autore di _Le Rozeno_, un dramma passionale
e dei _Fanciulli_, un lavoro fortissimo, che è un vero bassorilievo
staccato dal mondo dei poveri e degli abbandonati, uno studio di
ambiente che, a volte, rammenta certe vivide pagine dell'_Assommoir_
zoliano — ha arricchito la sua simpatica e vitale produzione teatrale
con questo nuovo lavoro _Parassiti_.

Victor Hugo ha narrato, nella sua epica battaglia di Waterloo, di
quell'esercito di uomini-sciacalli che si gettano — come corvi sul
cadavere — sulle tracce dell'esercito combattente; e, alla dimane della
battaglia, spogliano i cadaveri abbandonati nei solchi, rubando tutto
ciò che sui poveri morti trovano.

_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi sono appunto questi
uomini-sciacalli, che spogliano avidamente, sul campo di battaglia
della vita, tutti coloro che hanno la sventura di cadere tra i loro
artigli.

Buona ed efficace, dunque, la scelta dell'_ambiente_ da descrivere:
ottima la pittura. L'autore incarna questa figura del parassitismo nel
_commendatore Gaudenzi_, in suo figlio e nel _cav. Naldini_, tre tipi
tratteggiati assai abilmente, con sobrietà efficacissima e con una
punta mirabile di caustico umorismo. Intorno a questi eroi si aggirano,
come sfondo, gli sfruttati, i saccheggiati.

Il primo e l'ultimo _atto_ sono magistrali, sia per la evidentissima
pittura dell'_ambiente_, sia per la spigliatezza del dialogo, la punta
fine e sottilissima d'umorismo, il rilievo forte e poderoso di certe
scene o di certi episodi.

La commedia ebbe veramente un buon successo. Il teatro aveva l'aspetto
dei grandi teatroni di occasione: molte notabilità del mondo artistico
e letterario nella platea e nei palchi: molti e continui applausi alla
fine di ogni _atto_ e molte chiamate agli attori. Che quegli applausi
volino lontano a Camillo Antona-Traversi e gli dicano di continuare
tenacemente, e con la forza vivissima del suo ingegno, i suoi lavori
teatrali.

Il Calabresi fu un tipo indovinatissimo. Seppe dare una evidenza
mirabile a ogni gesto, a ogni espressione. Ottimi il Leigheb e la
Zucchini-Majone; buona la Cristina.

Stasera lo spettacolo si replica[32].


_Parassiti, commedia in quattro atti di _Camillo Antona-Traversi_,
rappresentata per la prima volta a Roma, al teatro Costanzi, dalla
compagnia Leigheb-Reiter._

Io credo che poche volte le liete notizie dei successi drammatici siano
giunte tanto gradite ai più, come quelle concernenti la nuova commedia
in _quattro atti_ di Camillo Antona-Traversi. L'amico nostro, che
opere così vigorose e vitali aveva dato al teatro italiano, nei dolori
del suo esilio immeritato, nelle aspre difficoltà di una misera vita
da guadagnare giorno per giorno, aveva interrotto la sua fruttifera
attività di lavoratore per la scena di prosa; e dal suo ultimo successo
dello _Stabat Mater_ — successo di cui egli, ancora in patria, potè
gustare la gioja — al trionfo dei recenti _Parassiti_, sono corsi
quattro o cinque anni di gelido squallore d'anima e d'intelligenza. Ma
lo scrittore nel suo esilio ha infine trovato un conforto nel lavoro;
e io imagino le sue speranze e i suoi sogni scrivendo i _quattro atti_
della nuova commedia. Dovevano tornare alla sua memoria le platee
festanti innanzi alle quali egli aveva visto rappresentare le sue
_Rozeno_ e altri suoi drammi. _Parassiti_ sono stati scritti nella
solitudine, con l'unica speranza e l'unico sogno del successo, quel
successo che per l'esule rappresentava la voce più affettuosa della
patria lontana.

Camillo Antona-Traversi ha, secondo me, scritto con la sua nuova
commedia il lavoro più forte e più vitale dopo le _Rozeno_. E mi
spiego. La favola di _Parassiti_ è sottilissima, l'azione non procede
di gran che dal primo alzarsi all'ultimo abbassarsi del sipario. È
una commedia di caratteri, la vera commedia di caratteri, dove la
psicologia spicciola non aggiunge nessun fastidioso frastaglio; la vera
commedia di caratteri dove l'azione non ingombra mai lo sviluppo di
quei caratteri, anzi la seconda. L'autore dei _Parassiti_, accingendosi
a scrivere quei _quattro atti_, si è ben reso conto che, per riuscire
nell'intento, erano necessarie quattro qualità eminentissime: un raro
dono di osservazione acuta e sincera, un'ironia sostenuta e piena
di arguzia e di bonomia, una satira non sguaiata ma energica, una
semplicità piena di festevolezza e di verità. Queste infatti sono le
principali doti dei _Parassiti_. La commedia non mette in scena che un
losco tipo di affarista, il comm. Gaudenzi, un suo luogotenente e il
figlio, tre tipi perfetti per cui il parassitismo è l'unico mezzo di
vita e di salute. Il piccolo imbroglio si svolge tra queste persone
con una economia drammatica di divagazioni e di particolari quale è
oramai sempre più raro ritrovare nelle commedie d'oggigiorno, fatte
con la famosa ricetta: prendete un buco e arzigogolateci alla meglio o
alla peggio. Non vi potete imaginare, non avendo intesa la commedia,
di quanta osservazione essa sia piena: a ogni cinque minuti, voi
date un balzo su la vostra poltrona, poichè avete conosciuto persone
simili a quelle che si muovono su la scena e le vedeste agire così, le
udiste parlare così, imaginaste che pensassero così. A ogni momento,
il dialogo festevole e scorrevolissimo vi fa udire di quelle frasi
che tante volte avete udito nella vita, di quelle frasi che sono
dette sempre, perchè in quei casi solo quelle si possono dire. Tutto
questo condito da un'ironia sempre presente, mascherata abilmente da
una certa aria di bonomia, una certa aria di sorriso e di perdono
che accompagna il colpo di scudiscio vibrato in pieno volto. Ma in
certi punti la bonomia scompare, il sorriso diventa una smorfia o un
sogghigno, l'ironia divien satira. E la satira è violenta, efficace,
arditissima. Quella società del _secondo atto_, quel ricevimento
in casa del _commendator Gaudenzi_, quelle ragazze che si lascian
portar via dai _Naldini_ nell'ebrietà sottile dello sciampagna, quei
critici esteti e quelle cantanti americane, tutta quella società
varia, mescolata, ibrida, nella satira trova la più terribile sferza.
Non sempre, è vero, queste intenzioni satiriche sono completamente
riuscite. Qualche volta la satira resta bassina, lo scrittore non ha la
forza di levare la sferza e si contenta della caricatura. Ma per ben
poco. La commedia riprende il suo corso. Ritorniamo all'ironia, alla
festevole semplicità, per giungere a quella fine veramente classica;
una di quelle fini che — ultima linea decisiva di un carattere —
erano il segreto ineffabile di Molière e di Goldoni. Dopo anni e anni
d'imbrogli e di parassitismo, il commendatore avvocato don Gennaro
Gaudenzi — che non è commendatore e non è avvocato — quando sua figlia,
a causa degli imbrogli e del parassitismo di lui, ha dovuto rinunziare
al matrimonio con l'uomo che ama e decidersi ad accompagnare in una
_tournée_ artistica per l'Europa un celebre violinista polacco, quando
vede sfuggirsi tutte le sue risorse, i suoi redditi, i suoi rampini per
gl'imbrogli e i pretesti alle sue furfanterie, quando questa ultima
_débacle_ può dirsi imminente, allora il commendatore Gaudenzi, il
parassita, non si rassegnerà a una vita nuova, morigerata e modesta;
ma, come il lupo, con quel che segue — e specialmente i lupi di quel
genere! — così egli andrà con sua figlia e col violinista, egli sarà
il loro impresario: egli — naturalmente — li imbroglierà: egli —
classicamente — dopo essere stato il parassita di grandi e di meschini,
di amici e di conoscenti, di parenti e di ignoti, sarà il parassita di
sua figlia, di quella povera figliuola la cui felicità egli distrasse e
rese impossibile con le losche mene delle sue geniali canaglierie!

Questo — lo ripeto — mi pare un epilogo classico e da grande commedia.
Camillo Antona-Traversi, con un ultimo audace e vigoroso colpo di
stecca, mette in piedi, completa, la statua del parassita.

Alcuni hanno trovato troppo scarsi gli esemplari di _Parassiti_ che
Camillo Antona-Traversi ci presenta. Costoro avrebbero ragione se
l'autore delle _Rozeno_ avesse, con un semplice articolo, generalizzato
l'intento della sua commedia. Se non che non _I parassiti_ s'intitolano
i quattro _atti_, ma semplicemente _Parassiti_. Come vedete, non esigua
è la differenza. Non tutti i parassiti egli volle rappresentare; ma
solamente alcuni tipi di quella innumerevole razza. Non ripeterò ancora
quanto egli sia riuscito nel suo scopo. Il commendator Gaudenzi è
un carattere. Si potrà dire — e non sembri esagerazione la mia — si
potrà dire _un Gaudenzi_, come si dice _un Mercadet, un Rabagas, un
Desjenais_, o _un Monsieur Alphonse_. Io credo che consentirete nel
dire che, per un autore, questo è un invidiabile risultato.

Gli attori diedero tutto il sussidio della loro arte alla bellissima
commedia. Il magnifico Calabresi fu vero collaboratore di Camillo
Antona-Traversi, interpretando perfettamente il perfetto personaggio,
prestandogli quella vena di umorismo e di genialità che deve renderlo
simpatico pur tra le sue birbonate. Claudio Leigheb fu un irresistibile
Naldini, segretario particolare e ajutante di campo del Gaudenzi.
Luigi Carini fu, secondo il solito, misurato, elegante, efficace,
spontaneo. La signora Carini piena di passione e di ardore. E tutti,
tutti quanti — meno, naturalmente, la signora Virginia Reiter che
volle ostinatamente rifiutare alla commedia dell'esule amico nostro
il sussidio della sua arte e del suo nome, non ritenendo forse degna
_la parte_ della sua interpretazione, accampandosi dietro il pretesto
di quel _phisique du rôle_ di cui, malauguratamente, gli attori non
tengono alcun conto in altri casi, quando fa comodo a loro.

Ma, del resto, la commedia di Camillo Antona-Traversi trionfa da sola
delle ostilità grandi e piccole. Si svolse, s'impose, trionfò. Essa è
il più recente frutto di un autore drammatico di altissimo ingegno, che
molte opere di gran valore, come questa, dovrà dare al teatro italiano
per molti anni ancora. Questo significavano a Camillo Antona-Traversi,
lontano, le acclamazioni del pubblico di Roma, così restio all'applauso
in generale. In una sua recentissima lettera, Camillo Antona-Traversi
mi scriveva: «Tu non puoi imaginare quale raggio splendente di luce
dopo tanta notte sia stato per me il successo: tu non puoi imaginare
come ciò mi riconduca e mi risospinga, alla speranza, alla vita
e al lavoro!». Con tutta l'anima, io auguro al lontano che questa
speranza si realizzi, che la vita abbia ancora rose per lui e il
lavoro frutti ancora opere d'arte come i _Parassiti_ per il nostro
orgoglio letterario e per il successo e la gioja del forte e irrequieto
scrittore.

                                                   LUCIO D'AMBRA[33].


Prime e non ultime. — _Parassiti, commedia in 4 atti di_ Camillo
Antona-Traversi.

Se il _signor Pubblico_ non fosse un giornale settimanale, si sarebbe
già occupato diffusamente del nuovo lavoro drammatico di Camillo
Antona-Traversi; ma esso arriva con la vettura del Negri e perciò
non può pigliarsi il gusto, che non darebbe gusto neanche ai nostri
lettori, di ripetere, sia pure con altre parole, tutto ciò che hanno
già stampato gli organi magni della stampa politica quotidiana di Roma.

Detto ciò come preambolo utile, se non necessario, eccomi a parlarvi,
_critica delle critiche_, di questi _Parassiti_, per me il più
organico, il più efficace lavoro dell'amico lontano e amato.

Egli non ci ha dato, soltanto, un'azione drammatica dialogata; ma un
vero e proprio studio di ambiente, una vera e propria fotografia di
certi individui che vivono alle spalle del prossimo, che sfruttano
il sentimento della carità, dell'entusiasmo pubblico a proprio unico
benefizio.

Questa la sintesi morale della nuova commedia. L'intreccio lasciamolo
da parte: esso è una cosa pressochè trascurabile, essendo una
continuità di piccoli episodi colti dal vero.

Camillo Antona-Traversi ha mostrato in questo lavoro di aver proprio
formata la fibra dell'autore drammatico; e, quel ch'è più, di non
aver dimenticata la patria, benchè esule: egli _ci ha dato la commedia
italiana_, sempre sospirata, mai venuta fin qui. E questo è il maggior
pregio dei _Parassiti_.

Noi abbiamo riconosciuto in quei personaggi tanti e tanti nostri
amici... per modo di dire. Nel suo protagonista, il Gaudenzi, si
rispecchiano gli eterni sfruttatori d'ogni borsa... altrui; e quella
casa borghese non è che una delle tante case borghesi di Roma,
d'Italia, se volete, ma non di altri paesi. Costumi, _ambiente_,
personaggi, dunque, tutti italiani, come è italiana — la dio mercè! —
la lingua che questi nostri tipi parlano senza ostentazione di spirito,
ma briosamente, certo.

Giova riconoscere che il primo e l'ultimo sono gli atti che dànno ai
«Parassiti» fisonomia di capolavoro.

E, dopo ciò, occorre aggiungere altro?

Forse sì, per deplorare che il valore di Virginia Reiter non abbia
potuto accrescere le attrattive della novità. Mi spiego: ella non ha
preso parte al nuovo lavoro del Traversi. Peccato! Molti non si recano
a teatro, se non vedono sul _cartellone_ il nome della prima attrice.

Ma _quod differtur non aufertur_; e, con la certezza di riudirli presto
e in una stagione meno estiva, mando anche le mie congratulazioni, il
mio caldo saluto, all'antico compagno di studj, al fratello carissimo.

                                            GALLIENO SINIMBERGHI[34].


_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.

Più volte annunciati e attesi con molta curiosità, i _Parassiti_ di
Camillo Antona-Traversi hanno visto la luce della ribalta lunedì al
teatro _Costanzi_, e l'accoglienza che la commedia ebbe dal pubblico fu
meritamente lusinghiera.

Dopo le prove già date dall'autore, era lecito sperare
dall'Antona-Traversi ancora un nuovo lavoro vitale; e l'amico nostro
infatti ci ha dato questa commedia destinata a tenere un buon posto nel
repertorio delle compagnie drammatiche.

Il segreto del successo dei _Parassiti_ consiste sopra tutto nella
chiara e precisa visione dei caratteri. Ma v'abbondano altresì pregi
notevoli nel dialogo, nella tecnica scenica. Fu osservato che la
commedia non è perfettamente «_organata_»; che in essa le scene par
non si colleghino abbastanza tra loro. Ma, dato e concesso che ciò sia,
sì deve anche convenire che l'autore non si è prefisso di svolgere una
tesi, bensì di darci una fotografia di _ambiente_; e la fotografia — o,
se volete, le fotografie — sono riuscite felicemente.

Di più, l'Antona-Traversi ci presenta i suoi _parassiti_ con certo
colore gajo, così che i caratteri di _Don Gennaro_ e del _cav.
Naldini_ finiscono per essere, diremmo quasi, simpatici, o almeno non
repugnanti.

Camillo Antona-Traversi ha avuto la buona sorte di affidare la sua
commedia ad attori del valore di Oreste Calabresi e di Claudio Leigheb.
Anche gli altri artisti della _compagnia_, la Zucchini-Majone, la
signora Leigheb, il Carini, hanno messo, nell'interpretazione delle
loro _parti_, l'impegno e l'affetto che derivano dalla sicurezza della
bontà del lavoro rappresentato[35].


_Parassiti._

Camillo Antona-Traversi è tornato trionfalmente alla ribalta. Notizia
lieta questa, e che deve rallegrare sinceramente tutti quelli che amano
l'arte drammatica di puro amore. _Parassiti_ sono una bella e buona
commedia, che si riannoda alla fresca, ridente tradizione dell'arte
schiettamente italiana. Uno studio di carattere, quello del _Gaudenzi_
— un uomo che vive di espedienti, reso in tutte le varie vicende con
verità, con arguzia, con efficacia senza pari — è il perno dell'azione
a torno a cui si aggira tutto un mondo speciale, nè buono, ne pessimo,
che vive e palpita su la scena e sforza al triste sorriso. Tutti
quei tipi, maschi e femmine, anche quando per le esigenze della scena
debbono essere veduti di scorcio, hanno una fisonomia distinta; e —
quello che a me pare grande merito pel commediografo — sono resi tutti
con una serenità di visione oramai rara negli scrittori. L'argomento
semplice, poichè si compendia tutto nei loschi maneggi del _Gaudenzi_
per un improvvisato _Comitato di beneficenza_ a favore di una pubblica
sventura, e negli intrighetti per ottenere alla figlia di lui un ricco
marito, si svolge limpido e simpatico a traverso un dialogo snello,
comico, di buona lega, senza ricercate eleganze. Lo spettatore segue
sempre con vivo interesse il movimento di quei personaggi, che vivono
di vita vera in un ambiente ch'egli conosce e che vede riprodotto con
sincerità.

Tenuto pur conto del merito della esecuzione, che, da parte della
_Compagnia Leigheb-Reiter_, fu davvero perfetta, quest'ultima commedia
dell'Antona-Traversi resta sempre una segnalata vittoria per l'arte
paesana, destinata certo a un giro trionfale. E io vorrei che, pel
genere, fosse guida e insegnamento ai giovani, i quali, correndo dietro
a vani fantasmi, sciupano, qualche volta, le loro migliori attitudini.

Osserviamo la vita che ci circonda e cerchiamo di riprodurla con
verità, con efficacia... e senza annojare il prossimo.

                                                    LUIGI GRANDE[36].


_Parassiti._

Camillo Antona-Traversi è tornato trionfalmente alla ribalta. Questo
ritorno, oltre che letizia per l'arte, è gioja viva e sincera di
tutti gl'innumerevoli suoi amici... e non _della ventura_. Il successo
completo, entusiastico, di questo lavoro, al nostro _Costanzi_, è stato
realmente quello che, con parola oramai sfruttata, dicesi una vera
festa. Un bellissimo teatro e applausi continui, calorosissimi.

E non era saluto soltanto all'amico lontano, o simpatico slancio
affettuoso all'uomo di cuore; ma ammirazione per l'opera d'arte
completamente riuscita, e per un autore di grande ingegno, il quale,
a traverso molteplici prove, ci ha dato l'opera sua più organica, più
sana, più italianamente bella.

Il carattere del _Gaudenzi_, tratto dal vero con rara efficacia, è
il tipo indovinato a torno a cui si aggira tutto quel piccolo mondo
di bassi interessi, di dubbie imprese, di losche transizioni, che
sono la vita angosciata e inappagata di parte della nostra borghesia.
_Ambiente_ ben reso, con comica bonomia, con visione serena: qualità
questa tanto più rara ora in cui le nebbie nordiche e le astruserie
simboliche pare abbiano inquinato le pure fonti della nostra tradizione
letteraria.

Ma l'_ambiente_, oltre che dal protagonista — scolpito con mano sicura
— ha il suo rilievo da tutti gli altri personaggi, delineati tutti —
anche quelli che per esigenze della scena debbonsi vedere di scorcio
— accuratamente, senza soverchia tenerezza o troppi foschi colori di
pessimismo. Il dialogo corre via elegante, senza leziosaggini, comico
senza freddure e sempre appropriato al personaggio che parla: cosa che
parrebbe indispensabile e di cui pare tuttavia non si faccia più alcun
conto.

In somma, una commedia del buon tempo antico e che è un raggio di
luce... anche per l'autore.

L'interpretazione è stata cornice degna del quadro. La _compagnia
Leigheb-Reiter_ ha recitato _Parassiti_ divinamente: proprio così!

Oreste Calabresi ha fatto una vera creazione di _Gaudenzi_, e Leigheb
ha reso di grande importanza la _parte_ di poca rilievo del _Naldini_.

Il Carini, la Cristina, la Leigheb, la Zucchini-Maione, il Guasti, la
Carini, il Beltramo, la Bardazzi, il Rizzotto sono stati ottimi, ottimi
davvero.

Ah! l'arte, quella vera, resta sempre la gran consolatrice.

Così è, buon Camillo!

                                                          GÉRARD[37].


_Parassiti_ al «Costanzi».

È bastato vedere sui manifesti l'annunzio di una nuova commedia
di Camillo Antona-Traversi per far accorrere nella grande sala del
_Costanzi_ quanti sono appassionati dell'arte e del bello.

In tanta parsimonia di nuovi lavori per la nostra scena, desta
maggiore impressione quello che, sollevandosi sugli altri, riesce a
colpire l'anima di chi ascolta con una tesi vera, bene svolta e meglio
eseguita.

Nei _Parassiti_ vengono descritti, scolpiti, con una potenza di
colorito che solo sa dare il valoroso autore delle _Rozeno_, tutti
quegli esseri sociali, che non sapendo come mantenere quell'apparenza
di lusso e quelle comodità della vita tanto necessarie per coloro che
non amano il lavoro, si dànno a un oscuro maneggio di furfanterie,
coperte dall'opera filantropica della carità e mai disgiunte dalla
cortesia insinuante e dai guanti gialli.

I lavori del Traversi si sono sempre impadroniti della scena, perchè
non sono altro che la riproduzione di manifestazioni della vita
vissuta.

Le _Rozeno_ vivono e vivranno per molto tempo, riscuotendo ovunque il
plauso unanime di tutti i pubblici, perchè — come nei _Parassiti_ — c'è
la forza dell'azione, la verità del fatto, la naturalezza del dialogo.

Il Calabresi ha reso nella più spiccata evidenza il difficile carattere
del protagonista: ottima la signora Zucchini-Majone; un'adorabile
inglese la signora Leigheb,

E facciamo punto, con la speranza dì vedere presto tra noi il buon
Camillo assistere personalmente ai trionfi delle sue produzioni, chè ne
avrebbe un po' diritto[38].


Al «Costanzi».

La replica della commedia di Camillo Antona-Traversi, _Parassiti_,
riconfermò, iersera, al «Costanzi», il successo. Grandi applausi al
Calabresi, che va particolarmente ricordato e lodato; e applausi al
Leigheb, che simpaticamente volle assumere la «parte» di segretario del
_Gaudenzi_; e applausi e chiamate, col Calabresi e il Leigheb, a tutti
gli attori, signora Zucchini-Maione e Leigheb, signorina Cristina,
signori Carini e Guasti[39].

                                   *
                                  * *

Al «Costanzi»: — La seconda rappresentazione dei _Parassiti_ di Camillo
Antona-Traversi ebbe la stessa lietissima accoglienza della prima.

Grandi applausi al Calabresi, sempre più ammirabile nella parte del
_comm. Gaudenzi_, alla Cristina, a Claudio e Teresina Leigheb e agli
altri esecutori[40].


Al «Costanzi».

Iersera, la replica dei _Parassiti_, il nuovo e applaudito lavoro
di Camillo Antona-Traversi, ebbe conferma completa del successo: il
pubblico seguì l'azione, mirabilmente riprodotta, con vero interesse.
Oramai, sebbene in due sere, questi _Parassiti_ possono a buon diritto
vantare il merito d'aver guadagnato un posto eminente fra le migliori
produzioni italiane di questi ultimi tempi, e al lavoro è assicurate il
percorso trionfale di tutte le città del regno[41].

                                   *
                                  * *

Teatri. — Al «Costanzi» la novissima commedia di Camillo
Antona-Traversi, _Parassiti_, ebbe lo stesso lieto successo della prima
sera. Molto pubblico e molti applausi[42].

                                   *
                                  * *

A! «Costanzi». — Domani sera, _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi,
una delle più schiette commedie italiane di questi ultimi anni; e,
insieme, una simpatica creazione di Oreste Calabresi[43].

                                   *
                                  * *

                                                            A MILANO.

Teatro «Manzoni». — _Parassiti, commedia in 4 atti di_ C.
Antona-Traversi.

È cosa molto lusinghiera per un autore il vedere; o — nel caso
di Camillo Antona-Traversi che è fuori di Milano — il sapere come
l'annuncio di una propria commedia ha fatto accorrere e affollare il
teatro dal pubblico delle prime rappresentazioni, giudice severo, ma
imparziale. Questo dinota stima verso l'autore, aspettativa di un'opera
d'arte e speranza di un successo; poichè è omai nota la diffidenza
del pubblico per le _premières_ di autori italiani, anche in fama
di celebri. Se l'esito è pieno, incontrastato, l'uditorio aumenta
prodigiosamente alle repliche... altrimenti, diserta del tutto lo
spettacolo.

Iersera, il _Manzoni_ aveva l'aspetto delle serate importanti; quel che
si dice un bellissimo teatro.

E al _primo atto_ una corrente di simpatia si stabilì rapidamente fra
palcoscenico e pubblico.

Il tipo del pseudo avvocato e commendatore Gaudenzi, l'affarista
moderno senza scrupoli, speculante sulle grandi sventure nazionali
e sulle cantanti... internazionali; tipo incarnato artisticamente,
squisitamente, dal Calabresi, e una buona creazione dell'autore delle
_Rozeno_ avvinse la massa e la predispose al successo.

E l'_atto_ stesso, lodevolissimo come impostazione e come esposizione
di tipi, riuscì gradito e procurò agli esecutori due calorose
evocazioni alla ribalta.

L'autore, per mostrare la lunga serie di parassiti sociali, allargò
troppo il quadro e perse la visione netta artistico-scenica,
indebolendo cogli episodi l'efficacia del tipo principale.

Forse l'autore non l'ha voluto, ma la commedia è riuscita un lavoro
a protagonista; e su questo il pubblico ha converso l'attenzione,
l'interessamento e anche le simpatie. È un fatto dimostrato che sul
teatro il birbante, quando è allegro, sfacciato, arguto, raggiratore
e cinico divertente, raccoglie maggiori simpatie della vittima che
lotta onestamente contro le traversie della vita. Il pubblico sa che
all'ultimo _atto_, quello della morale, il birbante sarà punito e
ciò tranquillizza la coscienza. Sebbene spesso, in fondo in fondo, lo
spettatore trova la morale falsa e in contraddizione colla vita reale
che porta in alto gli audaci. E gli audaci hanno pochi scrupoli e meno
pregiudizi, acquistandosi l'onorabilità quando han perduto l'onore.

L'antipatico, l'odiato, è il birbante tartufo, l'ipocrita sornione,
il brutale volgare, che non ha sorrisi, ma ghigni; e opprime
violentemente, senza sorridere mai, senza far la satira di sè stesso e
della buaggine umana della quale approfitta.

_Don Gennaro Gaudenzi_ è un bel tipo di parassita sociale, senza senso
morale, senza sentimentalità, senza pregiudizi. È serenamente laido
nell'animo corrotto messo a nudo; e, pur ricordando altri caratteri
portati sul palcoscenico, ha una impronta originale che si mantiene
fino all'ultimo _atto_.

Interessa in tutto lo svolgimento dell'azione: quando rivela i
mezzi per apparire un avvocato pieno di cause, quando rinnova lo
stratagemma del _Comitato di beneficenza_, quando sa accappararsi la
stima di una cantante americana ricca, ma sfiatata, quando fa valere
la dote immaginaria di sua figlia, quando cerca convincere la nuora
che separazione val divorzio ed è meglio guadagnare in un divorzio
che tribulare la vita per una falsa dignità. E il tipo si completa
quando, volendo fare la morale alla figlia, resta convinto da questa
e accetta una posizione, se non dignitosa, almeno lucrosa, lasciando
nell'imbroglio i complici e gli illusi.

Un bel tipo quello dell'ex-cantante ed ex-impresario improvvisatosi
e sanzionatosi avvocato e commendatore; ma appunto perchè troppo
accentuato e preminente nell'azione, il dramma immaginato dall'autore,
la filosofia, lo studio del problema propostosi, passa in seconda
linea, indebolisce. L'autore vuol satireggiare, far odiare i parassiti,
e il pubblico non s'interessa e simpatizza che per il parassita e
niente per le vittime. Quasi quasi si direbbe che la logica del mondo è
quella di Don Gennaro Gaudenzi e che gli altri hanno torto a non essere
della sua forza.

E questo succede anche perchè, mentre il tipo di Gaudenzi è ben
costrutto e ha una impronta personale, il resto rivela troppo l'uso
dei vecchi sistemi di palcoscenico. Il dramma e i personaggi secondari
non hanno grande efficacia, perchè i loro sentimenti non appariscono
abbastanza sinceri e stillano l'artefatto.

Gli attori ebbero _chiamate_ a ogni atto; ma contrastate.

_Parassiti_ si possono definire una bella creazione di un tipo scenico.

L'esecuzione è stata buona, affiatata, artistica. Calabresi ha
trionfato: un trionfo completo di attore fine, intelligente,
comicamente elegante.

Leigheb, anche in una _parte_ secondaria, è sempre... Leigheb. La
Majone, la Cristina, la Leigheb, Carini, Guasti e gli altri recitarono
tutti con impegno.

Stasera la commedia si replica.

                                                  ROMEO CARUGATI[44].


_Parassiti, commedia in 4 atti di_ Camillo Antona-Traversi.

Don Gennaro Gaudenzi ha fatto un po' di tutto per sbarcare il lunario
più lietamente che fosse possibile. Da comprimario, coll'ingegno pronto
e speculativo, s'è levato a far l'impresario. Poi, non si sa come e
perchè, s'è ridotto ad accettare il posto di segretario comunale in
un paesello. Ma la sua fantasia facile, piena di iniziativa, avea ben
altro orizzonte, ed egli si è buttato nel mare magno della Capitale,
dov'è riuscito a farsi chiamare avvocato e commendatore per giunta,
senza aver avuto mai una laurea e una commenda.

Nel mare magno della Capitale egli è riuscito a ben altro: anzi tutto,
pure abattuto qualche volta dall'infide onde tempestose, s'è saputo
tenere a galla. Egli è perchè ha le sue teorie sul saper vivere,
teorie che non fallano quasi mai per gli uomini di talento. Forse,
peregrinando pel mondo, l'ex-comprimario e impresario ha imparato,
pria d'ogni altro, a non avere scrupoli: sono un bagaglio inutile e
ingombrante.

L'insegnamento appreso nel gran libro della vita egli non ha mai
trascurato e ha infinocchiato il mondo vivendo bene alle spalle di
esso, sfruttando l'altrui ingenuità, traendo vantaggio da tutto,
dalle piccole vanità individuali e dalle grandi sventure pubbliche,
sempre pronto a trovare un espediente che lo liberi da un momentaneo
contrattempo, da una improvvisa avversità del caso o degli uomini.

Oltre a tutta questa personale noncuranza di tutto ciò che è sentimento
morale, il falso avvocato e commendatore ha un'altra sapienza, quella,
forse, sulla quale poggia la infallibilità del suo metodo di sbarcare
il lunario: parere. Il mondo, del resto, è così buono che s'illude
facilmente delle apparenze.

Un Ludro moderno, riveduto però, corretto, e sopra tutto ampliato,
tale è la figura principale che l'Antona-Traversi ci presenta nei suoi
_Parassiti_; non nuova nella grande famiglia comica moderna, dove ha
dei fratelli maggiori, se non per qualità di furberia, di accorgimento,
di spirito inventivo da gabbamondo, perchè venuti prima di lui sulla
scena di prosa; e tra essi il _Cantasirena_ della _Baraonda_ di Rovetta
e quel personaggio ideato da F. Pozza e C. Bertolazzi nel _Disastro
di Roccamare_, una commedia caduta, perchè da satira — come avrebbe
voluto, potuto e dovuto essere — finì in caricatura. E accanto a Ludro,
l'Antona-Traversi ha messo un Ludretto, il cav. Naldini, suo degno
segretario.

È questo il parassita numero 2 della commedia, la quale ha pure un
parassita numero 3: un figliuolo del Gaudenzi, avvocato autentico lui,
che, dopo avere sposata una sarta, finisce col vergognarsene, ma non
disdegna di farsi da lei mantenere e di rubarle i risparmi che dovranno
servire a pagare l'affitto di casa; e, poichè ella gli rinfaccia
l'indifferenza e il furto, la vanità e l'inutilità, egli trova a
pretesto la diversità della loro indole, per voler una separazione
giudiziaria. E, ottenutala, coglie una buona occasione, quella di
fuggire con una ricca americana, che era venuta in Italia a studiare
il canto; e che, dopo un fiasco piramidale fatto all'_Argentina_,
smette l'idea di continuar la carriera iniziata sotto auspicii così
poco promettenti; carriera per il cui miraggio il Gaudenzi l'ha così
abbondantemente sfruttata nella borsa.

Questi i _parassiti_ di Camillo Antona-Traversi. E i primi due
riuscirono a divertire il pubblico mentre stettero in iscena; ma essi
non furono sempre in iscena. Perciò l'esito della commedia fu vario nei
4 _atti_.

Il successo inuguale è derivato dalle inuguaglianze, che sono nella
commedia.

Il perno onde si regge e si muove tutta la commedia è il Gaudenzi.
Ne segue che essa non procede, o procede stentatamente, s'egli dalla
scena s'allontana, o se l'insieme lo copre un tantino, come al secondo
_atto_, in cui, pur stando in iscena, egli è sopraffatto da quel
mondo di piccoli parassiti. In esso, però, sono scene che rivelano un
autore come sceneggiatore sicuro, colorito, osservatore arguto e anche
fino, come ad esempio la scena tra madre e figlia all'ultimo _atto_,
veramente mirabile.

Io prevedo però che, non ostante il successo incompletamente lieto
di ieri, la commedia avrà parecchie repliche. Bilanciate la parte che
diverte e quella che non interessa della commedia, quella ha una grande
preponderanza sa questa. La quale non appare, poi, così difettosa e
appiccicaticcia com'essa è veramente, in grazia della grande abilità
che Camillo Antona-Traversi ha spiegato scrivendo _Parassiti_.

Non è stato un successo artistico completamente, ma sarà molto
probabilmente un successo finanziario. Il buono, ch'è nella commedia,
lo merita. Non si danno di frequente rappresentazioni che, pur destando
discussioni e riserve, interessino così vivamente il pubblico anche dal
lato artistico.

Degli esecutori si deve dir bene; specialmente un gran bene del
Calabresi, che, ieri sera, nell'ammirazione del nostro pubblico,
fece un passo così gigantesco da mutarla in feticismo. La sua
interpretazione del _Gaudenzi_ apparve il prodotto dello studio e della
forza di un grande e fine talento comico.

                                                            AUS.[45].


Al «Manzoni».

Ieri sera, la _Compagnia Leigheb-Reiter_ ha rappresentato la nuova
commedia in 4 atti di Camillo Antona-Traversi, _Parassiti_.

Il titolo è chiaro e chiari risaltano anche nella commedia questi
tipi di sfruttatori di ogni nobile sentimento, senza coscienza e senza
dignità, tutto apparenza, «spolvero» e inganno. La scena si svolge in
Roma — come terreno più adatto a questa mala erba — e l'intenzione
dell'autore è stata appunto quella di ritrarre un quadro della vita
della terza Roma.

La commedia è tutta di tipi e d'ambiente e il tenue intreccio non
costituisce parte essenziale. È intorno al _comm. Gennaro Gaudenzi_
che gira questo mondo, non nuovo, ma strano e ripugnante. Il tipo del
_Gaudenzi_ — il gran _parassita_ — è fortemente tratteggiato e colpito
nei suoi aspetti principali. Dopo di lui, spicca il suo segretario
_Naldini_. Gli altri personaggi muovono e danno risalto a questi due
che sono appunto i protagonisti.

Il pubblico, numeroso, ha accolto con applausi il primo e il quarto
atto, veramente pregevoli per la fattura e per il dialogo.

Ammirevole è stata l'incarnazione del tipo del _Gaudenzi_ fatta
dal Calabresi. Non meno accurato e caratteristico il Leigheb quale
_Naldini_. Bene poi gli altri esecutori: le signore Maione, Leigheb,
Cristina e il Carini, il Beltramo, Rizzotto, Guasti.

Questa sera replica.

                                                             AR.[46].

                                   *
                                  * *

Ieri, venerdì, la prima novità: _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.
Il teatro era affollatissimo: il primo _atto_ ebbe tre chiamate; tre
al terzo e due all'ultimo. L'esecuzione fu eccezionalmente buona.
Calabresi è un protagonista _hors ligne_, perfetto addirittura, e
ottenne un vero e proprio successo colossale. Di Claudio Leigheb
credo inutile parlare: del segretario del _Commendatore parassita_
fa una creazione, e a ogni _battuta_ era un applauso o una risata.
L'esecuzione della supercompagnia fu perfetta per tutti. Questa sera,
sabato, _Parassiti_ si replicano[47].

                                   *
                                  * *

                                                            A TORINO.

_Parassiti._ — _Commedia in 4 atti di_ Camillo Antona-Traversi. —
Teatro «Alfieri», 29 dicembre.

Il titolo ha, se non altro, il merito di essere chiaro e di indicare
allo spettatore chiaramente che cosa sarà la commedia. E questa ha
il merito di non mancare alle promesse del titolo; e di svolgere,
un po' monotonamente, un po' troppo uniformemente se vogliamo, ma
efficacemente, dei caratteri.

Ma svolgerli efficacemente non è tutto. Bisogna che questi caratteri
siano originali: se non originali, bisogna che il metodo con cui sono
studiati ci appaja nuovo, ci si dimostri atto a far risaltare di loro
quelle peculiari caratteristiche che altri dipintori avean trascurate o
lasciate nell'ombra.

Se alla mancanza di originalità dei caratteri si unisce 1a mancanza di
originalità nello studio, potrà venir fuori da questa unione forse una
commedia che una sera o due divertirà, ma che non resterà nei nostri
ricordi, non avrà lunga vita nelle nostre impressioni.

Questa commedia di Camillo Antona-Traversi mi pare così. Il tipo che
vi campeggia è vecchio. A non citare capilavori, noi ne abbiamo visti
esemplari in moderni romanzi e in moderne commedie. Ed è naturale
che quel tipo seduca. Nella vita d'oggi, egli ha il suo posto tanto
più definito, quanto più egli è indefinibile: oggi, parassita della
politica; domani, parassita degli affari; doman l'altro, parassita
dell'arte, della beneficenza, degli affetti. Voltaire ha detto che il
parassita è una bestia piccola che vive alle spalle di una bestia più
grossa: definizione intuitiva che serve anche, naturalmente, per il
commendatore Gaudenzi, ideato dal Traversi.

Ma gli serve troppo bene, direi quasi. Quasi direi che noi
desidereremmo minore fedeltà in lui al tipo classico del parassita.

Il difetto di questa commedia è quindi un difetto di vecchiezza.
Ma sarei ingiusto se non riconoscessi che dei vecchi materiali
l'Antona-Traversi si è servito con disinvolta maestria e che qualche
cosa vi ha aggiunto.

Vi ha aggiunto una certa snellezza moderna, eccessiva fino talvolta, e
radente quasi, come nel secondo _atto_, i confini della _pochade_: vi
ha aggiunto una sobrietà efficace in certi punti, che non può non esser
lodata quando si pensi che di un tipo così, tutto esterno, era tanto
facile, col pretesto di renderlo più vivo, esagerare le linee.

Tutte queste sono qualità che alla commedia dell'Antona-Traversi
vanno riconosciute e che spiegano il successo di ieri sera. Il quale
sarebbe stato anche più vivo e più completo di quello che fu, se alla
commedia non nocessero, per contro, qua e là, certi convenzionalismi di
situazioni più pericolosi assai della inoriginalità dei tipi.

L'intreccio, lettori? Ma da quanto ho detto più sopra voi dovete aver
capito che intreccio propriamente non c'è. Tipi e scene. E se gli uni
e le altre fossero tutti e tutte originali, artistiche e vigorose ci
sarebbe da rallegrarsi davvero con Camillo Antona-Traversi del successo
di ieri. Applauditi due e più volte tutti gli atti: il _secondo_ parve
un po' menare il can per l'aia e piacque meno.

Il Calabresi incarnò più che ottimamente il protagonista, ed ebbe
applausi anche durante gli atti. Numerosissimo il pubblico.

                                              C. GIORGERI-CONTRI[48].


_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi, al teatro «Alfieri».

C'era da temere che il cattivo tempo recasse ieri sera molto danno ai
_Parassiti_: invece, il concorso del pubblico fu assai numeroso, tanto
che la sala presentava un aspetto animatissimo.

E furono molte le signore, fra le più leggiadre ed eleganti
dell'_élite_ torinese, che sfidarono coraggiosamente la neve e
l'umidità per assistere alla «prima» della nuova commedia di Camillo
Antona-Traversi; la quale, mi affretto a registrarlo e con vivo
piacere, ottenne fra noi la medesima buona accoglienza già avuta a Roma
e a Milano.

In complesso, una diecina di chiamate.

Gli _atti_ più completi e riusciti sono il primo, il terzo e
l'ultimo. Ma di una commedia in _quattro atti_, che ve ne siano tre
soddisfacenti, è già molto.

Così fosse sempre!

Nei _Parassiti_ c'è una grande verità e osservazione, brio, movimento,
spirito e arguzia.

L'autore di _Le Rozeno_, e di tante altre applaudite produzioni, rivela
pure in quest'ultimo suo lavoro un talento, un'esperienza, un'abilità
non comuni.

Nei _Parassiti_ i personaggi sono tutti delineati accuratamente.

Quel sedicente avvocato e commendatore Gaudenzi, uno di quegli esseri
che pullulano in tutte le grandi città e che vivono alle spalle del
prossimo, gabbandolo sempre, si può dire maestrevolmente scolpito.

Il tipo, se non originale, è presentato molto bene e l'Antona-Traversi
non va certo accusato di plagio.

Degli altri caratteri appare più evidente quello della signora
_Gaudenzi_, tanto credula, semplice e buona.

Felicemente disegnata la «macchietta» di _Naldini_, segretario e _alter
ego_ del _Gaudenzi_.

Tutti quanti i personaggi, poi, parlano realmente il linguaggio che
loro si conviene; ciò che non accade sovente di udire.

Quanto all'_ambiente_, è reso con notevole cura. Scorrevole,
appropriato, benissimo il dialogo.

L'esecuzione della commedia fu lodevolissima.

Della parte di _Gaudenzi_, quel geniale e valoroso artista ch'è Oreste
Calabresi fece una delle sue più brillanti, caratteristiche, perfette
creazioni; e il pubblico lo ricompensò con applausi e acclamazioni
fragorosissimi, generali, non solo al termine di ciascun _atto_, ma
altresì delle scene capitali.

L'ottimo Claudio Leigheb mise a servizio del _cav. Naldini_ tutta la
sua invidiabile festevolezza, comicità e bravura, tenendo alta la nota
gaja e meritando le unanimi approvazioni.

Egregiamente, nelle vesti della buona signora _Gaudenzi_, la valente
Zucchini-Majone.

L'intelligente Carini compose la miglior fisonomia possibile
all'ingrata figura di _Alfredo_; la Ines Cristina fu un'ammirabile
signorina _Gaudenzi_ e spiegò molta vigoria, nella scena del quarto
_atto_, coi proprii genitori: tanto corretta quanto piacente la
Migliotti-Leigheb (_Miss-Stower_); gentile _Bice_ la brava signorina
Bardazzi; accurati il Rizzotto e il Beltramo.

— Tutti quanti vennero, a buon diritto, applauditi ed evocati alla
ribalta.

Questa sera _Parassiti_ si replicano.

                                                        G. CAUDA[49].


Teatro «Alfieri».

Nella commedia in 4 atti. _Parassiti_, che, nuova per Torino,
fu rappresentata ieri sera dalla _Compagnia Leigheb-Reiter_,
Camillo Antona-Traversi affermò ancora una volta le sue solide e
splendide facoltà di commediografo. Certo si può discutere intorno
all'opportunità dell'atto 2.º, il quale forse può parere anche non
necessario, perchè non è organico come gli altri; ma in questi, cioè
nel 1º, nel 3º e nel 4º, c'è tanta vita, tanto movimento; è fotografata
così bene l'esistenza di un'intiera classe di persone e c'è tanta
arguzia di satira, da dar ragione al pubblico che applaudì cordialmente
tutto il resto della commedia. E vada l'eco di questi applausi dati da
un pubblico che si è divertito, vada come un messaggio confortatore
all'autore lontano, che non potè godersi la festa fatta ieri al suo
nome e al suo ingegno.

Il pubblico era molto numeroso. L'interpretazione fu splendida da parte
del Calabresi, che di _Don Gennaro Gaudenzi_ fece una vera creazione,
felicemente coadiuvato dai suoi compagni d'arte, dei quali nominiamo,
a titolo d'onore, Claudio Leigheb, il Carini, la Zucchini-Majone, la
Teresa Leigheb e la Cristina.

_Parassiti_ si replicano[50].


Teatro «Alfieri».

Anche iersera la commedia _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi ebbe
felicissimo esito.

Il pubblico, che era numerosissimo e scelto, applaudì calorosamente
e chiamò parecchie volte al proscenio gl'interpreti: in particolar
modo, il Calabresi, i coniugi Leigheb, la Zucchini, il Carini, la
Cristina.[51].

                                   *
                                  * *

                                                           A FIRENZE.

L'ultima _novità_ della stagione, novità non promessa e perciò
doppiamente gradita, fu la commedia: _Parassiti_ di Camillo
Antona-Traversi.

È questa — secondo il mio debole parere — se non la migliore, la più
vivace e la più moderna commedia fra tutte quelle dell'autore delle
_Rozeno_. Satira felicissima, e quanto mai divertente, di una parte
della società romana, commedia d'intreccio e di carattere quanto mai
indovinata: insomma una commedia simpatica.

Debbo, anzi tutto, confessare la mia speciale predilezione per le
commedie satiriche: non ch'io creda troppo all'efficacia educativa del
vecchio: _castigat ridendo mores_, nè all'effetto moralmente utile
della satira sul teatro: la gente è quale è: i vizj, i ridicoli, i
difetti, le piccinerie saran sempre di questo mondo: l'uomo resterà
sempre lo stesso animale egoista e ambizioso, che correrà sempre
alla ricerca del danaro e dei piaceri; e non sarà certo il sig.
Antona-Traversi — nè il sig. Giacosa, nè il signor Rovetta — che lo
arresterà nella sua corsa fatale, nè che potrà, con pochi tratti di
penna, cambiar faccia alla società nostra.

Mi piace la commedia satirica semplicemente per una mia naturale
tendenza a osservare seriamente le cose allegre e a ridere delle cose
serie: mi piace perchè — nell'assistere alla rappresentazione — sento
punti al vivo molti fra gli spettatori miei vicini di posto, che si
divertono e applaudono e ridono inconsciamente: mi piace, perchè dietro
le scene del dramma veggo ridere e sogghignare l'autore stesso e mi
posso così fare una giusta idea di ciò ch'egli è e di ciò ch'egli vale.

In _Parassiti_ la parte satirica si fonde ammirevolmente con quella
drammatica: debbo però riconoscere che quella è di molto superiore a
questa: mentre nella riproduzione realista della società romana e nella
satira del retroscena politico, l'Antona-Traversi riescì eccellente,
nell'intreccio mi parve meno originale e meno efficace.

_Don Gennaro Gaudenzi_, che non è nè avvocato, nè commendatore,
ma semplicemente un cantante fischiato, ha posto tutta la propria
attività e intelligenza nel vivere alle spalle degli ambiziosi: pieno
di furberia e di malleabilità, senza scrupoli, senza coscienza, egli
s'è dato alla specialità dei «disastri pubblici»: allorchè si forma
un comitato di beneficenza, ei si mette intorno per cercar firme e
quattrini: chi appare sulle liste è sempre un principe, un nobile
ricco, un imbecille: _Gaudenzi_ sa approfittare dei fondi, restando poi
nell'ombra, allorchè si viene alla resa dei conti.

Intorno a questo «parassita» circolano tutti gli altri personaggi della
commedia: la moglie, donna buona e ingenua; il figlio, il «parassita»
di una ricca americana; la moglie del figlio, una modesta sartina, che
il marito abbandonò, dopo averle consumato i pochi risparmi; la figlia
_Rina_, una indipendente, che se ne andrà dalla casa paterna con un
violinista celebre; e, infine, _Naldini_, il segretario di _Gaudenzi_,
il _factotum_, l'allievo suo più caro. _Don Gennaro_ si comporta con
_Naldini_ non altrimenti di quello che Ludro con Ludretto: allorchè
c'è un'incombenza spiacevole, _Naldini_ andrà a «scoder le man in tel
muso»: in ogni scena fra questi due, m'aspettavo di sentir _Don Gennaro
Gaudenzi_ far la confessione di Ludro, suo antenato diretto: «Sti musi
qua no diventa più rossi!»

Bisogna riconoscere che l'autore dei _Parassiti_ seppe render
moderno il carattere antico e farlo rispondente alle esigenze della
moderna società. _Don Gennaro_ è, infatti, un vero carattere moderno:
l'Antona-Traversi lo osservò dal vero, a Roma, in piena corruzione
elettorale, nell'inquinamento meridionale della città eterna: senza
che egli lo dica, s'intravede in _Don Gennaro_ l'uomo del mezzogiorno
d'Italia.

Il carattere c'è in questa commedia dell'Antona-Traversi; e, come
questo, anche gli altri caratteri sono stati osservati e studiati con
rara penetrazione e riprodotti scenicamente con molta forza comica.

_Parassiti_ è una buona commedia: varia, vivace, indovinata nei
caratteri e negli episodi scenici, assorge, dalla comicità dell'_atto
primo_, a molta forza drammatica nel finale del secondo, per ritornare
al terzo alla gustosa caricatura e alla satira efficace, propria della
commedia.

Qui però la parte comica ha la prevalenza: anche la fine della
commedia, nel suo scioglimento impreveduto e indovinatissimo, mantiene
a tutta l'opera il tono comico. Non è in questi _Parassiti_ ch'io andrò
a cercare il contrasto delle passioni delle _Rozeno_, o l'efficacia
drammatica di _Danza Macabra_: in questa sua commedia, Camillo
Antona-Traversi ha voluto descrivere un ambiente e porre in satira
tutta una classe di persone, e ci è riuscito perfettamente: se, per le
esigenze sceniche, o per mantenere la sospensione dell'interesse, nella
commedia satirica, è innestato un intreccio più o meno drammatico,
non me ne curo: quello ch'io cercavo in _Parassiti_ era la satira del
costume, e questa m'è apparsa eccellente: non chiedevo di più.

L'esecuzione tutta contribuì a far rilevare i pregi della commedia.
Oreste Calabresi fece una vera creazione della parte di _Don Gennaro
Gaudenzi_: diede tutto il rilievo voluto alle parole scritte: con
uno sguardo, con un gesto, fece intendere quello che l'autore non
diceva: in una parola, recitò da grande artista: più che interprete, fu
dell'Antona-Traversi collaboratore.

La signorina Dina Galli recitò con intelligenza la parte sua.

La signora Vestri, il Ruggeri e il Rodolfi contribuirono al buon
successo della commedia.

Con la replica di questa, e con lo _Spiritismo_ del Sardou, la
_Compagnia Talli Gramatica-Calabresi_ si congedò dal pubblico
fiorentino.

                                                        CESARONE[52].


_Parassiti._ — _Commedia di_ Camillo Antona-Traversi. — Compagnia
Talli-Gramatica-Calabresi, 28 giugno 1900. — «Arena Nazionale».

Sì dalle scienze naturali, come dall'economia politica, vengono
considerati come parassiti quegli organismi, quegli individui che,
senza nulla produrre, vivono, crescono, s'impinguano a detrimento di
altri individui, di altri organismi. Chi consuma senza dare nulla a sè,
alla società, è un parassita.

Di questi uomini, cinici, corrotti, degenerati, pur troppo abbonda la
nostra società.

Il _tipo_ non è nuovo nel teatro. La numerosa clientela degli oziosi
gaudenti è stata sferzata sul palcoscenico sin dal tempo degli autori
greci e romani e ha prestato ad essi materia a commedie giocose e
satiriche.

Camillo Antona-Traversi ha voluto studiare, riprodurre, la figura
del moderno parassita, del venditore di fumo che sa gabbare il
prossimo suo, che sa menare avanti la vita a forza di umiliazioni,
di sotterfugi, di espedienti, sino al giorno ultimo, fatale, della
catastrofe o dell'ultima più abjetta deroga all'onore suo, alla sua
dignità.

Ed è appunto di questa commedia del valente drammaturgo che io — per
l'assenza tanto del collega _Yorickson_, quanto del collega _Alfredo_ —
debbo rendere conto modestamente e brevemente.

Mi preme, prima di ogni altra cosa, constatare che il nuovo lavoro
drammatico dell'Antona-Traversi ha avuto all'_Arena_ un largo, pieno,
incontrastato successo.

La commedia è una mirabile, stupenda colorita riproduzione di
_ambiente_; un chiaro, preciso, nitido studio di caratteri. L'autore ha
ritratto con efficacia scultoria il tipo dell'uomo, che tira innanzi la
esistenza alle spalle dei gonzi, frodando la beneficenza, turlupinando
il credito, ingannando la pubblica opinione.

Lo svolgimento è ottimo, commendevolissimo, maravigliosamente vero; e
minutamente studiato è il carattere del protagonista, che è una figura
viva, umana, completa: ben condotta la progressiva degenerazione di
quella famiglia senza coscienza e senza ideale: bellissima la pittura
dell'ambiente, nel quale quei tipi parlano, operano, si agitano.

L'Antona-Traversi ha compiuto, con la sua nuova commedia, oltre che
un'ottima opera d'arte, anche una lodevole opera di risanamento morale,
additando come questo del parassitismo moderno sia il germe roditore,
l'assillo tormentatore della civile società; e dimostrando che, per
buona sorte, esso, o prima o poi, trova giusta e adeguata punizione in
se stesso.

E il pubblico numeroso e intelligente, che affollava l'_Arena_,
dimostrò con applausi continui di approvare la tesi della commedia,
scritta con garbo signorile e con arguzia fine, scoppiettante.

Dell'esecuzione dirò che fu irreprensibile. Il Calabresi fu
semplicemente grande nella parte di _Don Gennaro Gaudenzi_, della quale
fece una splendida, perfetta, inimitabile creazione, interpretando con
elevato intelletto d'artista quel carattere strano e pervertito.

Ottimi le signore Vestri e Galli, il Ruggeri, il Piperno, il
Giovannini; lodevoli le signore Piperno, Garetti e Rodolfi, il De
Antonio, il Rodolfi.

_Parassiti_ si replicherà domani sera per l'ultima recita della
_Compagnia_.

                                                          PICTOR[53].


«Arena Nazionale». — _Parassiti, commedia in 3 atti di_ Camillo
Antona-Traversi.

Ci sono nel mondo individui i quali vivono senza nulla, fare, senza
nulla avere, e pure vivono splendidamente.

Voi li trovate spessissimo. Dove? Nelle località più e meglio
frequentate.

Nei primi teatri, la sera; ai migliori _réstaurants_, il giorno; alle
più fresche birrerie, l'estate; ai caffè più caldamente eleganti,
l'inverno. Ora, discutendo con un operajo per le vie; ora, salutando
con amorosa sollecitudine un negoziante; ora, curvati davanti a un
potente. La maldicenza li colpisce in pieno petto, qualche volta. Non
sono mai sdrucciolati sopra un articolo qualunque del codice penale. E
in questa sta il massimo della loro abilità.

Chi sono I parassiti. Vivono del succhio della umanità, e fanno quel
che la credenza popolare dice facciano i parassiti dei corpi animali:
ne succiano il sangue peggiore.

Come i parassiti, si attaccano da un animale a un altro, pure ci sia da
vivere sopra.

Tale il commendatore _Don Gennaro Gaudenzi_ scelto da Camillo
Antona-Traversi per protagonista della sua commedia, rappresentata e
applaudita ieri sera alla nostra _Arena Nazionale_.

Questo _Gaudenzi_ ha fatto un po' di tutto...

Il tipo è tratteggiato con linee riuscitissime.

L'autore ha con amara satira colorito questo tipo. Egli, forse, nella
sua vita dolorosa, ne ha conosciuto l'originale.

Questo _Commendatore_ che, per tutto, sempre, ha il rimedio dalla
prontezza sorprendente, è nuovo personaggio del nostro teatro di prosa.

E non è di vitalità meschina.

Ogni _atto_ fu coronato da replicati applausi.

L'esecuzione della commedia fu ottima.

Il Calabresi fece una creazione sorprendente del carattere principale:
sorprendente per tutto l'insieme, dalla truccatura al gesto abituale di
tormentar continuamente la barba.

Eccellenti i signori Ruggeri, Piperno, D'Antonio e i signori Rodolfi e
Giovannini, nelle indovinate macchiette del segretario del Commendatore
quello, questi del violinista. La signora Galli....

Sono in debito verso i miei lettori di alcune parole su questa giovane
e simpaticissima attrice.

Io dissi, vedendola in quella parte di diavoletto brioso de _La dame de
chez Maxim_, che se avesse avuto nelle parti serie tanta compostezza
ed efficacia, quanta birichineria aveva in quella _pochade_, questa
giovinetta, dal personalino flessibile ed elegante, doveva esser
giustamente salutata per una attrice assai assai meritevole.

Le recite della stagione mi hanno fatto pensar di sì. La
interpretazione del carattere di _Rina_ nei _Parassiti_ mi fa certo che
non mi sono ingannato. E ci ho piacere per lei e per l'arte drammatica.

Domani si replica _Parassiti_, ed è l'ultima recita della stagione.

                                               VALENTINO SOLDANI[54].

                                   *
                                  * *

... Quante feste, quante dimostrazioni di simpatia e di stima avrebbe
avuto il nostro Camillo Antona-Traversi se avesse potuto assistere
giovedì e sabato alle recite dei suoi _Parassiti_! I tre _atti_, di cui
si compone il lavoro, divertirono e interessarono. Egli ha dipinto con
efficaci colori un _ambiente_ corrotto che esiste nel nostro secolo: ha
dato alla scena dei personaggi bene scolpiti, felicemente delineati:
ha scritto scene piene di _humour_, di brio, di fine osservazione.
La figura che campeggia nel lavoro, quella di Don Gennaro Gaudenzi, è
maravigliosamente tratteggiata, artisticamente lumeggiata[55].

                                   *
                                  * *

All'_Arena Nazionale_ fu ieri sera recitata la commedia, in 3 atti,
_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.

Si è tanto parlato di questo lavoro, che a tutti ieri sera pareva di
conoscerlo.

La commedia, in cui — come nelle _Rozeno_ — Camillo Antona-Traversi
fa una pittura di un certo mondo equivoco, rivela belle qualità di
osservazione e le attitudini singolari che l'autore ha a scrivere per
il teatro.

Vi furono applausi e _chiamate_ agli attori a ogni _atto_. E domani
sera — ci si annunzia — la commedia sarà replicata per chiusura della
stagione[56].

                                   *
                                  * *

                                                            A GENOVA.

_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi al «Teatro Paganini».

Luigi Capuana — cioè, un artista e un critico d'arte — scrivendo
all'autore di questi _Parassiti_ diceva: «Potete essere orgoglioso di
avere scritto un lavoro di schietto carattere italiano, divertente,
interessante, pieno di vita e intensa comicità».

Sfrangiato di quel di più che ci può essere, ed è quasi naturale che
ci sia, in una lettera confidenziale, il giudizio è tale che ci si
potrebbe sottoscrivere. E specialmente tutto bisognerebbe sottoscrivere
là dove il Capuana dice: «Potete essere orgoglioso di avere scritto un
lavoro di schietto carattere italiano». È la bella, la sana commedia di
carattere, una figliuola minore di quella catena che va da _Don Marzio_
a _Cantasirena_, quel _Cantasirena_ di _Baraonda_ che è lontano parente
del commendatore avvocato _Gaudenzi_, niente commendatore e tanto meno
avvocato.

La commedia stampata sulla copertina porta per titolo _Parassiti_:
sui manifesti — o sbaglio? — ho letto _I Parassiti_: quell'_I_ era di
troppo. Intesa, come caso speciale, come rappresentazione di vita, come
visione di un determinato carattere, _Parassiti_ è una bella commedia,
che fa sorridere e ridere senza nemmeno rasentare il luridume di molta
produzione comica odierna. È scritta italianamente ed è piena di sapor
comico: di una comicità non così intensa, come pare al Capuana, ma di
una comicità garbata e graziosa.

Sicchè il pubblico del _Paganini_ ha battuto le mani, si è divertito,
ha chiamato più volte gli attori alla ribalta. E gli attori hanno fatto
tutti il dover loro. Calabresi, il protagonista, è stato magnifico
nel trucco, nella dizione, nella interpretazione fresca e vera del
carattere; la Galli è stata vivace e mordace, e il Giovannini — ecco
un bravo ragazzo che farà del cammino! — ha dato molto rilievo a una
macchietta di violinista polacco[57].


_Parassiti_ al «Paganini».

Il titolo vasto comprensivo della commedia lascerebbe credere che si
tratti di un lavoro dalle linee e dalle proporzioni grandiose.

I tre _atti_ di Camillo Antona-Traversi appajono invece assai snelli
e spediti, e lo studio _d'ambiente_ si svolge in un campo troppo
ristretto per avere gran forza di sintesi. L'autore, accingendosi a
scrivere questo lavoro, aveva forse dinanzi a sè una visione più ampia
di vita. I personaggi che egli voleva ritrarre erano numerosi, gli
episodii che si proponeva di svolgere varii e complessi. A poco a poco,
forse per le esigenze medesime della scena, rimpicciolì il quadro,
condensò l'azione, trascurò lo studio dei tipi secondarii, non ponendo
in piena luce che un solo carattere, quello del _commendatore Gennaro
Gaudenzi_.

Se è dovere della critica rilevare questo difetto d'origine, è però
anche giusto tener conto dei pregi ragguardevoli della commedia; nella
quale, come, del resto, nelle precedenti del Traversi, sono visibili le
impronte d'un ingegno che non s'arresta alla superficiale osservazione
dei fatti; ma che di questi sa sorprendere e penetrare l'intimo
significato.

Il dialogo della commedia, ad esempio, è assai colorito e vivace, non
scevro di frizzante ironia: certe scene, certe situazioni rivelano la
tecnica e il gusto di un vero maestro.

Il _commendator Gennaro Gaudenzi_ è un tipo finemente studiato, reso
con brio, arguzia, comicità.

Ha un torto solo: quello di essere un po' troppo... prossimo parente
di un altro... commendatore, il Matteo Cantasirena della _Baraonda_ di
Rovetta.

L'esecuzione della commedia fu ottima da parte del Calabresi, lodevole
da parte della Galli, della Spano, del Piperno e degli altri.

                                                            G. A.[58]


_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi al «Paganini».

Non è la prima volta che si veggono posti sulla scena come a una
gogna i farabutti in guanti, che nella commedia della vita si sogliono
chiamare coi titoli di avvocato o di commendatore o di onorevole, e
soltanto nei dialoghi intimi alcuni si azzardano a chiamare affaristi;
fino al giorno, che giunge soltanto per i più sventurati, in cui un
colpo mal riuscito discopre il loro giuoco, tronca la buona fama...
e basta; perchè, quanto alla loro vita comoda e parassitaria, essi
sanno conservarsela: bisogna che siano molto, ma molto sfortunati, per
soffrire un po' di carcere preventivo, con tutti i riguardi, i buoni
bocconi e i sigari avana.

Dai drammi di Paolo Ferrari ai Corvi del Becque, al _Matteo
Cantasirena_ del Rovetta, simili figure son passate alla luce della
ribalta; ora come personaggi principali, scopo dell'opera, più
spesso in seconda linea, ma visibilissime per quella loro impronta di
sfacciataggine, d'intrigo, di egoismo che subito le distingue.

Il _commendator Gaudenzi_ di Camillo Antona-Traversi è di costoro.
Sta a Roma, si sa. È _abituè_ di Aragno, s'immagina. Ha un degno
segretario, che segue le sue orme. Ha un degno figlio, che imita il suo
esempio. Ha una povera diavola di moglie. Ha una testina di figliuola
intelligente e astuta come il padre, fredda e opportunista, imperiosa e
tenace nei propositi.

Ogni uccello fa il suo verso: il Gaudenzi trova nuovi mezzi di
sfruttamento con le solite astuzie: suo figlio divorzia dalla moglie
quando non c'è più da smungere e sposa una ricca e fischiatissima
cantante: la figlia rinuncia a un ricco matrimonio... perchè s'accorge
che il fidanzato è un debole e cederà alla volontà del padre, ch'è
ostile.

Un giorno, sopra tutto questo tessuto d'impostura ordito coi soliti
paroloni, scoppia una bomba... giornalistica. Il Commendatore lascia
il suo segretario negli impicci, ma con an ottimo consiglio, che suona
su per giù così: «Non dica ch'io lo lascio solo: a Roma basta voltarsi
attorno per trovare quanti... amici si voglia»! E padre e figlia
s'imbarcano per una grande _tournée_ artistica, a spese di un celebre
violinista esotico.

Dato l'argomento, costretto in un tema fisso esteticamente antipatico,
benchè ispirato da un alto intendimento morale, il lavoro è ottimo:
bene sceneggiato, ben dialogato; e, sopra tutto, coi caratteri
nettamente coloriti, senza troppa esagerazione, con sano verismo.
Dunque, non siamo all'altezza delle _Rozeno_, perchè, fin dal primo
momento in cui la commedia fa ideata, mancavano gli elementi per
giungere alle _Rozeno_; ma siamo all'altezza di un piccolo concetto
perfettamente reso.

Il pubblico approvò pienamente e approverà sempre una simile commedia,
che lo interessa, lo convince, lo fa ridere, lo rende superiore nel
disprezzo, gli cerca un incoraggiamento a combattere quella genia di
malviventi: l'incoraggiamento non può mancare.

In fine, un bravo di tutto cuore agl'interpreti. Il Calabresi fece una
delle sue creazioni. A sentirlo nei _Parassiti_, sembra l'artista nato
per i _Parassiti_, come nel _Lucifero_ di Butti pareva l'artista nato
per il _Lucifero_.

                                                           A. B.[59].

                                   *
                                  * *

                                                           A TRIESTE.

«Fenice». — _Parassiti, commedia in 3 atti di_ C. Antona-Traversi.

La nuova commedia è piaciuta al pubblico sinceramente: ci furono tre
chiamate agli attori dopo il _primo atto_; quattro dopo il secondo; tre
alla fine.

Con questi _Parassiti_, Camillo Antona-Traversi ha impugnato la sforza
dell'autore satirico, ha dipinto al vivo un ambiente di farabutti,
di cinici, di degenerati, che vivono allegramente di ripieghi, di
transazioni, facendo credere di aver del danaro mentre non ne hanno,
promettendo con la sicurezza di non poter mantenere, cogliendo a volo
l'occasione per speculare loscamente, senza coscienza, senza dignità
umana, avendo a solo nume l'inganno, la frode.

Nella commedia, dalle linee comiche, si cela un concetto serio:
il sorriso dei personaggi nell'autore è amarezza. Il sedicente
commendatore e sedicente avvocato _Gennaro_ _Gaudenzi_, protagonista
della commedia, impersona una famiglia sociale della peggiore schiuma
dei farabutti; paga l'imposta in ragione di 10.000 franchi l'anno di
rendita per parere ciò che non è, e sa turlupinare perfino l'usciere
che viene a fargli il sequestro: vuol maritare la figlia promettendo
una dote che sa di non poter dare; e in quanto al cespite principale
dei suoi guadagni, egli lo ricava speculando sui disastri delle varie
parti d'Italia. Egli aspetta al varco i terremoti, le alluvioni, le
inondazioni, le pubbliche calamità d'ogni specie: si fa creatore d'un
Comitato di beneficenza, assieme al proprio segretario — che sta a
lui nel rapporto proporzionale come _Ludreto_ sta a _Ludro_ — cerca un
presidente fra una persona cognita in paese, e in quanto al rendiconto
è un altro affare. I denari sfumano; e, se si può, si cerca ripiegare
tappando i buchi con qualche _matinée_ di beneficenza.

Il primo _atto_ presenta subito con molta maestria e con molta arguzia
il _tipo_ che vedremo poi agitarsi in tutta la commedia. Peggio che
parassiti, sono farabutti questi protagonisti dell'Antona-Traversi. Ma
la loro pittura è fatta artisticamente.

L'_atto primo_, come presentazione di ambiente e di caratteri, è il più
bello: il secondo, pur essendo meno artistico del primo, piace per la
grande vivezza che vi scorre; il terzo ci sembra inferiore agli altri:
la discesa di _Gennaro Gaudenzi_ è forse troppo rapida e impreparata;
e ci si domanda perchè un uomo che in tutta la vita non ha fatto altro
che trovare ripieghi non ne trovi un altro che salvi lui, e in lui la
sua apparenza di dignità, meglio che non lo faccia quella repentina
partenza con una coppia di virtuosi... di musica.

Ma sono nei questi, che non sminuiscono la bellezza del complesso
scenico, in cui l'azione corre via snella e diritta; e l'interesse, pur
con mezzi semplici, è ottenuto e perdura durante tutto lo svolgimento
del quadro. Certo, se qualche cosa nuoce nella commedia, come la
udimmo iersera, è la trasposizione dell'_ambiente_ — da napoletano a
veneziano — che la riduzione nel linguaggio vernacolo rende necessaria.
L'autore dipinge argutamente certe finezze di alcuni strati sociali del
Napoletano; e queste finezze, trasportate a Venezia, perdono alquanto
del loro vero colore, per quanto la traduzione sia fatta con cura
amorosa.

A questo vizio, che vorremmo dire di origine, nella riduzione
veneziana, è compenso però la recitazione bellissima di Ferruccio
Benini: recitazione intelligente, colorita, caratteristica, nonchè
l'omogeneo e affiatato complesso degli altri esecutori, fra i quali
meritano lode la signora Dondini-Benini, che si distinse al _secondo
atto_, le signore Gasparini e Marussig, e gli attori Ferri, Gasparini,
Zambuto.

Il successo schietto e caloroso riportato da i _Parassiti_ procurerà a
questa commedia buon numero di repliche[60].


«Teatro Fenice».

Certamente più omogeneo, più sereno, più indovinato, più elaborato
lavoro che i suoi _Fanciulli_ e la sua _Danza macabra_, ci ha dato
Camillo Antona-Traversi coi _Parassiti_, che ieri comparvero sulla
scena per opera della _Compagnia Benini_ e si delinearono in tutto le
loro tinte crude e comiche insieme.

Ci troviamo dinanzi a quei tipi equivoci, ricercatori instancabili di
espedienti loschi per poter sostenersi e salire, per poter mascherare
la propria ripugnanza all'onesto lavoro, all'onesto guadagno: tipi
forse non del tutto nuovi nel teatro, nei loro tratti generali; ma
che qui si svolgono in _ambienti_ più intimi, più famigliari quasi,
ed emergono per mezzi più sottili, più curiosi. Di solito, ci furono
mostrati gli speculatori della politica; qui abbiamo, tra varj
parassiti di minor conto, gli sfruttatori della beneficenza.

Il protagonista, un commendatore che si era conferito da se la
commenda, è l'uomo dall'imperturbato cinismo che, si può dire, vive
con tutta la sua famiglia a spese delle sottoscrizioni di beneficenza:
è stata molto ben trovata e presentata dall'Antona-Traversi la losca
risorsa di codesto suo personaggio di aspettare al varco tutte le
disgrazie e di farsi promotore di Comitati di soccorso...

La cinica figura di questo _parassita_, privo di qualsiasi scrupolo, è
dipinta molto bene: è quella che campeggia nella commedia, che le dà
il tono che particolarmente interessa; e Ferruccio Benini, dal canto
suo, ne fece una assai felice creazione, con atti e con gesti mettendo
in giusto rilievo tutti i lati necessariamente ambigui dell'individuo;
i suoi consensi con gli altri parassiti, i suoi contrasti con gli
ingenui, cui è legato.

Come impasto dei personaggi, i _Parassiti_ sono in modo non comune
riusciti, e dànno luogo a scene molto efficaci, che tanto più colpirono
per una recitazione sotto ogni riguardo commendevole di affiatamento
e correttezza. Nella scena finale del _secondo atto_, concitatissima,
la fusione degli attori, nel dialogo di necessità assai mosso, era
perfetta, facendosi notare e applaudire singolarmente la signora
Dondini Benini per la sua bella vibrazione drammatica.

Con essa, e col Benini, che — ripetiamo — si fece ammirare per la
forte sua creazione, si distinsero pure il Mezzetti, il Conforti, il
Ferri, lo Zambuto, il Gasparini, la Accardi, la Gasparini, la Marussig,
le quali ebbero più che altro parti passive. Il pubblico applaudì
alla fine di ogni _atto_ alla commedia e agli attori, che dovettero
comparire più volte al proscenio.

_Parassiti_, insomma, come elaborazione artistica in sè e come riflesso
d'interesse sul pubblico, è commedia tra le buone del povero teatro
italiano, è commedia che deve reggersi bene: la _Compagnia veneziana_,
che la eseguisce tanto accuratamente, non la lascerà certo all'unica
rappresentazione[61].


«Teatro Fenice». — _Parassiti_ commedia di Camillo Antona-Traversi.

L'implacabile adoratore della classificazione, uscendo iersera dalla
«Fenice», si sarebbe affaticato abbastanza se si fosse posto in capo
di trovare la casella giusta per il nuovo lavoro del forte ingegno di
Camillo Antona-Traversi, apparso in appropriata veste dialettale sulle
scene di questo teatro.

È una commedia a tesi? No, assolutamente. Una presentazione di
caratteri? Un pochino. Uno studio d'ambiente? Forse, piuttosto.

«Parassiti» è una commedia difficilmente classificabile; ma, in
compenso, è un lavoro teatrale divertente e vitale.

Non già che ci sia della novità nel nocciolo, o negli episodi parziali:
la commedia non ambisce di essere dispensatrice d'un nuovo verbo, di
logorare il cervello dell'uditorio con della psicologia: se proprio ce
n'è di questa, è certo di quella spicciola, minuta.

Niente tirate rettoriche, colpi di scena; e, grazie al cielo, anche
la minaccia del pianoforte, che in tutti i _tre atti_ mostra i denti
al pubblico, si contenta di restar tale; e, per chiudere la serie dei
negativi — e questo è il più importante — niente convenzionalismo.

La sceneggiatura rivela la mano abilissima: il dialogo scorre sciolto e
naturale.

L'esecuzione fu splendida nel complesso, mirabilmente affiatata e
vivace. Insuperabile il Benini, che presentò il tipo principale da pari
suo, cioè espressivamente vero.

Accanto a lui la gentile Dondini Benini ebbe grande campo di emergere e
di far rilevare doti di artista efficace, raggiungendo grandi effetti
nella scena finale del secondo atto. Eccellente la Marussig nella sua
partuccia, e così il Mezzetti, il lepido Conforti, la De Velo Accardi e
gli altri tutti. Il successo fu molto accentuato per la commedia e per
gli artisti, ch'ebbero in complesso una decina di chiamate[62].

                                   *
                                  * *

                                                           A PALERMO.

_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.

La nuova commedia in tre atti, _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi,
iersera, recitata dalla _Compagnia drammatica Vitaliani_, fu accolta
con applausi a ogni atto dal pubblico che era accorso numerosissimo,
poichè vivo è ancora il ricordo del successo delle _Rozeno_ e dei
_Fanciulli_.

Il prof. C. Antona-Traversi con questa sua commedia ha riprodotto
alcuni tipi della società moderna, i quali riescono a vivere
comodamente, senza il vero e proprio lavoro, speculando sull'altrui
ricchezza, sulle feste di beneficenza, e accettando senza scrupoli
qualsiasi transazione con la moralità e la dignità, pur di godersi la
vita.

La pittura dell'_ambiente_ è indovinata: i tipi sono veri, riprodotti
con sincerità ed evidenza; il dialogo spontaneo, vivace, elegante,
briosissimo, spesso di un umorismo assai caustico; grande la maestria
nella tecnica.

L'esecuzione fu iersera lodevolissima.

Carlo Duse rese alla perfezione, per il trucco e per l'incarnazione,
il personaggio principale; Gemma Farini recitò con molta grazia e
disinvoltura; la Guidantoni ammirabile per semplicità e correttezza;
il Sainati veramente ottimo: bravissimi la Campi, la Delfini, la
Giansanti, Pezziuga, Grisanti, De Velo, Grisostomi[63].


Olympia.

_Parassiti_, la splendida commedia di Camillo Antona-Traversi, ebbe
un successo completo, perch'essa mostra, con mirabile verità, alcuni
tipi della moderna società; tipi di speculatori che vivono alle altrui
spalle, senza il benchè menomo sentimento di moralità e onestà.

I personaggi sono veri e il dialogo scorre facile e piacevolissimo, non
smentendo la oramai celebrata fama dell'autore delle _Rozeno_.

L'esecuzione fu lodevole oltre ogni dire, specialmente da parte di
Carlo Duse e Gemma Farini. Bravissima la Guidantoni e anche tutti gli
altri.

La bella produzione ci si assicura verrà replicata[64].

                                   *
                                  * *

                                                            A PADOVA.

«Teatro Garibaldi». — _Parassiti_.

Il commendatore avvocato don Gennaro Gaudenzi — è così ch'egli ora si
fa chiamare, usurpando titoli che non gli spettano — è quello che si
dice un bel tipo: senza un soldo di rendita, senza un impiego, trova il
modo di campar la vita: dopo aver fatto il comprimario, l'impresario,
il segretario comunale in un paesello, ha voluto tentare la gran via
ed ò venuto a Roma, dove vive di espedienti. I Comitati di beneficenza
sono la sua specialità...

1900.

                                   *
                                  * *

La commedia del prof. Camillo Antona-Traversi rivela fin dalle prime
scene la fattura scenica di mano maestra. Il dialogo spigliato,
vivido, colorito, arguto, non dà mai allo spettatore un sol momento di
stanchezza.

La satira è sempre viva, mordace; e, quello che più conta, sferza
piaghe che sanguinano e che ammorbano veramente la nostra società.

I caratteri sono dipinti con grande amore: qualcuno vi è soltanto
adombrato: qualcuno sembra, a prima vista, non del tutto evidente; ma
tutti stanno da principio, e si conservano sino alla fine, nella loro
vera luce.

Concludendo: il nuovo lavoro del prof. Traversi piace e deve piacere.

Il pubblico padovano fece benissimo viso a _Parassiti_ e applaudì,
convinto, ogni _fine d'atto_.

L'esecuzione fu impeccabile: _Gaudenzi_ resterà nel repertorio di
Oreste Calabresi come una delle sue più brillanti creazioni: benissimo
la signorina Galli, _Rina_; sempre brava la signora Vestri, buoni tutti
gli altri.[65]



NOTE:


[1] «Felici splendido successo, abbracciamoti di tutto cuore». YAMBO,
SINIMBERGHI, LIBERATI, STANISLAO MANCA, LUCIO D'AMBRA.

«_Gaudenzi_ e _Naldini_ ottimamente. Amici festanti». MISS-STOWER.

_Chiamate_ ogni _atto_. Grande successo _tipo_ Calabresi e _macchietta_
Leigheb». BUFFI. (_Amministratore della Compagnia C. Leigheb e V.
Reiter_).

[2] _Il Signor Pubblico_, an. III, n. 29; _Roma_, 22 luglio 1899.

[3] _La Tribuna_, an. XVI, n. 203; _Roma_, lunedì 24 luglio 1899.

[4] _«Ma chi è!»_, _Roma_, 15 ottobre 1899.

[5] An. XI, n. 14; _Roma_, 2 agosto 1899.

[6] La commedia cui allude il Capuana s'intitola _Il cavalier Pedagna_.
Recitata, alcuni anni dopo, in siciliano, da =Giovanni Grasso=,
conseguì ovunque successo magnifico.

[7] _Milano_, 3-4 novembre 1899.

[8] _Gazzettino dell'Arte drammatica e lirica_, an. XI, n. 19; Roma, 17
novembre 1899.

[9] «=Manzoni=. — Molto pubblico, ieri sera, alla replica dei
_Parassiti_. Il successo fu migliore per la commedia e si mantenne
sinceramente entusiastico per l'attore Calabresi». (Dalla _Sera_,
domenica 5 — lunedì 6 novembre, 1899).

[10] «=Manzoni=. — Stasera, terza replica di _Parassiti_. Chi non
è stato a udir Calabresi nella parte del Comm. Don Gennaro Gaudenzi
non si lasci sfuggire la bella occasione offertagli dalla replica di
stasera». (Dalla _Sera_, lunedì 13 — martedì 14 novembre, 1899).

[11] _La Tribuna_, an. XVIII, n. 210; _Roma_, lunedì 30 luglio, 1900.

[12] _Il Giorno_, an. II, n. 210; _Roma_, lunedì 30 luglio, 1900.

[13] _Il Messaggero_, an. XXII, n. 209; _Roma_, domenica 29 luglio,
1900.

[14] _Gazzettino dell'Arte drammatica e lirica_, an. XII, n. 18;
_Roma_, 3 agosto 1900.

[15] _Il Nuovo Fanfulla di Roma_, an. I, n. 205; lunedì 30 luglio, 1900.

[16] _Il signor Pubblico_, an. IV, n. 31; _Roma_, 4-11 agosto 1900.

[17] =Adolfo Re-Riccardi= mi telegrafava gentilmente, la sera della
prima recita, in questi termini:

«_Parassiti_ iersera Torino enorme successo. Replicasi. ADOLFO».

[18] Ne fa fede questo caro _bigliettino_ mandatomi, subito dopo la
recita, dalla santa anima buona di =Luigi Süner=, rapito, or non è
molto, al riverente affetto degli amici e degli ammiratori della sua
arte fine, aristocratica, sincera:

      «_Caro Camillo_,

  _1.º atto_: — una chiamata a Calabresi. Una chiamata finale. — _2.º
  atto_, 2 chiamate finali. — _3.º atto_, una chiamata finale.

  Esecuzione splendida. Calabresi e la Galli, divinamente: gli altri
  lodevolissimi.

  La commedia è piaciuta; e io mi rallegro che sia stata applaudita
  nella difficile _Arena Nazionale_. Si ripete sabato.

  Rallegramenti dagli amici tutti. Ti stringe la mano il tuo

                                                      LUIGI SÜNER».

[19] Leggansi queste affettuose parole del =Süner=, onde il cuore non
ebbe, e non avrà mai, l'uguale:

                                              _Firenze, 26 luglio._

      «_Mio carissimo_,

  Figurati! — Il cuore della stampa risplende: la critica si mostra
  memore del suo idolo! Ho passato un angosciosissimo momento:
  questa mattina, tutta la mia angoscia si è sciolta nell'abbraccio
  caldissimo che ti mando! Tuo sempre

                                                         L. SÜNER».

[20] Esito _Parassiti_ ottimo; — primo atto, due chiamate; secondo,
tre; ultimo, due. Congratulazioni affettuose. — DUSE.

[21] «Sorte migliore potrà avere la commedia — che palesemente deve
essere costata un lungo e coscienzioso studio all'autore — dinanzi
a pubblici meno esigenti... Ma, in tal caso, l'Antona — Traversi
dovrà temere un altro guajo: gli mancherà l'interpretazione di Oreste
Calabresi, il modesto attore di qualche anno fa, il grande artista
d'oggi, il quale è tornato fra noi più squisitamente efficace, sobrio,
comico, e, vorremmo dire, gustoso che mai. La serata di ieri è stata
per lui un trionfo, un meritato trionfo.

                                                                 AM».

(_Il Secolo; Milano_, 4-5 novembre 1899).

«Io credo che l'autore, prima di scrivere la commedia, avesse già
pensato all'esecutore. Giacchè mai carattere e interprete furono sì
bene in armonia. Oreste Calabresi ha fatto del Gaudenzi una creazione
ammirabile. E non mi perdo in quisquilie per dimostrarlo. Tutto fu
perfetto in lui, dalla truccatura alla controscena, dall'accento
all'azione. Non che io voglia fare una scoperta del valore di questo
singolare artista. Da più anni egli si fa seriamente e ovunque
ammirare. Ma le sue condizioni artistiche di scritturato non gli
avevano finora permesso una vera interpretazione.

                                                         VICE-OLRAC».

(_Il Proscenio; Napoli_, 7 gennajo 1900).

«L'esecuzione da parte di Calabresi fu maravigliosa. Egli ha
movimentato, parlato, pensato, sottintesa la sua _parte_. Sembrava che
deducesse lì, sul palcoscenico; non che l'avesse appresa da un altro.
Più naturale e più comico di così non credo che C. Antona-Traversi
possa in avvenire trovare un Gaudenzi.

                                                     PIERO OTTOLINI».

(_Gazzetta Letteraria; Milano-Torino_, 11 novembre 1899).

«Oreste Calabresi, il protagonista, fu addirittura un collaboratore
dell'autore. Qualche cosa di semplicemente maraviglioso. Il tipo del
_Commendatore parassita_ fu da lui così evidentemente reso che, uscendo
dal teatro, vi chiedevate: «Dove ho conosciuto costui»?

(_Il Piccolo Faust; Bologna_, 8 novembre 1899).

«Voi che avete visto la commedia a Milano, indovinerete che il più
grande successo lo ebbe il Calabresi, il quale ha fatto della parte di
Gaudenzi uno studio così accurato e vero, che credo sarà impossibile
trovare un altro attore che riesca a eguagliarlo. Il Leigheb e il
Carini, le signore Zucchini, Leigheb e Cristina misero in opera tutta
la loro grande abilità per far spiccare i meriti della nuova commedia,
della quale c'è da cordialmente congratularsi coll'autore».

(_L'Arte drammatica; Milano_, 13 gennajo 1900).

«Il tipo di questo imbroglione — che, non ostante tutte le sue
marachelle, non può ascriversi come vorrebbe l'autore nella famiglia
dei _Parassiti_ — è magnificamente riprodotto da Oreste Calabresi, un
attore che ha saputo elevarsi, col solo consiglio dell'arte sua, su
non pochi altri celebratissimi comici Egli sa così opportunamente far
_giocare_ la sua nobile fisionomia, e senza cader mai nel grottesco,
che è un godimento a vedere. Sobrio negli _effetti_, minuzioso nello
studio dei particolari, geniale nella intonazione della voce e nella
mimica, egli conquista subito la simpatia del pubblico più esigente, e
da queste conquiste è breve il passo a quella verso la quale tende ogni
vero e grande artista, sulla scena e fuori: la _gloria_».

(Da _Natura e Arte_).

«Senza entrare in un esame critico del lavoro, bisogna riconoscergli
il merito d'aver offerto a un attore di talento, Oreste Calabresi,
l'opportunità di creare un tipo bellissimo nel protagonista. Si può
dire che l'attore ha compiuto, perfezionato, reso viva la figura un
po' abbozzata dall'autore; e sarà merito del Calabresi se il dramma
avrà applausi e repliche nei principali teatri della penisola, e se il
personaggio del commendator Gaudenzi rimarrà tipico».

(_L'Illustrazione Italiana; Milano_, 12 novembre 1899).

«Devo però aggiungere gli applausi prodigati a Calabresi dopo tutte
le sue scene. Perchè un successo vero, grande e notevole c'è stato
iersera, e fu di Oreste Calabresi. Egli è stato ammirevole per la
stupenda impostazione del personaggio, per vivezza plastica, per
acutezza di espressione, per comica verità.

Fu il vero sostegno della commedia; e per l'intiera serata dominò
l'ammirazione del pubblico».

(_Il Tempo; Milano_, 4 novembre 1899).

[22] =Varie.= — Il Comitato, presieduto dal Claretie, per onorare
la memoria di Edoardo Pailleron, ha stabilito che il monumento (già
esposto quest'anno al _Salon_) sorga nel _Parco Monceau_, che, a poco a
poco, diventerà un vero Pantheon dell'arte francese. In tale occasione,
avrà luogo una rappresentazione straordinaria all'_Odéon_, in cui
saranno rappresentati un atto dei _Commedianti_, uno del _Mondo della
noja_, _La Scintilla_ e _I parassiti_.

Fu questo il lavoretto con cui l'insigne autore esordi alle scene;
e questo titolo ci ricorda un altro lavoro, non meno pregevole, ma
meno fortunato. Appunto _I parassiti_ di Camillo Antona-Traversi, che
costituirono uno dei maggiori successi dell'attore O. Calabresi; e
poi... furono sospesi, non recitati più, nemmeno dove erano _nuovi_.

Il mondo drammatico ha di questi strani misteri! Vedremo quel che ne
dirà V. Morichini... al Congresso di Bologna!

                                                    GIOVANNI ZANNONI.

(_Il Popolo Romano_, an. XXXIII, n. 165; _Roma_, 17 giugno 1905).

[23] _Gazzetta di Torino_, an. XL, n. 205; 26-27 luglio 1899.

[24] _L'Arte Drammatica_, an. XXVIII, n. 40; _Milano_, sabato 19 agosto
1899.

[25] _La Tribuna_, an. XVI, n. 205; _Roma_, mercoledì 26 luglio 1899.

[26] _Il Popolo Romano_, an. XXVII, n 204, _Roma_, martedì 25 luglio
1899.

[27] _Don Chisciotte_ di _Roma_, an. VII, n. 203; martedì 25 luglio
1899.

[28] _Fanfulla_, an. XXX, n. 201; _Roma_, mercoledì 26 luglio 1899.

[29] _L'Italie_, quarantième année; _Rome_, mercredi 26 juillet 1899.

[30] _Il Messaggero_, an. XXI, n. 205; _Roma_, martedì 25 luglio 1899.

[31] _L'Avanti_, an. III, n. 937; _Roma_, mercoledì 26 luglio 1899.

[32] _La Capitale_, an. XXIX, n. 175; _Roma_, 25-26 luglio 1899.

[33] _Gazzetta Letteraria_, an. XXIII, n. 32; _Milano-Torino_, 12
agosto 1899.

[34] _Il signor Pubblico_, an. III, n. 30; _Roma_, 29 luglio 1899.

[35] _Fanfulla della Domenica_, an. XXI, n. 31; _Roma_, 30 luglio 1899.

[36] _Vita Nuova_, an. I, n. 6; _Roma_, 1.º agosto 1899.

[37] _Il Proscenio_, an. VII, n, 25; _Napoli_, 10 agosto 1899.

[38] _Ma Chi è?_, an. II, n. 43; _Roma_, 30 luglio 1899.

[39] _Don Chisciotte; Roma_, mercoledì 26 luglio 1899.

[40] _La Tribuna; Roma_, giovedì 27 luglio 1899.

[41] _Il Popolo Romano_, an. XXVII, n. 205; _Roma_, mercoledì 26 luglio
1899.

[42] _Il Messaggero_, an. XXI, n, 206; _Roma_, 26 luglio 1899.

[43] _La Tribuna_, an. XVIII, n. 208; _Roma_, sabato 28 luglio 1900.

[44] _La Lombardia_, an. 41, n. 304; _Milano_, sabato 4 novembre 1899.

[45] _La Sera_, an. VIII, n. 303; _Milano_, sabato 4-domenica 5
novembre 1899.

[46] _Il Commercio_, an. XXI, n. 4665; _Milano_, sabato 4 novembre 1899.

[47] _L'Arte Drammatica_, an. XXIX; _Milano_, sabato 4 novembre 1899.

[48] _La Stampa_, an. XXXIII, n. 361; _Torino_, sabato 30 dicembre 1899.

[49] _Gazzetta di Torino_, an. XL. n. 361; 30-31 dicembre 1899.

[50] _Gazzetta del Popolo_, an. XXXXXII, n. 364; _Torino_, sabato 30
dicembre 1899.

[51] _Gazzetta di Torino_, an. XL, n. 362; 31 dicembre 1899 e 1º
gennajo 1900.

[52] _La Settimana_, an. V, n. 34; _Firenze_, 1.º luglio 1900.

[53] _Il Fieramosca_, an. XX, n. 181; _Firenze_, venerdì sabato, 29-30
luglio 1900.

[54] _Il Corriere Italiano_, an. XXXVI, n. 180; _Firenze_, 29 giugno
1900.

[55] _Lo Staffile_, an. XXI, n. 21; _Firenze_, 5 luglio 1900.

[56] _La Nazione_, an. XLII, n. 180; _Firenze_, venerdì 23 giugno 1900.

[57] _Il Secolo XIX_, an. XVI, n. 31; _Genova_, giovedì-venerdì 31
gennajo e 1.º febbrajo 1901.

[58] _Caffaro_, an. XXVII, n. 31; _Genova_, giovedì 31 gennajo-venerdì
1º febbrajo 1901.

[59] _Il Giornale del Popolo_, an. III, n. 417; _Genova_, giovedì 31
gennajo 1901.

[60] _Il Piccolo_, an. XX, n. 6953; _Trieste_, martedì 22 gennajo 1901.

[61] _L'Indipendente_, an. XXV. n. 8239; _Trieste_, martedì 22 gennajo
1901.

[62] _Il Gazzettino_, an. II, n. 128; _Trieste_, martedì 22 gennajo
1901.

[63] L'Ora, an. I, n. 221; Palermo, martedì-mercoledì 27-28 novembre.

[64] Avvisatore, an. XXXII, n. 96; Palermo, 29 novembre 1900.

[65] _Il Veneto_, an. XIII, n. 142; _Padova_, 24 maggio 1900.



Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
senza annotazione minimi errori tipografici.



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